apocalypse now regia di Francis Ford Coppola USA 1979
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apocalypse now (1979)

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locandina del film APOCALYPSE NOW

Titolo Originale: APOCALYPSE NOW

RegiaFrancis Ford Coppola

InterpretiMarlon Brando, Robert Duvall, Martin Sheen, Frederic Forrest, Laurence Fishburne, Albert Hall, Sam Bottoms, Dennis Hopper, G. D. Spradlin, Harrison Ford, Jerry Ziesmer, Scott Glenn, James Keane, Kerry Rossall, Tom Mason, Cynthia Wood, Colleen Camp, Linda Carpenter, Aurore Clément, Jack Thibeau, Glenn Walken, Damien Leake, Marc Coppola, Bill Graham, Jerry Ross, Charles Robinson, Nick Nicholson, Don Gordon Bell, Evan A. Lottman, R. Lee Ermey, Jim Gaines, Vittorio Storaro, Francis Ford Coppola

Durata: h 2.27
NazionalitàUSA 1979
Genereguerra
Tratto dal libro "Cuore di tenebra" di Joseph Conrad
Al cinema nel Novembre 1979

•  Altri film di Francis Ford Coppola

Trama del film Apocalypse now

Kurtz, colonnello dell'esercito statunitense in Vietnam è uscito dai ranghi, ha sconfinato in Cambogia con i suoi uomini e ha costituito una sorta di impero personale dove combatte una sua feroce guerra privata. Al capitano Willard è affidata la missione di raggiungere Kurtz nel suo territorio e di eliminarlo. Sarà un viaggio terribile, punteggiato di insidie e, ancor più, avvelenato da molteplici orrori.

Film collegati a APOCALYPSE NOW

 •  APOCALYPSE NOW REDUX, 2001

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Voto Visitatori:   9,06 / 10 (276 voti)9,06Grafico
Voto Recensore:   10,00 / 10  10,00
Miglior fotografiaMiglior sonoro
VINCITORE DI 2 PREMI OSCAR:
Miglior fotografia, Miglior sonoro
Migliore regista straniero
VINCITORE DI 1 PREMIO DAVID DI DONATELLO:
Migliore regista straniero
Miglior regista (Francis Ford Coppola)Miglior attore non protagonista (Robert Duvall)Miglior colonna sonora (Carmine Coppola, Francis Ford Coppola)
VINCITORE DI 3 PREMI GOLDEN GLOBE:
Miglior regista (Francis Ford Coppola), Miglior attore non protagonista (Robert Duvall), Miglior colonna sonora (Carmine Coppola, Francis Ford Coppola)
Palma d'oro
VINCITORE DI 1 PREMIO AL FESTIVAL DI CANNES:
Palma d'oro
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Voti e commenti su Apocalypse now, 276 opinioni inserite

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stratoZ  @  31/07/2023 15:57:04
   10 / 10
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Opera totale, uno di quei film talmente superbi da andare oltre la normale concezione di cinema, di generi, di narrazione, "Apocalypse now" potrebbe essere considerato uno dei film di guerra più belli di sempre ma la sua straordinarietà è quella di riuscire ad andare oltre i già fondamentali messaggi antimilitaristi del genere - circoscritti comunque al periodo in cui è stato girato - e andare a scavare a fondo nell'animo umano tramite un viaggio febbrile e lisergico nel cuore di una giungla dominata dalle barbarie non più della guerra - intesa come conflitto tra nazioni - ma del caos, della mente e dal più nero animo umano.

Con "Apocalypse Now" siamo nel classico dei casi in cui dare un'interpretazione definitiva è impossibile, un film dai numerosi risvolti simbolici e dominato da una componente audiovisiva psicotropa che da un forte risalto più alle sensazioni personali che ai sottotesti che può fornire la trama.

Già l'attacco incredibile, con le immagini degli elicotteri militari in dissolvenza sui primi piani di Sheen e la canzone dei Doors - non c'è bisogno che dica quale - riesce a suggestionare e stupire, mette lo spettatore nell'umore decadente e crepuscolare giusto per un film del genere. Il capitano Willard è nella sua stanza in balia alla distruzione, dopo essere tornato dal Vietnam non si è più ripreso. Vengono dei funzionari dell'esercito, vi è una nuova missione, andare a porre fine al folle regime instaurato dal colonnello Kurtz e le sue truppe nel cuore del Vietnam, anzi è arrivato fino in Cambogia, va fermato.

E allora parte il viaggio, su una piccola imbarcazione Willard e altri quattro soldati hanno la missione di risalire il fiume e addentrarsi nei meandri della guerra per fermare Kurtz, il film nella sua lunga durata propone diverse tappe, molto significative per arrivare a descrivere la crescente follia che vige nella giungla del Vietnam.

A partire dalla prima spettacolare parte riguardante il colonnello Kilgore - interpretato da un Duvall in formissima e totalmente sopra le righe - in cui si mostra questo plotone di uomini specializzati negli attacchi aerei - che infatti si chiama "Death from above" - allo sbaraglio, il colonnello sembra aver perso il senno, la sua voglia di fare surf predomina sui doveri militari, mette a rischio la vita dei soldati, e inconsapevolmente anche la sua, per delle gare di surf, in questa parte il film mantiene un sottofondo satirico, divertente come effettivamente Kilgore accetti di dare una mano alla missione di Willard solo per la presenza di un noto surfista nella sua squadra e di come decida di attaccare il villaggio alla foce del fiume solo perché vi sono le onde migliori per fare surf. Un contrasto tra la guerra e la voglia di surf del colonnello a primo impatto può anche far fare diverse risate allo spettatore, in realtà qui l'opera mostra come il potere abbia dato alla testa al colonnello, come la morte sia entrata talmente tanto nella quotidianità che tra un bombardamento al villaggio e l'altro si fa una garetta di surf, di come la vita degli abitanti del villaggio, ma anche dei soldati, conti zero in un contesto simile.
Ovviamente in tutto questo c'è la famosissima sequenza dell'attacco aereo con la cavalcata delle Valchirie, momento di altissimo cinema, una sequenza non solo tecnicamente superba ma concettualmente fortissima, con una spettacolarizzazione della violenza atta a sottolineare come la morte e lo sterminio dei villaggi siano diventati un momento di divertimento, alla stregua di un gioco per il colonnello e i suoi uomini.

Risalendo il fiume la squadra di uomini si imbatte in altri accampamenti, più si addentrano nella giungla più trovano dei plotoni sempre più lasciati al loro destino, buona parte di essi senza un ufficiale in comando in cui vige l'anarchia e i soldati sembrano aver perso la motivazione - ammesso che l'abbiano mai avuta - per cui si trovano in quel luogo a fare quelle barbarie, con questo progressivo andamento che passa dalla tappa in cui vedono l'esibizione di Miss maggio - in un momento di rifocillamento per dei soldati al limite della sopportazione in cui emergono molti istinti feroci e pulsanti - fino ad arrivare al ponte al confine con la Cambogia, che mostra una inutile continua ricostruzione e ridemolizione nel corso dei giorni che passano - quasi a sottolineare non solo quanto sia effimera la guerra in questione quanto anche come non vi sia una reale alternativa a far altro che ricostruire un ponte che sai già il giorno dopo verrà abbattuto -
Il film nel corso di questi passaggi cambia anche stilisticamente, passa dalla triste satira della sdrammatizzazione della guerra del colonnello Kilgore fino ad arrivare al caos riflessivo delle successive tappe, riducendo a zero lo humor e concedendo allo spettatore momenti in cui vi è una presa di consapevolezza.

La parte più dialogata del film, quella alla base francese, è adibita a sottolineare tramite i dialoghi tra francesi e americani quella critica al colonialismo della distruzione, in realtà condannandolo tutto, anche quello dalla parte dei francesi che hanno importanto e snaturato il territorio e sottolineando l'inutilità dell'intervento americano in Vietnam, questa parte forse è quella più aderente al macrocosmo Vietnam, o meglio, una delle poche che gli si dedica direttamente a differenza delle altre molto più antropologiche.

E infine si arriva da Kurtz, il tiranno rinchiuso nel suo templio, ormai diventato un mito, una leggenda agli occhi dei suoi seguaci, questa parte finale è un concentrato di dialoghi e incontri tra Kurtz e Willard, in cui viene approfondita la questione e si cerca di intuire i motivi alla base delle azioni di Kurtz. Più volte vi sono riferimenti agli angoli più neri dell'animo umano, Kurtz ormai in guerra da parecchio tempo appare stremato psicologicamente da tutti gli orrori visti, il suo animo nero ha ribaltato la concezione di bene e male, arrivando a stimare uomini capaci delle peggiori violenze perché abbastanza forti da commetterle. In questa parte finale praticamente viene ancora di più a galla come l'uomo libero da convezioni e sovrastrutture sociali riesca a scendere in uno stato selvaggio cattivo e violento, un cuore nero come la pece a cui le leggi della natura per motivi evoluzionistici l'hanno costretto a cambiare sempre in peggio per riuscire a sopravvivere.

Questi sono i significati che mi ha trasmesso Apocalypse Now, personalmente.

Parlando di questo film è impossibile non parlare della fotografia stratosferica di Storaro, basata principalmente su tre colori: verde, arancione e nero. Nelle scene diurne il verde degli alberi, della foresta e del fiume viene contrastato dall'arancione non solo del sole quanto anche del fuoco e del napalm a simboleggiare la distruzione dell'habitat stesso. Arancione e nero predominano le scene crepuscolari, vi è un lavoro eccezionale, non si contano le sequenze in cui Storaro ci regala dei chiaroscuri caravaggeschi incredibili, e il bello è che si sposa tutto con le tematiche del film, questi chiariscuri creano un contrasto fortissimo tra luce e ombra, o meglio tra luce e tenebra, in costante conflitto anche se la tenebra sembra sempre di più prendere il sopravvento. Incredibile come la fotografia riesca ad essere suggestiva e lisergica allo stesso tempo, accompagnando il lungo viaggio nel fiume tra follie e barbarie quasi come un trip febbrile all'inferno, con l'ausilio di una colonna sonora ridotta al minimo ma comunque dalle forti componenti psichedeliche.

Un film che stimola i sensi, un film che stimola il pensiero, un film che ti porta nelle profondità più buie dell'animo umano, un capolavoro assoluto.

