Joe e Jerry, per sfuggire a dei gangster che li vogliono eliminare, entrano a far parte di un'orchestra tutta al femminile diventando Josephine e Daphne.
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VINCITORE DI 3 PREMI GOLDEN GLOBE: Miglior film commedia, Miglior attore in un film commedia o musicale (Jack Lemmon), Miglior attrice in un film commedia o musicale (Marilyn Monroe)
Billy Wilder è una roccaforte dell'arte che critichiamo; regia poliedrica capace di mettere in scena film vari e figli, contemporaneamente, di diversi umori e di molteplici facce. L'acme per Wilder, con tante probabilità, è raggiunto in modo praticamente definitivo con "A qualcuno piace caldo"; il titolo di questa pellicola, solo a nominarlo, serve a ricordarlo ulteriormente nella storia. A capeggiare la commedia di Billy Wilder una icona incontrastata del panorama del Cinema, parliamo della devastante Marilyn Monroe, immagine mai tramontata, fra stile e debordanze di una estetica che seppur in cerca di confronti non trova nemici e sfidanti.
"A qualcuno piace caldo" calca i massimi scenari del genere, ossia della commedia intelaiata in vicende assai comiche. Fisiologicamente la commedia non può mai ferire, nel senso sublime, il cuore di uno spettatore come un drammatico. Dunque la miglior commedia del mondo faticherebbe ad entrare nell'olimpo cinematografico, generalmente idealizzato nel nome della melodrammaticità, quindi gli apprezzamenti, seppur notevoli, non saranno mai quelli più alti e solenni. Ciò, comunque, non toglie i meriti a Wilder per un lavoro compatto che riesce a prendere sin dalla primissima battuta il proprio pubblico. Nonostante una durata non brevissima, "A qualcuno piace caldo" non mostra parti morte e figlio di un ritmo incalzante porta intrattenimento e risate. In effetti lo scopo della regia, nella circostanza, è quello di dilettare. L'operazione, nel senso più assoluto, è portata a termine, su questo c'è poco da fare e da dire. Funziona tutto nel disegno americano, la trama fondata sulla comicità ha persino il tempo di sganciarsi, almeno nelle concettualità del simbolo, in problemi sociali seriosi, come la mala. Certificata la forza propulsiva e spadroneggiante di una trama/sceneggiatura piangente di grandezza e baldoria, viene fuori ciò che rimane nel "per sempre". Resta per tutti i tempi Marilyn Monroe, prodigioso il suo ingresso in scena nella stazione dei treni. Il cast, formato anche da altri nomi importanti, e la lineare macchina da presa del regista, vanno a ingigantire in modo terminale le munifiche certezze di un film che ancora oggi risulta essere fonte di inesauribile spasso, fra classe e idee brillanti.