cafe' lumiere regia di Hou Hsiao-hsien Giappone 2003
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cafe' lumiere (2003)

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locandina del film CAFE' LUMIERE

Titolo Originale: COFFEE JIKOU

RegiaHou Hsiao-hsien

InterpretiNenji Kobayashi, Kimiko Yo, Masato Hagiwara, Tadanobu Asano, Yo Hitoto

Durata: h 1.44
NazionalitàGiappone 2003
Generedrammatico
Al cinema nel Febbraio 2003

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Trama del film Cafe' lumiere

La scrittrice Yoko è appena tornata in Giappone da Taiwan. Prima di tornare dalla sua famiglia va a trovare Hajime, un caro amico che ha un negozio di libri usati e che da tempo è innamorato di lei. Una volta a casa, la donna rivela ai parenti di essere incinta e di voler tenere il bambino senza sposarsi con l'uomo taiwanese che ne è il padre.

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Voti e commenti su Cafe' lumiere, 4 opinioni inserite

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_Hollow_  @  27/10/2014 04:16:00
   10 / 10
La perfezione fatta cinema. Semplicemente uno dei più bei film che abbia mai visto.

Si respira aria di capolavoro già nella dedica iniziale ad Ozu, col passaggio del primo treno. Dopo non c'è che da inchinarsi di fronte al Cinema di Hsiao-hsien: personaggi presentati con un'umanità straripante eppure sottilissima, che sia dovuta ai loro silenzi (il padre), il rumore dei treni, la cucina, la ricerca di un certo café; nel frattempo vengono introdotti argomenti che acquisteranno un senso solo con lo scorrere del tempo (il goblin legato alla gravidanza, l'orologio ai treni ecc.) e ci si trova davanti ad inquadrature decisamente statiche, in pieno stile Ozu, anche se piene di movimenti di macchina più o meno impercettibili (marca di un regista diverso e contemporaneamente risposta alla domanda "come girerebbe Ozu nel 2000?").

Tutto questo in mezzo a treni, treni, treni ... uteri di treni. In un'aurea che ha quasi del sacro, che trasmette una tranquillità e serenità infinita ... che poi è il cinema di Ozu.

Alla fine si percepisce che tutto è stato perfetto: le inquadrature, i commenti musicali, la recitazione ... quei personaggi dipinti unicamente nel presente, con un passato a malapena accennato ed un futuro sconosciuto, al massimo intuibile.

C'è solo da rendere grazie per l'esistenza di un Cinema simile (e a tal proposito consiglio un altro film di ozuriane sembianze, "Aruitemo aruitemo" di Kore-eda).

Tom24  @  07/01/2009 21:25:04
   8½ / 10
Questo film è vicinissimo alla mia concezione di cinema.
Hou Hsiao-hsien riporta fedelmente il cinema di Ozu nei nostri tempi, gira un film che è un'opera d'arte, filma la realtà in rapporto con l'assoluto.
I "protagonisti" sono perlopiù legati dalla città in cui vivono, Tokyo, città amata dal regista, gli altri personaggi non sono che elementi di sfondo. Il dramma di Yoko è solo accennato, alla telecamera non interessa indagare sulla vicenda e si limita a seguire la ragazza nello scorrere della giornata. Il dialogo è completamente fine a se stesso, il film è limpido e pulito.
Magnifico.

Ciaby  @  24/12/2008 18:30:41
   9 / 10
la quotidianità raccolta in pochi attimi

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  12/02/2007 14:49:16
   8½ / 10
L'apparente invisibilità dei personaggi di questo film, la loro vaga percezione di una vita soffocata dal caos della metropoli, è il riflesso di una quotiianità statica, perdurante, eppure viva.
Il cinema di Hsiao-Hsien è bellissimo, emotivo, e indubbiamente molto avaro.
Un cinema dal quale è meglio astenersi se non si hanno particolari affinità con simboli, minimalismo e piani-sequenza ripetuti all'infinito (come la sequenza del metrò che attraversa i binari).
Eppure questo film è a dir poco splendido: tributa Ozu, ma anche il Leaud di "ultimo tango a Parigi" (chi altri? il personaggio che registra i "rumori di un treno"?!), personaggio frettolosamente archiviato come "presenza" nel capolavoro di Bertolucci.

Hsiao-hsien racconta l'urbanesimo della grande città con le sue innovazioni architettoniche e le tecnologie, ritmi frenetici e rumori ossessivi con una capacità tecnica sbalorditiva: quasi volesse visualizzare la fonte in movimento e al tempo stesso verificarne la forza delle immagini.

Hsiao-Hsien dimostra di aver imparato molto dalla Factory, ma dichiara apertamente, con il suo stile essenziale, un interesse verso quella società dello sviluppo che diventa antitetica e incontestabilmente soggettiva rispetto alle persone reali.

Lo stesso personaggio maschile del film sembra lo specchio dove ama celarsi l'autore, quasi disarmante a cercare nel "rumore" un senso all'incomunicabilità della realtà quotidiana.

Smentendo di volta in volta le nostre aspettative di occidentali viziati la stessa Yoko è figlia e spettatrice di quel delirio indefinito e caotico che è la Taiwan di oggi: tanti grattacieli a sedare la comunicativa di massa-

Se la dimensione del tempo è l'ossessione del regista, lo spazio in movimento assume le caratteristiche di un cd-rom che muove e scuote le redini come una telecamera fissa: quel tempo, infinito e stremante. diventa il senso metaforico dei nostri ancestrali timori, quando alzando lo sguardo potremmo riflettere sull'impossiblità culturale e temporale di fermarci davvero.

La stessa protagonista non si ferma mai, neanche davanti a una gravidanza, come se intuisse l'elemento dissonante dell'urbanesimo che la circonda, anche della propria e celata autonomia ehm fisica.

Centralizzazione del potere occulto, analisi profana di un'uamnità che vive sotto parametri esterni, settarismo dell'estetica edilizia, etc. : della storia di Yoko noi non vediamo nè una fine nè un vero inizio

Semmai cogliamo in ogni suo atto quotidiano una reticenza al rito collettivo, come se il Magma edilizio portasse la negazione di sè, quello che nuovamente intuisce senza verificarsi.

Un grandissimo omaggio al potere del cinema, un po' come l'Inland Empire di Lynch.

Ovviamente chi legge queste mie lunghe righe non avrà capito nulla di quanto ho detto finora, e magari neanch'io: bisogna pero' vedere questo film

Si rischia di trovarlo stupendo senza sapere il perchè

3 risposte al commento
Ultima risposta 06/12/2008 21.10.21
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