Boromir  @  15/01/2023 23:22:52
   10 / 10
La perfezione dell'incubo. Ieri come oggi, l'opera omnia di Francis Ford Coppola, Apocalypse Now (titolo definitivo di The Psychedelic Soldier della prima versione della sceneggiatura di Milius), è rimasta il film che probabilmente meglio rappresenta cosa fu la guerra del Vietnam. Un capolavoro epico e spettacolare, che intende la guerra come riflessione dirompente sul trauma spinto al confine tra bene e male in una giungla dove regnano lordura, droga e psicosi cotta dal napalm. Coppola imprime sulla pellicola tutto questo girando direttamente nei luoghi in cui si sono svolti i fatti (la catastrofica realizzazione del film, drammatica quanto le vicende narrate, è la più herzoghiana ed estrema dimostrazione d'amore e dedizione di un cineasta per la sua opera), attua una rievocazione del fronte di impressionante realismo, gioca con i primi piani stravolti e le panoramiche mozzafiato più ammalianti.
A questo proposito è necessario menzionare la fotografia curata da Vittorio Storaro, sgranata e in grado davvero di immergerci con precisione chirurgica nella vicenda; altrettanto inventivo l'impiego della colonna sonora, dal leggendario inserimento delle Valchirie di Wagner nella scena più celebre del film, per arrivare infine a The End dei Doors, usata come innesco per il potentissimo prologo con Willard in preda agli incubi in una stanza d'albergo a Saigon. Dopo due ore in cui abbiamo fatto la conoscenza dei personaggi più assurdi (su tutti il fanatico colonnello della Cavalleria dell'aria Kilgore, interpretato da Robert Duvall, che adora l'odore del napalm al mattino e lo elogia come profumo "di vittoria"), la folle allegoria diviene saggio filosofico sulla devianza con l'entrata in scena del colonnello Kurtz (Marlon Brando sovrappeso e avvolto da chiaro-scuri caravaggeschi), forse l'unico personaggio che paradossalmente è rimasto davvero lucido a contatto con l'orrore bellico. Nel dominio di Kurtz in Cambogia, spettatore e personaggi assistono a un macabro show di cadaveri e malaria che sfocia in un febbricitante finale, tutt'altro che catartico.
Le infinite riedizioni curate da Coppola negli anni sono superflue e poco aggiungono all'opera, a testimonianza di quanto Apocalypse Now non perda in ogni caso di potenza nel cesellare immagini fiammeggianti e indelebili, che ne fanno l'esperienza più elevata che l'arte cinematografica possa regalare.

Samusgravato  @  02/10/2022 01:04:36
   9 / 10
L'odore del napalm, il Vietnam, l'odore acre del sangue e della morte, l'orrore della guerra, i doors, Wagner, gli elicotteri che sovrastano la giungla e poi c'é lui:il colonnello Kurtz, personaggio che se inizialmente viene presentato allo spettatore come negativo e malvagio durante il film fará pensare che forse forse alla fine i veri assassini sono altri...
Tutti questi elementi vengono condensati da un bravissimo Coppola alla regia, che non solo regala un capolavoro dal lato tecnico con una regia ispirata, una colonna sonora che fa entrare lo spettatore nell'incubo del Vietnam e una fotografia psichedelica come il viaggio di Willard nella giungla den Vietnam, una discesa negli inferi che ricorda il viaggio intrapreso da Dante nella divina commedia.
Coppola mostra e denuncia senza troppi fronzoli l'orrore di una guerra inutile fatta solo per sfamare le grandi industrie belliche e per mandare ragazzi appena maggiorenni al fronte come carne da cannone, non limitandosi a mostrare l'insansatezza della guerra ma anche entrando nella psiche dei soldati ormai devastati dalla guerra portandoci dentro ad un viaggio psichedelico dove lentamente pezzo per pezzo entreremo nella mente orami devastata del capitano Willard che sta compiendo una missione che nemmeno lui capisce, ovvero assassinare il colonnello Kurtz, un disertore che si é costruito un suo regno nella giungla insieme ad alcuni suoi "discepoli".
Il regista vuole portarci a riflettere solo su una cosa:chi é il vero cattivo?
Il capitano Willard dovrebbe rappresentare la razionalità e il rispetto delle regole, mentre Kurtz dovrebbe rappresentare l'irrazionalitá e la violazione delle regole, per questo almeno all'inizio Willard dovrebbe rappresentare il bene e Kurtz invece il male, tuttavia presto i ruoli cambiano, e senza esprimere giudizi definitivi non si può non domandarsi chi é veramente il cattivo, non si può non domandarsi se Kurtz alla fine ha le sue regioni e se in realtá il cattivo é Willard che senza porsi domande sta eseguendo l'ordine di uccidere un uomo ormai provato dalle atrocitá della guerra e dalle immagini orribili che i suoi occhi hanno visto, che forse Kurtz nella sua diserzione sta commettendo un atto di eroismo mentre invece Willard sta commettendo un omicidio, rimanendo sempre con la solita domanda:chi sono i cattivi? Chi sono i buoni?.
Un viaggio infernale e psichedelico nella follia della guerra e nella psiche umana, da vedere assolutamente

zerimor  @  18/09/2021 17:44:20
   7½ / 10
Ne riconosco i grandi pregi lato tecnico (regia, fotografia e colonna sonora sugli scudi) ma "Apocalypse Now" non mi ha entusiasmato molto. Non amo particolarmente il genere "guerra", eppure "Full Metal Jacket" mi aveva coinvolto e conquistato. Del presente film invece, ciò che davvero mi ha colpito e tenuto incollato allo schermo è stata l'ultima mezzora ca. Nello specifico il personaggio del colonnello Kurtz e i suoi discorsi/monologhi.
Per il resto, alla luce della sua lunga durata, mi è parsa un'opera un po' "frettolosa" in alcuni passaggi.
Buon film, ma è difficile che io lo riveda ancora. Puro gusto personale.
Magari in futuro prenderò in considerazione l'idea di guardare la versione Redux.

Karlo1200S  @  18/04/2020 13:34:01
   10 / 10
capolavoro assoluto

VincVega  @  14/10/2019 18:20:02
   9 / 10
The End. La Cavalcata delle Valchirie. Kilgore, il surf e il Napalm. Kurtz. L'orrore. The End. Lo schifo della guerra e la follia dell'uomo. Capolavoro.

jek93  @  05/03/2019 18:43:23
   9 / 10
Film che rasenta la perfezione (peccato per qualche sbafo nella sceneggiatura) e giustamente viene considerato uno dei migliori della storia del cinema.

kafka62  @  27/02/2018 14:40:58
   10 / 10
"Che dramma eterogeneo! – Oh, sta sicuro / non sarà dimenticato! Col suo Fantasma inseguito più che per sempre, / da una folla che non lo afferra, / attraverso un cerchio che sempre ritorna / allo stesso e identico posto, / e molta Follia e ancora più Peccato / ed Orrore l'anima dell'intreccio." (E. A. Poe: "Ligeia")

La prima immagine di "Apocalypse now" è quella, immobile e indifferente, di una rigogliosa foresta tropicale. Il paesaggio sembra da cartolina turistica, ma gradualmente, per piccole ed impercettibili sfumature, esso cambia completamente aspetto: sagome di elicotteri passano davanti all'obiettivo come inquietanti uccelli notturni, fumogeni colorati offuscano la vista, le dolenti note dei Doors si levano a coprire il rumore delle pale turbinanti. Quando la voce di Jim Morrison pronuncia la fatidica strofa "This is the end", la palme, quasi obbedissero a una misteriosa parola d'ordine, si incendiano di colpo tutte insieme e le fiamme, simili a silenziosi fuochi d'artificio, riempiono in breve tempo l'intera inquadratura. La potenza e la bellezza di questo incipit dovrebbero dare motivo di riflessione, e finanche far mutare opinione, a coloro che sono convinti di denunciare la disumanizzante brutalità della guerra semplicemente mostrando immagini di bombe e distruzioni: perché esse evocano sì la morte, la devastazione e l'orrore, ma suscitano anche, inconsciamente (almeno fino a che si mantiene una certa distanza emotiva), un indescrivibile sentimento di fascino. Certo, di fronte a certi documentari sulla guerra nella ex Yugoslavia o in Iraq si ha l'orripilante sensazione di assistere a una rappresentazione dell'inferno in terra, ma se e quando Greenaway deciderà di girare il suo "Inferno di Dante" in 70 mm. capiremo senza più ombra di dubbio come le bolge degli inferi siano molto più seducenti (almeno dal punto di vista cinematografico) delle angeliche sfere celesti. Senza bisogno di riesumare Marinetti, non si può non convenire con la teoria che tutti i film di guerra sono, indipendentemente dal messaggio che si vuole lanciare, involontarie esaltazioni della guerra. Basti pensare alla spettacolare sequenza della "Cavalcata delle Walchirie", così straordinaria e trascinante, fantasmagorica e rutilante, da farci quasi del tutto dimenticare la strage di vietnamiti che esso provoca. E' su questa ambiguità estetica – l'orrore come oggetto di piacere, il napalm come effetto speciale – che si regge il film di guerra in genere, e quello di Coppola – fondato oltretutto, come vedremo più avanti, su una iperspettacolarizzazione del reale – in specie. Come ha detto lo sceneggiatore Milius in un'intervista, «quando lo si è iniziato, Apocalypse Now… era un film sulla guerra come manifestazione assolutamente naturale per l'uomo… E' un soggetto affascinante. Chiunque abbia studiato la condizione umana è affascinato dalla guerra. Come diceva Patton: "Qualsiasi impresa umana appare senza dubbio insignificante al confronto della guerra". E' incredibile questo slancio verso l'autodistruzione, quasi come un godimento sessuale. Forse sta a significare la straordinaria liberazione di energia, ma al medesimo tempo anche la sua totale inutilità, la sua totale assurdità».
Dalla rappresentazione della guerra come orrore alla sua figurazione come follia il passo è breve. La follia è infatti la seconda, fondamentale costante tematica di "Apocalypse Now". Non si tratta della follia ghignante e beffarda dei personaggi del "Dottor Stranamore", e neppure di una insania moralisticamente intesa come devianza dalle leggi umane e sociali, bensì di una sorta di alterazione psichica e comportamentale dell'uomo-soldato costretto a una troppo lunga ed intensa esposizione all'orrore: l'orrore come droga, insomma, e la follia come tossicodipendenza. Non c'è quindi, a mio avviso, nelle sequenze più alienate e assurde di "Apocalypse Now" un vero e proprio giudizio etico su chi dirige la guerra e chi la combatte, così come a tutta prima un simile giudizio non può emergere alla vista del "Trittico delle delizie" di Bosch, per fare solo un esempio non casuale. Esemplare è la scena in cui facciamo per la prima volta la conoscenza del colonnello Kilgore. Nel villaggio appena conquistato dai suoi uomini la confusione è totale: soldati che si muovono in tutte le direzioni, civili vietnamiti che si cerca di evacuare, elicotteri che atterrano in continuazione e mezzi da sbarco che emergono dalle acque del fiume come mostri antidiluviani, grida di moribondi e rumori assordanti di eliche; c'è persino una pretenziosa troupe televisiva venuta fuori da chissà dove (si intuisce qui l'intenzione di Coppola di prendere in giro gli pseudo-documentari di guerra e la loro stolida pretesa di autenticità); al culmine della sequenza, in un'atmosfera da neo-Medioevo, un enorme bue viene sollevato in aria da un elicottero, mentre nelle vicinanze un gruppo di soldati recita stancamente il "Padre Nostro". Oltre che un montaggio e un sonoro da antologia, la scena mette in risalto l'assoluta insensatezza, la perfetta gratuità della guerra, ma non nel senso che a questi termini potrebbe dare una propaganda pacifista, bensì in quello di istintualità primordiale, di energia primigenia e perciò quasi di necessità biologica per l'uomo di combattere. In fondo il personaggio di Kilgore, per lo sconsiderato sprezzo del pericolo, per il fanatismo che lo porta ad attaccare un villaggio vietcong al solo scopo di poter fare il surf nelle acque della zona (sua è la battuta migliore del film: "Charlie non fa il surf!"), per la nostalgia dell'"odore di vittoria" del napalm, per la malinconica consapevolezza che "prima o poi questa guerra finirà", prefigura già il colonnello Kurtz, anzi egli è un Kurtz in potenza.
Dopo Kilgore, Coppola aggiunge altri anelli alla lunga catena della follia: lo show delle conigliette di Playboy alla base di Hau Phat, che si conclude anzitempo con un precipitoso fuggi fuggi delle discinte ragazze di fronte all'assalto dei militari eccitati, l'avamposto di Do Lung, in cui i marines superstiti ricostruiscono ogni giorno il ponte col solo risultato di vederselo distruggere la notte successiva dalle bombe dei vietcong. Man mano che va avanti, il film fa tabula rasa di ogni schema logico, costringendo lo spettatore ad entrare in una no man's land di intangibile irrealtà, in cui la razionalità è bandita, la guerra diventa fine a se stessa e in un certo senso viene astrattizzata, metafisicizzata, depurata da qualsiasi motivazione contingente: è con queste premesse che, dopo ben un'ora e mezza di film, viene introdotto il personaggio di William Kurtz.

