departures regia di Yojiro Takita Giappone 2008
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departures (2008)

 Trailer Trailer DEPARTURES

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locandina del film DEPARTURES

Titolo Originale: OKURIBITO

RegiaYojiro Takita

InterpretiMasahiro Motoki, Tsutomu Yamazaki, Ryoko Hirosue, Kazuko Yoshiyuki, Kimiko Yo, Takashi Sasano

Durata: h 2.10
NazionalitàGiappone 2008
Generedrammatico
Al cinema nell'Aprile 2010

•  Altri film di Yojiro Takita

Trama del film Departures

La storia di Daigo Kobayashi, un violoncellista di un'orchestra che si è sciolta. Stanco di vagare per le strade senza lavoro e senza speranze per il futuro, l'uomo decide di ritornare alla sua città natale in compagnia della moglie, dove vuole ricominciare una nuova vita. Una volta giunto sul posto, ottiene un impiego come nokanshi, una sorta di necroforo. Il suo lavoro consiste nel pulire i corpi delle persone decedute, collocarli nella loro bara e farli entrare nell'altro mondo nella migliore forma possibile. Benché sua moglie ed i suoi vicini non nutrano molta stima per ciò che fa, Daigo scopre in questo rituale di dipartita la scintilla vitale che mancava alla sua vita. Raggiungerà la perfezione nell'arte del nokanshi.

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Voto Visitatori:   7,61 / 10 (74 voti)7,61Grafico
Miglior film straniero
VINCITORE DI 1 PREMIO OSCAR:
Miglior film straniero
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Voti e commenti su Departures, 74 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Setter57  @  25/03/2024 01:57:19
   9 / 10
Cito una parte di una recensione già scritta qui sotto: "...lento, ripetitivo, melodrammatico.. " e poi aggiungo: commovente (alla fine del film mia moglie piangeva come una fontana quando lo abbiamo visto insieme, senza dirVi - per non spoilerare - se piangeva di gioia, di serenità o di tristezza).
Un film da vedere, di buoni sentimenti, ma non melenso.
Un piccolo capolavoro!

Thorondir  @  05/06/2022 14:43:25
   6½ / 10
"Departures" ha molti dei pregi del cinema giapponese, un cinema che in occidente andrebbe seriamente scoperto (e ri-scoperto): la grazia della messa in scena, la capacità di ragionare su temi complessi e dolorosi, la volontà di mettersi a nudo di fronte al dolore. Nel film di Takita c'è tutto questo ma c'è anche dell'altro. In particolare c'è la voglia di abbracciare stilemi e convenzioni hollywoodiane cercando di unirle agli elementi più propriamente nipponici: e qui il film cozza con le intenzioni, ma non a caso vince l'Oscar; perchè "Departures" infarcisce il dramma di commedia e humour (forse anche fuori luogo), perchè didascalizza temi e messaggi (come il finale, dalla morte alla vita), perchè il ruolo della donna, qui la moglie del protagonista, è scritto in modo del tutto conservatore (è sempre lei che deve accettare le scelte del marito, lei che ad esse deve adeguarsi, lei che ritorna quando il rapporto si interrompe, lei che deve comprandere l'importanza del lavoro del marito). E così il film, pur volando alto su temi come morte, dolore, importanza del passato sul presente, nel suo voler piacere al mondo occidentale finisce per depotenziare se stesso, ibridarsi, indebolirsi.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Edgar Allan Poe  @  12/02/2022 20:11:58
   8 / 10
Sono d'accordo con chi dice che questo film è a tratti parecchio melodrammatico, ma a mio parere questo aspetto viene ben inserito nella pellicola, che nel complesso è certamente di qualità. Riesce a tirare fuori alcune tematiche importanti trattandole (a mio parere) nella maniera giusta e ad emozionare anche nei momenti giusti, oltre a cambiare registro in maniera efficace, passando da scene più leggere ad altre più drammatiche. Insomma, ho trovato davvero pochi difetti in "Departures".

massapucci  @  20/05/2018 04:22:44
   6 / 10
E' un buon film, purtroppo in alcune fasi, soprattutto nel finale, troppo lento, ripetitivo e melodrammatico. Nel finale la presenza della moglie del protagonista è disturbante, in un senso tecnico, non psicologico.

pak7  @  02/09/2017 16:47:57
   8½ / 10
Ricco di poesia, è un film che rimane impresso nella memoria.
I rituali giapponesi, e più in generale le usanze orientali, sono tutte da scoprire e questa pratica è sicuramente una delle più particolari che io abbia mai visto.
Notevole come, specialmente nella parte finale, le emozioni siano raccolte in sguardi, sorrisi e lacrime. Fantastico.

Crabbe  @  16/08/2017 10:52:15
   5½ / 10
Departures di Takita gode certamente di una fotografia eccellente.
Tolto questo, del film rimane ben poco, falsamente poetico e a tratti irritante.

Jolly Roger  @  31/05/2016 19:38:38
   8 / 10
I film orientali sono sempre carichi di poesia e lirismo. Non fa eccezione questo Departures, che, anzi, fa proprio di queste caratteristiche il proprio punto di forza.
Le "partenze" di cui si parla sono quelle dell'ultimo viaggio: le partenze dei morti verso il mondo dell'aldilà. Il protagonista Daigo è un tanatoesteta, ovvero colui che ricompone le salme, le trucca, le prepara per l'ultimo incontro con i famigliari prima della partenza (cremazione).
Questo mestiere, in parte, si sta sviluppando anche in Italia. Tuttavia, quel che colpisce è che in Giappone è un vero e proprio rito: i morti vengono trattati con rispetto e venerazione, sono lavati in modo particolare per "pulire" dal loro corpo la sporcizia del mondo, la loro fronte è sfiorata con un fazzoletto per levar loro la fatica che hanno provato in vita. Il tutto avviene in silenzio, con grande spiritualità.
Non stupisce che in Giappone questo mestiere venga esercitato in tal maniera. I giapponesi hanno davvero una cultura lontanissima dalla nostra, sia nel bene che nel male. Da una parte, il loro comportamento è improntato alla morigeratezza, al senso civico e al rispetto reciproco, di contro, però, è molto formalista e rigido. Si inchinano gli uni verso gli altri per salutarsi, per dire "grazie", "prego" o qualsiasi cosa - tant'è che viene il dubbio che questi gesti rispettosi, così portati all'eccesso, creino più barriere interpersonali o sociali piuttosto che confidenza, intimità e vicinanza fraterna…ad ogni modo, queste considerazioni hanno poco a che vedere con il film.
Il rispetto che traspira per la morte e per i defunti conferisce sacralità a questo rito di addio. C'è molto da imparare da loro, sotto questo punto di vista.
Ottimo film, fatto bene ed interessante anche sotto il profilo culturale, mi resterà impresso.

sweetyy  @  01/10/2015 02:19:26
   8 / 10
Delicato e triste. Un tema così particolare trattato con una sensibilità grandissima. Ottimo lavoro.

Federico  @  15/12/2014 13:01:40
   7½ / 10
film molto bello che ci spiega quanto sia importante, in vita, a non tagliare i legami anche quando si è lontani..

