cinderella man - una ragione per lottare regia di Ron Howard USA 2005
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cinderella man - una ragione per lottare (2005)

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locandina del film CINDERELLA MAN - UNA RAGIONE PER LOTTARE

Titolo Originale: CINDERELLA MAN

RegiaRon Howard

InterpretiRussell Crowe, Renée Zellweger, Craig Bierko, Paddy Considine, Paul Giamatti, Bruce McGill, David Huband, Connor Price, Ariel Waller, Patrick Louis

Durata: h 2.24
NazionalitàUSA 2005
Generedrammatico
Al cinema nel Settembre 2005

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•  Link al sito di CINDERELLA MAN - UNA RAGIONE PER LOTTARE

Trama del film Cinderella man - una ragione per lottare

Ispirato alla vera storia del pugile Jim Braddock che, nel periodo della Grande Depressione, per sfamare la famiglia tentò la fortuna con la boxe. Braddock passò velocemente dalla miseria alla gloria quando, nel 1935, riuscì a battere in un combattimento epico di 15 riprese il campione del mondo dei pesi massimi Max Baer.

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Voti e commenti su Cinderella man - una ragione per lottare, 239 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  19/09/2005 01:39:31
   6 / 10
Al primo impatto, la tentazione di abbassare questa media scandalosamente alta era forte, giusto per dividere i sentimenti personali verso il retorico film di Howard e cercare di essere quantomeno obiettivo. Ma come per altre operazioni tutt'altro che eccitanti ma confezionate ad hoc devo prevedere quanto la furbizia del suddetto cineasta sappia come sopraffare il pubblico. Si vive in un'aurea dorata in cui tutto - come nella miglior tradizione americana - è addolcito dalla consapevolezza che anche le peggiori difficoltà si smarriscono davanti alla "fede" nella propria nazione (A).
Soltanto attraverso la sconfitta si riconosce la via per tornare a lottare (B)
L'amarezza più che giustificata dell'amico di Braddock DEVE essere in qualche modo punita - infatti egli è destinato a fare una brutta fine (C)
Gli uomini forti non mollano mai, le mogli devote resistono mai invano e sono pronte ad agitare il fazzoletto, se non per piangere almeno per salutare l'eroe che va a cercar vittoria come nei misogini western classici (D)
L'allenatore (giamatti) gigioneggia assai con la sua eccentrica verve, fa del bene per le sue tasche e ricorda moltissimo proprio quel Mickey Rooney citato nel film quando allenava il pugile suonato Quinn di "una faccia piena di pugni": un luogo comune tra i tanti (E)
Jim Braddock resiste a 15 round ricordando la moglie che vive nell'amabile topaia. Sogno o son desto? Puro sentimento famigliare o domestico? (F)
Un cinico grassone dai lineamenti forzati mostra anch'esso un impronta di insolita umanità, tipo "io organizzo gli incontri, punto su di te, ma quando vado a casa devo pensare alla mia famiglia" cfr. siamo tutti nella stessa barca (ehi, ma tra chi rema e chi è costretto a nuotare c'è una differenza giusto?)
(G)
In nessun film americano classico deve mancare la moralina religiosa: "figliolo perchè non vieni a messa? Forse Dio ti ha abbandonato" - Non una risposta lecita tipo "se devo dare da mangiare ai miei figli e non ho un soldo direi che si è quantomeno dimenticato di me" Poi il prete puo' tifare a un incontro e trasformare la chiesa in una combriccola da bar dello sport quanto gli pare (H)
Jim Braddock nel 1926 è un promettente pugile, dopo una bobina è lo stesso che scende nell'abisso della miseria. Ma la forza del sogno americano è di credere che qualcosa ancora ci sia prima che tutto finisca (I)

Letto in questi termini, questo film meriterebbe un 4 e potrei anche concludere qui. Tuttavia...

tuttavia se è avvilente pensare che tutta l'agiografia del pugile socialmente in difficoltà, di cui un vecchio film con John Garfield, "Anima e corpo", mi disse infinitamente di piu', grondi retorica e sentimentalismo a piu' "riprese" (ehm round) bisogna riconoscere una certa efficacia nella rappresentazione dei match, in quella fossa di leoni dove il pubblico un po' sadicamente "plaude scommette e rifiuta" la Carne da macello pronta a immolarsi per la gloria.

Se poi l'America della depressione è trattata con i guanti di velluto (giusto un po' di pietoso realismo) il breve imput rivoluzionario di Hooverville dove muore l'amico è di notevole efficacia. Ma essendo un rivoluzionario modo di essere contro (il sistema e il disagio economico, Steinbeck insegna) quest'episodio si conclude ben presto e non senza un certo imbarazzo da parte di mr. "Ritchie" Howard.

Notevole per l'impatto emotivo tutto il post- prima dell'incontro finale con il temuto Max Baer. A dirla tutta, il personaggio interpretato da Craig Bierko è un concentrato di eccessi ai limiti della caricatura: ridicolo, col suo seguito di sgu.al.dri.ne e i cappotti di ermellino, o quando strabuzza gli occhi in una delirante quanto assurda crudeltà.

"Devo credere di poter avere potere sulla nostra vita"

Effettivamente come nel finale che non cito, si impone null'altro che la consacrazione di un sogno e di una sconfitta sociale che permette all'individuo di resistere o - che tristezza - di essere cattivo profeta di se stesso.

Quanto puo' essere credibile il pur bravo Crowe dal cuore di panna e dai pugni che frantumano ogni resistenza dell'avversario? E' la stessa persona?

O la mogliettina Mae più devota delle figlie di Maria quando dichiara "non puoi vincere se non sono al tuo fianco" cfr. una scialba Zellweger???

Passi dunque un politico 6, pensando che, forse, dopotutto, i pugni veri fanno piu' male di un film

25 risposte al commento
Ultima risposta 14/08/2006 11.57.35
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