agora' regia di Alejandro Amenabar Spagna, USA 2009
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agora' (2009)

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locandina del film AGORA'

Titolo Originale: AGORA'

RegiaAlejandro Amenabar

InterpretiRachel Weisz, Rupert Evans, Max Minghella, Ashraf Barhoum, Oscar Isaac, Yousef 'Joe' Sweid, Manuel Cauchi, Clint Dyer, Amber Rose Revah, Richard Durden, Sami Samir, Charles Thake, Homayoun Ershadi, Harry Borg, Michael Lonsdale

Durata: h 2.08
NazionalitàSpagna, USA 2009
Generedrammatico
Al cinema nell'Aprile 2010

•  Altri film di Alejandro Amenabar

•  Link al sito di AGORA'

Trama del film Agora'

Egitto, IV secolo d.C.: ad Alessandria d'Egitto l'astrologa e filosofa Hypatia deve lottare per preservare tutti il sapere del suo antico mondo. Nel frattempo, il suo schiavo Davus è combattuto tra l'amore che ha per lei e la possibilità di guadagnare la libertà convertendosi al Cristianesimo.

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Voto Visitatori:   7,25 / 10 (163 voti)7,25Grafico
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Voti e commenti su Agora', 163 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Romi  @  21/09/2013 20:24:55
   6½ / 10
Agora è un film il cui messaggio dovrebbe essere una presa di posizione netta contro ogni forma di fanatismo o integralismo religioso. Ma, ad una attenta osservazione, non si può non capire che l'intento è quello di mettere in cattiva luce la Chiesa (tanto di moda al giorno d'oggi). Poco male, se si pensa che grandi registi come: Bunuel, Pasolini, Almodovar hanno infierito duramente sulla Chiesa, a nello stesso tempo non si può negare che ci hanno regalato veri capolavori, ricchi di sensibilità anche religiosa. Non si può certo negare, ad esempio, che il "Vangelo secondo Matteo" sia una grande opera ricca di rispetto nei confronti della figura del Cristo o del cristianesimo. Il film di Amenabar non scandalizza di certo, anzi ben venga il fatto che si possano portare a conoscenza accaduti controversi che hanno avuto per protagonisti i cristiani (che di cristiano avevano ben poco). Ma la stonatura sta nel fatto che si sostiene la tesi discutibile che l'ateo è l'uomo veramente libero e che tra fede e ideologia non c'è differenza. Agorà, quindi, non lo definirei un film prettamente storico, ma un film a tesi. Già si è visto con "Mare dentro" la verità stava solo da una parte. Infatti la verità sembra che stia solo dalla parte di Ipazia, scienziata geniale che si contrappone alle intolleranze religiose fra pagani, cristiani ed ebrei. Inizialmente sembra che il regista sia equidistante nell'evidenziare questi fanatismi. Mano mano che si procede non si può non comprendere che in base ad una classifica degli orrori sono proprio i cristiani a vincere il primato di aguzzini. Una sequenza significativa è quella in cui i pagani cercano di salvare il salvabile dalla biblioteca prossima alla distruzione da parte dei cristiani. Questo perché unici difensori di un sapere che verrà corrotto dai cristiani. Ma è davvero così? Non occorre essere degli storici per notare la forzatura che il regista fa della storia, capovolge quello che in realtà il Cristianesimo porterà al mondo Classico. Cioè la salvezza di centinaia di scritti ricopiati dai monaci cristiani, i quali per amore della bellezza e del sapere trasmisero anche opere pagane pur non essendo totalmente aderenti al messaggio cristiano. E sicuramente avrebbero salvato anche l'opera di Ipazia se fosse giunta loro. Insomma il regista nella sua rappresentazione del mondo antico sceglie la via più semplicistica, cioè l'analogia col mondo di oggi. I Cristiani erano i Musulmani di oggi, stesso integralismo, ignoranza, cieca violenza e desiderio del potere. Infatti il Vescovo Cirillo è descritto come un sicario o un mandatario di violenze, non importa se le fonti storiche attestino il diverso. Amenabar dimentica o non sa (o fa finta di non sapere) che la maggior parte dei cristiani non era affiliata ai parabolani e non ammette che gli ideali dei pagani non si basavano sul rispetto degli schiavi, per la diversità, l'amore per il sapere. Insomma una forzatura basata su un illuminismo olimpico che molto probabilmente non è mai esistito. Mezzo punto in più per la bellezza della scenografia e delle interpretazioni.