Gruppo COLLABORATORI Compagneros  @  11/06/2014 21:19:02
   7½ / 10
La cultura occidentale ha occultato la morte, ha cercato di rimueverla, quasi non fosse una parte della vita, ma qualcosa da cui prendere le distanze. In Giappone, il paese più occidentalizzato dell'Asia, si posto in modo simile. Il protagonista è infatti discriminato, mal visto per via del suo lavoro. Nonostante ciò, non è un film lacrimoso sulla morte ma sulla vita e i sentimenti. Bello.

Alex22g  @  05/04/2014 12:10:58
   10 / 10
Bellissimo.
Un film tanto originale quanto emozionante, dove c'è spazio per ogni tipologia di sentimento, dalla risata alla lacrima.
Regia,musiche e cast di ottimo livello. Un film particolare ma che sà rimanere impresso positivamente (almeno per il sottoscritto)

david briar  @  30/03/2014 17:19:26
   6½ / 10
Sorprendente vincitore di un'Oscar contro film decisamente più accreditati,si tratta di un buon film.

Il pregio migliore è quello di mostrare l'importanza di un lavoro che personalmente non avevo mai visto raccontato al cinema.Le cerimonie in cui si curano i cadaveri sono il punto di forza della pellicola,ottima rappresentazione dei tanatoesteti che rende giustizia a un settore così spesso sottovalutato e pregiudicato dalla paura della morte delle persone.Questi momenti nascondono anche una certa ironia da humour nero molto simpatica,e il maestro del protagonista è un personaggio riuscito e affascinante,presente nelle parti migliori e valorizzato da un'ottima interpretazione.

Peccato che non tutta la narrazione sia su quegli alti livelli.Il regista cerca in continuazione di rendere tutto molto poetico,enfatizzando troppo alcune inquadrature e metafore ed esagerando con la musica,tant'è che certe scene risultano falsissime e innaturali,colpa anche della fastidiosa fotografia utilizzata negli esterni.La pellicola è troppo allungata e spesso sembra poco sincera,dando l'aria di essere un film occidentale travestito da film orientale.
Meno male che il finale si salva da simili difetti,con una scena molto dolce e sincera,che convince grazie anche ai flashback.

"Departures" parla di tematiche interessanti in modo discontinuo,fra prevedibilità deludenti e irritanti,metafore varie di cui alcune funzionano altre infastidiscono ,ma pure una sottile commistione fra dramma e commedia che convince e coinvolge,soprattutto nella prima parte.
L'Oscar come capita quasi sempre è immeritato,se si pensa che il concorrente era il suggestivo "Valzer con Bashir",molto più importante e ambizioso di questo filmetto carino.
Con una storia che offriva questi spunti di riflessione,si poteva fare molto di più a livello di ambizione e risultati,ma il film giapponese rimane godibile e consigliabile..

horror83  @  04/11/2013 14:14:49
   9 / 10
Questo film l'ho visto solo perchè amo il Giappone, le loro usanze, e il loro cinema. mi aspettavo di vedere un bel film e invece è meraviglioso, ha superato le mie aspettative. per me è pura poesia, sono rimasta incantata per la maggior parte della visione. mi sono piaciute moltissimo le cerimonie che facevano ai defunti (cioè il vestirli in quel modo, il truccarli). stupendo veramente! Per me non è mai stato lento perchè sono abituata al ritmo dei film dell'estremo oriente (che è un pò più lento dei film americani). L'oscar meritatissimo. Da vedere!
ps: mi dispiace solo che in Italia i film giapponesi siano poco conosciuti, peccato, perchè fanno molti film belli e interessanti.

3 risposte al commento
Ultima risposta 08/11/2013 21.37.31
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Invia una mail all'autore del commento Andre82  @  24/10/2013 21:15:58
   6½ / 10
Film giapponese interessante, molto raffinato, che in alcuni punti però è davvero troppo lento. Non vado oltre il 6,5, riconoscendo però che è un buon prodotto!

ferzbox  @  16/10/2013 17:02:43
   9 / 10
Assolutamente meraviglioso,sono rimasto incantato dalla bellissima atmosfera di questo film.
La cultura ed il senso di rispetto dei popoli orientali è impressionante,ed una delle più ammirevoli è senz'altro quella giapponese.
La storia di Daigo è stracolma di valori.
Incredibile,è la prima volta che mi capita di vedere una pellicola dove il senso della morte non è alimentata solo da un'alone di tristezza ma anche da un grande clima di serenità.
Prima della visione ero convinto che stavo per affrontare un film di un certo spessore;uno di quei bellissimi film a cui devi dedicare una certa attenzione...invece era così solo a metà.
Si tratta sicuramente di un lavoro molto profondo,ma l'immensa serenità che ti trasmette mentre lo guardi è del tutto inaspettata.
Sono rimasto molto colpito dall'importanza che viene data alla grande passione di Daigo(il violoncello) nel contesto del film.
Questo ragazzo,che apparentemente si era trovato senza più poter sfogare la sua passione per la musica,è riuscito a fare della musica che tanto amava,la sua forza interiore....anche suonare da soli vicino alla riva di un fiume può regalare molto,la musica può sempre regalare qualcosa di straordinario,basta solo trovare il proprio modo di viverla.
Un ragazzo con il grande talento del violoncello che è riuscito a scoprire dei valori che nemmeno lui immaginava....un esempio dell'imprevedibilità della vita davvero stupendo.
Più volte mi sono commosso,più volte ho sorriso.....sceneggiatura scritta con impegno e senza lasciare nulla al caso....
Il finale è stato un'ultimo tocco di classe.....
Stupendo e straconsigliato....

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento thohà  @  07/10/2013 01:36:26
   8½ / 10
Insieme al suo strumento se ne vanno anche i sogni del violoncellista che non ha sufficiente talento. L'orchestra viene sciolta e Daigo decide di tornare al paese natio con la moglie.
Deve cercarsi un lavoro e lo trova. Un lavoro che richiede stomaco e che non gode della simpatia popolare.
Certo che il primo, anzi la prima persona per la quale dovrà collaborare col proprio capo non è propriamente allettante.
Daigo resiste, resiste, povero :)
Come primo giorno è veramente durissimo.

Un lavoro svolto con delicatezza, sommo rispetto e infinita pazienza.
Tutto il film invita a riflettere sulla vita, sulla morte, sul fatto che un 'corpo' privo d'anima possa comunque essere deposto con dedizione e grande professionalità e che rende anche i parenti afflitti meno sconvolti.

Diverse persone, diverse esperienze, differenti circostanze, differenti sentimenti, stessa estrema cura per tutte.
Un lavoro disprezzato che rende difficile la vita di questo giovane uomo.
Un lavoro fatto con raffinatezza di gesti, gentilezza, armonia e persino amore.

Sicuramente da vedere.

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All'inizio è una questione di soldi, poi...

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Invia una mail all'autore del commento luca986  @  26/07/2013 17:26:52
   8 / 10
Gran film! Consigliato!

