chinatown regia di Roman Polanski USA 1974
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chinatown (1974)

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locandina del film CHINATOWN

Titolo Originale: CHINATOWN

RegiaRoman Polanski

InterpretiJack Nicholson, Faye Dunaway, John Huston, Perry Lopez, John Hillerman, Diane Ladd, Roman Polanski, Roy Jenson, Richard Bakalyan, James Hong, Bruce Glover, Joe Mantell, Roy Roberts, Noble Willingham, Rance Howard, Jesse Vint, Burt Young, Lee de Broux, Darrell Zwerling, Nandu Hinds, James O'Rear, Beulah Quo, Jerry Fujikawa, Belinda Palmer, Elliott Montgomery, George Justin, C.O. Erickson, Charles Knapp, Claudio Martínez, Federico Roberto, Allan Warnick, John Holland, Jim Burk, Denny Arnold

Durata: h 2.11
NazionalitàUSA 1974
Generedrammatico
Al cinema nel Settembre 1974

•  Altri film di Roman Polanski

Trama del film Chinatown

A Los Angeles nel 1937 un investigatore privato scopre, occupandosi di un caso banale, un omicidio collegato a un caso di corruzione pubblica e una terribile e scandalosa vicenda privata.

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Voto Visitatori:   8,13 / 10 (111 voti)8,13Grafico
Miglior sceneggiatura non originale
VINCITORE DI 1 PREMIO OSCAR:
Miglior sceneggiatura non originale
Miglior film drammaticoMiglior regista (Roman Polanski)Miglior attore in un film drammatico (Jack Nicholson)Miglior sceneggiatura (Robert Towne)
VINCITORE DI 4 PREMI GOLDEN GLOBE:
Miglior film drammatico, Miglior regista (Roman Polanski), Miglior attore in un film drammatico (Jack Nicholson), Miglior sceneggiatura (Robert Towne)
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Voti e commenti su Chinatown, 111 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Niko.g  @  07/04/2024 18:56:53
   5½ / 10
Incredibile abbaglio da parte di critica e pubblico.
Nonostante lo sforzo nel ricreare le atmosfere dei noir classici e la bellezza visiva del film, la storia stenta a decollare e la regia di Polanski è di una lentezza disarmante. Si fa davvero fatica ad arrivare alla fine ed è facile perdersi nel groviglio di una narrazione fredda e farraginosa.

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Ultima risposta 08/04/2024 13.26.28
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hghgg  @  16/11/2014 11:07:18
   8½ / 10
Che grande bluff la storia del "periodo americano" di Roman Polanski; un grande bluff perché alla fine il "periodo americano" non è mai esistito: il suo primo film girato negli Stati Uniti è "Rosemary's Baby" che riflette decisamente lo stile europeo di Polanski e che di americano non ha poi molto nel complesso, e di hollywoodiano ha ancora meno; poi è il turno di "Macbeth" e qui credo non ci sia bisogno di spiegare perché una cosa simile col cinema americano non c'entri una mazza (al massimo c'entra con Beverly Hills, ma quello è un altro discorso), oltre al fatto di essere solo per metà di produzione statunitense; e infine è il turno di "Che ?" è anche qui tra produzioni internazionali varie e ambientazioni italiane diviene impossibile attribuire tale film ad un fantomatico periodo americano che teoricamente inizierebbe con Rosemary e terminerebbe con il successo di "Chinatown". Ecco, "Chinatown" si è IL film americano anzi Hollywoodiano di Roman Polanski, l'unico, quindi al massimo si potrebbe parlare di "film americano" o "film hollywoodiano" di Polanski.

Tra l'altro un film "su commissione" soltanto diretto dal regista polacco che sappiamo tutti essere uno dei più grandi autori nella storia del cinema europeo (almeno). Ma i grandi registi-autori sono per l'appunto grandi anche per i risultati
che sanno tirar fuori da una sceneggiatura scritta da altri (scritta divinamente, in questo caso) e certamente questo è il caso di Polanski in "Chinatown", visto che ha diretto quello che resta uno dei suoi film migliori e un grande esempio di "Noir" e "Detective Story" nel cinema anni '70, la prima discesa del polacco in tale genere, trattato con stile molto classico e "old-fashioned" ma con dentro l'influenza del nuovo cinema americano ormai esploso in quel decennio.

