blackhat regia di Michael Mann USA 2015
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blackhat (2015)

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locandina del film BLACKHAT

Titolo Originale: BLACKHAT

RegiaMichael Mann

InterpretiChris Hemsworth, Viola Davis, Tang Wei, Leehom Wang, Andy On, Manny Montana, William Mapother, Archie Kao, Spencer Garrett, John Ortiz, Holt McCallany, Eddie Cheung Siu-Fai

Durata: h 2.15
NazionalitàUSA 2015
Genereazione
Al cinema nel Marzo 2015

•  Altri film di Michael Mann

Trama del film Blackhat

Ambientato nel mondo della criminalità informatica globale, il film segue un detenuto in permesso che, insieme ai suoi soci americani e cinesi, è a caccia di una rete di criminalità informatica di alto livello da Chicago a Los Angeles a Hong Kong a Giacarta.

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Voto Visitatori:   6,16 / 10 (35 voti)6,16Grafico
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Voti e commenti su Blackhat, 35 opinioni inserite

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marcogiannelli  @  29/12/2021 12:16:12
   7 / 10
Un Michael Mann molto strano, uno di quei film su cui le opinioni sono polarizzate davvero tanto e che rendono il prodotto molto interessante.
Sicuramente la messa in scena del regista rimane grandiosa, su questo pochi dubbi. La colonna sonora è altrettanto trasportante.
Stavolta, a mio avviso, ciò che funziona meno sono i personaggi. Perché sono davvero poco convincenti e interpretati da attori spesso legnosi. Chris Hemsworth ricorda tutto meno che un hacker e Tang Wei ricorda tutto meno di una femme fatale orientale. Inoltre la storia d'amore non convince per nulla e non suscita alcun interesse.
Ci sono anche delle pecche di ritmo per cui non si segue sempre facilmente la trama (che è complessa anche nella terminologia tecnologica che si usa) e la prima parte è fatta troppo di intervalli in cui scopa la cinesina con altri intervalli in cui si mormora roba di codici vagando nel buio.
Anche nelle scene colme di immagini incredibili ci sono degli errori banali di sceneggiatura (vedi spoiler).
Quindi un film riuscito solo a metà e solo se si è disposti a chiudere gli occhi più volte.



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pak7  @  14/11/2016 13:21:42
   6 / 10
Lo stile di Mann è sicuramente inconfondibile, ma il problema di questa pellicola sta proprio nel protagonista: piatto e poco caratterizzato e forse inadatto per un ruolo del genere. La classe del regista, fin dai titoli iniziali, c'è ancora, forse manca qualcosa a livello di empatia, ma lo vorrei rivedere.

1 risposta al commento
Ultima risposta 16/11/2016 12.09.43
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR foxycleo  @  09/12/2015 11:35:27
   7 / 10
Adoro Mann, questo però non sarà tra i miei film preferiti del regista. Blackhat ha il pregio di una regia straordinaria, basta vedere la scena della sparatoria o le stupende inquadrature notturne. La sceneggiatura, benché semplice, ha alcune forzature poco convincenti. Anche la recitazione, sebbene ampiamente sufficiente, non esalta.
Comunque un film che merita di essere visto.

Manticora  @  05/12/2015 17:00:34
   7 / 10
Uno dei peggiori film di Mann per quanto riguarda la storia,una sceneggiatura semplice tutto sommato, ma che si complica la vita da sola. Poi però c'è lo sguardo del regista,che ancora una volta coinvolge lo spettatore con i suoi cromatismi,le inquadrature,i panorami che abbracciano le città,da Los Angeles a Hong Kong,per finire a Giacarta. Ci sono dei difetti,la storia d'amore,senza un minimo di coinvolgimento,pathos o emozioni,è sempre stato un punto debole nel cinema del regista americano. A bilanciare c'è l'azione,non poco,a dispetto di quello che si dice,ma necessaria. Infatti a metà film

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER
La seconda parte inizia dai due sopravvissuti che devono mettersi sulle tracce dei killer e del loro capo,qui Mann si fà prendere un pò la mano,indubbiamente certe scelte della sceneggiatura sono discutibili,basti pensare al metodo di sottrazione dei soldi al villain,ma d'altronde senza questo escamotage narrativo la storia sarebbe già finita. Comunque l'arrivo a Giacarta porterà finalmente alla comprensione di ciò che vogliono fare Assan e la sua banda,un piano su larga scala,che potrebbe avere conseguenze catastrofiche. La messa in scena della resa dei conti certo non è perfetta,soprattutto perchè Hensworth pare risolvere in maniera tutto sommato semplice, per il resto il rigore estetico e la musica assieme alla messa in scena non annoiano, pensare che il film è stato un flop colossale al botteghino mondiale fà riflettere, Michael Mann è forse al tramonto?
"Io sò chi sei!"