Manticora  @  22/05/2013 17:01:47
   8½ / 10
Finalmente l'ho visto, il film di un autore a me sconosciuto, nonostante sia un patito di cinema giapponese, e devo dire che mi è propio piaciuto. Una storia incentrata su coloro che accompagnano nell'ultimo viaggio, il titolo in inglese non rende giustizia al "senso" della morte. L'inizio è la fine, con il personaggio di Daigo, violencellista che rimane disoccupato, così lascerà Tokyo per il nord, nella sua città natale. Ritrovarsi a fare il nokanshi sarà all'inizio per lui qualcosa di difficile, l'impatto con la morte, in ogni società è sempre visto come qualcosa di privato, quasi da nascondere, anche nella società giapponese, che è tradizionalmente controllata, davanti all'ultimo atto, uomini e donne sopravvissute ai propii cari non riescono a mantenere l'autocontrollo. Il regista Yojiiro Takita è riuscito a costruire una bella storia, delicata e audace, a tratti ironica, in cui si avverte che la morte è solo un passaggio. Gli attori sono tutti bravissimi, molto bello anche il senso del tempo, dato dalle stagioni che si susseguono, si parte dall'inverno e si arriva alla primavera, alla fioritura dei ciliegi, i sakura danno speranza, e con la loro rinascita è come se metaforicamente sconfiggessero la morte. Lo stesso Daigo riuscirà a dare la pace

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Bellissime le musiche, in tono con il film, oscar più che meritato, e a quanto pare a suo tempo inatteso, insomma un film molto bello!

topsecret  @  23/03/2013 16:20:58
   8 / 10
Personalmente il pensiero della dipartita delle persone a me care ha sempre messo addossso tanta angoscia. Ma vedendo il garbo, la solennità e la delicatezza con cui si affronta tale argomento in questa pellicola di Yojiro Takita mi sono sentito avvolto da una serenità disarmante e mi sono lasciato coinvolgere dalla storia in maniera totale.
Un buonissimo cast, una storia delicata, mai banale nè troppo retorica, un ritmo fluido e senza cali d'intensità regalano grandi emozioni e sensazioni positive che non possono non essere apprezzzate e premiate con un ottimo voto.
Consigliato.

Eratostene  @  15/12/2012 15:36:43
   8 / 10
Mi aspettavo fosse un bel film visto l'Oscar al miglior film straniero vinto. E le mie aspettative sono state pienamente ripagate. Un cast che recita alla perfezione, regia delicata e una colonna sonora da brividi. I momenti emozionanti in questa pellicola sono stati molti, alcuni dei quali mi hanno portato sull'orlo delle lacrime e oltre.

deadkennedys  @  07/10/2012 16:48:20
   9 / 10
il titolo originale rende molto più evocativo questo film : "Okuribito", ovvero colui che accompagna. E' un film destinato a restare negli animi del pubblico, che inevitabilmente si sente indotto a riflettere.
Daigo è un giovane violoncellista che in seguito allo scioglimento dell'orchestra in cui suona si vede costretto a trasferirsi dalla brulicante Tokyo al paesino senza tempo da cui proviene. E' qui che troverà un nuovo significato da dare a vita e morte, passato e presente, affetti e dignità, grazie all'occupazione in cui si imbatte per caso in una atipica "agenzia di viaggi". Capito l'equivoco del tipo di viaggio di cui si occupa l'impresa l'ultimo, per l'oltrevita Daigo intraprenderà un percorso significativo in rituali e tradizioni che non appartengono più alla modernità, riscoprendo l'importanza di valori oggi dimenticati.
Spesso la ritualità a cui noi occidentali siamo abituati è qualcosa di totalmente vuoto e meccanico, un po ciò che è per molti andare in chiesa la domenica ad esempio. Pura formalità.
In Giappone invece la ritualità sembra essere ancora sinonimo di profondità, un qualcosa che eleva l'uomo e lo distingue dalla bestia. E di fronte alla morte assume un significato ancora più profondo. Mirabile il senso estetico orientale se confrontato allo squallore delle usanze che ruotano attorno alla morte di una persona cara quì in Italia.

Invia una mail all'autore del commento Laisa  @  07/10/2012 16:40:45
   7½ / 10
Elegante e poetico, solleva il velo che avvolge il tabù della morte...
Consiglio di vederlo in lingua originale con sottotitoli in inglese...la musicalità è centrale in questo film...


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Tuonato  @  23/09/2012 20:16:01
   6½ / 10
Meravigliosa la compostezza giappo con cui affrontano il momento del trapasso, bravissimo il regista nel saper trasmettere la delicatezza e l'estrema cura dell'arte del nokanshi.
Ma ho mal digerito le contaminazioni comedy - tipiche delle produzioni giapponesi per ammorbidire il drama - che hanno reso i protagonisti a volte eccessivamente caricaturali.
Film che vibra di buoni sentimenti destinato un po' a tutte le fasce di pubblico.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  18/05/2012 19:49:24
   8 / 10
A sorpresa questo film Giapponese vinse l'oscar come miglior film straniero battendo il favorito Israeliano "Valzer con Bashir"...dopo aver visto entrambi i film posso affermare che si tratta di una scelta giusta,comunque tra due ottimi lavori!
"Departures" affronta il tema della morte con la delicatezza e l'armonia comune al cinema Giapponese...
In particolare con la cremazione si ha la distruzione totale del corpo mortale quindi l'ultimo saluto al parente morto diventa quasi sacro...
Malgrado il tema doloroso il film non è affatto noioso o mieloso,il regista riesce bene a distribuire lungo la pellicola momenti di sana ilarita',humor nero e dramma...
Difficile non commuoversi nel finale...

_Hollow_  @  18/05/2012 04:12:45
   10 / 10
Non condivido ed apprezzo molto la questione cibo. La trovo molto grossolana come filosofia.
Per il resto, un capolavoro. Non è nulla di rivoluzionario registicamente parlando, ma possiede quella (finta) semplicità da film di Ozu che non si può non adorare.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR frine  @  29/04/2012 04:46:09
   8½ / 10
Di fronte a una gentilezza e a una delicatezza di cui noi occidentali, evidentemente, non siamo capaci, c' è poco da fare storie. Questo film è magnifico, di originalità e incisività spiazzanti.
La morte è un tabù per tutti i popoli, si cerca di esorcizzarla ovvero di renderla accettabile in modi diversi, che variano da cultura a cultura e da religione a religione. Comunque sia, è sempre una presenza molto sgradevole: decomposizione, cattivi odori, bestie orribili che prendono possesso del cadavere senza tanti complimenti.
Per questo è importante che il defunto lasci un'ultima, buona immagine di sé prima di essere definitivamente affidato alla terra (o al fuoco). Questo lo sappiamo anche noi, solo che il professionista incaricato dell'ultima 'preparazione' svolge il suo compito in un luogo apposito, lontano da parenti in lacrime e altri seccatori. Anche noi siamo consapevoli che l'impresario delle pompe funebri riempirà di tamponi e di trucco le gote del nostro caro, ma preferiamo non assistere e non intervenire, accontentandoci del risultato finale.
In Giappone, a quanto pare, le cose vanno diversamente. I congiunti sono sempre fra i piedi, piangono, forniscono foto del defunto e pretendono che la salma assuma l'aspetto che loro si attendono. Il tanatoestetista deve essere estremamente delicato e accurato, evitare ai parenti spettacoli traumatici e soprattutto mostrare "amorevolezza". Insomma un lavoro sospeso tra abilità manuale (non a caso, il protagonista è un ex musicista) e religiosità legata al culto scintoista degli Antenati.
Il film tende a scadere nell'ultima parte: un po' per le scene con il violoncello, abbastanza retoriche, ma soprattutto per la pretesa "political correctness" con cui si estende a tutte le religioni un rito tipicamente nipponico. Ma sono pecche veniali, in confronto al coraggioso realismo con cui si affrontano i lati più disgustosi e spaventosi della morte.
In una parola, bellissimo.