La regia di Polanski è perfettamente immersa nel genere e regala grandi cose pur non essendo la sua direzione più convincente in assoluto. Inoltre, nonostante questo sia certamente uno dei suoi film meno personali e che meno si identifica nel suo stile e nelle sue idee di regia e cinema, sarebbe un errore pensare che Polanski non abbia posto anche in "Chinatown" la sua mano d'autore: perché Robert Towne ha fatto un grande lavoro alla sceneggiatura ma fosse stato per lui questo film sarebbe terminato diversamente, il finale che tutti conosciamo nacque per mano di Polanski che volle fortemente "quel tipo" di finale per il film e convinse Towne a modificare il copione. Ed è nel finale così tremendamente drammatico, shockante e soprattutto rassegnato che si può riconoscere finalmente e senza dubbio alcuno la scintilla dello stile e della mano del Polanski autore anche in "Chinatown" quando fino a quel momento il regista si era limitato a dirigere, seppure con tecnica e abilità sopraffine. Lo stile che sopraggiunge così inarrestabile e tragico nel finale del film è soprattutto, per forza di cose, quello del Polanski post-1969, perché se tenero e conciliante con lo spettatore non lo era mai stato nemmeno all'inizio, dopo il 1969 il tragico, lo shockante e il rassegnato erano ormai quasi necessari nello stile e nel credo del polacco, sopraggiungevano quasi in automatico; e se ho detto e ripeto che di Sharon Tate e del suo "spettro" è necessario parlare quando si commentano "Rosemary's Baby" e "Macbeth", bisogna anche aggiungere che in un modo o nell'altro la sua presenza è riscontrabile sempre nel cinema di Polanski fino almeno al 1979, fino a "Tess". E "Chinatown" con la sua epocale rassegnazione conclusiva, col suo cupo epilogo, con quel cruento destino ineluttabile a cui i protagonisti (e soprattutto la protagonista femminile) vanno incontro senza riuscire ad opporsi non rappresenta un'eccezione. Si tratta ancora di quel male che colpisce spietatamente e che alla fine vince per quanto si sia tentata resistenza. La mano di Polanski è più viva che mai nel finale di questo film.

"Lascia stare Jack, è Chinatown"... Una delle frasi più taglienti e rassegnate nella storia del cinema, perfetta conclusione di quel circolo di inganni, crimini e violenze che sono state mostrate allo spettatore per oltre due ore; e gli ultimi 10 minuti sono semplicemente straordinari per intensità e drammaticità, sequenze difficilmente dimenticabili, se non altro per la poderosa accelerata nel ritmo che in quegli ultimi momenti toglie davvero il fiato.

Poi ci sono i personaggi, tutti inseriti in un contesto "Noir" e "Giallo" (o "Hard-Boiled") estremamente classico nella scrittura della storia e nel ritmo narrativo ma tutti pesantemente influenzati dall'allora moderno cinema americano. Jake Gittes è un perdente, non è il detective che indaga e pian piano, infallibile e imperturbabile, magari tormentato ma alla fine pronto a trovare il bandolo della matassa, riesce a sciogliere tutti i nodi e ad arrivare alla soluzione. No Gittes indaga, fa congetture, si impegna al massimo ed è uno tosto ma c'è sempre qualcuno o qualcosa che lo blocca, c'è sempre qualcosa che gli sfugge e la verità in gran parte gli verrà confessata e quando arriverà al quadro completo sarà ormai troppo tardi per sfuggire al destino tragico di chi cercava di salvare. Sono personaggi disillusi e sconfitti anche se inseriti in un contesto classico come questo e quindi insigniti di alcune caratteristiche tipiche dei personaggi del genere; personaggi ibridi tra il classico (degli anni '40 e '50 soprattutto) e il moderno (la nuova Hollywood '67-anni '70) e ciò vale anche per il personaggio femminile di Evelyn.