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Ultima risposta 13/02/2015 00.14.51
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Fratuck89  @  22/11/2011 19:41:18
   5 / 10
confusionato, esagerato, i cristiani svolgono il ruolo di "demoni assetati di sangue", poco serio, una delusione.

6 risposte al commento
Ultima risposta 23/09/2013 16.25.25
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Invia una mail all'autore del commento Gualty  @  19/10/2010 14:46:22
   8 / 10
Molto curato, forse fin troppo nella sua perfezione estetica, un poco pacchiano in alcune scelte e molto arrogante la maggiorparte del tempo. Tuttavia l'intento è onesto e la passione non viene soffocata dalla scenografia imponente e dalla sceneggiatura a volte un po' forzata. La recitazione è notevole, posata come si addice a una ricostruzione di tal fattura ma non congelata.
Questo film, e in parte anche una valutazione storica obiettiva, suggerisce che il cristianesimo, a differenza delle precedenti religioni pagane - e dell'ebraismo stesso - sia una forma culturale al tempo stesso intollerante e proselita, combinazione fatale per il progresso e la Pax ( ( da notare il simbolo acronimo di cristo, la P a croce Χριστός che in caratteri latini assomiglia a Pax - ripresa al contrario dalla telecamera ) ).
Così in pochi anni Alessandria da fiorente città di cultura si trasforma in poco più che un granaio e una stalla.
Certo, è un messaggio forte e in buona parte provocante e provocatorio, ma ... coraggioso e ben dispiegato in questo Peplum non comune.
Forse fin troppo ambizioso nel voler trattare così tanti temi in un'unica piazza.

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Ultima risposta 19/10/2010 14.46.54
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Noodles_  @  17/06/2010 00:01:04
   7 / 10
Mah, che dire... A mio parere non si tratta sicuramente un film da bocciare, e nello stesso tempo non è un film che quando finisce ti fa sentire sbalordito. E' un film storico (e se non altro ha il pregio di far conoscere un personaggio molto interessante, trascurato dalla storia e quindi ignoto ai più), che tratta un tema cruciale nel cammmino dell'umanità (DASEMPRE attualissimo) in modo tutto sommato sobrio e rispettoso, e che invita a riflettere (altro punto a favore). Gli si può imputare una certa freddezza, o una certa mancanza di approfondimento, che l'argomento sicuramente esige, e questo anche per me è stato motivo di delusione.
Impossibile, almeno per me, rimanere insensibili alla grazia straripante di Ipazia: non so come è resa dal doppiaggio, ma "vederla"recitare in lingua originale è stata per me, per tutto il film, la maggior fonte di emozione. Una donna fragile, coerente, acuta e coraggiosa.
Comunque un film che sono contento di aver visto.

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Ultima risposta 17/06/2010 00.06.37
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caio78  @  10/06/2010 13:22:31
   4 / 10
troppo di nulla!

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Ultima risposta 21/08/2010 15.48.17
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carriebess  @  30/05/2010 11:11:18
   4 / 10
il mio voto è dovuto unicamente alla bravura della protagonista, secondo me un'ottima attrice, e alla regia che comunque potrebbe essere considerata accettabile, ma che per me non è abbastanza per meritare la sufficienza.
Per il resto...stendiamo un velo pietoso!