"L'uomo è una corda tesa tra l'animale e il Superuomo, una corda sopra un precipizio… egli è un transito e una catastrofe" (F. Nietzsche: "Così parlò Zarathustra")

Con l'entrata in scena di Kurtz, l'ambiguità da estetica diventa, per così dire, interna al film. Di "Apocalypse Now" Kurtz è infatti, al medesimo tempo, l'angelo sterminatore e l'agnello sacrificale, la luce e la tenebra, la saggezza e la follia, la grandezza e il punto di rottura. Per di più, mentre il suo titanismo di stampo nietzschiano degenera fatalmente nella fanatica idolatria della tribù che lo venera come un dio vivente, la sua sfrenata vitalità cela dentro di sé un inconscio desiderio di autodistruzione e di morte. Se da una parte tornano alla memoria film come "L'uomo dei sette capestri" e "L'uomo che volle farsi re" (entrambi di Huston, ma nel primo c'è non a caso lo zampino di Milius come sceneggiatore), per il fatto che in entrambi il protagonista si ritrova a vivere in una cultura primitiva in cui diventa una leggenda o un dio, è però con l'originale conradiano che il Kurtz di Coppola deve fare i conti. In "Cuore di tenebra", Kurtz è colui che ha avuto il coraggio di cedere alla fascinazione degli istinti primitivi, alle forze tenebrose dell'irrazionale, simboleggiate dalla selvaggia natura africana: "Penso che gli debba aver sussurrato certe cose sul suo conto delle quali mai aveva avuto il sospetto, cose di cui non aveva idea alcuna prima di prender consiglio da quella immensa solitudine – e quel sussurro aveva esercitato su di lui un fascino irresistibile. Gli aveva svegliato dentro degli echi fragorosi, perché egli era vuoto nell'intimo…". Analogamente, in "Apocalypse Now" Kurtz ha compiuto il gesto proibito, ha guardato cioè negli occhi l'orrore puro e senza limiti, riconoscendovi la propria metà oscura e consegnandosi interamente alla sua barbarica seduzione: "L'orrore ha un volto e bisogna farsi amico l'orrore. Orrore, terrore morale, sono tuoi amici, ma, se non lo sono, sono nemici da temere". L'amoralità della guerra di Kurtz ("Bisogna avere uomini con un senso morale e che allo stesso tempo siano capaci di utilizzare il loro primordiale istinto di uccidere, senza emozioni, senza passione, senza discernimento") fa emergere, per contrasto, la falsità degli stati maggiori dell'esercito, l'ipocrisia insita nelle guerre sante condotte in nome di valori come giustizia, libertà, democrazia e progresso. Kurtz non è meno assassino dei generali che ordinano di radere al suolo un villaggio nemico, le teste mozzate che ornano il villaggio e i cadaveri penzolanti sul fiume non destano più indignazione dei vietcong uccisi dal napalm: la differenza è che Kurtz ha deciso di gettare via la maschera e adesso, liberatosi di tutti gli alibi morali (quei "buoni istinti" di cui parla, parafrasando Lincoln, il generale Corman a Nha Trang), combatte senza più fingimenti di sorta. Il nemico deve essere sterminato, lui lo sa, e a suo modo, andando fino in fondo, uccidendo e massacrando senza pietà, egli si comporta da guerriero.
Coppola si è sforzato di vedere in Kurtz soprattutto l'altra faccia dell'America, quella marcia ed abietta, che si è perduta andando troppo lontano nel territorio dell'orrore amorale. Uccidendolo, è come se egli avesse voluto esorcizzare definitivamente questo demone oscuro, in un rituale di purificazione in grado di preparare, in conformità alla ben nota vocazione pedagogica e moralizzatrice del regista, l'avvento di una nuova era. Per fortuna, il film va ben oltre le intenzioni dell'autore. Innanzitutto, è vero che Kurtz è un personaggio fondamentalmente archetipico. La stessa magnetica recitazione di Brando, mirante a circonfondere Kurtz di un'aura di enigmatica epicità, ce ne dà una conferma, non diversamente dalla fotografia di Storaro, la quale non ci mostra mai la figura di Kurtz illuminata per intero, bensì la fa emergere solo parzialmente dal buio in cui è avvolta, grazie a un eccezionale gioco di luci e di chiaroscuri. Kurtz è ambiguo, ineffabile, irrapresentabile (l'ultima sua fotografia di cui Willard riesce a entrare in possesso ce lo mostra come un'imponente macchia scura), perché egli non è altro che un'idea, un simbolo, una immagine traslata. Scendendo più in profondità, appare chiaro che Kurtz altri non è se non l'alter ego, il doppio metaforico di Willard. Questa identità è preannunciata già nel monologo iniziale ("Non c'è modo di raccontare la mia storia senza raccontare la sua, e se la sua storia è in realtà una confessione, allora lo è anche la mia"), è confermata da analogie non fortuite (entrambi, ad esempio, affermano in circostanze diverse di odiare le menzogne più di ogni altra cosa), ma soprattutto è costruita attraverso un graduale processo di identificazione, che porta Willard a comprendere sempre più le ragioni della ribellione di Kurtz man mano che le pagine del rapporto segreto vengono interpretate alla luce delle emblematiche esperienze del viaggio. Così, quando Willard uccide la ragazza ferita sul sampang per non provocare ulteriori ritardi alla missione, egli agisce come Kurtz, egli è già Kurtz. Ciò che, nella scena fatidica dell'incontro con il colonnello, atterrisce e sgomenta Willard non è perciò l'improvvisa presa di coscienza dell'esistenza di una scissione interiore (come avveniva, ad esempio, a Pietro il Rosso nella kafkiana "Relazione per una Accademia"), bensì la scoperta di un'intima rispondenza, di una impalpabile affinità con la parte più selvaggia e istintiva dell'io.
E' per questo che la dibattuta questione sui due finali non è così oziosa come a molti critici è parso. A mio avviso l'unico finale legittimo è quello che, presentato al Festival di Cannes, sembra riproporre in chiave rovesciata il mito di Parsifal e di Amfortas. Willard esaudisce il desiderio di Kurtz di essere "liberato dal dolore" – quella volontà di morte cui si è già accennato più sopra e che rappresenta la prometeica sconfitta esistenziale di Kurtz – e, uccidendolo, prende il suo posto. Il Male trionfa perché, in un mondo di orrore e di follia, esso è l'unica verità, e non c'è nessun termine positivo che possa opporvisi (non lo è certo Willard, cinico, disilluso e privo di valori, e quindi anti-eroe per eccellenza). Il significato rituale insito nella sequenza dell'uccisione di Kurtz (la quale, per il volto tatuato di Willard che emerge dal fango come un nuovo, terribile Golem, per la geniale funzione contrappuntistica assegnata alla visionaria musica dei Doors e per il montaggio parallelo – e simbolico – della morte di Kurtz con il sacrificio del bue sacro, è forse la più bella dell'intero film) rafforza ulteriormente la convinzione che questo, e non altri, è l'autentico finale di "Apocalypse Now". E' come se assistessimo, in fondo, a uno di quei riti raccontati da Frazer ne "Il ramo d'oro", il saggio sulla magia e sulle religioni che non a caso è uno dei libri inquadrati brevemente dalla macchina da presa nell'antro di Kurtz (e proprio in un suo capitolo, "L'uccisione del re divino", vi sono esempi di avvicendamento al potere che mostrano sorprendenti analogie con "Apocalypse Now"). Senza tener conto di queste considerazioni, Coppola ha optato invece, nella versione definitiva (circolata anche in Italia), per un altro finale: dopo aver ucciso Kurtz, Willard prende per mano Lance (psichicamente regredito a uno stadio infantile e per questo assimilato fin da subito nella primitiva tribù del colonnello), risale sulla barca e ritorna alla realtà, dopo aver ordinato via radio di bombardare il villaggio. Secondo la migliore tradizione hollywoodiana, Coppola sceglie, ottimisticamente, di ricomporre l'ordine smarrito e di far vincere il Bene (persino un Bene ormai privo di valore), anche a costo di introdurre più di una nota dissonante nell'architettura del film.


"C'era là dentro un fiume, un fiume enorme, che somigliava straordinariamente, sulla carta, a un immenso serpente, con la testa nel mare, il corpo riposato, disteso in una curva lontanante entro una vastissima regione, la coda sperduta nelle profondità del continente… Il serpente mi aveva affascinato" (J. Conrad: "Cuore di tenebra")