Tutti i personaggi sono ben caratterizzati, con una delineata e complessa psicologia, sono vivi, pulsanti e interessanti e in questo come in tutto il resto la sceneggiatura di Towne fa un grande lavoro.

Fa un grande lavoro anche nel gestire perfettamente l'evoluzione della trama, con il suo gioco di incastri, inganni, scambi e segreti che la rende molto complessa e intricata ma abbastanza ben scritta da risultare sempre chiara, lucida e ben delineata nelle sue intenzioni finali il che è la cosa più importante e la rende una grande sceneggiatura.

E poi be, c'è l'ottima interpretazione di Jack Nicholson, raffinata e particolarmente sotto le righe (mancava un anno soltanto al più grande Nicholson di sempre), c'è quella altrettanto superba di Faye Dunaway, una prova d'attrice talmente convincente che potrebbe essere tranquillamente considerata la sua migliore, la sua interpretazione più riuscita. C'è anche una bella interpretazione di John Huston e ed ecco che torna quell'incastro come ai tempi di "Rosemary's Baby", un grande regista (anche se non grande quanto Cassavets) che fa (bene) l'attore per un altro grande regista che fa spesso anche lui (bene) l'attore, nei suoi film o in quelli altrui. Particolare simpatico.

Lodiamo anche l'azzeccata fotografia che ben restituisce l'atmosfera del film e diventa superba nel finale a Chinatown, così notturna e cornice perfetta per il rassegnato scontro finale col destino, lodiamo il modo in cui è stata gestita la presenza del quartiere cinese nella storia, ombra inquietante e sfuggente che diventa realtà ed eterno ritorno del male negli ultimi indimenticabili minuti; mi viene da lodare anche il modo in cui Towne ha preso spunto con realismo e abilità narrativa dalla vera storia di Los Angeles e da avvenimenti realmente accaduti negli anni '20, parlo degli avvenimenti "base" della storia (la distribuzione dell'acqua nei territori della California), spostando il tutto una quindicina d'anni più tardi (il film è ambientato nel 1937). Lodo infine lo psycho-cameo di Polanski in una delle scene più belle del film in cui il "buon" Roman quasi stacca il naso a Nicholson con un serramanico.

Sarà anche stato un film su commissione, sarà anche uno dei suoi film meno personali nel complesso (certo non è ne il "Macbeth" ne tanto meno "Il pianista") ma l'unico vero grande film Hollywoodiano di Polanski resta un indelebile esempio di grande cinema. Ma un autore come questo non poteva certo piegarsi a metà degli anni '70 alle logiche del successo hollywoodiano e allora eccolo lì, che se ne torna subito in Francia, nel cinema europeo, pronto per il suo più grande e sconvolgente capolavoro e lì si che sarà Polanski al 100%.

Grandissimo film "Chinatown", comunque.

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Ultima risposta 23/01/2015 19.55.59
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Charlie Firpo  @  08/09/2014 11:23:38
   7 / 10
Questo genere di film non mi appartiene, ma devo riconoscere che nel suo genere è sicuramente uno dei migliori noir realizzati e poi si avvale di interpretazioni di altissimo livello, su tutti un Nicholson davvero ispirato, ottimo anche il finale pessimistico in linea con lo sato morale del regista ancora provato dall' omicidio della moglie.

N.B

Polanski compare anche nel film con un breve ruolo di galoppino in*****so pronto a sfregiare col coltello il malcapitato di turno.

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Ultima risposta 08/09/2014 11.24.26
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JOKER1926  @  21/07/2011 17:39:31
   7 / 10
Lo si apprende fin da subito, attraverso la fotografia, le battute iniziali e alle facce degli attori, che "Chinatown" non puň esser un film qualsiasi.
La storia architettata nel 1974 di Roman Polanski č buona, da ricordare proprio il premio conferito alla regia, nel frangente vincitrice del premio Oscar alla sceneggiatura.