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Ultima risposta 21/08/2010 00.10.44
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annibalo  @  29/05/2010 17:37:03
   7½ / 10
una protagonista donna, un soggetto? fra miliardi di oggetti?bene purchè non sia una maschera mentre sfuggono le identità religiose nella società liquida

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Ultima risposta 08/06/2010 03.08.53
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Ciumi  @  28/05/2010 17:52:39
   4½ / 10
Ben che vada, oggi, il buon cinema è questo: sfoggio di costumi e scenografie cui s’appende una storia che possa suscitare qualche interesse.
Anzi parecchio, non appena si tirano in ballo astri e religioni.
Ma se proviamo a rimuovere la pesante cornice (che odora di cartapesta, per di più), nella tela cosa resta? Poco: le solite guerre che non assomigliano a guerre; i soliti cattivi (stavolta sono i cristiani ma poco cambia) e i soliti buoni che non assomigliano a persone; le solite musiche enfatiche; i soliti dialoghi pigri; una storia che offriva buoni spunti ma che è stata tradotta in maniera banale.

Sola, nel mezzo del cosmo, in centro al mondo, ad Alessandria d’Egitto, al film ‘Agorà’, Ipazia, con la sua intelligenza e le sue mestruazioni, martire brava e bella e, se si escludono i suoi pupilli, unica forma un poco viva tra una babele di fantocci – figura molto interessante, quella storica, un po’ meno questa cinematografica.

L’unica sequenza che mi è piaciuta è la breve ripresa che il regista fa dall’alto ai cristiani mentre assaltano la biblioteca, formicolio deleterio del firmamento umano che contrasta con la contemplata quiete dell’universo, col silenzio del cielo elementare, fermo e disadorno. Solo in quell’occasione ho trovato rappresentato efficacemente l’assunto, il conflitto tra il bellicoso credere religioso e il pacifico ragionare scientifico, tra la pesantezza dei dogmi e la lievità della scoperta. Per il resto, il tema è trattato in maniera tremendamente schematica. L’umanità tifa per il secondo, ma vince il primo.

Nel finale il regista preferisce la via del pudore. Scelta condivisibile. Ma è davvero poco.

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Ultima risposta 08/06/2010 18.10.12
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Macs  @  23/05/2010 21:48:21
   7½ / 10
Ricostruzione alquanto romanzesca della vita di Ipazia, filosofa scienziata vissuta ad Alessandria d'Egitto a cavallo tra quarto e quinto secolo d.C. Amenabar si prende moltissime licenze rispetto alla verità storica (ad esempio: lo schiavo Davo non esiste storicamente, la morte di Ipazia non viene fatta risalire direttamente al vescovo Cirillo, per finire con la licenza più grande: si avanza l'ipotesi che Ipazia abbia anticipato la rivoluzione copernicana, cosa tutta da dimostrare), ma se lo spettatore se la sente di tralasciare questi aspetti, diciamo che il risultato si fa apprezzare: ottime le ambientazioni e la colonna sonora, magistrale la Weisz in un ruolo non semplice, e poi il grande merito del film è il coraggio di raccontare e dare dignità a un personaggio semisconosciuto, per certi versi "scomodo", ma di grande spessore morale e scientifico. Anche se inventato, bello il finale "minimalista" con il gesto di Davo che non fa di Ipazia una facile eroina e non strappa la lacrima (la tentazione era forte), ma che ritraendo la serena accettazione che Ipazia fa del proprio destino, rende un omaggio ancora più sincero e sentito alla grandezza del personaggio.

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Ultima risposta 26/05/2010 02.16.40
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bulldog  @  22/05/2010 09:13:59
   2 / 10
Oramai, come disse Orwell, si cambia il passato col metro di oggi.