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Lory_noir  @  16/04/2012 19:28:28
   8 / 10
Un film poetico e delicato che riesce a trattare temi molto profondi e difficile come se camminasse in punta di piedi. Il protagonista recita in un modo adorabile, i silenzi sono ancora più belli dei dialoghi e le musiche sono incantevoli. Penso che solo il Giappone poteva partorire un'opera di così alto stile.

Kaijin  @  14/02/2012 03:14:14
   8½ / 10
Un'opera di pura poesia e sentimento, bellissimo film!

Levarg  @  03/02/2012 16:13:03
   8 / 10
Film molto particolare, che affronta la morte in maniera diversa, ma con delicatezza e rispetto. Alcune parti sono molto emozionanti, e se viste in un particolare momento della vita com'é capitato a me, possono toccare nel profondo.
Bellissimo il pezzo portante della colonna sonora.

icha88  @  16/01/2012 23:56:57
   8 / 10
Film che ti lascia davvero qualcosa, da vedere.

Gruppo COLLABORATORI Terry Malloy  @  10/11/2011 15:26:22
   7 / 10
Sostanzialmente d'accordo con i commenti della mia listamici, questo è un film che fatico a comprendere e a classificare.
Né carne né pesce, sembra un film occidentale travestito da nippo.
Mi sono commosso, ma perché l'ho visto in una serata particolare. Certo alcuni momenti sono di un lirismo spaventoso, senza retorica, ma con grande umanità.
Si scade purtroppo nel finale.
Questo è l'esempio di un bel film, che potenzialmente poteva essere un grande film, ma che, andata com'è andata, sarà per l'inesperienza del regista, sarà perché chissà che cosa, è rimasto un medio prodotto. E come tale è stato premiato con un grande premio.
Ci sono molte finezze in Departures, ma anche molte cose inutili e insensate, si sbadiglia più di una volta e la scelta dei temi musicali (salvo un Ave Maria di Gounot (credo) in versione annacquata giapponese) è banale e zuccherosa, cosa pericolosa in un film che tratta anche di musica. Inutile dire che le parti migliori sono quelle dedicate a questi morti, così vicini così lontani da noi, e anche le caratterizzazioni di alcuni personaggi (su tutti il vecchio Capo: "cucino troppo bene", ma anche la segretaria) sono ben fatte. Pessime le scene col violoncello, pessima la moglie, pessimi alcuni dialoghi, di una banalità mostruosa.
Ancora mi chiedo il perché dell'accanimento contro chi lavora con la Morte, e se lo chiedeva anche il grande Faber ("signor becchino mi ascolti un poco, il suo lavoro a molti non piace, non lo consideran tanto un bel gioco coprir di terra chi riposa in pace, ed è per questo che io mi onoro nel consegnarle la vanga d'oro..."), io continuo a vedere solo una gran paura di oltrepassare.

Febrisio  @  17/07/2011 09:35:07
   8½ / 10
La prima parte è sicuramente quella più bella, quella che ti conquista. Departures potrebbe non piacere in quanto è parecchio ben costrruito e potrebbe risultare abbastanza retorico, ma per nulla falso, distinto per una lirica che nel bene o nel male non lascia indifferenti. Un mix di generi che si riescono ad amalgamare senza disturbarsi. Riuscire a trattare con tanta delicatezza e intelligenza un tale argomento è a parer mio un ottimo risultato.
Il momento della preparazione del defunto è una delle parti più belle del film. Rende la morte vinta nell'apparente fine, senza mancare di rispettarla e onorarla.

ifry  @  14/07/2011 18:17:53
   8 / 10
Film magnifico.
Condivido appieno il commento prima del mio.
La ritualità dei gesti, il valore della morte, il rispetto del dolore dei familiari. questo film è lirico.
Si intuisce l'affetto delle carezze sui defunti.
In questo film tutto è bello. Anche la morte!
Ambientazione meravigliosa.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR oh dae-soo  @  17/03/2011 23:41:26
   9 / 10
Il Giappone piange le sue vittime.
La Natura mostra la sua faccia più bastarda e spazza via in un amen migliaglia di persone, buone e cattive, vecchie e giovani, ricche e povere. Una morte orrenda, violenta, assurda. Nessuno di questi corpi passerà sotto le mani di Daigo.
Il Giappone e la Morte.
Questo tratta il magnifico Departures, autentica opera lirica raccontata per immagini. Un film che parla della nostra fine con una grazia, una misura, un rispetto e un amore che solo popoli che fanno della grazia, della compostezza, del rispetto e dell'amore le caratteristiche della propria cultura si possono permettere di fare.
Come il Giappone. Departures non sarebbe mai potuto essere un film europeo o americano, facciamocene una ragione.
Ho letto critiche all'eccessiva melassa, alla retorica. Niente di più falso. Departures è un film con 2 palle così, coraggioso, estremo, che non ha paura di mostrare la morte in modo così ossessivo. Ce la sbatte davanti, la mette a nudo. Quello che molti non sopportano è che ci viene mostrata la bellezza della morte, il rispetto di essa, oserei dire il timore reverenziale che la stessa esercita verso di noi. Qui non c'è retorica, non c'è ammiccamento, c'è semplicemente una cultura che in questo c'è senz'altro superiore. Si resta affascinati davanti alle pratiche di Daigo e Sasaki. Si pensa ai nostri cari, a chi ci ha lasciato, a chi (ahimè) ci lascerà. Ci fa credere che non tutto nel nostro ultimo viaggio è negativo.
Mi resta difficile in un film così pregno di significato parlare di aspetti tecnici, della grande fotografia, della divina musica, degli attori, delle vicende. Departures è uno dei pochi film che, inevitabilmente, parla di tutti noi e non approfittarne per riflettere sarebbe un' occasione sprecata. Chiunque lo faccia suo, magari resti in silenzio, ma accetti il dono che ci offre.
Non guardi se è tutto vero o finto, onesto o furbo, genuino o artefatto, non analizzi l'emozione ma la accolga a sè. Perchè un giorno le immagini di Departures ci torneranno in mente, è inevitabile e magari ci aiuteranno un pò.
Il Giappone piange le sue vittime. Se solo ci fosse Daigo la tragedia, per quanto sia possibile, sarebbe più sopportabile.