Il viaggio lungo il fiume Nung si carica altresì di valenze spiccatamente metacinematografiche, assorbendo dall'immaginario del cinema di viaggio (e di avventura) una notevole quantità di elementi mitici. L'iniziazione dell'eroe a una missione pericolosa, il confronto con un ambiente ostile, i cimenti intermedi che mettono alla prova la forza dell'eroe, lo scontro finale, sono tipici topoi narrativi che fanno di "Apocalypse Now" una sorta di moderna Odissea. Da questo punto di vista, il film di Coppola non fa altro che sfruttare la straordinaria (e universalmente riconosciuta) forza mitopoietica del cinema americano classico. Il suo procedere (inevitabile, trattandosi di un viaggio in celluloide) per semplice accumulo di particolari e di episodi distinti, in vista dello scioglimento finale, può far apparire "Apocalypse Now" come un film privo di un personale e coerente sviluppo narrativo. In realtà, a ben vedere, ogni episodio, sebbene appaia slegato da tutti gli altri, è inscritto in una progressione rigorosa e ineluttabile (un vero e proprio itinerario maieutico) verso la fatidica presa di coscienza di Willard. Che si tratti di tanti tasselli indissolubilmente connessi tra loro lo dimostra sufficientemente bene la voce fuori campo, che assegna ad ognuno di essi un significato emblematico che rimanda allusivamente a Kurtz. Così, dopo l'episodio di Kilgore, Willard commenta: "Se quello era il modo con cui Kilgore faceva la guerra, cominciai a chiedermi che cosa avessero contro Kurtz. Non era soltanto follia e assassinio, di questo ce n'era per accontentare tutti"; dopo essere stati messi in fuga nella foresta da una tigre: "Mai lasciare la barca, maledettamente giusto, a meno che tu non sia pronto per arrivare fino in fondo. Kurtz aveva lasciato la barca, aveva tagliato i ponti con tutti i programmi del *****… Più leggevo e cominciavo a capire, più lo ammiravo"; e al termine dello scontro a fuoco con il sampang vietnamita: "Era un modo particolare che avevamo di vivere con noi stessi. Li facevamo a brandelli con una mitragliatrice e poi gli davamo un cerotto… Ora sentivo di sapere una o due cose su Kurtz che non erano nel suo dossier". Sotto questo specifico angolo visuale, la sceneggiatura di Milius e Coppola, lungi dall'essere una sceneggiatura "di genere", risulta assai più organica e calibrata di quanto possa apparire a un primo approccio.
Il Vietnam offre a Coppola anche l'occasione di rispolverare alcuni luoghi comuni giovanili degli anni sessanta: il rock e la droga, ad esempio, Jim Morrison e l'LSD. Proprio l'importanza data nel film alla droga mi porta a parlare del viaggio di Willard verso Kurtz come di un lungo e frastornante trip. Le prime parole di Willard a Saigon ("Ogni volta penso che mi risveglierò di nuovo nella giungla. Quando ero a casa, dopo il mio primo viaggio, era anche peggio, mi svegliavo e c'era il vuoto… Quando ero qui, volevo essere là; quando ero là, non potevo pensare ad altro che a tornare nella giungla") rimandano proprio allo stato di dipendenza, di assuefazione, che le sostanze stupefacenti provocano in chi si droga. Marijuana e LSD circolano del resto normalmente tra l'equipaggio della piccola imbarcazione, Lance incomincia a dare segni di squilibrio mentale dopo essersi fatto "l'ultima punta di acido", e completamente "fatti" sono anche i soldati dell'avamposto di Do Lung, che combattono in un paesaggio spettrale con la musica di Jimi Hendrix in sottofondo. Lo stesso stile del film è tipicamente allucinatorio, visionario e psichedelico: i soldati fanno il surf sul fiume sotto i bombardamenti, le postazioni militari sorgono davanti agli occhi di Willard come rutilanti scenografie felliniane, fumogeni rosa e arancioni invadono l'aria non meno fittamente della nebbia tropicale, resti di elicotteri e aeroplani penzolano assurdamente dagli alberi. E' evidente che, a dispetto del dato realistico di partenza, "Apocalypse Now" non è un film-documentario o un esempio di cinema fenomenologico, ma è un film volutamente artificiale, a tratti anche operistico, senza alcun dubbio surreale. Anzi, con una azzeccata espressione dell'autore, "Apocalypse Now" può essere definito a buon diritto come "il primo film surrealista da trenta milioni di dollari".
Se il viaggio di "Apocalypse Now" è una metafora della droga, esso è altresì un ottimo pretesto per attraversare i generi cinematografici più svariati. Il colonnello Kilgore e i suoi uomini ("La Nona era una vecchia divisione di cavalleria che aveva barattato i cavalli con gli elicotteri per scorrazzare attraverso tutto il Vietnam in cerca di guai") sono ad esempio una geniale variazione sul tema del film western: col suo cappello da ufficiale nordista, Kilgore sembra proprio una imitazione di John Wayne, e non a caso è un trombettiere stile Fort Apache a dare la carica agli elicotteri. La stordente esibizione delle playmates, sotto la luce violenta di abbacinanti riflettori, fa invece venire in mente il musical, mentre l'incontro con la tigre nella foresta ripercorre gli stilemi tipici dell'avventura salgariana. Coppola rivisita questi generi decodificandoli alla luce di una personalissima concezione del cinema (e della guerra, naturalmente) come spettacolo tout court. Il Vietnam è visto ora come un circo (la base militare parata a festa per l'arrivo delle conigliette, i generali americani paragonati a "un gruppo di clown con quattro stelle") ora come Disneyland (il fiammeggiante ponte di Do Lung, di fronte al quale l'estasiato Lance esclama: "E' meraviglioso!"), sempre e comunque come luogo dello spettacolo per eccellenza. In questo senso, l'immagine ingrandita dell'occhio (la quale ritorna più volte nel corso del film) riassume appropriatamente il ruolo rivestito dallo spettatore coppoliano, che trova nella fantasmagorica messa in scena del conflitto vietnamita il luogo privilegiato della visione cinematografica.


"Detesto tutto ciò che è provvisorio… è la fine di tutto, è la fine del film" (F. Truffaut)

Giunto nel macabro regno di Kurtz, dopo aver attraversato tutto l'immaginario del cinema americano (e hollywoodiano), Coppola approda, con un mutamento linguistico ed espressivo sorprendente, al cinema d'autore europeo. Lo stile, che prima era fragoroso e superficiale, dominato dall'uso del dolly e da un montaggio incalzante, si fa ora lento, elaborato e profondo. Mentre è possibile apprezzare una cura nettamente maggiore nella composizione delle inquadrature (ad esempio, la presenza di più piani all'interno del quadro), la fotografia (che durante il viaggio sul fiume rifuggiva da qualsiasi orpello effettistico e puntava al più a tradurre sul piano figurativo il contrasto tra due civiltà, tra la luce naturale del Vietnam e le lampade e i gruppi elettrogeni degli americani, come nelle fondamentali sequenze dello show notturno e del ponte di Do Lung) fa sfoggio di raffinatissime invenzioni visive, come quelle strisce di luce che fendono l'oscurità in cui è acquattato Kurtz e che danno alla sua casa un senso di claustrofobia e di disfacimento fisico e morale. Se prima i rimandi erano soprattutto cinematografici (l'Altman di "Mash", lo Huston de "L'uomo dei sette capestri", il Milius di "Un mercoledì da leoni"), adesso i riferimenti culturali si fanno più pesanti ed esibiti, al punto che Coppola si diverte a mettere in piedi un vero e proprio gioco enigmistico per cinefili esperti. Il punto di riferimento imprescindibile è ovviamente, come si è già visto, il "Cuore di tenebra" di Conrad, rivisitato peraltro molto liberamente dagli autori. Da Conrad, attraverso la citazione posta in esergo alla poesia "Gli uomini vuoti" ("Mistah Kurtz – lui morto"), si passa ad Eliot, i cui versi Kurtz declama nella sua ascetica solitudine. Da Eliot, tramite un allusivo richiamo nei versi finali de "La terra desolata", si salta infine alla Weston, autrice di "From ritual to romance". Questo libro e il già citato "Ramo d'oro" di Frazer, sono accomunati in una lenta panoramica che, un po' come avveniva ne "La camera verde" di François Truffaut, rivela in maniera esplicita i debiti culturali di "Apocalypse Now" nei confronti dell'arte europea. Vi sono infine innumerevoli altre fonti non accreditate, dalla Bibbia (il libro dell'Apocalisse in particolare) alla Divina Commedia di Dante, da Nietzsche a Sofocle, da Eschenbach a Freud, che fanno di "Apocalypse Now" un complicato coacervo che riassume al suo interno le influenze letterarie e filosofiche più disparate.
Quando "Apocalypse Now" entra in una dimensione dichiaratamente intellettuale, filosofica e metafisica, il film rischia seriamente di sgonfiarsi. La retorica e il kitsch, profusi in abbondanza sotto forma di citazioni colte e di dialoghi elevati, stentano infatti a reggere il passo con il fascino potente delle immagini, anche se, considerate le difficoltà intrinseche (si trattava di dare a un personaggio mitizzato a dismisura, e nei confronti del quale si erano create aspettative gigantesche, uno spessore psicologico adeguato), Coppola e Milius escono tutto sommato bene dalla prova, magari ricorrendo con astuto opportunismo ai versi di Eliot come a un'ancora di salvezza. Quello che a Coppola riesce in pieno è comunque l'intento di dare, con "Apocalypse Now", corpo ed espressione a un'originale e innovativa concezione del cinema. Grazie a un montaggio reso possibile da sofisticatissime apparecchiature elettroniche (c'è stato perfino chi ha paragonato lo studio di missaggio del suono del regista a un set di "Guerre stellari"), Coppola ha potuto ad esempio sbizzarrirsi in effetti speciali di vario tipo, in sovrimpressioni doppie e triple, in dissolvenze incrociate mai viste prima. La sequenza iniziale, in cui le immagini della foresta in fiamme e degli elicotteri scorrono sopra al volto di Willard ripreso perpendicolarmente dall'alto, è un capolavoro nel capolavoro, e dimostra, se ancora ce ne fosse bisogno, come si è ancora molto lontani dall'aver raggiunto i limiti estremi della rappresentazione cinematografica. Non è del tutto azzardato pensare che, ad un certo punto delle riprese, Coppola si sia immedesimato totalmente in Kurtz, che, come in un film gotico di altri tempi, il creatore si sia letteralmente sovrapposto al suo personaggio, tanto la megalomania del primo assomiglia al blasfemo titanismo del secondo. Il destino dei due in fondo non mi sembra molto dissimile: come Kurtz è trucidato da Willard in nome dei sacri principi dell'american way of life, così Coppola viene punito dal mondo del cinema per il suo sogno di onnipotenza (l'ambizione di fare, un anno dopo "Apocalypse Now", il film dei film – "Un sogno lungo un giorno" – con l'esasperato impiego di nuovissime tecnologie video ed elettroniche), pagando con il fallimento dei suoi studi, e la conseguente sottomissione alle regole produttive di Hollywood, questo smisurato, anche se umanissimo, peccato di superbia.

C_0_  @  24/10/2017 12:09:06
   6 / 10
Io sinceramente il capolavoro in questo film non lo vedo. Cosa mi dovrebbe mostrare? La follia della guerra? Lo fanno un mucchio di altri film, in maniera anche migliore e soprattutto in modo molto meno pesante. Martin Sheen sinceramente non mi è apparso molto in palla e poi il film è molto famoso soprattutto per la presenza di Brando. Che, con mio stupore, appare solamente negli ultimi frammenti del film e non l'ho trovato nemmeno al suo meglio. Stanco, appesantito e nemmeno tanto in parte. La sufficienza gliela do ma secondo il mio modesto parere è un film molto sopravvalutato.

Mattia100690  @  28/08/2017 17:49:15
   10 / 10
Uno dei film più belli della storia del cinema e forse il migliore del genere, una regia impeccabile, certosina e maniacale (Coppola rischiò di finire sul lastrico visti gli elevatissimi costi di produzione). Ogni singola ripresa è da manuale del cinema.

GianniArshavin  @  14/07/2016 23:49:57
   10 / 10
Capolavoro da top 10 della storia del cinema. Non ci sono parole adatte per descrivere la magnificenza di quest'opera d'arte.

fabio57  @  18/02/2016 13:39:45
   9½ / 10
Francis Ford Coppola firma uno dei più grandi capolavori di tutti i tempi. tratto da un racconto di Conrad "cuore di tenebre" è un Film di guerra, contro la guerra, La discesa nei gironi infernali delle paludi cambogiane, alla ricerca del traditore Kurtz ,ha i ritmi, i tempi e la scansione di una meravigliosa e terrificante sinfonia ed è anche il burrone in cui precipita l'animo umano, senza più morale senza regole, violento ,spietato e assetato di sangue da versare non si sa per chi e perché. E 'la depravazione assoluta dell'uomo, che immerso in una natura maligna e inquietante, e assediato dai suoi stessi demoni prima che dai nemici perde ogni briciola di umanità, la guerra dice il comandante prima o poi finirà, ma resteranno le atrocità di un mondo che ha perso la compassione e la solidarietà.