Questo Amenabar è uno dei registi più tonti in circolazione.
E’ incredibile come cotanta ignoranza sia supportata da altrettanta presuntuosità.
Un filmetto per bambini dove la prosaica morale è che le religioni son sempre state l’oppio dei popoli che han creato solamente morte e distruzione ostacolando la grande ricerca scientifica.
I dialoghi più profondi del film,in cui i cristiani sono rappresentati come dei brutti ceffi dallo sguardo di ghiaccio , sono all incirca così:

‘ehi tu **cazzottino di un pagano lo sai che sei proprio uno sciocchino a contemplare delle statue che non si muovono?Noi cristiani siamo più furbi, scaltri e anche più belli di voi, tiè”

“ohhh guarda che belle le stelle, non cadono stanno lì ferme, ma il cosmo non può essere armonioso perché io ho il mio ciclo di mestruazioni che è tutt’altro che armonioso!”

Dunque data la pretenziosità delle tematiche trattate, tralascio i miei giudizi su tutto ciò che concerne il profilmico.
Che dire allora di sta robaccia?
Arte moderna composta da un insieme di tendenze intimistiche ed espressioni caratteristiche di una spiritualità femminea che non vuol saperne nulla del piano su cui agiscono le grandi forze storiche e politiche, e che per una sensibilità morbosa si ritira nel mondo della soggettività privata dell’artista, riconoscendo valore solo a ciò che è psicologicamente e esteticamente “interessante”
Ovviamente ignorate completamente concezioni tradizionali della storia, dei processi che nei vari cicli di civiltà conducono dalle forme organiche delle origini sino alle forme tarde e disanimate ove predominano l’intelletto astratto e il praticismo.
Intellettualizzazione, a discapito dell’immediatezza, radicalismo tecnicista e puro formalismo di una perfezione espressiva rispetto alla quale il contenuto diviene del tutto irrilevante.
Insomma pensiero moderno e cul-tura profana di serie z formano questo ennesimo baraccone del nuovo millennio.
Da grasse, grassissime risate, mi son dovuto trattenere a stento al cinema perché sono rispettoso e non potevo certo disturbare gli altri spettatori.
Un opera cinematografica mistificatrice, pretenziosa, parodisticamente scientista, falsa e ridicola come poche.

Amenabar vai a giocare a bocce.

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Ultima risposta 31/05/2010 10.20.11
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Gruppo COLLABORATORI gerardo  @  20/05/2010 15:48:57
   8 / 10
Come ogni biopic, anche Agorà poteva essere un'operazione a rischio. Il falso storico, la rappresentazione agiografica e retorica della biografia dei protagonisti è il rischio maggiore che questo genere cinematografico porta costitutivamente con sè. Amenàbar, però, pur non eliminando queste caratteristiche strutturali di genere, e accettando l'imprescindibile concetto che ogni biopic è sempre didascalico, riesce a superare la brutta empasse dell'effetto "fiction" ricostruendo una storia straordinariamente convincente non già in quanto vera in tutti i suoi elementi, ma verosimile. Del resto, di Ipazia d'Alessandria non è rimasta nessuna traccia scritta dei suoi lavori, dei suoi studi. La carenza di fonti certificate permette al regista spagnolo di muoversi con maggiore libertà, eppure mai in alcun momento si ha la sensazione di trovarsi di fronte a un'opera mistificatoria. La ricostruzione storica, tanto di Alessandria (rappresentata nella sua complessa vitalità socio-culturale), quanto delle vicende religiose e politiche della provincia dell'impero del IV secolo, è straordinariamente convincente. Agorà è, dolorosamente, l'inammissibilità culturale, in un periodo di grandi rivolgimenti storici, del potere femminile all'interno di un più vasto e generale scontro di poteri, sullo sfondo dell'inesorabile declino di quello romano. Nel suo pregio maggiore, Agorà pone innanzi tutto al centro della storia una donna, con la sua lucida e vibrante coscienza che si fa tragica coerenza ideologica e morale. Pone in evidenza il meraviglioso scandalo del potere della scienza e del pensiero sull'ossessione del dogma e lo affida all'intransigenza di una donna. E', fondamentalmente, lo scandalo del femminile, della sua irruzione, in un contesto culturale e politico tutto maschile. Non c'è scena migliore, bellissima, definitiva, per restituirci la potenza di questo scandalo se non quella del fazzoletto intriso del mestruo di Ipazia, che la filosofa esibisce in segno di rifiuto, di fronte a tutta la platea di "discepoli", non già dell'uomo quale compagno di vita, ma delle logiche maschili che sovrintendono i rapporti uomo-donna: è la dichiarazione estrema di autonomia e autodeterminazione, è la rivendicazione convinta e orgogliosa della differenza di genere e della sua sostanziale irriducibilità. Scena, questa, che trova la sua naturale correlazione in quella di segno opposto della Biblioteca devastata dalla furia oscurantista dei cristiani. Il suo deserto funereo, plumbeo, è il controcanto alla vitalità pulsante del centro culturale, patrimonio genetico di civiltà, dove la parità di genere è naturale manifestazione dell'uguaglianza euclidea. E se il mestruo è simbolo di fertilità e di vita, l'abbandono e la desertificazione culturale richiamano solo alla morte, fisica, intellettuale e morale di una civiltà. Quando un popolo, una civiltà emergente o predominante vuole annientarne un'altra, è sempre nei centri culturali di quest'ultima che colpisce prima. In ogni epoca. Cancellare le tracce, la memoria altrui, è il primo passo vero l'omologazione, la conquista culturale che è poi militare e politica.