1 risposta al commento
Ultima risposta 18/03/2011 01.33.36
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR 1819  @  23/01/2011 23:24:27
   8 / 10
Molto intenso, ti tocca delicatamente come una carezza e forte come un pugno.
La storia è davvero originale, può spiazzare anche solo leggere la trama -e in effetti non è un film per tutti- ma se credete di avere un buon senso critico e un certa dose di sensibilità, non perdetelo.

ste 10  @  17/01/2011 16:14:03
   7½ / 10
Affresco di cultura giapponese, i ritmi compassati alla lunga possono stancare però il tutto risulta piacevole e soprattutto evocativo grazie alla tematica, alle ambientazioni e alle musiche

sira  @  03/01/2011 13:26:05
   5½ / 10
Il film è interessante per ciò che tratta: il momento che il corpo decede prima della sepoltura - trovo però che alcune scene siano grottesche e ridicole più per come vengono interpretate che per la scena in sé! La storia è avvincente anche per ciò che lascia riflettere. Se è vero che la morte è più argomento da audience di spettacolarizzazione, è altresì vero che per noi occidentali la morte è un argomento rimosso, un tabù. È un momento di solo dolore, disperazione che delega il defunto ad estranei perché non ha una propria ritualità tramandata da esprimersi, a differenza della cultura orientale. Ho trovato da leggere sull’ argomento della dipartita finale, un libro che approfondisce l’ argomento: di M. Sozzi “reinventare la morte. Introduzione alla tanatologia”.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  06/12/2010 19:27:29
   6 / 10
Non facilissimo da giudicare. Senza dubbio possiede diversi pregi: il tema trattato in un contesto alquanto singolare, la ritualità che accompagna l'ultimo viaggio del defunto e un rapporto con la morte vissuto con un certo pudore e rispetto.
Pur essendo un film orientale, il ritmo della narrazione è molto occidentale e la trama dopotutto è semplice e lineare anche se prevedibilissima (ma all'Academy questo va bene). Perde colpi quando ci si avvia verso il finale, quando il tasso di melensaggine oltrepassa più di una volta il livello di guardia.

Ciaby  @  16/11/2010 15:15:34
   9½ / 10
Ma come? PErchè non l'avevo ancora votato? Boh.
Comunque, grande film. Finalmente uscito anche in Italia (meglio tardi che mai), è una delicatissima riflessione sul valore della vita e della morte , in grado di mischiare alla perfezione suggestioni comiche a momenti drammatici.
E c'è l'amore, ci sono ricordi, il passato, la vita, il presente, il futuro, la redenzione, il perdono, l'importanza per la bellezza.
Sembra buonista, ma non lo è. è una parabola della vita che colpisce ,soprattutto nel bellissimo e silenziosissimo finale, dove vita e morte sono nello stesso, identico, quadro.
Regia e recitazione perfette. Straordinario.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  @  27/10/2010 10:35:37
   7½ / 10
A "Departures" è imputabile una sola debolezza,quella di inseguire con ostinata propensione la via della lacrima facile e dell'implicazione sentimentale, con sequenze create deliberatamente per esortare all'intenerimento.Le straordinarie ma troppo insiste musiche di Joe Hisaishi e le riprese grondanti poetica zuccherosa non lasciano insensibili,peccato siano tipicamente ricollegabili ad un certo tipo di cinema occidentale di cassetta,spesso artificioso e furbetto.
Il coinvolgimento erompe autentico quando il protagonista lascia le sue mani libere di danzare durante la ricomposizione dei cadaveri,nella vestizione e nel trucco di essi, a celebrazione di un rituale per nulla raccapricciante e reverente nei confronti del defunto, amato e reso amabile anche nell'atto terminale della sua esistenza corporea. E' lì che si cela la reale sostanza filmica che fonda la propria sussistenza sugli ancestrali riti della cultura nipponica, in un'accettazione totale di un passaggio immortalato in eterno dall'addolcimento del ricordo.
L'incombente presenza della morte è mitigata da inserti umoristici (davvero spassoso quello dell'incipit) quasi a sollecitare un approccio più sereno verso un evento ineluttabile,considerato in "Departures" poco più che un attraversamento,quindi non un termine.
La pellicola offre molteplici digressioni sviluppate con buon equilibrio ,anche se in alcuni frangenti eccedenti in buonismo,basti notare l'amabile caratterizzazione di tutti i personaggi.Le complessità dei rapporti famigliari,la difficoltà di trovare una propria appagante strada,l'opposizione tra progresso e tradizione (tema ricorrente nella filmografia giapponese) sono gli argomenti dominanti che si amalgamano abbastanza bene con il bizzarro soggetto.
Simbolismi fin troppo cristallini e alcuni accorgimenti forzatamente lacrimevoli non degradano la qualità generale della pellicola che resta decisamente pregiata.

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Gruppo COLLABORATORI martina74  @  28/09/2010 09:50:01
   7 / 10
Delicato e distaccato, questo film.
A metà strada tra la compostezza tipicamente nipponica e gli eccessi caricaturali del teatro, Departures è un bel film in cui questi elementi tuttavia non sono ben amalgamati. Da un lato, la storia è bellissima: rende giustizia a una professione imbarazzante anche per il mondo orientale; dall'altro le troppe concessioni all'umorismo e alla commozione a ogni costo (le carrellate in cui il protagonista suona il violoncello mentre la mdp a volo d'uccello accarezza il paesaggio) tolgono molto spessore alla vicenda e appaiono leziose concessioni allo spettatore.
Forse un altro regista avrebbe fatto il capolavoro, forse il tema sarebbe bastato per un corto, forse non so.

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Ultima risposta 29/04/2012 04.56.17
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Silver  @  26/07/2010 05:38:51
   8 / 10
Il tema trattato non è per niente semplice, molto ma molto evoluta la cultura giapponese. Ai nostri occhi, vedere certe culture all'opera affascina. Un popolo avanti anni luce a noi. La regia però è fin troppo sempliciotta e a tratti di un frivolo simbolismo. Ma ciò che viene raccontato è talmente "bello", suggestivo e allo stesso tempo inquietante e vero; che questi elementi passano in secondo piano.
Assolutamente da vedere.

marco86  @  14/07/2010 03:23:34
   7 / 10
ci sono molti dei temi cari alla letteratura e cinematografia giapponese contemporanea, ma nel film vengono a volte trattati in maniera troppo sempliciotta e adolescenziale, con facili simbolismi e inutile scene di paesaggi romantici (tipo gabbiani che volano sull'acqua, per intenderci).
di sicuro, le scene che restano più impresse sono quelle dei tanatoesteta all'opera, con la loro dedizione alla cura del defunto. immagini stranamente affascinanti...