Goldust  @  13/01/2016 11:34:56
   9 / 10
Il più violento, allucinato, sporco e potente viaggio nella guerra vietnamita, visto con spirito critico di chi non crede nella follia del conflitto e considera l'America come una nuova e spregiudicata forza colonizzatrice. E' considerato il film bellico più influente della storia del cinema, a ragione: in una cornice naturale mozzafiato, con una fotografia di livello assoluto che riscalda una storia altrimenti gelida, la caccia top secret al colonnello Kurtz si trasforma presto in un viaggio senza speranza all'interno della ragione e dell'anima umane, pieno di insidie, follie, esaltazioni ( indimenticabile la scena in cui il tenente colonnello Kilgore ordina di afre surf sotto il fuoco nemico ) ed aberrazioni varie.
Visto anche nella sua più recente versione Redux, che consiglio solo ai malati del genere o ai patiti del regista; per rendersi conto della grandezza del film e della potenza del messaggio questa del '79 è ampiamente sufficiente.

DogDayAfternoon  @  22/11/2015 19:41:42
   10 / 10
Apocalypse now è IL film sul Vietnam. Non c'è una virgola, un fotogramma migliorabile, è semplicemente perfetto. Già le prime celebri immagini della giungla incendiata dal napalm con le note di The end sono il preludio perfetto ad uno dei film più memorabili della storia del cinema.

Le frasi ad effetto (porre fine al colonnello, l'odore del Napalm al mattino, gli uomini impagliati, l'orrore, Charlie non fa il surf, ecc. ecc.) sono una dietro l'altra così come le scene da antologia per maestria nel dirigerle e per la genialità di alcune trovate (la cavalcata delle Valchirie su tutte). Personaggi indimenticabili ed interpretati magnificamente: un Duvall inedito, un Brando tenebrosissimo che incarna alla perfezione l'immaginario del colonnello Kurtz, un Sheen la cui espressione smarrita non potrebbe rendere meglio lo stato d'animo del suo personaggio. Colonna sonora ineccepibile.

Veramente pazzesco come un film del genere non sia stato premiato con l'Oscar al migliore film. Il cuore di tenebra di Conrad ne esce a pezzi al confronto.

Film così è quasi impossibile commentarli, vanno visti e basta.

Thorondir  @  21/10/2015 00:42:02
   9½ / 10
Pochissimo da dire. Uno dei più grandi capolavori degli ultimi 40 anni, nonchè una delle migliori opere che scandagliano l'animo umano. Non do il 10 perchè ho trovato fuori luogo alcune trovate (cerco il pelo nell'uovo) tipo l'improbabile scena del surf e qualche caratterizzazione dei personaggi che non mi ha convinto del tutto. Per il resto, capolavoro senza tempo.

genki91  @  18/09/2015 13:51:51
   10 / 10
Parto dal presupposto di aver visto prima la versione "Redux", che reputavo indubbiamente un Capolavoro, seppur troppo lunga.
Ecco, questo invece è la versione definitiva, la prima versione appunto.
Durata non eccessiva per il tipo di spettacolo che presenta.

Apocalypse Now non è un film sulla guerra. Non è un film di guerra.
Apocalypse Now è IL film che tratta la discesa abissale nel sentimento umano, la volontà di non fermarsi in superficie, ma di scavare e scavare e ancora scavare, per arrivare al senso delle cose. O almeno a UN senso. Coppola ha fatto bene a credere nel progetto, pensate per un attimo se questo vero e proprio Capolavoro senza tempo non avesse visto la luce. Ci ritroveremmo probabilmente anche senza tantissimi altri spettacoli che ne hanno ripreso numerosi aspetti.
È superfluo parlare di cast, sceneggiatura, trama, fotografia, musiche.
Il Tutto è un connubio perfetto.
Il connubio, appunto, che porta al Capolavoro.

Matteoxr6  @  21/09/2014 15:28:02
   7½ / 10
Il commento di Jack Torrence (A metà della pagina, circa) mi trova completamente d'accordo (la storia come sineddoche della civiltà occidentale, ma non solo, aggiungerei io). Tecnicamente impeccabile (regia, montaggio, fotografia, recitazione...), ma dati i ben 123 dieci, mi aspettavo sinceramente di più da quella che è considerata una pietra miliare. Mezzo voto in più in considerazione dell'anno di uscita, con tutto ciò che ne comporta.

Filman  @  01/07/2014 15:32:41
   10 / 10
Intavolato come primo film sulla guerra del Vietnam, APOCALYPSE NOW è diventato, grazia alla sua conformazione e al suo carattere anticonvenzionale, la concezione unitaria del contemporaneo genere bellico cinematografico, adottando un tonalità grottesca tipica dell'impressionismo filmico di F.F.Coppola, nuovo emblema di una serietà autoriale e intrinseca, oltre che eccentrica e anticonformista.
L'estremizzazione tecnica e narrativa, mediante tra l'intrattenimento riflessivo e la poetica artistica, riesce a conferire al film una personalità unica e influenzante, introdotta da un brillante comparto tecnico (moderno nel montaggio, monumentale nella regia e allucinante nella fotografia) e da un'elettrizzante reparto sonoro, al loro tempo, picchi tecnologico-espressivi della cinematografia mondiale.
La fragilità dell'uomo e l'assurdità della guerra, introducono, nell'impressionismo naturalistico di Coppola, una nuova visione dell'incondizionata indole umana, qua pressata fino a livelli melodrammatici di sconfortante inclinazione, segno di un decadimento morale dell'uomo stesso.

DarkRareMirko  @  05/06/2014 02:37:41
   10 / 10
Molto probabilmente il miglior film di guerra mai realizzato, assieme a Full metal jacket e La sottile linea rossa.

Megacast (Brando straordinario, anche se si vede solo per poco, e R. Lee "Hartman" Ermey, come lo stesso Coppola, fa un cameo), inizio funzionale, fotografia fenomenale di Storaro (ma il Burum di Rumble fish è comunque presente), mai un attimo di noia nonostante la lunga durata.

Studiatissimo, tecnicamente e scenograficamente più che perfetto, è aperto a più di un'interpretazione (critica al potere, all'ipocrisia, alla guerra, al fanatismo, a certe mentalità disumanizzanti, all'impossibilità di venire meno al proprio destino), anche grazie ai dialoghi che, soprattuto nel finale, vertono sul filosofico.

Difficilissimo il distogliere lo sguardo dallo schermo; plauso anche alla cosceneggiatura di Milius e al sonoro, da caldiopalma.

Riguardo alle scene di guerra, pare di essere proprio li, in quei luoghi, neanche di fronte allo schermo.

Va per i 40 anni (e anche nel 1979 era già di per sè un film moderno, non oso immaginare le reazioni di chi lo vide al cinema) ma pare girato da poco; ineguagliabile.


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Spotify  @  04/05/2014 23:37:51
   8 / 10
E oggi pomeriggio sono riuscito anche a vedere la versione originale dopo che avevo visto la redux qualche tempo fa. Do 8 come all'altra versione, però sotto certi aspetti è meglio questa, prima di tutto perchè è molto più corta e quindi un po' meno pesante, poi perchè è molto più fluida e non contiene quelle eccessive scene supplementari (almeno alcune) di apocalypse now redux. Poi, come sta scritto nel commento dell'altra versione, sono da lodare fotografia, regia, scenografia, musiche, interpreti. In più c'è una fantastica atmosfera, quasi psichedelica, che ti fa immergere nella storia. Il finale con il colonnello Kurtz (anche se l'ho già scritto al redux lo riscrivo, Brando è fenomenale ad interpretarlo, inoltre è piuttosto inquietante), è surreale e sembra girato sotto effetto di droghe. Le uniche due pecche sono: la sceneggiatura è molto buona nel complesso, ma a volte presenta qualche piccola lacuna (vedi spoiler), e poi si poteva puntare un po' di più su Brando che viene mostrato giusto negli ultimi 15-20 minuti, mentre per il resto della pellicola di lui si parla e basta, non si vede mai se non in fotografia. E' comunque un film che ha fatto storia ed uno migliori sul vietnam. Non saprei se definirlo capolavoro, ma è una grande e sontuosa pellicola. Coppola maestro.

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Ultima risposta 18/09/2015 13.56.36
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Project Pat  @  03/03/2014 20:17:16
   8½ / 10
Gli eccezionali giochi di luci e ombre, gli empatici momenti di silenzio con tappeto una sentitissima colonna sonora, fotografia e scenografie che sembrano appartenere ad un altro tempo: sono tutti questi i dettagli (il quali si sa, dal giorno uno fanno la differenza) che rendono il capolavoro di Coppola tale. Agli anzidetti aggiungerei anche Marlon Brando che vabbè, proprio un dettaglio non è ma che coi suoi pochi minuti d'apparizione manda decisamente a casa tutti, eufemisticamente straordinaria è la sua interpretazione. Se non do il massimo dei voti è perché la pellicola, nonostante sia una perla della cinematografia presenta momenti in cui si avvertono le sue dure ore e mezza di lunghezza, ma questo non vuol certo essere un aggravante. Obbligatoriamente da vedere, anche (e soprattutto, aggiungerei) nella sua versione Redux, uscita nel 2001.

marcogiannelli  @  07/02/2014 00:33:48
   9½ / 10
non gli dò il massimo perchè la versione integrale è davvero troppo lunga
mi aspettavo un film più incentrato su Brando e mi ritrovo invece un film in cui la sua aura aleggia per tutto il film, avendo solo venti minuti per presenziare
grandi atmosfere e grandi scene offertaci dal Vietnam di Coppola
Sheen l'ho trovato poco carismatico, mentre per me il migliore è Duvall, davvero pazzesco nei suoi 20 minuti di gloria
l'orrore nasce dalla morte del primo ragazzo, prima il resto della truppa era festante e allegra, e fino ad allora si era percepita solo la pazzia...orrore e pazzia, pazzia e orrore questo è Apocalypse Now

Ciaby  @  05/01/2014 13:32:38
   9½ / 10
Sì, capolavoro.
E lo dico io che, di solito, non sopporto i film di guerra.

Ah. E possiede la più bella fotografia che abbia mai visto in vita mia.

Rosario5000  @  21/10/2013 22:17:43
   10 / 10
Ammetto di aver visto solo la versione Redux, ma il mio voto non cambia e praticamente un film a dir poco perfetto, da tutti i punti di vista...

giraldiro  @  30/09/2013 15:28:48
   8½ / 10
Orrore, delirio e follia. Sono questi gli ingredienti forti di "Apocalypse Now". La guerra vista in tutta la sua crudezza attraverso una missione che sembrerà quasi come un viaggio all'inferno, fino a raggiungerne il livello più estremo, dove a regnare non è la lucidità del male, ma una disumana follia.

Ale-V-  @  29/08/2013 02:43:20
   7½ / 10
Grande film di guerra firmato Coppola. Grandi ambientazioni, bella storia, ottimi attori e fantastici dialoghi... Forse si perde un po' in qualche dinamica messa giù troppo velocemente, che, ogni tanto, lascia lo spettatore con qualche dubbio su ciò che sta succedendo...
Comunque tutto sommato un grande film...

vieste84  @  10/02/2013 19:02:06
   8½ / 10
Indubbiamente di una potenza visiva inaudita, bravo Martin Sheen nel sembrare sempre spaesato, finale col colonello Kurtz quasi psichedelico. Non so se il personaggio di Brando poteva essere approfondito di più, avrebbero potuto spiegare meglio i motivi e la psicologia e i modi con cui si è distaccato dagli americani, però il vero scopo del film e mettere a nudo la crudeltà della guerra e la sua assurdità. Pellicola particolare, girata magistralmente con scene di forte impatto, una discesa nei meandri dell'inferno, alla fine della proiezione sono rimasto con l'amaro in bocca ma col passare dei giorni l'ho masticato per bene e ti rimane dentro come succede per la maggior parte dei filmoni. Cult assoluto da vedere, forse il miglior film di guerra che ho visto fin ora insieme a Uomini Contro di Rosi

TheShadow91  @  15/01/2013 00:46:15
   9½ / 10
Spettacolare!!Questo è il termine più adatto che mi viene di trovare a questo film.Perchè Coppola non avrebbe potuto definirlo meglio: "Questo film non è sul Vietnam è IL Vietnam"...perchè credo che nessun lavoro poteva essere più imprimente di questo capolavoro!!Alla fine basta vedere la SUBLIME scena d'apertura,per capire che film ci si ritrova davanti...una rappresentazione della guerra tanto crudele ed orribile...quanto artistica e spettacolare.2 ore di un viaggio fatto di battaglie,esplosioni e massacri...ma che allo spettatore sembrano quasi un dipinto artistico.E,non so nemmeno dire il perchè,ma questa è una rappresentazione bellica eccezionale!!