"Chinatown" č molto piů di un semplice thriller, nonostante alcuni ingredienti del genere la pellicola di Polanski devia se stessa in percorsi diversi andando a sbattere nel pieno sentimento, nell'ambiguitŕ, nel mistero.
A salir agevolmente in cattedra uno splendido, sensazionale lavoro tecnico con fotografia da urlo e con attori come Jack Nicholson in stati di forma, in senso prettamente positivo, non ordinari. Nicholson come detto č veramente formidabile abbracciando una parte molto azzeccata e molto glamour.
Il film a tratti, comunque, inopportunamente si smarrisce un po' nei passaggi investigativi circa la morte dell'uomo impegnato nell'amministrazione pubblica e il ritmo in modo meccanico ne risente un po', ma non ne nasce un caso ovviamente.
In effetti a criticare il film si fa davvero fatica, pellicola quasi sempre dinamica e sul piano del contenuto amara e cupa. Certo alle volte traspare un po' di enfatizzazione, forse nella situazione si poteva lavorare meglio, cercando di presentare un alone scenico meno oppressivo e piů "leggero", ma a conti da parte di Polanski probabilmente il tutto doveva assolutamente forzare su determinate atmosfere e contesti.
A questo punto in analisi il finale, visivamente veloce, frettoloso ma concettualmente molto duro e desolante; desolazione che traspare negli occhi del detective, quando si dice che l'immagine conta piů di mille parole...

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Ultima risposta 23/07/2011 14.13.48
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Gruppo COLLABORATORI Terry Malloy  @  28/03/2011 12:43:45
   9 / 10
Che potenza.

"Il meno possibile". Da capolavoro di genere diventa capolavoro di Sentimento. Non si possono descrivere con parole gli occhi di Jack Nicholson nell'ultima scena.
Anzi no, la musica finale lo può fare. ma solo lei.

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Ultima risposta 09/04/2011 20.48.05
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david briar  @  03/11/2010 20:10:24
   10 / 10
Bellissimo noir realizzato nel 1974 e ambientato nel 1937 a Los Angeles , che è talmente ben ricostruita da farci sentire ancora nell'epoca del proibizionismo .
La trama è coinvolgente , accativante e interessante man mano che procede nel suo sviluppo : non si contano , infatti , i momenti di tensione e i colpi di scena , spesso ben accompagnati da una funzionale colonna sonora .
La sceneggiatura è perfetta e misurata , meritatissimo l'Oscar , unico ricevuto dal film , ma ne meritava ben di più , anche se concorreva lo stesso anno de "Il padrino - parte seconda" .
La regia di Polanski è grandiosa , elegantissima , disincata e conferisce a dare quell'atmosfera di mistero da cui è avvolta la vicenda narrata , quell'atmosfera che ti tiene con il fiato sospeso , sempre attento a non perdere nessun dettaglio , soprattutto data la fondamentale importanza che hanno in questa pellicola .
Il finale è amarissimo , struggente ed emozionante , mi ha lasciato con un senso di ingiustizia , ma è magistrale nel rappresentare la corruzione , soprattutto dei poliziotti , che fanno " il meno possbile" , come afferma in tono amaro il protagonista .
Polanski ci mostra anche ironicamente una società alienata e ambigua , dove gli uomini che si muovono sullo sfondo non sono altro che orridi "animali domestici" al servizio del padrone .
Altri temi trattati dal prodotto sono le tentazioni derivate dal potere assoluto , le follie sessuali orrende in cui un uomo può cadere con facilità e il denaro , nella storia è presente infatti la concezione che tutto possa essere comprato , e che i soldi diano tutto dalla vita .
La recitazione è impeccabile : sul talento di Jack Nicholson non discuto nemmeno , dico solo che in quell'annata meritava l'Oscar più del Pacino de"Il padrino 2" , a mio parere ; Faye Dunaway è bravissima nel tratteggiare un personaggio complesso e pieno di sfaccettature , ed è anche molto affascinante , copre il suo ruolo di un alone misterioso e ambiguo . E' forse la cosa più riuscita della storia .
"Chinatown" è uno dei massimi apici della carriera del regista , forse il suo capolavoro assoluto , ed è costruito con tanta maestria che entra nella mente di chiunque lo veda , ronzandogli nella testa anche a diversi giorni di distanza dalla visioni .
Imperdibile , non perde fascino nonostante abbia quasi 40 anni , anzi sembra quasi migliori col tempo , faccio veramente i miei sentiti ringraziamenti a Roman Polanski .
Grazie.

