denti da squalo (2023)

Esordio al lungometraggio di Davide Gentile, è [select language] un racconto di formazione, un "coming of age", un "Bildungsroman", una di "quelle storie ambientate 'nell'estate che ha cambiato tutto' nella vita del personaggio principale, per consuetudine un adolescente" (Emanuele Manco), in questo caso un 13enne collocato a suburra lungo il litorale ostiense. Il film ambirebbe alla favola sospesa fra crudeltà adulta e innocenza fanciullesca e materna, avventura drammatica, crime movie neorealista e lirismo di periferia, Monicelli, Spielberg, Truffaut, Reiner, Peter Pan e un prequel della trilogia di Caligari. I tanti referenti lo condannano alla derivatività a cui s'aggiunge la summa dei difetti da italica "operina prima": sbalordisce che la sceneggiatura abbia potuto vincere il premio Solinas 2014. "Tra personaggi-funzione, personaggi-macchietta, e personaggi-metafora, l'idea d'imitare un modello statunitense mescolato al cinema di borgata perde progressivamente consistenza" (Raffaele Meale).

Un film che cresce piano piano, mattoncino su mattoncino, crudo e asciutto, molto ben confezionato. Cast eccellente.

Visto senza alcuna aspettativa, mi ha sorpreso piacevolmente.
Con le dovute cautele, non ho alcuna difficoltà a definirlo lo "Stand by Me" italiano.