Bobby Peru  @  04/01/2013 22:29:30
   8 / 10
Film possente. Ma non da 10 assoluto. Non lo rivedrò tutto sommato...

Invia una mail all'autore del commento Phelps  @  03/01/2013 01:43:23
   10 / 10
Capolavoro assoluto. Funziona tutto alla grande: regia, sceneggiatura, personaggi, musiche.

prof.donhoffman  @  28/11/2012 11:51:53
   9½ / 10
Il miglior film di guerra. Il miglior film sul vietnam. La migliore intrerpretazione di Brando. La migliore e meno Kitch tra le regie eseguite da Coppola.
Nei dizionari, alla voce capolavoro bisognerebbe metterci l'immagine di questo film.

bebabi34  @  21/11/2012 00:28:12
   7 / 10
Grandi ambientazioni, interpretazioni, storia. Personaggi unici e indimenticabili. Purtroppo il film cerca di ricalcare troppo il libro, soprattutto nel ritmo che risulta spesso troppo blando.

SWEET VIRGINIA  @  11/11/2012 12:47:58
   10 / 10
(Parafrasando il personaggio di una recente commedietta "....più corta è la recensione e migliore è l'opera". )
Film da guardare, studiare e soprattutto capire (ovviamente se si ci riesce), e qiesto è un consiglio per gli amanti di Lynch, o di Malick.

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Ultima risposta 11/11/2012 16.31.31
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alepr0  @  06/11/2012 14:42:15
   8 / 10
Bellissimo film sugli orrori della guerra, lo reputo leggermente inferiore a "La sottile linea rossa" ma resta un gran bel film. Non è incentrato sulla battaglia come "Salvate il Soldato Ryan", "Band of Brothers" o "We were soldiers" ma tratta più lo stato psicologico dei soldati.

Invia una mail all'autore del commento tnx_hitman  @  15/10/2012 17:12:54
   10 / 10
L'orrore della guerra,i massacri senza ritengo da parte di americani e vietcong che abbondano nella prima parte di film.
Il capitano Willard,il nostro protagonista traghetta lungo un fiume che è teatro di rappresentazioni raccapriccianti di morti e cadaveri ammassati.Di tutto pur di raggiungere il Colonnello Kurtz.Insidie,compagni deceduti,imboscate,bombardamenti incessanti:tanto rumore che ci assale e ci perseguita durante la visione del film.Tanta violenza che esplode e noi ne siamo coinvolti con Willard spettatore passivo in uno scenario devastato dai suoi compatrioti e fuori da ogni mondo ordinato e governato nella giusta maniera.
Qui ci perdiamo,qui nella parte piu'selvaggia del territorio cambiogiano non distinguiamo quale tipo di efferatezza e'giusta da compiere e quale no.Si perde pure il senso ultimo della guerra scatenata in questo luogo infernale.
Bisogna solo incontrare il Colonnello Kurtz...un disertore,un folle,un decelebrato..una figura chiamata con ogni tipo di aggettivo distruttivo possibile,ma nessuno dei nostri sa perche' si é allonatanato dalla sua patria,
Un'entrata in scena di Marlon Brando/Kurtz che ha fatto la storia del cinema.Come organizza una sequenza iniziale del Padrino coi fiocchi,qui conclude questo percorso quasi onirico di sangue e massacri con una riflessione"noi siamo dominati dalle emozioni,le emozioni ci portano alla follia...e voi mi giudicate folle?Io sto dalla parte invece di chi non ragiona con il cuore,ma compie gesti violenti senza provare niente per qualcuno".Liberarsi dall'emozione per immergersi in un regno utopico da lui generato,dove ci si puo'sentire degli dei,padroni di "animali" che sono efficenti,che agiscono meglio dei soldati e hanno un cuore che é morto dentro di loro.

Un mondo perfetto.Un mondo senza guerra.Perche' la guerra porta a mettere in mostra orrori..GLI ORRORI,GLI ORRORI...

Alla fine sei frastornato,scosso.
Se c'e un film di guerra diretto magistralmente,con una produzione alle spalle faticosa e preparata meticolosamente,con una sceneggiatura contorta,dettagliata,che esplora con precisione le uccisioni immeritate,i pensieri di giovani soldati impreparati agli scontri a fuoco e alle insidie della giungla,i disertori con principi ben saldi,il tutto concentrato in una location favolosa e straordinariamente suggestiva ma al contempo tetra e disturbante,con una perfetta cornice fatta da una colonna sonora rock in una prima parte ricca di azione,e tracce inquietanti e devastanti nella seconda...ecco si raggiunge l'eccellenza.
Il 10 piu'sentito messo negli ultimi tempi.

E ancora non avevo il visto il film non avevo mai trovato il tempo di vederlo.
E'ora di togliere dalla prima posizione del top 3 war movie Full Metal Jacket perche'il capolavoro di Coppola e'inarrivabile e quest'ultimo non riuscira'mai a superarsi.

I miei complimenti.

Invia una mail all'autore del commento AcidZack  @  14/10/2012 22:03:18
   9 / 10
Alienante e spettrale. Proprio come Cuore di Tenebra

The BluBus  @  10/10/2012 13:06:02
   10 / 10
A mio parere il miglior film di guerra mai realizzato, 10.

SuperLoLz  @  29/06/2012 13:27:17
   10 / 10
Questo film è sicuramente uno dei migliori film mai fatti. La trama è semplice ma molto intricante,la fotografia è eccezzionale,la sceneggiatura è perfetta e la recitazione è ai massimi livelli. Nonostante la durata eccessiva vi assicuro che vi terrà incollati davanti allo schermo.

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Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  22/04/2012 12:05:33
   10 / 10
Mi piacerebbe scrivere un commento lungo, estenuante. Ma sarebbe fin troppo inutile in questo caso. Forse nella Redux. Dico solo che questo capolavoro era già leggenda prima della sua uscita, e poi dopo figurarsi.

Una vetta talmente alta che Coppola stesso non ha più toccato questi livelli, sarebbe stato impossibile farlo. Altri registi possono solo idolatrare.



L'orrore. L'orrore.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR rain  @  21/04/2012 19:02:06
   9½ / 10
Non solo un film sulla guerra che ha saputo meritarsi l'etichetta di capolavoro(e per quel che riguarda il genere è uno dei migliori in circolazione) ma soprattutto sulla follia che questa può generare nella mente delle persone.
Tantissime scene che sono diventate tra le più famose della storia del cinema tra cui l'inquietante monologo di un immenso Marlon Brando nella parte di Kurtz e il bombardamento con la bellissima "Die Walkure" (conosciuta in Italia come "La cavalcata delle valchirie") di Wagner suonata in sottofondo.
Questo film l'ho visto un paio di volte ma non ho mai guardato la versione "Redux", prima o poi provvederò.

Invia una mail all'autore del commento luca986  @  07/02/2012 15:03:11
   8 / 10
Devo essere sincero, mi aspettavo di più da questa pellicola. Comunque gran film ovviamente

PaulTemplar  @  19/01/2012 11:14:48
   9½ / 10
Film sulla psiche umana,anche. Tratto da Cuore di tenebra di Conrad,è un indagine sulla follia che può colpire gli uomini messi a contatto con l'orrore quotidiano della violenza.Kurz diventa un'emblema e metafora sulla capacità della violenza di estrarre e adattare l'animo umano al potere e alla sua devastante capacità di creare il superuomo senza morale.
Un film di denuncia,colpito in patria da ostracismo totale,ma diventato in seguito un cult e,forse,il miglior film di denuncia sulla guerra di tutti i tempi.
Da segnalare la matrice Kubrickiana del film,nel suo aspetto di introspezione sulla follia del potere che colpisce i vertici dell'esercito:in alcuni punti si riconoscono l'influenza di Orizzonti di gloria,la sua allucinata violenza,l'ottusità dei generali,per i quali il soldato è solo carne da macello.
In ultimo segnalo la favolosa The end dei Doors,che contribuisce a rendere ancora più spettrale l'atmosfera del film.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR jack_torrence  @  11/01/2012 17:10:35
   10 / 10
Qual è il punto focale di "Apocalypse now"? La denuncia dell'orrore cui conduce la guerra o la denuncia dell'orrore della civiltà occidentale? Si tratta in ogni caso di un interrogativo non circostanziato al Vietnam, ma in cui il Vietnam è allegoria di qualcosa di più grande. Credo comunque sia più esatta la seconda risposta (e la megalomane ambizione di Coppola mi rafforza nel convincimento): "Apocalypse now" ambisce a svelare una qualche verità legata alla civiltà occidentale, prima che alla guerra in senso lato come fenomeno umano.
E' una questione di prospettive. Nel primo caso sarebbe in primo piano la guerra, con la civiltà occidentale sullo sfondo. Nel secondo caso, è questa a essere in primo piano.
Come film sulla guerra, "Apocalypse now" farebbe un discorso più generale, sull'umanità e la violenza, meno agganciato al Vietnam di quanto lo sarebbe se visto nella prospettiva di una critica rivolta alla civiltà occidentale. Ma cosa si intende col dire che "Apocalypse now" sia un film sulla decadenza della civiltà occidentale?

La civiltà occidentale è coloniale. Il colonialismo è una specie dell'espansionismo, tipico di ogni civiltà urbanizzata. Le civiltà si espandono con la guerra; a supporto, la retorica delle classi sacerdotali - quella occidentale ha una peculiarità: il cristianesimo (come l'islam) ha vocazione universale, a differenza delle religioni di altri popoli pretende di valere per ogni civiltà, non solo per la propria.
In "Apocalypse now" il cristianesimo è quantomai marginale, tuttavia ci interessa, e molto, perché esso pone le basi per un senso di superiorità che è specifico dell'espansionismo manifestato in varie epoche da parte della civiltà occidentale: quello che conduce a forgiare il concetto di "guerra giusta".
Un senso di superiorità che è alla radice del male mostrato da "Apocalypse now", le azioni si autogiustificano (e autogratificano) nel convincimento addirittura inconscio di essere superiori. Forse Coppola e Milius non ne erano nemmeno consapevoli fino in fondo, ma è questo che esprime il personaggio di Kilgore e la quasi proverbiale espressione "Charlie don't surf". Io ti stermino per poi fare surf: che è un mio legittimo diritto. Oppure anche: io faccio la guerra negli orari d'ufficio, poi stacco e vado a godermi l'onda. A casa tua.
Si potrebbe obiettare che anche un generale pazzo al soldo di Gengis Khan potesse ambire a fare surf nel mediterraneo. Ma quello di Kilgore è solo un esempio; il tessuto drammaturgico del film è coerente nel disegnare una critica specifica delle modalità di dominio proprie della civiltà occidentale.
Alla base del concetto di guerra giusta c'è una speculazione ipocrita. E l'ipocrisia morale dell'occidente è il tema di "Apocalypse now". Una giustificazione pseudo-etica (di qualunque genere: qui l'anticomunismo, di cui si sono peraltro perse le tracce come del cristianesimo) al soldo di una volontà di potenza.
"Apocalypse now" è un climax che conduce al colonnello Kurtz. Il colonnello Kurtz rappresenta un pericolo destabilizzante, per lo stato maggiore (al contrario di un Kilgore, che è innocuo e fa il gioco dei padroni), in quanto ha smascherato l'ipocrisia.
Kurtz è lo specchio in cui non ci si vuole rispecchiare: al suo cospetto, o lo si nega e lo si uccide, o lo si accetta e lo si vuole soppiantare, portando sino in fondo la propria volontà di potenza. Di ascendenza, archetipicamente, edipica. In entrambi questi casi, è la fine.
Solo non vedendo cosa Kurtz intende rappresentare, e dunque rientrando nei ranghi dell'ipocrisia istituzionalizzata della guerra giusta, lo si può sopprimere e tornare vincitori.