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Ultima risposta 15/11/2018 02.50.06
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  @  01/07/2010 16:21:39
   8½ / 10
Grande noir di Polanski,uno di quei film che hanno il pregio di continuare a ronzare in testa anche parecchie ore dopo la visione.Forse per gustarne al meglio la perfezione,forse per cercare cinicamente quel dettaglio che non era poi così ben inserito nell’ambito dell’intreccio.Ed invece il buon Roman,che si ritaglia anche un piccolo e sgradevole ruolo,non sbaglia praticamente nulla.Cura alla perfezione le locations trascinando lo spettatore tra le soleggiate atmosfere di un’estiva e surriscaldata Los Angeles anni ’30,sfruttando l’arzigogolata sceneggiatura di Robert Towne in maniera perfetta e puntigliosa ed offrendo un susseguirsi di avvenimenti mai forzato o superficiale.Ogni tassello trova quasi maniacalmente posto all’interno di questo complesso mosaico dalla forma impeccabile.Attori superlativi fanno il resto,Huston è ripugnante in maniera clamorosa,la Dunaway esalta il suo lato dark con enigmatico metodo,mentre Nicholson,di fatto perennemente in scena, è sublime,un concentrato di spavalderia e sarcasmo accentuati da una vivacità mentale fuori dal comune.
E’ piacevole procedere in parallello nella comprensione mediante lo svolgimento delle indagini,gli altarini vengono a galla insieme alle scoperte del protagonista il quale si troverà a scoperchiare un pentolone in cui sguazzano avidità e perversione,testimone suo malgrado di un gioco al massacro in cui l’acqua,da sempre sinonimo di vita,diventa elemento unificante del dolore.
Amaro e disincantato “Chinatown” è un film di notevole profondità,capace di raccontare quel lato oscuro dell’America che troppo spesso,nel corso dei decenni,è stato occultato sotto cumuli di menzogne e falsità.


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Ultima risposta 05/07/2010 14.59.42
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  23/01/2010 18:12:52
   7½ / 10
Grande trama,tecnicamente ineccepibile,belle interpretazioni ma è stata una visione un pò troppo discontinua.
A tratti incredibilmente interessante,a tratti troppo noioso.
Però è un noir raffinato in cui Polanski ci mette tutta la sua bravura. La trama è complessa ma non difficile da capire e il finale è incredibilmente amaro.
Forse se fosse durato di meno mi sarebbe piaciuto di più.

Nel complesso non mi ha esaltato ma rimane un omaggio riuscitissimo al noir o hard-boiled degli anni '40. Si respirano le atmosfere del tempo ed è molto intrigante.
L'ultimo esperimento che ricordo di un grande regista in quest'ambito è stato quello di Black dahlia di De Palma e non era riuscito pienamente.
Polanski si conferma regista versatile e firma l'ennesima pellicola riuscita della sua carriera.

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Ultima risposta 26/05/2011 17.19.41
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Gruppo STAFF, Moderatore Jellybelly  @  26/10/2008 21:08:54
   10 / 10
Archetipo del noir perfetto, che riprende tutti i topos del genere senza limitarsi ad omaggiarli, ma facendoli propri. Il miglior Polanski di sempre, o quantomeno quello che più di ogni altro mi è rimasto dentro, con le sue atmosfere hard boiled e la sua Chinatown, luogo catartico in cui tutto inizia per Jack ed in cui tutto finisce, senza che lo spettatore sappia nulla né del principio né della fine.
Che gran Cinema.

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Ultima risposta 27/10/2008 15.59.52
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benzo24  @  06/06/2005 12:35:31
   10 / 10
uno dei migliori noir mai realizzato. Polansky è un grande autore e rende omaggio ad uno dei migliori film ( Il mistero del falco) e uno dei migliori registi della storia (John Huston). Uno dei migliori Nicholson di sempre, bellissima e indimenticabile Faye Dunaway.

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Ultima risposta 06/06/2005 13.02.28
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