1 risposta al commento
Ultima risposta 05/12/2015 19.09.45
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Thorondir  @  30/09/2015 01:22:47
   6½ / 10
Difficile esprimere un giudizio sull'ultimo lavoro di uno dei miei registi preferiti. Blackhat non è però quella ciofeca che molti hanno distrutto. Non c'è la solita grandezza di Mann, non c'è la solita poesia (narrativa, non di certo visiva). C'è un cast che fa fatica e soprattutto una sceneggiatura debole che si palesa più volte: dal personaggio di Chen appena accennato e indefinibile, ad una storia d'amore assolutamente priva di pathos, ad un mezzo "spiegone" verso il finale che serve a illuminare qualche luce su una storia fino a quel momento parecchio ingarbugliata. A fianco ad una narratività non superba, ecco che Mann ci piazza la solita maestria estetica, girando come pochi possono fare attualmente. Si passa dal "sinthomo manniano" (l'inquadratura sulla spalla destra dei personaggi), ad intensi primi piani, da campi totali di rara bellezza, ad una frenetica camera a mano che tallona i protagonisti nelle scene action (non molte a dire il vero). Un film quindi che ha i suoi difetti, ma che è anche il prolungamento di un cammino formale che Mann ha intrapreso fin dal lontano "Strade violente". Per questo sarà più difficile da apprezzare per coloro che non conoscono il pregresso di Michael Mann. Di certo siamo di qualche lunghezza indietro rispetto all'ultimo "Nemico pubblico".

Giovans91  @  05/09/2015 13:15:57
   7½ / 10
E' un action movie di buona fattura, diretto splendidamente da Micheal Mann, autore di grandi classici ed esperto nel guidare e dirigere il proprio cast. Le inquadrature e la fotografia sono come sempre il vero tassello di congiunzione nei film di Mann.
Blackhat è l'ennesimo punto di un maestro del genere. Il ritmo è perfetto, l'estetica è inconfondibile: soggetto e sceneggiatura sono dello stesso Mann che a settantadue anni si dimostra incredibilmente lucido su come funzioni il mondo, in cui, come suggerisce una delle ultime inquadrature del film, il virtuale si sovrappone al reale, confondendo, abbattendo ogni confine tra le due.
Un gran film. Vedere per credere.

Febrisio  @  21/08/2015 09:16:42
   7 / 10
Blackhat ha stile da vendere. È bellissimo, anche lento, ma si degrada con una scelta di velocizzare o facilitare una script troppo lungo per le sole 2 ore e 15 minuti. Ci sono dei salti, delle discontinuità. Dovevano aggiungere minuti e scene, oppure togliere e semplificare ancor più la storia, richiando superficialità. Ci si ritrova coinvolti in un intrigo poco sentito, dove il cattivo rimane una nota a margine, malgrado le scene siano a livelli del Signor Mann.

Filman  @  12/08/2015 23:43:24
   8 / 10
E' la dimostrazione di un progredire autoriale quello espresso da Michael Mann in BLACKHAT, opera che converge le varie fasi di enfatizzazione filmica sperimentate e maturate nel corso della carriera del regista, a partire dal catartico utilizzo della pellicola fino all'iper-realismo del digitale adoperato per emulare la visione dell'occhio umano, soprattutto nelle scene notturne, attenendosi ad una messinscena televisiva. I rallentamenti nello scorrimento delle immagini costituiscono un importante mezzo di manipolazione della sceneggiatura, sufficiente nella sua stesura poiché usata unicamente come mezzo di manipolazione d'una storia che racconta in emozioni, sensazioni e silenzi interrotti da scene d'azione dinamiche ed anti-spettacolari e conditi da musiche elettriche che condensano questo dramma a metà tra il noir metropolitano un thriller da canoni nuovi, segno di un nuovo mondo informatico, in cui attorno vi è un pessimismo tecnico e al centro un uomo, avvolto da un alone di fatalità e costretto a vivere senza il libero arbitrio del proprio essere, in perenne lotta con tutto il resto.

Alex22g  @  03/08/2015 23:17:06
   10 / 10
Altro capolavoro di Mann dalla media davvero troppo bassa.Non so cosa si aspettava la gente che ha dato un voto basso ma per me questo e'vero cinema. Regia di altissimo livello e sotto questa mano anche Hemsworth risulta un buon attore.Musiche e fotografie sublimi e classiche della Sua filmografia .Storia affascinante con diversi picchi qualitativi specialmente nelle "poche"sequenze action.Davvero soddisfatto :) ,grazie Mann

TheGame  @  31/07/2015 18:54:23
   6 / 10
Frettoloso, con qualche momento di stanca e qualche forzatura di troppo, non è insomma il solito granitico Mann che però non manca di regalare anche attimi di piacere ai suoi irriducibili.

