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Ultimo film del grande Ettore Scola dedicato al suo grande amico e collega Federico Fellini.
A metà tra fiction e documentario è un interessante e affettuoso racconto dei primi anni di Fellini alla redazione del Marco Aurelio dove "si fecero le ossa" i futuri migliori sceneggiatori e registi del cinema italiano del dopoguerra.
Fellini e Scola ovviamente, ma anche il grande Steno(regista noto per tante belle commedie ed autore di 14 film da regista per Totò)
I mitici Metz & Marchesi autori storici di film comici per Mattoli con comici come Macario,Walter Chiari,Tino Scotti e lo stesso Totò
Age & Scarpelli autori storici prima per i film di Totò e poi della grande stagione della commedia all'italiana anni 60 e 70 specie per Monicelli,Risi e lo stesso Scola.
Inoltre viene citato il disegnatore Attalo e soprattutto Ruggero Maccari collaboratore storico di Scola in tante commedie di Risi e Pietrangeli.
Un buon omaggio al mitico Federico ed una degna chiusura di carriera per Scola
Fellini visto da Scola, l'esperienza in comune nel Marco Aurelio, la parte storicamente più interessante dove tante penne e futuri registi e sceneggiaotri si faranno le ossa tra vignette e dialoghi. Più interessante è vero ma espressa in una forma di docufiction poco stimolante ed in fondo monotona. Scola ha visto il Mito Fellini da vicino eppure non sembra dire nulla di apparentemente nuovo a quello che già è risaputo ufficialmente. Racconto narrato, docufiction, montaggi da materiale di repertorio ben assemblati, ma che danno sempre l'impressione del compitino fatto con diligenza e nientaltro.
Ritratto acritico attinto dai ricordi di Scola sul suo collega amico Fellini, il tutto parte ricreando l'ambiente del settimanale Marc'Aurelio una sorta di Cahiers du cinéma per la fucina di talenti che svezzerà la rivista, aneddoti su personaggi grotteschi che il giovane regista romagnolo incontrerà e che ne verrà ammaliato tanto da trasporli fedelmente nella sua opera, questo microcosmo felliniano ricreato ad hoc è il punto di forza della prima parte a dispetto di una seconda dove emergeranno i filmati dell'epoca. Omaggio che si rivela eterogeneo annoverando appunto filmati dell'epoca a scopo aneddotico, visite sui rispettivi set, provini, un Mastroianni rimbalzato da Fellini a Scola che gli farà interpretare il ruolo che Fellini destinerà a Sutherland, traspare un pizzico di nostalgia nel finale.
Un sentito omaggio al grande Fellini da parte di un amico... Quell' Ettore Scola che calco' piu' o meno tutte le strade del maestro fino ad incrociarlo per lunghi anni. L'arte Felliniana viene osannata dal narratore che ho trovato piuttosto inutile e logorroico. Meglio quando sono le immagini a parlare. Ho preferito la prima parte dove vengono raccontati gli inizi della carriera e i momenti dei provini per il "Casanova". La parte centrale, un po' tediosa, vede lunghi colloqui in macchina con prostitute o artisti di strada dove l'unica particolarita' degna di nota è che la voce è veramente quella di Fellini. Quello di Scola, invece, è un gradito ritorno dopo dieci anni di inattivita'... forse il suo ultimo lavoro? proprio per omaggiare questa grande amicizia?...
a me è piaciuto molto. una biografia diciamo molto tagliata ma fatta con ironia e sapienza dal grande ettore scola. uno splendido ritratto di uno dei più grandi italiani di sempre
Oltre 10 minuti di applausi con il benemerito del Presidente della Repubblica al festival di Venezia mi fanno capire che bene ho fatto quel giorno a disertare l'Evento che resta di fatto un trionfo del manierismo e della retorica tale da sostenere solo il ricordo dei ricordi. E' un film celebrativo, d'accordo, ma il mio stomaco preferisce non sentire frasi dette e ridette come "Fellini ha fatto sognare milioni di spettatori di tutto il mondo" (!!!). Mi sembra che l'unico momento davvero riuscito, anzi splendido, di questo brutto documentario sia quello dei provini del Casanova dove si esercitano tre dei piu' grandi attori scomparsi del nostro cinema. Il resto sembra un po' come assistere a uno show televisivo di Antonello Falqui, tutto vaquo e celebrativo, ridondante e didascalico. Mi spiace per Scola che ha aperto lo scrigno dei ricordi del Maestro (a quando un ripensamento serio e magari critico sul suo cinema?) ma il pallido trucco del clown mi appartiene ben poco. Ammiratore incondizionato di Fellini, ma non soggiogato dai Miti che sembrano esaurirsi nella loro evanescente grandezza