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Ma dai che non è così male o così peggiore della media del corto-base Keystone questo "Cruel Cruel Love" di Nichols. Il canovaccio semplicissimo e scontato dipende anche tanto dal minutaggio ridottissimo delle pellicole con uno sviluppo narrativo per forza di cose legato a questo aspetto, quanto dalla produttività di massa di questi film, buttati fuori a ripetizione (solo con e/o di Chaplin la Keystone ha prodotto una quarantina di cortometraggi nel 1914) per il puro intrattenimento dello spettatore pagante; ovvio che la maggior parte di esse abbiano le solite due idee ripetute allo sfinimento, ma tutto sommato la verve e il ritmo incalzante non mancano. Vero, qui Chaplin non è Charlot, lasciato in panchina, ma a dire il vero il magnetismo e il virtuosismo mimico-espressivo non ne risentono affatto e Chaplin si conferma mattatore assoluto, affiancato da Minta Durfee come partner femminile. D'altronde il talento di Chaplin non è necessariamente legato a Charlot, come dimostrerà, in tempi più maturi e una volta giunto consapevolmente al capolinea il percorso di esistenza del personaggio, nella parte sonora della sua carriera, molto tempo dopo questi corti Keystone. Devo essere onesto, questo canovaccio basato su un "molto rumore per nulla" con l'equivoco del bicchiere d'acqua/veleno e il domestico che sa tutto e si ammazza da ridere tutto il tempo alle spalle di Chaplin a me è piaciuto, è stato divertente, pur nel suo essere un'idea piccina. Poi, quando scattano le botte come da ovvio standard rappresentativo, ad un certo punto non solo Chaplin ma proprio tutti si mettono a tirare calci volanti agli altri. Calci volanti. Boh, questo mi ha fatto ridere...
Ritenuto perduto per anni e poi ritrovato in Sud America, anche Cruel cruel love si accoda ai precedenti film di Chaplin che vanno dal godibile al mediocre. Una fase in cui ancora l'attore sta esplorando nuove vie per arrivare al pubblico e far crescere il suo personaggio, e questa volta non interpreta infatti Charlot bensì un benestante che per un equivoco d'amore rischierà anche di morire, ma il lieto fine è dietro l'angolo. Lieto fine che a questa versione appunto più sofisticata di Charlot (come dice un commento più giù) non è preclusa: non è il vagabondo guastafeste, lui...
Mancano i personaggi di contorno però, in compenso Chaplin mostra un campionario da facce sempre più vario e buffo.
Uno dei prodotti peggiori in cui è stato coinvolto Chaplin: una slapstick senza mordente e francamente noiosa su un canovaccio classico della commedia degli equivoci. Chaplin non veste i panni di Charlot, o almeno il personaggio che interpreta ne è una versione più sofisticata.
episodio davvero mediocre con Chaplin protagonista...gli abiti non sono i suoi soliti e dietro la macchina non c'è lui... non si ride praticamente mai!