Federico  @  02/05/2015 09:45:10
   7½ / 10
non tra i migliori di Mann. Resta comunque un prodotto valido e interessante anche se Hemsworth come attore non mi fa proprio impazzire. Poi la sua parte dovrebbe essere quella di un hacker ma alla fine diventa un "tuttologo", una specie di agente della cia esperto in informatica ma anche in lotta e uso delle armi. Belle le scene notturne e le sparatorie in cui mann è maestro. Chiaramente sono lontani i tempi di heat ma in quel caso c'era un cast da paura.

wallace'89  @  30/04/2015 18:07:15
   8 / 10
Stroncature in America del tutto fuori luogo.

Un perfetto tassello di quella trilogia inaugurata da Collateral ( mentre trovo invece Public Enemies lievemente fuori posto) che potremmo definire una nuova forma di thriller-action urbano sublimato nella bellezza notturna di un estetica digitale che per adesso non ha rivali.
Trovo che nessun altro regista abbia ancora compiuto un simile risultato stilistico in questo tipo di ricerca espressiva, con esiti tutt'altro che freddi. Si colpisce il nervo ottico con il fine di far empatizzare meglio con la realtà dello schermo, e colpire cuore e mente.
Il film potrebbe essere benissimo un b-movie, con trama pretestuosa benché ricca di spunti in grado di aggiornare l'immaginario cyber in ottica contemporanea, a tutti gli effetti più (iper)realistica, se non fosse ch'è carico di un romanticismo macho struggente che mi ha ricordato anche, vuoi per la commistione con attori e scenari orientali, i noir metropolitani di John Woo e Johnnie To. Tutta la parte finale, in tal senso, vola altissimo e si situa proprio da quelle parti.
La virtualità è di nuovo "mezzo" e accessorio nel racconto, dove contano invece i peccati di vita che si scontano, infine, sulle strade. E il cinema si può riappropriare così di carne fatta di muscoli guizzanti, sangue e sentimentalismo, ed anti-eroi in fuga, stretti dalle gabbie e trappole di sistema. Un cliché classico riaggiornato con una lezione di umanismo 2.0

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  01/04/2015 22:05:16
   6½ / 10
E' il cinema classico di Mann, sebbene le diverse scene davanti ad un computer in cerca di codici o passwords si arriva ad uno scontro che è basato sulla fisicità dei personaggi, si converge a quella "sfida" finale tra due uomini contrapposti: bene e male che si confrontano e si scontrano con pistole o coltelli. L'eroe di Mann, saldo nei principi, contrariamente al protagonista di Nemico pubblico non è più una lepre, ma un cacciatore insieme ad altri cacciatori. Le fila però si riducono, gli apparati statali e burocratici gradualmente scompaiono e non casualmente lo sviluppo della storia accellera, come si si fosse liberata da vincoli e ostacoli allo sviluppo degli eventi. Al pari di un virus informatico il singolo individuo riesce a bypassare controlli, a sfuggire trappole delle nazioni-sistema.
Ho notato tuttavia molte forzature nella sceneggiatura, ai limiti dell'improbabile già dallo stesso personaggio di Hersworth, molto più di un semplice hacker vedendo ciò che combina aldifuori della semplice tastiera di un computer, oppure il riuscire a muoversi per mezzo mondo con fin troppa facilità e qualche dubbio su una recitazione giocata eccessivamente su tonalità basse nella prima parte. Anche vero che Mann i film li sa girare: gli splendidi scenari notturni, le sequenze delle sparatorie e tutta la bella scena finale ripagano della visione almeno in larga parte, ma secondo me non è tra i film più riusciti del regista americano.

piertoni  @  22/03/2015 12:37:20
   8½ / 10
Sull'Umanità:
Nella sequenza finale, durante la parata di Jakarta, assistiamo allo sfilare in un ordine rigoroso dei manifestanti che procedono incuranti, disinteressati allo scontro decisivo tra i 2 hacker che si affrontano per vivere o morire. Impossibile non ricollegare quell'ordine simmetrico all'incipt del film nel quale Mann presenta a modo suo il viaggiare delle informazioni digitali nella rete. Ecco cosa stiamo diventando, appena all'inizio dell'eradigitale i nostri comportamenti sono lobotizzati e insensibili da sembrare pacchetti di dati che si propagano in un hardware. E' questo il senso più teorico di Blackhat.