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Ultima risposta 26/05/2010 02.54.18
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kadhia  @  18/05/2010 10:34:54
   3 / 10
Ma come avete fatto a dare un voto così alto a questo film? Io l'ho trovato assolutamente insignificante, un guazzabuglio di idee sviluppate malissimo, peccato perchè l'argomento sarebbe stato interessante.

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Ultima risposta 19/05/2010 11.24.45
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morgana2009  @  16/05/2010 13:44:26
   10 / 10
Un film spettacolare, con ambientazioni molto accurate e una ricostruzione storica precisa e dettagliata, i temi ambiziosi che affronta scorrono in modo fluido e scorrevole. Un film che probabilmente passerà inosservato e farà fatica a imporsi al grande pubblico, anzi mi meraviglio che abbia trovato distribuzione in Italia e non sia stato boicottato o censurato. Da vedere e rivedere.

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Ultima risposta 30/05/2010 13.16.47
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Rask  @  16/05/2010 13:05:07
   8 / 10
Amenabar decide di subordinare l'accuratezza storiografica alla sicurezza delle idee e ha buon gioco, finché lo spettatore glielo consente.
Con Agorà esplora la coesistenza (attualissima) di diverse fonti di 'verità' in un'unica cultura, firmando ben più di uno sterile manifesto antidogmatico. Due atteggiamenti fondamentali: l'Ipse dixit, il principio di autorità proprio delle religioni, che nasce dall'atto di fede nella verità rivelata e ammette come unico grado di libertà l'interpretazione (mai consapevole e foriera di conflitti) contro la sudditanza alla logica e ai fatti, che costringe una continua revisione della propria immagine del mondo e che deve discendere da sguardi vergini, senza filtro, di una purezza ben incarnata nell'eterea Ipazia. I due paradigmi epistemici sono destinati a un'inconciliabilità di principio, nonostante i goffi sforzi di certa parte della cultura contemporanea. Tuttavia l'uomo è complesso, e anche Agorà vive di personaggi stratificati. Il vescovo Cirillo e il parabolano Ammonio rappresentano un dogmatismo non banale, che reinterpeta le scritture in funzione delle istanze violente proprie del corredo genetico primitivo ("Sono stato perdonato, ma io non sto perdonando" - "Solo Dio può permettersi di essere così clemente"); il padre di Ipazia, che ha conosciuto la potenza della logica, ma si arrende per debolezza senile a decisioni di compromesso, pentendosene poi in un momento di lucidità; o il prefetto Oreste, uomo intelligente e impudente, ma lontano dal demone della conoscenza che scorge stupito nella filosofa e che si consegna alle esigenze della politica, tormentato da un conflitto più umano che filosofico; lo schiavo Davo, figura tra le più complesse, che avverte il potere della scienza ma non riesce a venirne a capo, sospinto da correnti passionali e desiderio di identità. Si convertirà dolorosamente al cristianesimo, incantato da un gioco di prestigio di Ammonio, ferito da Ipazia e bramoso di elevarsi dal ruolo di schiavo in una democrazia dei Cieli che finalmente sembra alla portata. E infine Ipazia, donna libera in una società in cui la parola rivelata sembra obbligarla al silenzio, che vive con illuminante precisione l'avventura dello scienziato di tutti i tempi, sedotto dalle forme pure e dalla semplicità, ma schiavo dei fatti ("e se ci fosse una spiegazione più semplice dei cerchi su cerchi di Tolomeo?"). Un elemento stabile, nella storia della scienza. Da Copernico alla teoria delle stringhe (in cui ci si chiede perché la natura non abbia scelto la forma più semplice, toroidale, per compattificare le 6 dimensioni extra) il duello tra simmetrie, estetica e verità è un tratto costante della vita scientifica. Costituendo insieme un punto di netta lontananza dall'atteggiamento dogmatico: la purezza delle forme si rivela spesso una guida, ma mai ciecamente seguita, lungo la via della conoscenza; lo scienziato dev'essere completamente libero, anche dai suoi vincoli estetici: la musica delle sfere che avvertiva Einstein è ben evidente, ma dev'essere tenuta a distanza di sicurezza.
Agorà è tutto questo. E con chiarezza che alcuni hanno percepito didascalica mette in guardia dalla violenza intrinseca delle fonti di verità non-scientifiche. Violenza che si manifesta ancor più pericolosamente che nei periodi di guerra, in quelli di pace.

