Bohemian Rhapsody, il film diretto da Bryan Singer e Dexter Fletcher, è una coinvolgente celebrazione dei Queen, della loro musica e del loro leggendario frontman Freddie Mercury (Rami Malek), che sfidò gli stereotipi e infranse le convenzioni, diventando uno degli artisti più amati al mondo. Il film ricostruisce la meteorica ascesa della band attraverso le sue iconiche canzoni e il suo sound rivoluzionario, la sua crisi quasi fatale, man mano che lo stile di vita vita di Mercury andava fuori controllo, e la sua trionfante reunion alla vigilia del Live Aid, quando Mercury, afflitto da una gravissima malattia, condusse la band in una delle performance più grandiose della storia del rock. Facendo questo, il film cementa l'eredità di una band che è sempre stata più di una famiglia e che continua ancora oggi a ispirare gli outsider, i sognatori e gli appassionati di musica.
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Non è un biopic indimenticabile ma comunque è un prodotto ben realizzato, che scorre bene nonostante la lunghezza. Dal punto di vista della sceneggiatura non ho riscontrato grossissimo impegno, è stato fatto un lavoro molto semplice, per non dire semplicistico, per cui al livello di narrazione non ci sono dei picchi di contenuto memorabili, nè dal punto di vista dell'introspezione di Mercury nè dal punto di vista della creazione di contenuti da zero che arricchissero il film. Il cast si comporta bene ma non griderei al miracolo per il giovane Malek. La vera forza sono le canzoni dei Queen, l'ottimo lavoro sul sonoro, quei 15 minuti di rievocazione del Live Aid, che al cinema valgono il prezzo del biglietto. Il film si salva perché il coinvolgimento lo da la musica.