Sul protagonista:
Nemico Pubblico si concludeva con la "dissolvenza" di Dillinger nel suo mito, passaggio che avveniva in un cinema nel quale il gangster assisteva a Manhattan Melodramafilm che era in realtà ispirato alle sue gesta. L'eroe cattivo diventava eterno, pellicola e quindi per mano di Mann memoria digitale. In Blackhat assistiamo ad una trasformazione inversa, Hathaway che esiste ormai solo nella dimensione digitale, (per le rinomate gesta del passato da genio del computer e perchè chiuso nelle quattro pareti di una cella può penetrarle solo in wireless con un un cellulare per accreditare dollari sul conto corrente dei suoi colleghi di cella) tornerà ad essere carne e sangue per amore sfidando su terreni sconosciuti fino al corpo a corpo con il suo alter ego malvagio.

Sul Cinema:
Mann con uno stile unico e riconoscibile, superati i 70 continua inesorabilmente a far progeredire il suo cinema, aggiornandolo, confrontandolo con il mondo che lo
circonda. Inutile stazionare sul classicismo monumentale dil'ultimo dei Mohicani e Heat o sull'impegno civile di Insider, Mann cerca di non ripetere ciò che ha già fatto. Il suo cinema si prende qui come in Miami Vice le libertà di liberarsi da fardelli di verosimiglianza (può un hacker in prigione da 6 anni affrontare a mani nude 4 ex paramilitari colombiani armati fino ai denti?) per osservare l'uomo e il suo incedere sempre più complicato, disincantato ma forse ancora vivo quando mosso dalla passione

aitante68  @  20/03/2015 13:57:28
   7½ / 10
non sara' un capolavoro come Collateral o miami vice, ma e' comunque un bel film del grande Michael Mann....A me e' piaciuto

Cliff72  @  19/03/2015 20:44:20
   9 / 10
Non sono un critico cinematografico quindi evito una recensione troppo tecnica che non mi compete. Mi limito a dire che il cinema deve emozionare ed il cinema di Mann emoziona, ti rapisce, ti fa entrare dentro alla storia, dentro ai personaggi che la popolano. Cinema diretto, semplice, forse troppo lineare per qualcuno ma potente, solido, reale, quasi documentaristico! I difetti del film vengono soppiantati quindi da una grande regia che ti lascia qualcosa dentro.
Se siete amanti dell' "Action" andate a vedere altri film, tra poco uscirà fast and furios 7 ad esempio....ma se siete amanti del buon cinema questa ultima opera di Mann non vi deluderà.

2 risposte al commento
Ultima risposta 19/05/2015 23.13.52
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_Hollow_  @  19/03/2015 01:11:22
   9 / 10
Massi, fate come dice il tizio sotto, e guardatevi anzi Frozen e compagnia bella.

Ok; adesso, dopo questo avvio citazionista di Man on the Moon, andatevi a vedere Blackhat, se vi piace il cinema di Mann. Ma direi il Cinema in generale, anche se i botteghini pare la pensino diversamente.
Il commento di Williamdollace già dice tutto, non la faccio molto più lunga.
Quello di Mann è l'ennesimo film tipico del regista: neo-neorealista, verista; quasi un modo antitetico di mostrare la vita rispetto ad Ozu. Ho sempre ammirato la sua caratteristica di riuscire a descrivere quasi maniacalmente il vero, di essere intimista, pur tramite un formato monumentale da blockbuster.

Ma, rispetto alla massa hollywoodiana dei thriller, le sparatorie sono vere sparatorie. Quelle che muoiono sono persone. I proiettili perforano la carne e uccidono all'istante, non c'è il tempo di ansimare tra le braccia di qualcuno. Ci sono tantissimi tempi morti, che fan sbadigliare lo spettatore di genere. Perché i ritmi non son quelli dell'inseguimento montato per il teleschermo, ma quelli della vita vera. Quello di Mann è un cinema di rumori che ti catapulta a forza nella realtà, con lo spirito di un documentario. Ti fa uscire dalla sala, facendoti entrare in barca, in elicottero o su un jet privato.
E in questo caso è un cinema di addii, di sguardi, di fantasmi dell'11 settembre, di reti globali fatte di dati ma anche di persone.

4 risposte al commento
Ultima risposta 20/05/2015 04.59.29
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento williamdollace  @  16/03/2015 14:51:36
   10 / 10
Metropolitecno

Inizia con panoramiche tecnoilluminate dell'urbanistica hardware in un mondo interconnesso dal byte fluidificato, eppure mai così sconnesso, spaesato, dalle identità espatriate sulla mappa di una nuova geografia digitale.