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento mkmonti  @  13/07/2010 00:48:38
   8 / 10
Una sceneggiatura coraggiosa, un ottimo protagonista nei panni di un tanatoesteta, deriso da tutti, ivi compresa la moglie, ma che in un'arte così bistrattata trova la sua dimensione, una colonna sonora davvero da brividi, il tema dell'ultimo viaggio mai affrontanto in modo così originale non potevano che concludersi con l'Oscar come miglior pellicola straniera

WildHorse  @  18/06/2010 03:00:38
   4 / 10
Cioè ma, fare il becchino in Giappone è un tabù? No perché è questo il messaggio che passa guardando il film. Direi di no, non è un tabù. Dunque deduco che la storia sia pressocché inverosimile. E, siccome il film si presenta come drammatico e alquanto serio, la vedo dura dare la sufficienza. Non ci riesco ad apprezzare questa sceneggiatura. A me piacciono molto i film asiatici, ma questo mi è parso veramente leggero. La trama poggia su basi troppo fragili, si cammina a mezz'aria ma non si vola mai. Non capisco cosa ci abbiano visto quelli lì a Hollywood. Evidentemente erano attratti da altre cose, fotografia, regia eccetera. Non posso credere che siano stati affascinati (al punto da dare l'oscar) dalla storia obiettivamente leggera e inverosimile. Mamma mia che strazio: non si piange, non si ride, non si scherza e non si è seri. La moglie del tizo è insopportabile e senza peso, il marito ha troppo peso tanto da sembrare una caricatura. In alcune scene sembra quasi che le smorfie facciali siano accentuate per enfatizzare una sensazione. E' l'attore che è scarso o è il regista che ha voluto così? E' una sorta di ironia? Ebbene, non ci sta! In questo tipo di film non ci sta, perché rende il tutto ancor più inverosimile, antipatico e indigeribile! Il finale? Penoso, oltre che prevedibile: un sigillo studiato a tavolino per uscirsene senza danni apparenti con infinocchiatura latente dello spettatore. Per non parlare della colonna sonora: quel violoncello è insopportabile, messo lì a puntino nelle scene toccanti (che poi toccanti non sono) in un crescendo di note che avrebbero dovuto colmare un bicchiere che rimane per sempre mezzo vuoto e che contiene una bevanda che non disseta.
Il doppiaggio italiano come al solito non è dei migliori. Mi sto convincendo che forse sia meglio vederli sottotitolati i film asiatici.

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Gruppo COLLABORATORI SENIOR foxycleo  @  02/06/2010 00:56:21
   7 / 10
Peccato perchè avrebbe potuto essere un capolavoro ma si limita ad essere un buon film.
Il tema dell'accompagnare nell'ultimo viaggio un corpo è originale per uno script cinematografico e dovrebbe essere molto coinvolgente per lo spettatore, purtroppo quest'ultimo accento manca. Infatti a causa del troppo sentimentalismo e dei troppi dialoghi il film perde il pathos che ci si aspeterebbe.
Molto belle le scene in cui viene dettagliato il lavoro del protagonista, poco caraterizzati i personaggi data anche la durata del film.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento LukeMC67  @  31/05/2010 07:14:44
   6 / 10
Confesso di essermi trovato per la prima volta in seria difficoltà a scrivere qualcosa su un film che ho visto: il problema è che questo "Departures" non mi ha emozionato affatto se non nella prima parte per poi scadermi decisamente nella seconda quando l'eccesso di zucchero ha fatto andar su la glicemia ogni oltre limite consentito.
Il tema era (ed è) davvero interessante e si prestava a mille approfondimenti. Il cocktail di solennità (esaltata dai vistosi rituali sociali), drammaticità ma nel contempo ironia e leggerezza che è pressoché perfetto nel primo tempo, stava convincendomi di essere in presenza di un capolavoro.
Poi... il disastro: tra lungaggini ricoperte di una musica davvero ridondante e stucchevole, dettagli su ogni possibile ammiccamento facciale degli attori, flashback poco funzionali e un finale che più scontato e "battuto" di così non si poteva, il film m'è crollato addosso come un'impalcatura oscurandomi quanto di buono e di bello mi aveva suscitato nella prima parte!
All'uscita dalla sala ero infastidito dall'odiosissimo personaggio della moglie di Daigo (una "yeswoman" così buona da accettare di tornare dal marito che aveva lasciato per annunciargli una gravidanza a fini ricattatori: o il figlio, o la professione!), ma anche dall'inguaribile adolescenzialismo del protagonista (ad ogni passaggio cruciale della sua vita nasconde sempre qualcosa alla moglie "yeswoman" per paura di ricevere un diniego... Sigh!) e poi tante esistenze sfigate che (si) piangono addosso. No, per la mia sensibilità è troppo. So che i "bravi poeti" che scrivono qui (non lo dico sarcasticamente: qui ci sono vere anime sensibili che sanno apprezzare film del genere) inorridiranno leggendo questo commento del tutto a-tecnico, ma a me lo zucchero stomaca e mi fa male al metabolismo. Peccato perché le premesse erano davvero grandiose e l'idea della morte come viaggio che inizia solo dopo il doloroso commiato dai propri cari e dal proprio corpo lasciato alle fiamme dell'inceneritore, insieme alla delicatissima ironia della prima sequenza

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per non parlare della scoperta di Daigo della reale "ragione sociale" della fantomatica "agenzia di viaggi" nella quale credeva di essere incappato, lasciavano ben sperare...

carriebess  @  30/05/2010 13:08:09
   7½ / 10
Il tema è particolare e inusuale ma, nonostante si tratti di un film elegente e delicato, a mio avviso non viene trattato con la dovuta profondità.
Presenti anche eccessivi sentimentalismi e buonismi e al contempo poca caratterizzazione e approfondimento dei personaggi.
Ironia fin troppo presente, anche forzata in alcuni tratti ed eccessiva durata.
Personalmente mi aspettavo un film meno parlato.
Tuttavia ci sono delle scene toccanti e d'effetto che valgono il film stesso, che nel complesso risulta un piacevole esperimento.

Urasawa  @  27/05/2010 14:18:11
   7 / 10
Film interessante per la particolarità dell'argomento trattato, riesce anche a strappare più di una risata in altrettante occasioni. Peccato che ogni tanto ci siano tempi morti un po' lunghi, inoltre a volte esagera un po' con la retorica.

Sono d'accordo che si potevano risparmiare qualche faccia ebete del protagonista.

Clint Eastwood  @  27/05/2010 09:42:04
   7 / 10
Un argomento nuovo, un tema interessante dedicato principalmente all'accompagnamento dei morti nel mondo dell'aldilà, la loro preparazione per un ultimo saluto, rendere un'ultima bella/memorabile/piacevole immagine del deceduto ai familiari, tener un degno ricordo della persona perduta, arricchita da una bellissima fotografia e scene di notevole impatto emotivo e visivo. Inizialmente può sembrare qualcosa di depressivo e pesante, invece questi momenti vengono contrappesi con alcune scene di pura ironia alla giapponese. Nella sua facile scorrevolezza senza pretendere troppo, cade purtroppo anch'esso nei sentimentalismi, personaggi poco approfonditi e tende ad una monotonia sopportabile.

Da vedere senza pensare/fermarci all'oscar ricevuto.

forzalube  @  27/05/2010 07:01:22
   7½ / 10
Nel complesso il film mi è piaciuto e mi ha emozionato anche se ho maggiormente apprezzato la prima parte, più ironica e divertente.
Non mancano comunque numerosi difetti: eccessiva durata, uso eccessivo della colonna sonora, alcuni passaggi troppo melensi, qualche faccia da ebete di troppo del protagonista, doppiaggio.

bulldog  @  24/05/2010 12:06:37
   7 / 10
Un occasione sprecata.
Departures è un mezzo pastrocchio che poteva essere un capolavoro.
Troppo occidentale, numerosissime forzature e surplus di retorica.
Un peccato perché l’impostazione di base era notevole ed alcune sequenze sono splendide.

Doppiaggio penoso.