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Ultima risposta 30/05/2010 16.13.26
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BlackNight90  @  12/05/2010 02:30:41
   8½ / 10


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Dedicato ad Ipazia, ma rivolto a tutti quelli che ancora vivono nell'oscurantismo. Lei che nei secoli è stata messa da parte non solo dai fondamentalisti, poco più che un nome sfuggevole nei libri di storia, mai nessuno ha pensato di dedicare un giorno commemorativo (oggi che ne esistono anche per il pi greco) a questa martire pagana della scienza e della libertà: c'è voluto Amenabar per farla conoscere al grande pubblico come meriterebbe.
Ma Agorà non è un semplice bignamino su un periodo storico o un kolossal senz'anima, anzi usa la figura della filosofa e scienziata, troppo avanti per la sua epoca, per una denuncia attualissima e scomoda contro tutte le intolleranze e per ricordare, visto che c'è ne sempre bisogno, 'di che lacrime grondi e di che sangue' il passato e il presente delle religioni. Quello di Amenabar non è dunque un attacco rivolto unicamente al Cristianesimo: tanti messaggi vengono suggeriti dal regista cileno anche se, e qui sta forse il principale difetto, in modo troppo disorganico.
Ma Rachel Weisz è bravissima, e l'appassionato entusiasmo che trasmette alla sua Ipazia è contagioso. Oltre alla fantastica ricostruzione scenica è ottimo l'uso della computer grafica, con quei rimbalzi tra la desolazione e il casino della terra e l'armonia silenziosa e la perfezione degli astri, una metafora facile ma affascinante.

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Ultima risposta 12/05/2010 21.03.11
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Darksimphony  @  10/05/2010 08:03:34
   1 / 10
******* mia....ma ke è???? cioè ho speso 7 euro e 50 per cosa? per andare a vedermi una lezione di filosofia? o di scienze della terra??? nn potevo credere ai miei occhi....pensavo di vedere un film con scene di azione, capace di coinvolgerti....una rottura di p a l l e per 2 ore...alla fine nn ce l'ho fatta piu e mi sono addormentato!!!! ke skifo!!

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Ultima risposta 20/07/2010 09.45.15
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR ferro84  @  08/05/2010 14:40:43
   6 / 10
L'ho trovato didascalico e distaccato dalla protagonista, si tende più ad enfatizzare il documento storico che il personaggio di Hypatia, che resta, in definitiva, sostanzialmente bidimensionale in una prospettiva agiografica.

