Sei un blogger e vuoi inserire un riferimento a questo film nel tuo blog? Ti basta fare un copia/incolla del codice che trovi nel campo Codice per inserire il box che vedi qui sotto ;-)
L'opera di Verga musicata da Mascagni e portata sullo schermo da Zeffirelli. Dei tre passaggi quest'ultimo appare troppo forzato. Un'opera sicuramente piu' adatta al teatro che alla sala cinematografica. Malgrado i paesaggi suggestivi e la splendida musica è difficile non annoiarsi di fronte alle vicende d'amore tra compare Turiddu e compare Alfio. Nel complesso tecnicamente valido ma noioso.
Trarre un film da un'opera lirica è un'operazione quanto meno rischiosa. I tempi del melodramma non sono quelli del cinema e il linguaggio enfatico e retorico della lirica mal si sposa con lo stile più colloquiale del cinematografo. Zeffirelli (ottimo regista lirico, e più che discutibile regista cinematografico) si cimenta spesso in operazioni nelle quali la musica è protagonista, operazioni purtroppo imbarazzanti: ricordo 'Il giovane Toscanini' oppure 'Callas Forever', due filmacci che non hanno nulla a che spartire con la realtà dei fatti e tanto meno con l'arte. Qui siamo alla trasposizione bella e buona di 'Cavalleria rusticana' di Pietro Mascagni, l' atto unico (primo classificato al concorso indetto dalla casa editrice Sonzogno, secondo classificato un ragazzo di nome Giacomo Puccini con 'Le Villi') che nel 1890 aprì le porte al verismo musicale e alla cosiddetta 'Giovane scuola'. Zeffirelli porta di fronte alla macchina da presa gli stessi cantanti che incisero l'opera alla Scala sotto la bacchetta di George Pretre: Placido Domingo, Renato Bruson, Elena Obraztsova e la vecchia gloria Fedora Barbieri. Ora, il problema è il seguente: la componente musicale del film deve essere oggetto di giudizio? Se si, si tratta di uno dei peggiori prodotti di sempre; se no, si tratta solo di un filmetto mediocre senza motivi di interesse. L'ambientazione di Zeffirelli è del tutto senza sorprese (niente a che vedere con lo spettacolo di Strehler e la direzione di von Karajan, rappresentato sempre alla Scala pochi anni prima di questo); un paesino della Sicilia con la chiesetta, l'osteria, le case e la piazza dove il tutto si svolge. Almeno i cantanti provano ad aprire bocca a tempo di musica, cosa che non sempre riesce agli attori. Musicalmente è una vera schifezza: Pretre (grande interprete del decadentismo francese) col verismo italiano non c'entra assolutamente nulla. Per quanto riguarda Domingo, basterebbero due sole frasi di Di Stefano o di Gigli, di Corelli o di Pertile per non annoverarlo nemmeno fra i tenori; La Obraztsova urla a più non posso e Bruson, nella propria piccola particina non fa danni anche perché è il solo vero artista del mazzo (anche se fuori repertorio). Purtroppo non brilla nemmeno il grande coro scaligero all'epoca ancora diretto da quel mago assoluto che fu Romano Gandolfi. Quindi come è il film? Per me inascoltabile... quindi nemmeno guardabile!
Non metto in dubbio che questo sia un buon film, ed anzi, senza ombra di dubbio lo è (forse anche tra i migliori di Zeffirelli a mio avviso), però diciamo che è un film a dir poco lento, quasi interminabile, dotato di struttura teatrale.
Insomma, i suoi 70 minuti di durata pare che in realtà sfiorino le 4 ore, tanto che, e vi giuro non scherzo affatto, ho dovuto interrompere più e più volte la visione, concedendomi svariate pause.
Non per noia ovviamente, ma, come già ho detto, per lo stile lentissimo con cui il film è stato girato.
Ad ogni modo grandissimi gli interpreti (c'è anche il grande tenore Placido Domingo) in un film ben diretto, ben realizzato ma ad ogni modo non proprio per tutti, vista la sua estrema lentezza.