In un commento straordinariamente interessante che mi precede, amterme63 - pur esaltando lo straordinario impatto visivo di questa pietra miliare degli ultimi quattro decenni di cinematografia statunitense - individua un lato debole dell'opera: intrisa di decadentismo, se ne ammanterebbe in maniera fascinosa, indugiando nell'orrore in modo voluttuoso, rischiando di non indurre nello spettatore un vero distacco critico, proprio invece di altre opere come "Full metal jacket" di Kubrick.
Io credo che questa osservazione sarebbe del tutto vera se "Apocalypse now" fosse un film sulla guerra. Ma se è - come credo - un film sulle estreme conseguenze della civiltà occidentale, è necessario che quest'opera memorabile rappresenti una vertigine: quella che prova chi scruta nell'abisso, che, come vuole Nietzsche, non andrebbe scrutato, a pena che l'abisso guardi dentro di noi.
"Apocalypse now", con le sue valchirie, è in fondo la messa in scena di quel celebre aforisma nietzschiano.
Non a caso parla di volontà di potenza, di un superuomo, e della civiltà occidentale nelle terre devastate della propria megalomania.

8 risposte al commento
Ultima risposta 21/09/2014 15.17.28
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gemellino86  @  22/12/2011 13:19:01
   10 / 10
Un grande capolavoro che Coppola girò alcuni anni dopo "Il Padrino". Brando e Hopper sono straordinari e la storia emoziona e commuove. Un classico da cineteca. 2 oscar strameritati.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR carsit  @  09/12/2011 22:43:30
   9 / 10
grandissimo film di Coppola che tratta la distruzione del Vietnam nella lunga ed interminabile guerra intestina fra americani e vietcong.
Il protagonista (sheen) non sfigura affatto ed offre una interpretazione di tutto rispetto che fa impallidire il 90 % degli attori esistenti ancora oggi.
ma la vera chicca di questo film, l'anima e la colonna portante è un marlon Brando da panico totale, che identifica il mefistofelico e misterioso colonnello Kurtz, dissidente di alto grado disperso nel vietnam dopo aver disertato.
Soltanto dopo si verrà a a sapere che il grande personaggio è diventato un Dio vero e proprio e riesce a soggiogare le popolazioni locali.
sarà per sua bocca che emergerà il concetto di guerra, di irrazionalità della guerra, del desiderio del potere . Sarà lui ad incarnare anche la follia di chi vuole combattere le persone che vogliono spodestare il potere totalitario.
Il film è anche depositario di frasi ormai entrate nell'immaginario collettivo :
"AMO L'ODORE DEL NAPALM ALLA MATTINA" OPPURE "L'ORRORE, L'ORRORE... "

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Peter Lyman  @  26/11/2011 11:44:29
   9 / 10
Come disse Coppola, questo non è un film sul Vietnam, è IL Vietnam. Già solo il titolo ci preannuncia la fine, Apocalypse Now nega il motto rivoluzionario dei figli dei fiori "Paradise Now", e accompagnato da "The End" dei Doors fa subito capire quanto sia inutile illudersi, questa è la fine. Una pellicola ricca di sequenze memorabili, personaggi straordinari e battute geniali. L'unica pecca è forse la sua lentezza. Marlon Brando miglior attore.

"Il Vietnam è come Disneyland"

L1nch07  @  27/10/2011 16:14:24
   9 / 10
Capolavoro di guerra! Consiglio la visione di questa versione e non il "redux" del 2001

stefy 86  @  14/10/2011 23:29:40
   9½ / 10
Un'altro capolavoro di guerra che il cinema ci ha regalato...un film che è gia' entrato nella storia , bel montaggio , belle scenografie , qualche dialogo un po' lungo ma alla fine è la grande interpretazione di marlon brando che trasforma questo film in un autentico gioiello!

Rockem  @  07/10/2011 09:54:00
   9 / 10
Epopea rock, lirica psicologica, arte contemporanea. Un "Urlo di Munch" cinematografico. Un capolavoro assoluto di reagia, testi, fotografia e musica.
E' un viaggio ultrasensoriale sulla pelle della storia, sviscerando umori militari e vendette personali, tramonti da togliere il fiato e controversa politica internazionale. Un'opera d'arte da esporre e da toccare, graffiare per sentirne la pregiata qualità. Nella storia del cinema e della vita.

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Ultima risposta 21/04/2012 18.51.34
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Nightmare97  @  23/08/2011 13:37:43
   8 / 10
film molto bello che forse potrebbe annoiare all' inizio ma che poi continua per il meglio...perfetto dal punto di vista tecnico e con un fantastico cast...forse ogni tanto lo svolgimento della trama potrebbe essere noioso ma è comunque un film da vedere!!

siriustar27  @  17/08/2011 16:06:48
   10 / 10
Quando mio padre me lo fece vedere quando avevo piu o meno sette - otto anni, non mi piacque affatto. Mio padre ci rimase un bel po' male... ma del resto ero solo una bambina! Quando a sedici anni, mia madre me lo rifece scoprire... mi innamorai! Un capolavoro... stupendo, uno dei piu bei film mai creati! Credo che non ci siano parole per descriverlo! Un trio stupendo, Coppola, Sheen e Brando! Micidiale! Da vedere assolutamente!

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Freddy Krueger  @  09/08/2011 17:27:33
   7½ / 10
Ovviamente anche il cut originale è un bel film, ma le mie scene preferite sono presenti nel Redux.

PignaSystem  @  18/07/2011 10:46:05
   10 / 10
"Apocalypse now" è un delirio miratissimo,una rappresentazione della parte più negativa dell'anima dell'Uomo,un viaggio allucinante che tocca grottesco,dramma e adopera talvolta toni da opera rock.Nella jungla primordiale si compie l'esperienza del capitano Willard,a caccia di un demone carismatico e dalle intuizioni alte,che perpetra un metodo(ma l'ufficiale in missione dice all'altro:"Non vedo alcun metodo...") ferocissimo di fare la guerra(ma ne esistono di meno efferati?):attraversato da una colonna sonora possente,indimenticabile, dominato dai chiaroscuri seducenti della magnifica fotografia di Vittorio Storaro, cupo ,strabiliante,violento e profondo, "Apocalypse now" è uno dei massimi risultati di un grande autore come Francis Ford Coppola,che riversa nel magnetismo oscuro di Marlon Brando molta della filosofia che probabilmente gli ha ispirato questo capolavoro;e,quando ogni considerazione viene spazzata via, quando ogni dubbio va soffocato, nella logica degli eventi, il capitano Willard/Martin Sheen emerge ,pittato e con sguardo da posseduto dal fiume melmoso,con una sola cosa in mente: "É la notte che lo vuole."

felym  @  03/07/2011 13:07:40
   9 / 10
Bellissimo..la scenografia, gli attori, le musiche, tutto ti prende e ti trascina nel cuore del film..l'unica pecca, secondo me, la trama: in alcuni punti i personaggi potevano essere raccontati meglio e la storia approfondita di più..

Resta comunque uno dei più bei film di guerra che ho visto.

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Ultima risposta 23/08/2011 13.40.43
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Lory_noir  @  28/06/2011 21:10:04
   7½ / 10
Molto originale, da una prospettiva inedita sulla guerra sia per quello che racconta sia per il modo in cui lo fa. Devo dire che per gusto non l'ho amato alla follia, ma ne riconosco l'innovazione.

draghetta1989  @  26/06/2011 14:12:46
   10 / 10
uno dei migliore film di guerra mai creati ( o forse il migliore in assoluto), non si può che rimanere di sasso davanti a questa pellicola che ha dell'incredibile, sopratutto considerando che è di 32 anni fa: perfetto. realizzato in modo impeccabile, con attori al top e una sceneggiatura che lascia il segno; bisogna farsi spiegare da Coppola come rendere credibile una visione così folle e grottesca del Vietnam perchè lui ci è riuscito alla grande, senza mai cadere nella retorica o nel trash totale (rischio molto elevato). certo non ci si deve aspettare nulla di eccessivamente splatteroso o con troppa azione spicciola, non lo è per niente; il film è lento e psichedelico, una sorta di odissea attraverso il Vietnam ma sopratutto attraverso i meandri della psiche umana in quel preciso conflitto. nel suo sinistro viaggio il capitano Willard ne vede di ogni, tra bombardamenti mozzafiato dagli elicotteri con il sottofondo delle musiche di Wagner, al colonnello che fa surf durante lo stesso bombardamento, dallo spettacolo con le conigliette di playboy per divertire i soldati ai villaggi dove gli americani combattono senza ricevere ordini precisi da nessun comandante...anarchia e follia totale, così come folle è ogni guerra. l'ultima mezz'ora è da applauso ed alcune scene sono veramente toccanti, ma cmq mai presentate in modo ruffiano, come la morte del ragazzo sulla barca mentre si sente in sottofondo la voce della madre registrata su una cassetta che gli parla speranzosa sul suo ritorno e gli dice che sta mettendo via i suoi risparmi per comprargli una macchina, oppure l'uccisione immotivata di alcuni vietnamiti in una imbarcazione perchè sembrava nascondessero armi mentre in realtà il loro avere più prezioso era solo un cagnolino...un capolavoro imperdibile per gli amanti del genere e non solo.

spockino  @  15/06/2011 10:00:43
   6½ / 10
Non l'ho trovato così straordinario, anzi, molte parti sono noiose, poi c'è il solito Brando che per pagarsi l'isoletta, si beccò un milioncino di dollari, ripreso solo in penombra perchè non si vedesse come era ingrassato...
Tecnicamente è un film molto buono, Storaro fece un ottimo lavoro, ma... secondo me è stato sempre moooolto sopravvalutato..