ZaZà  @  23/05/2010 14:05:47
   8 / 10
a mio dire il film vale la pensa vederlo, molto suggestivo, bella trama, e non l'ho trovato mai noioso anche se dura un po'.
consigliato

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Ultima risposta 26/05/2010 22.21.36
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rob.k  @  22/05/2010 22:56:23
   6 / 10
Buona l'idea base, ma il film procede in modo molto molto lento senza di fatto portare a nulla... Molto ripetitivo e soprattutto il finale è di una banalità...

Gruppo REDAZIONE Pasionaria  @  20/05/2010 16:17:13
   7 / 10
Mi pare strano che un film così delicato e lieve nel raccontare un rito legato alla dipartita, agli affetti perduti, al sacro rispetto della morte, mi abbia toccato così poco. Non ho provato emozione, nonostante la poesia di cui è intriso il film. Ecco, forse proprio questo, risulta troppo intriso di gesti, parole, musiche, paesaggi funzionali alla facile commozione.
La fine della vita secondo la cerimonia nipponica è poco spontanea, sembra studiata nei particolari per impressionare noi occidentali.
Anche nell'incipit il tocco umoristico stona un po' e male si armonizza con il resto.

Detto questo, il film è piacevole e il tema originale, vale comunque la pena di vederlo.

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Ultima risposta 20/05/2010 17.32.15
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tidus83  @  15/05/2010 10:39:03
   9½ / 10
Oscar più che meritato.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR jack_torrence  @  14/05/2010 01:17:51
   8 / 10
Indeciso tra il 9 e il 10 subito...dovrei rivederlo almeno una volta per il 10.

Un film che riconcilia con la vita. Attraverso tanta cura per le salme, e grazie anche al delicato umorismo di cui è intrisa la prima parte del film, si finisce per apprezzare di più la vita.
Come è impossibile amare gli altri se non si ama prima se stessi, questo film comunica un grande senso di armonia e illumina la vita, attraverso il rispetto rituale ma sostanziale dei morti.
La civiltà che ripugna la morte e la rimuove, è una civiltà che vive infelice, perché non sa amare la vita.

Viene in mente un episodio di "Sogni" di Kurosawa, rimasto impresso anche se visto anni e anni fa...
E viene in mente, per una certa assonanza di finale e di valori trasmessi dal film, quel miracolo di semplicità e pienezza che è "Una storia vera" di Lynch.

Sì, c'è una nota stonata: un discorso di retorica innecessaria, nella scena che si svolge di fronte al crematorio, verso la fine.
Ma per il resto il film è intenso e vola alto come i colombi bianchi si levano dalla superficie dell'acqua, in dissolvenza incrociata con le fiamme del forno crematorio.
Molto, molto bello.

Mi sono commosso.
Non mi capita comunemente. Ce ne vuole per intaccarmi il distacco critico!
Che bello.
Lirismo vero, non bigiotteria dei sentimenti.

polbot  @  05/05/2010 18:32:31
   7½ / 10
Soggetto davvero originale, con qlc bella intuizione, ma son uscito con la sensazione che "si poteva far ancora meglio". Il protagonista m'è sembrato poi una sorta d'Accorsi japanese...molto meglio gli altri interpreti!

jiko  @  02/05/2010 12:28:19
   9 / 10
Un film sublime e intenso, a tratti persino ironico, semplice ma profondo: si resta incantanti dalla visione poetica della morte in quanto fatto semplice e naturale, soffermandosi a lungo sulla ritualità tipica della cultura nipponica. Commovente, ma senza mai cercare a tutti i costi la lacrima facile dello spettatore.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  29/04/2010 01:51:56
   8 / 10
Quando vado al cinema di Ve passo sempre davanti a una storica impresa di pompe funebri. E puntualmente, ogni volta, faccio qualche scongiuro (magari senza farmi vedere). E' il nostro modo occidentale (di repulsione e disagio) di affrontare il tema della morte. Forse siamo in qualche modo sopraffatti dal Culto che se ne fa in certi ambìti e che predispone a etichette imbarazzanti (v. il criptico manifesto nazista).
Stranamente "Departures" ha il suo punto di forza proprio nella capacità di trasmettere una via d'accesso - ehm - alla trasmissione dolorosa del lutto, mentre è del tutto sprovvisto degli elementi per raccontarci l'altro mistero, quello della vita: si veda a proposito la prospettiva della nascita di un bimbo, elemento che - non è sorprendente? - ci appare furbo, ammiccante, persino fastidioso a tratti.
Takita invero sembra preludere a forte connessioni con il cinema occidentale attraverso tracce che fortunatamente non portano gli sviluppi che lo spettatore si attende. Sì perchè Adigo non arriverà a ritrovare il padre secondo le circostanze tradizionalmente ovvie del melodramma classico, nonostante molte cose ci facciano pensare il contrario - v. la rivelazione fatale della vedovanza del capo. Dove in una sequenza di grande intensità l'uomo prepara il corpo inerme di una donna sconosciuta come se fosse stata la creatura con cui ha vissuto per molti anni ("Tutte le coppie prima o poi vengono divise dalla morte, per chi rimane è un grande dolore").
Le simbologie di Takita vengono azzardate in più momenti - il pesce morto, i sassi come comunicazione tra Adigo e il padre - ma spesso sono soprattutto abbozzi di un manifesto più elegiaco e commosso di quanto sembri.
Il regista riesce abilmente a smascherare le aspettative dello spettatore intelligente e renderle meno futili.
Quel bisogno di "dare a un corpo divenuto freddo una bellezza che durerà per sempre" plasma i rimorsi e il dolore in una forma quasi parossistica di devozione anche spirituale ("la morte non è che un cancello").
Nonostante verso il finale il film rischi di annaspare in un compiacimento senza via d'uscìta, permane la forte sensazione di un film invero molto molto bello, soggiogato dalle spire di un rimpianto che deve ad ogni costo liberarsi attraverso il tocco "orientale" dell'estetica.
Perchè forse è più duro accettare - come si dice nel film in un'inedita e spietata requisitoria animalista - che noi esseri viventi sopravviviamo nutrendo il nostro corpo "di cadaveri".
Ma onestamente non so se domani ci penserò ancora dopo aver assaggiato la mia dose quotidiana di carne

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Ultima risposta 17/05/2010 13.53.48
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willard  @  28/04/2010 10:52:55
   8 / 10
Film dalla storia gentile e delicata come solo un film giapponese potrebbe esserlo, che affronta il tema della morte come mezzo per trovare il perdono e il rispetto degli altri.
Una commedia agro-dolce che ha, forse, nella parte centrale un briciolo di stanchezza, ma nel complesso veramente piacevole e toccante, con momenti di ilarità, soprattutto nella parte iniziale.

zakfett  @  25/04/2010 01:51:07
   7 / 10
Non mi è affatto dispiaciuto, anche se probabilmente è troppo prevedibile nello sviluppo e nei protagonisti. Un protagonista meno "belloccio" avrebbe reso più credibile la storia,
Però lo consiglio.