I byte viaggiano su autostrade come le auto nelle arterie iper-illuminate delle metropoli mentre i tasti, ovunque, esigono una dinamica di password costantemente protette da firewall.


Ancora sui corpi

La metropoli è una mappatura unlock attraversata da puntiformi esistenze e sangue radioattivo. I reattori solo prove di collisioni più grandi e le guerre vere si combattono con i titoli di Borsa a colpi di ENTER.

Ma il vero capolavoro fuori da ogni mappatura, portata wi-fi e geolocalizzazione ancora una volta Mann lo fa nell'indagine sui corpi. Corpi filmati, braccia, nuche ravvicinate, corpi bucati dalle pallottole, spostati dall'onda d'urto, bruciati dalle radiazioni, allenati in carcere, foracchiati dai coltelli, abbracciati, protetti dalle tute, sfregiati e bendati. Le fucilate sono sempre iperralistiche e assordanti, perché solo nei film di Mann si spara davvero, a lungo raggio, in fibrillazione dal movimento di corpi oltrepassati.

E poi è il corpo dello spettatore a tramare e vibrare: la lunga scena della fuga e della partenza da Hong Kong è un perfetto esempio di termodinamica applicata al cuore, un tripudio di esaltazione e commozione dell'occhio.


11 settembre

L'ultima visione prima della morte, il controcampo visivo di un simbolico ricongiungersi, Mann evoca il grattacielo

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER, e ancora il suo cinema è prepotentemente assoggettato agli ultimi sguardi.


Estasi (e) temporali

Ancora una volta vietato parlare di passato. Fondamentale il dialogo al fast food, non importa da dove vieni (lo stesso dialogo anche in Public Enemies (all'ippodromo) e in Miami Vice) importa solo dove stai andando ma soprattutto dove sei e il Cinema di Mann è Qui. E' ora. Scattante, lucido, tremendamente contemporaneo.


L'ignoto spazio profondo

In Miami Vice, a casa dello spacciatore Sonny (Colin Farrell) rivolge lo sguardo al mare con fuoco/fuori-fuoco, oltre la grande vetrata, Mann azzera il sonoro e ignora la narrazione dietro di sé, in Nemico Pubblico John Dillinger (Johnny Depp) inchioda lo sguardo verso un'ignota strada polverosa, interrompendo la narrazione, fottendosene dell'azione, in Blackhat Mann lo fa ancora, all'aeroporto Nick Hathaway oltrepassa i co-protagonisti e rivolge lo sguardo alla distesa interminabile di cemento della pista, altrove, fuori-orizzonte, ancora per l'ennesima volta Mann sbriciola il meccanismo narrativo e inchioda lo spettatore alla visione del suo cinema, sempre lo Stesso unico cinema: in una sola inquadratura.

4 risposte al commento
Ultima risposta 17/03/2015 17.07.16
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Scuderia2  @  15/03/2015 19:53:36
   7½ / 10
Qualcuno ci sa fare coi computer.
Qualcun altro con la macchina da presa.
Mann stupisce ancora con il suo grande mestiere,maestosa la sua mano,con nuove riprese dal basso verso l'alto e classiche sparatorie orizzontali,stavolta in un tunnel.
Bene il fu Thor,bene la cinese con un doppiaggio italiano molto sensuale,ma i veri protagonisti del film sono i centri urbani,marchio di fabbrica del regista.
Siano essi notturni o diurni, è sempre un piacere perdersi tra queste immagini,dove le spie luminose dei device si confondono coi neon delle città.
Storia più a buon mercato di quello che potrebbe lasciar credere un soggetto cyber-nautico,svolgimento degno,finale a credito.
Le materie prime fanno la differenza.

Betelgeuse  @  15/03/2015 11:16:41
   7 / 10
Film "minore" tra quelli del regista Michael Mann (Heat-la sfida, Collateral, Miami Vice...) ma comunque riuscito.

La storia (no spoiler):
Una centrale nucleare asiatica e il mercato borsistico americano sono oggetto di un attacco informatico.
Il codice impiegato per violare i due sistemi di sicurezza è identico.
Le autorità cinesi ed americane si vedono costrette a cooperare loro malgrado, e a richiedere l'aiuto dell'hacker Chris Hemsworth (Thor), per scoprire chi c'è dietro gli attacchi.

La storia segue il rapido svolgersi delle indagini.
Il meccanismo del film d'azione si innesca quando i cattivi capiscono di essere braccati.

Le due ore del film sono piacevolmente scivolate via.

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