dal nostro inviato a copenhagen (1970)

Prodotto nostrano alquanto insolito e ambizioso,ma purtroppo assai poco riuscito.Cavallone(come sempre anche sceneggiatore)cerca una prospettiva inedita per il tema controverso e scottante della guerra in Vietnam all'epoca ancora in corso.Il problema è che lo svolgimento è in prevalenza confusionario,e i deliri del protagonista sono goffi e banali.Perlopiù si gira a vuoto,e l'interesse è suscitato solo dai flashback in Vietnam creati mediante il mix abbastanza funzionale di riprese ad hoc e spezzoni di repertorio(la sequenza degli elicotteri che bersagliano altri soldati americani sembra un anticipo dell'iconico attacco di "Apocalypse Now").Ovvia parentesi su un set pornografico nella capitale danese,ma assolutamente pudico.

Il tema della guerra in Vietnam era attualissimo a quei tempi e Cavallone cerca un approccio meno scontato possibile su questa materia. Ne viene un film con una prima parte dove regna la confusione e non si capisce bene come come il regista intenda trattare tale tematica. Solo con l'ingresso dello psichiatra la storia comincia ad acquisire linearità, riesce a penetrare nella mente sconvolta dagli orrori della guerra. Più scontato forse, certamente in grado di coinvolgere in misura maggiore.

Un film sul Vietnam che parla indirettamente di quest'ultimo tramite due reduci che cercano di rifarsi una vita - uno ce la fà, l'altro invece fà una brutta fine - a Copenhagen; la messa in scena è piuttosto confusa, ma il film si segue comunque abbastanza bene.

Meno incisivo rispetto ad altre opere del regista, ma ad ogni modo un film - misconosciuto - meritorio di una visione.