1944-1945. Mentre la Francia sta per essere liberata dai nazisti la storia di quattro “indigeni”, soldati dimenticati della prima armata francese reclutata in Africa.
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Film discreto, purtroppo il regista nonostante i mezzi spegne le velleità della storia troppo spesso in una retorica sottile ma a tratti fastidiosa, i personaggi sono ben delineati ma le vicende belliche sono poche, così a tratti affiora una leggera noia, ci sarebbe voluta più azione, il finale è debitore al Soldato Ryan di Spielberg, se ne sarebbe voluta di più di azione, discrete musiche, alla fine dovrebbe essere un film che fà riflettere sul sacrificio degli "indigeni" ovvero i soldati marocchini, e algerini che combatterono per la Francia, ma la critica si spegne sullo sfondo senza essere molto convincente, in definitiva un film che si può vedere per passare una tranquilla serata.
Alla fine dice che dal 62 sono state tagliate le pensioni, a questi reduci nordafricani...i cosidetti Goumier. Mi chiedo, senza voler fare di tutta l'erba un fascio.....sono state mai date pensioni alle donne violentate, ai feriti e ai morti italiani vittime sacrificali della ferocia di queste stesse truppe nel centro Italia nel 1944? Eppure nel film in Italia ci vanno(anche se quella non è l'Italia) come mai non si accenna a nulla? RETORICO
Un film che racconta la storia di un plotone di soldati durante la seconda guerra mondiale. L'attenzione del regista si focalizza su quattro di essi in maniera particolare. Le interpretazioni sono splendide, la scenografia e la fotografia anche. I difetti del film sono esattamente quelli descritti da Tyler nel suo commento a cui mi associo, per questo nono riesco a dare un voto troppo alto.
Veramente molto bello. E' vero come scrive sotto Tyler circa i difetti della pellicola (non certo tecnici, sotto questo punto Days of Glory è ineccepibile) ma l'interpretazione degli attori è superlativa, e a mio modo di vedere il film ha poco da invidiare ad altri war movies di denuncia quali Orizzonti di gloria o La Battaglia d'Algeri. Già un classico.
“Indigènes” era l’appellativo,ovviamente dispregiativo,con cui venivano chiamati i soldati d’origine maghrebina arruolatesi durante la Seconda Guerra Mondiale nell’esercito francese. Il regista Rachid Bouchareb,parigino ma di chiare origini nordafricane,porta sullo schermo le vicissitudini di un plotone di questi soldati,narrandone le gesta attraverso le più disparate regioni europee.L’obiettivo si focalizza maggiormente sulle psicologie di quattro di essi,rappresentando con buona intensità narrativa il ritratto di uomini che per svariati motivi decisero di partire in guerra.La volontà è quella di illustrare come questi combatterono con onore sotto il vessillo di una nazione che fondamentalmente li disprezzava,trattati con sdegno da commilitoni e superiori, ed utilizzati come carne da macello nelle imprese più insidiose. Si può tranquillamente affermare che da un punto di vista prettamente tecnico il film ha poco da invidiare ai celebrati war movie americani,non è infatti la mancanza di mezzi a latitare.Purtroppo però il voler glorificare a tutti i costi le azioni di questi soldati sviluppa ben presto una retorica di maniera e a buon mercato.La pellicola appare in più punti poco equilibrata,capace in certi casi di trasmettere le difficoltà e le paure dei protagonisti,in altre troppo faziosa per dipingerne un ritratto verosimile.Senza volersi soffermare sugli episodi più disdicevoli (la Ciociara dovrebbe ricordare qualcosa) qui neppure accennati, oppure sostituiti da atti tutto sommato giustificabili dal contesto,come i furti ai danni dei cadaveri nemici,il voler per forza di cose mostrare solo la determinazione e l’eroismo non convince assolutamente.Infatti il personaggio che rimane maggiormente impresso è quello interpretato da Sam Nacery,l’unico a mostrare un carattere non proprio piacevole.Va detto che il film vanta delle ottime performance interpretative e una buona resa scenica soprattutto durante l’infuriare dei combattimenti. Il finale ricorda molto “Salvate il soldato Ryan” e forse azzardare qualcosa di più originale avrebbe giovato all’opera che purtroppo,come molti film di guerra,scivola nel voler celebrare le azioni dei “buoni”,affidandosi così ad un punto di vista univoco e poco realistico.