TheGame  @  09/06/2011 17:13:19
   8½ / 10
Ci sono rari casi nel Cinema a stelle e strisce, dove la libertà artistica ha possibilità di esprimersi nella sua massima forma espressiva, senza vincoli, giungendo a una fruizione sinestetica irraggiungibile per i più sia prima, che dopo... l'odissea di Coppola è un viaggio emozionale che non lascia dubbio alcuno, una discesa agli inferi e l'irrazionale, puro e cristallino come un diamante che diviene pallottola…

Mr. Mojo Risin'  @  09/06/2011 01:53:22
   10 / 10
Ragazzi, che dire un capolavoro assoluto degli anni 70. Film che sembra girato sotto l effetto di qualche droga, e poi il mitico colonnello kurtz....
Da brividi la scena iniziale del napalm che distrugge la foresta sotto le note di "the end" del grandissimo Jim Morrison

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censurableah  @  04/06/2011 11:48:24
   8 / 10
Un viaggio attraverso il mistero dell'esistenza e la vanità del vivere; Brando magnifico

cort  @  26/05/2011 00:36:50
   9½ / 10
regia sceneggiatura attori fotografia sonoro e musiche. perfette. mi ha stupito parecchio. molte scene sono passate alla storia.
ce molto di più della guerra in questo film.

guidox  @  18/05/2011 18:21:36
   10 / 10
veramente meraviglioso, coinvolgimento emotivo ai massimi livelli, colori e musiche da sogno e da incubo al tempo stesso.
psicologicamente devastante, indescrivibile a tratti per ciò che riesce a comunicare.
capolavoro assoluto, imperdibile.

Feelhigh  @  18/05/2011 17:49:56
   9½ / 10
Grandioso, una delle opere più maestose ed importanti nella storia del cinema, nonchè probabilmente il miglior film bellico mai girato -anche se definirlo un "semplice" film bellico è certamente riduttivo e mortificante-..un incredibile viaggio attraverso la jungla del Vietnam, ed un altrettanto memorabile percorso interiore, giù fino all'"orrore".....
Mitico

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR pier91  @  06/04/2011 14:20:52
   9 / 10
Il Redux, come già scritto nel commento relativo, perde di vista lo spettatore. Ho così provato a vedere la prima versione e ho concluso che sì, la stringatezza è una nota di valore. Il taglio di alcune scene nel 1979 aveva avuto il suo perché.

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simo96  @  01/04/2011 23:31:52
   9½ / 10
NON CI SONO PAROLE PER COMMENTARE UN FILM COSI...
L'unica cosa che posso dire è: incredibile...
atmosfere,attori,recitazioni,regia,fotografia,sceneggiatura,è tutto perfetto...
anche le comparse sono da oscar...
marlon brando in questo film è piuttosto tetro...

butchcoolidge  @  26/03/2011 11:59:07
   10 / 10
Non solo un film di guerra! Pura poesia alla fine!

Oskarsson88  @  17/01/2011 22:56:37
   8 / 10
Chardy  @  03/01/2011 23:09:12
   10 / 10
Larry Filmaiolo  @  16/12/2010 16:17:10
   9 / 10
La guerra è solo un pretesto. Non è uno dei soliti banali film di guerra. Ogni scena di questo film è sbalorditiva. Ogni dialogo è sonvolgente. L'atmosfera ha un che di marcio, esotico, psichedelico, ma soprattutto terribilmente oscuro. Questo film è un viaggio. Un lungo viaggio nelle viscere della vera terrificante natura dell'uomo e nell'Orrore. Un'esperienza allucinante. Fatale bellezza.
"Il mio non è un film sul Vietnam... E' IL VIETNAM"

7219415  @  19/11/2010 12:40:51
   10 / 10
capolavoro del cinema...come capolavoro è il libro da cui è stato tratto

ROBZOMBIE81  @  15/11/2010 13:40:06
   7½ / 10
Devo dire che sono rimasto un tantino deluso da questo colosso del cinema mondiale.Ovviamente è un capolavoro sotto certi punti di vista,la fotografia è sontuosa,le musiche perfette, le scene di guerra sono davvero di grande impatto visivo ed emotivo e ci mostrano davvero un orrore spietato e senza senso. Il cinismo di certe situazioni che raggiunge addirittura il grottesco è qualcosa che crea un certo disagio allo spettatore e sicuramente non lascia indifferenti.Mi ha deluso però il fatto che tutto si trascini troppo lentamente e addirittura a tratti in maniera quasi soporifera.Inoltre non sono riuscito ad appassionarmi ai protagonisti e alle loro vicende non mi rimangono grandi interpretazioni da ricordare.A un certo punto speravo che raggiungessero al più presto stò benedetto Kurtz per smuovere un pò qualcosa e anche li la delusione dell'incontro è stata non poca.Non sò cosa mi aspettavo probabilmente è un capolavoro proprio perchè sà di vero in maniera naturale e senza troppi fronzoli descrive orrori e pazzie che hanno caratterizzato quella guerra.Diciamo che sembra voler essere la descrizione di una giornata tipo.Pur nella sua grandezza gli preferisco quello di Kubrick che considero più unico e originale e inoltre più scorrevole, dettaglio che personalmente in un film ha un suo bel peso specifico. Ovviamente rimane un film da vedere assolutamente.

david briar  @  14/11/2010 14:16:10
   9 / 10
Il progetto più ambizioso di Coppola , il più difficile , e sicuramente anche fra i più ambiziosi ed epocali della storia del cinema .
Nonostante la bella canzone proposta, l' inizio è un po incerto , noioso e lento ,non attrae lo spettatore medio ; a circa 20 minuti il film prende il ritmo , ritmo che non perde mai per tutta la lunga durata , in grado di coinvolgere , emozionare e appassionare lo spettatore .
La storia parla di un pericoloso viaggio intrapreso dal capitano Willard allo scopo di trovare il colonello Kurtz , accusato di assassinio e sconfinato in Cambogia seguito dai suoi uomini , i quali lo considerano un semi-dio .
Per tutta la traversata il timido protagonista ci delizia con una carrelata di sue osservazioni su Kurtz e sulla guerra del Vietnam .
La guerra è infatti rappresentata in modo magistrale , non vi sono nè buoni nè cattivi , e soprattutto è rappresentata in maniera quanto mai realistica , dura e credibile .
Tutta la pellicola porta infatti a numerose riflessione sulla follia di qualunque guerra , o perlomeno io l'ho visto così : molti soldati sono persone comuni , con delle ambizioni diverse da quelle militari , e quindi interessati in maniera relativa alla carriera militare : c'è il campione di surf , quello che vuole primeggiare nella cucina , quello giovanissimo cresciuto in un quartiere di ***** , e così via .
Il tenente colonello Kilgore , interpretato da un competente Robert Duvall , adora condurre gli attacchi con delle musiche , cosa che trovo estremamente singolare . La scena degli elicotteri è un modo per mostrare come vedono la guerra alcuni soldati ; in particolare Kilgore la prende parecchio alla leggera , senza rendersi conto della crudeltà e dell'inutilità della cosa in se , oppure fingendo di non rendersene conto .
Alcune scene sono di una potenza così inaudita da portare chiunque ad uno stupore e ad una consapevolezza dell'alienazione psicologica a cui sono sottoposti i militari . In particolare la scena del ponte mi ha interessato e emozionato rispetto alle altre , anche se non so spiegare bene perchè .
Quando il personaggio principale arriva da Kurtz capisce guardandosi intorno che l'uomo è veramente uscito di senno , anche se un fotoreporter completamente schizzato gli dice che "la mente è lucida,ma l'anima è dannata" .
L'esperienza intrapresa dal protagonista è come una discesa negli inferi , man mano che va avanti vede sempre peggiori situazioni , e sente Kurtz ogni volta più vicino .
Per quanto riguarda gli aspetti tecnici del film , sono solo lodi : la regia di Coppola è eccezionale , nessun inquadratura è lasciata al caso , tutte hanno uno scopo ben preciso .
La fotografia è congeniale a quanto narrato , così come le ottime musiche .
Gli effetti speciali per l'epoca sono sicuramente notevoli , il budget doveva essere parecchio sostanzioso .
Le ambientazioni sono perfette e rendono bene il caos del Vietnam ; una nota di merito va anche allo strabiliente montaggio , veramente difficile per un'opera del genere , ma qui è stato ben calibrato e costruito .
La recitazione è discreta : Martin Sheen mantiene sempre la stessa fredda e penetrante espressione qualunque cosa si trovi davanti (potevano trovarlo qualcuno di più espressivo , ma Sheen va bene perchè il suo è un ruolo poco emotivo , timido e introverso , quindi non mostra le sue emozioni) ; Marlon Brando compare ben poco , ed è sempre in ombra , pare emulare Vito Corleone dal modo in cui recita (non mi è piaciuto tanto , tuttavia ha dato carisma a Kurtz) .
"Apocalypse now" ha segnato la storia e il modo di trattare il genere di guerra , è un opera piena di meriti e offre numerosi spunti di riflessione , tuttavia non riesco a considerarlo un capolavoro , visto che pecca leggermente sul finale , perciò gli do 9 .
Il miglior film di Coppola : non è sul Vietnam , è il Vietnam .

ValeGo  @  14/11/2010 13:02:43
   9 / 10
Film di grande livello ma ,a mio parere, non all'altezza del libro che resta una spanna sopra.

elmoro87  @  14/10/2010 19:52:45
   7½ / 10
Ho visto prima il redux di questo, e devo dire che confermo ogni parola detta nel commento del redux... Aggiungo che ad una seconda visione la parte finale rimane molto stucchevole, molto lenta, quasi esasperante... Molti la lodano, io la infamo... Si tratta ovviamente di un signor film, ma non ai livelli di capolavoro assoluto... Confermo inoltre che Brando non è che faccia tutta sta interpretazione... a me sembra più un compitino... al di là di tutto gran bel film, ma mi fermo qui!

MARMELlata  @  22/09/2010 13:24:59
   8 / 10
Filmone , niente da dire ... l'inizio è entusiasmante , il film è piacevole da guardare e le musiche da 10 !! leggermente deluso dal finale dal quale ( visto il resto del film) mi aspettavo qualcosina in più , almeno in termini di azione ...

kamikaze91  @  10/06/2010 15:34:00
   10 / 10
luketh81  @  20/05/2010 20:30:34
   10 / 10
Visto parecchi anni fa film crudo ma reale e molto bello, alcune scene sono molto forti.

Romi  @  04/04/2010 16:57:02
   8½ / 10
Non amo i film di guerra, ma questo è affascinante, straordinario.

shining280  @  30/03/2010 16:52:50
   9½ / 10
Diretto con maestria...scene inquietanti e malsane che richiamano al viaggio verso l'anima, nei meandri più profondi dell 'es freudiano...Kurtz è in ognuno di noi...

Gruppo COLLABORATORI Compagneros  @  27/03/2010 17:49:05
   8½ / 10
"Delirante, eccessivo, diseguale, ricco di sequenze straordinarie, assai discusso e talvolta estetizzante nel suo ostentato brio stilistico, nella sua spropositata ambizione di grandiosa complessità." (Morandini)
Come scrisse l'autorevole Tullio Kezich: "Man mano che procede la caccia di Martin Sheen a Marlon Brando il film perde la sua carica di tensione e di violenza, finché l’incontro-scontro fra i due personaggi si risolve in un deludente scambio di battute intellettualistiche (...). Per conforto del pubblico, e sufficiente a confermare la fama di Coppola come regista di gran classe, rimane la prima parte del film, ..."

Sarà anche banale dirlo ma, gli ho preferito Full Metal Jacket, e non di poco.
Un film ottimo che non riesco a percepire come un capolavoro.
L'ottima fotografia di Storaro, giustamente ripagata con l'Oscar. Bravo Brando.
Sicuramente da vedere.

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