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Confuso e pasticciato non bastano due buone prove a risollevare una sceneggiatura troppo criptica ed ermetica. Difficile da capire e anche da intepretare, la solitudine è portata all'eccesso ma veramente troppo stigmatizzata.
Thriller piuttosto atipico, raggelato nella sua forma ed inserito in un contesto asettico, irriconoscibile, quasi astratto. E' ambientato in Svizzera ma non c'è alcun segno di riconoscibilità. Cronofobia è come essere all'interno di una bolla con due personaggi, entrambi condannati ad essere soli: lei alle prese con un fardello di dolore, lui che si sente come uno straniero in casa propria. Un film molto particolare, dall'incedere lento, ma con due buone interpretazioni che offrono un buon sostegno.
Per chi non conosce Edward Hopper, Michelangelo Antonioni, "La folla solitaria", autori e concetti freschissimi di mezzo secolo fa o anche di più, arriva quest'emulo svizzero col suo esordio "Cronofobia", "un thriller silenzioso che agisce sottopelle" e soprapalle. L'agonia del cinema e del pubblico ai due lati delle Alpi.