Bohemian Rhapsody, il film diretto da Bryan Singer e Dexter Fletcher, è una coinvolgente celebrazione dei Queen, della loro musica e del loro leggendario frontman Freddie Mercury (Rami Malek), che sfidò gli stereotipi e infranse le convenzioni, diventando uno degli artisti più amati al mondo. Il film ricostruisce la meteorica ascesa della band attraverso le sue iconiche canzoni e il suo sound rivoluzionario, la sua crisi quasi fatale, man mano che lo stile di vita vita di Mercury andava fuori controllo, e la sua trionfante reunion alla vigilia del Live Aid, quando Mercury, afflitto da una gravissima malattia, condusse la band in una delle performance più grandiose della storia del rock. Facendo questo, il film cementa l'eredità di una band che è sempre stata più di una famiglia e che continua ancora oggi a ispirare gli outsider, i sognatori e gli appassionati di musica.
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Non essendo mai stato un grandissimo fun dei queen non ne conosco la storia nei dettagli e questo mi permette di godere a sufficienza di questo cosiddetto bio-pic. Francamente non mi interessa se la tal cosa nella realtà è avvenuta due o tre anni prima rispetto alla cronologia filmica, e non mi interessa se qualcosa, o qualcuno, è pura invenzione. Ripeto: non sono una inconsolabile vedova di Mercury e non me ne frega niente se questo film non è la sua integrale radiogafia. Il film in se è indiscutibilmente ben fatto, con un casting impressionante, interpretazioni più che all'altezza, tecnicamente ineccepibile e dal buon ritmo narrativo, che quando i minuti sono più di 130 non è cosa da poco. Non è memorabile? Vero. Sicuramente edulcorato ed idealizzato, ma tra il non memorabile ed il bocciabile c'è un abisso.