TIGER FRANK  @  21/04/2010 01:40:20
   7 / 10
A sto giro i giappi c'hanno sdoganato pure i becchini!^__^

TheLegend  @  18/04/2010 02:46:19
   6 / 10
Oscar a mio modesto parere molto esagerato per un film che prova ad emozionare e a far sorridere senza riuscire bene in nessuna delle due cose.
Inoltre troppo lungo e ripetitivo.

viagem  @  16/04/2010 18:13:19
   7 / 10
Penso si possa parlare di occasione perduta, perchè il film, alquanto gradevole, presenta dei momenti davvero di pregio, soprattutto quando si sofferma sull'estetica della professione del protagonista con una soavità che solo la sensibilità orientale è capace di trasmettere con tutte le emozioni del caso.
Purtroppo però l'opera strizza troppo l'occhio allo spettatore occidentale, con momenti d'ilarità un po' fuoriluogo, tematiche secondarie poco sviluppate o inutili, e sembra voler passare per più registri possibile e conseguentemente raccogliere l'interesse di un pubblico più vasto.
Un film più asciutto, corto e con meno fronzoli si sarebbe meritato un voto ben più alto.

suzuki71  @  14/04/2010 09:15:56
   4 / 10
Questo film, furbetto e non rigoroso, è tante cose: è divertente, ironico, sentimentale, drammatico... : è un po' di tutto, quindi alla fine non è niente. Può piacere teoricamente a tutti, a me non è piaciuto per nulla. Insomma, voglio dire: se voglio divertirmi vedo "soul kitchen", se voglio riflettere vedo "il riccio", se voglio restare a bocca aperta vedo "avatar", se voglio commuovermi vedo "invictus". Ma qui si uniscono diversi registri è il risultato sa di falso, con attori caricatura e con un finale che più prevedibile e grossolano non si può. Un premio oscar imbarazzante, davvero, per un film che non mantiene nulla di ciò che promette.

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Ultima risposta 29/04/2012 05.05.06
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Gruppo REDAZIONE maremare  @  12/04/2010 10:17:45
   7 / 10
Film imperfetto proprio nei punti che (probabilmente) gli sono valsi il premio Oscar.
Ottima la parte dedicata al particolare mestiere del protagonista e il significato del rito che l'accompagna.
Molto 'tornatoriano' invece il resto, dall'utilizzo ruffiano delle musiche alla storia personale del protagonista, appicicata lì a fare più zavorra che sostanza.
Insomma se Takita si fosse più concentrato sul minimalismo del rapporto tra il ragazzo e il maestro e la loro devozione per i riti purificatori il film sarebbe stato più bello e compatto. Invece il volere andare all'infanzia del protagonista, con conflitti edipici annessi, non appare giustificato nè spiegato a dovere e rischia più volte di fare scivolare il film nello sceneggiato televisivo.

LEMING  @  12/04/2010 08:06:58
   8½ / 10
Questo film è un capolavoro. Un argomento come la professione di vestire e curare esteticamente i morti, a parte negli horror, non è mai stato sviluppato in nessuna pellicola, e poi con questa grazia e sensibilità trasformandolo in un rito, che fa quasi sognare di fare questo mestiere. Attori molto espressivi, in alcuni momenti è molto ironico ed in alcuni molto commovente. Consigliatissimo (attenzione è un po lento, ma mai noioso)

annibalo  @  11/04/2010 19:47:09
   8½ / 10
a me ricorda una figura del XVI secolo che fu scomunicata, quella di andrea vesalio, convinto che la medicina dovesse partire da studi sperimentali e amava i suoi cadaveri

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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR strange_river  @  10/04/2010 15:52:43
   7½ / 10
Film a doppia anima, l'atteso Departures di Yojiro Takita.
La prima anima, quella giapponese, splende di delicatezza ed eleganza, non solo visiva, nelle sequenze della preparazione AL viaggio, silenzioso incanto fatto di gesti misurati e ricolmi di attenzione e rispetto.
Il lavoro di tanatoesteta, a cui si trova in un certo qual modo costretto il giovane Kobayashi, rappresenta il momento intimo della riflessione sulla perdita e credo sia difficile sottrarsi all'ammirazione per l'arte con cui viene svolto, così attenta al gesto, rituale di bellezza esteriore e interiore, così come l'arte del disporre fiori o della preparazione del te sono riti di meditazione.
Il contrappunto vitale al momento del lutto sta, come in moltissime culture, nella preparazione del cibo: cibi offerti durante la cerimonia o preparati per altre occasioni che in questo film assumono un ruolo primario e significativo nello sviluppo della storia; anche alcuni momenti di lieve umorismo sono altri tratti caratteristici di una certa visione orientale della vita (e della morte).

L'altra anima è quella occidentale o, per meglio dire, di un certa sua cinematografia: l'intreccio delle vicende personali del protagonista, le perdite che ha subito e ciò che viene invece acquistando in un lavoro considerato “impuro”, sono raccontate indugiando, a mio parere, su un certo tipo di sentimentalismo che, seppur per fortuna mantiene un pudore di fondo, trova un facile accesso nelle emozioni di ognuno e certamente è volto a commuovere, ancor prima che a significare; la stessa musica è più "usata" che aver funzione di colonna sonora .
In questo contesto i personaggi che circondano Kobayashi non sempre sono cesellati con grande finezza ( con l'eccezione del suo maestro) e alcune situazioni mancano della giusta profondità.

Nel complesso comunque il tutto ha un suo dolce equilibrio e di sicuro questo film piacerà a moltissimi.

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Ultima risposta 12/04/2010 19.50.47
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El_Baro  @  02/04/2010 09:33:23
   8½ / 10
Delicatissimo film sulle separazioni, sui lutti, in senso ampio.
Posso capire chi sostiene sia un po' ruffiano, ma Takita si muove con grande abilità tra i sentimenti dei suoi (memorabili) personaggi e un senso dello humor mai volgare e mai fuori luogo.
Come sempre splendide le musiche di Hisaishi, citazioni (involontarie immagino) al Pranzo di Babette nel "gustarsi la vita" .. con un tocco più umano, tristemente (del resto le situazioni sono sostanzialmente opposte).
Da vedere, a patto di aver (almeno un po') fatto i conti con le proprie, di distanze, altrimenti potrebbe essere una fucilata.

benzo24  @  12/06/2009 13:44:24
   6 / 10
film sopravalutato, favola fatta per commuovere...capisco perchè ha vinto l'oscar.

Tom24  @  29/05/2009 14:17:10
   8 / 10
Okuribito, pur mantenendo alcune tematiche tipiche del cinema giapponese, si discosta molto dal tipico film d'autore nipponico, strizzando visibilmente l'occhio al cinema occidentale. Il film è molto bello, ma con troppi alti e bassi, parecchie sequenze tirate troppo in lungo, al di fuori del necessario (si pensi alla scena finale: anche in the Last Sword Is Drawn il regista si soffermava eccessivamente verso la fine) e altri spunti d'altra parte poco sviluppati che sembrano buttati un po' a casaccio.
Detto questo c'è da premiare l'originalità del tema e la solida struttura del film, che non si fa mai noioso e commuove parecchio.
Se si sia meritato l'oscar non so, non avendo visto le altre pellicole, ma sicuramente è un buon film.

marcodinamo  @  06/05/2009 18:49:38
   9½ / 10
Un film che riconcilia con il cinema. Deliziosamente irresistibile. Giustamente premiato con l'Oscar e con il primo premio l recente Far East Film Festival di Udine.

1 risposta al commento
Ultima risposta 22/08/2009 00.11.07
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