Interessante è notare come alla base della diffusione di ogni religione ci sia la violenza e che diffusione di un credo sia direttamente proporzionale ad essa, per il resto il tutto è abbastanza freddo tranne il finale.

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Ultima risposta 13/05/2010 10.58.11
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Iree__  @  04/05/2010 18:26:27
   5 / 10
Abbastanza noioso!

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Ultima risposta 16/12/2010 19.33.12
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Gruppo REDAZIONE VincentVega1  @  02/05/2010 20:15:09
   7 / 10
Lo sguardo così triste e il volto sciupato di Rachel Weisz, che accenna un sorriso carico di speranza solo quando tutto ciò che la circonda è la sua fede per la scienza, è tremendamente intenso. Pensare che qualche annetto fa quando si accostava il suo nome all'Egitto subito balenava alla mente quello sciocco film sulle mummie killer, ti fa sentire tremendamente bene.

Il film per me è lei, e la sua figura, una donna che ha portato avanti le sue idee contro l'ingenuità e l'ignoranza dell'epoca, è descritta bene anche se non approfondita.
Il contesto, i costumi, la fotografia, tutto magnifico, anche se a fine visione rimane la sensazione di incompiuto, è questo è forse il difetto principale di tutta l'opera, conflitto pagani-cristiani compreso.
Un vero peccato, poteva essere un capolavoro, ma nessuno potrà togliervi la goduria di vedere Ipazia mostrare le sue teorie sull'universo sopra 4 metri quadrati di sabbia.

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Ultima risposta 04/05/2010 20.59.00
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR foxycleo  @  01/05/2010 10:44:54
   7 / 10
L'ultima fatica di Amenabar è un film stilisticamente perfetto. La ricostruzione di Alessandria è portentosa, così come tutta la prima parte del film intrisa di quel sapore di storia e di fascino; in cui le lotte tra religione e scienza sono vive e molto credibili. Molto belli e curati anche i costumi.
La cosa che lascia un po' perplessi è la non messa perfetttamente a fuoco dell'intrigante personaggio della filosofa Hypatia. Infatti, per quanto questo possano essere un errore storico nel film, le sue affascinanti teorie, che anticipano scoperte galileiane ed altre ancora, sembrano lanciate un po' a caso in mezzo ad una storia di guerra e violenza. Da un lato è vero che le teorie esposte servono a dimostrare quanto la scienza e la ratio riescano ad illuminare una mente a dispetto di inutili faide religiose che producono solo barbarie. Però il regista non riesce a miscelare bene queste cose e il risultato è una leggera dispersione del personaggio della Weisz.
Nel complesso un film da vedere, ma speravo in qualcosa di meglio.

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Ultima risposta 01/05/2010 12.46.05
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tylerdurden80  @  01/05/2010 00:57:12
   5½ / 10
sono uscito di casa e il voto più basso che aveva raccolto questo film era un unico 6,5 poi tutti voti altissimi,all'uscita dalla sala ho cominciato a dubitare seriamente delle mie capacità di giudicare i film...ma ora vedo che non sono l'unico pazzo a essere rimasto deluso da Agorà

peccato perchè le tematiche trattate (film storico + religione vs. scienza) potevano,per i miei gusti, essere un mix perfetto ma la sceneggiatura mi è sembrata del tutto lacunosa e incompleta,il film vuole mettere insieme tutte queste tematiche ma sembra "scollato" non riuscendo a dare un filo conduttore unico e definito.se poi ci aggiungiamo la lentezza della prima parte e, al contrario, un finale affrettato per me Agorà è l'esempio di come rovinare un film che avrebbe potuto essere grandioso.

a me non bastano un paio di inquadrature ad effetto (anche se molto suggestive per carità) sulle varie figure geometriche/astronomiche.

Agorà,il film che poteva essere ma non è stato...

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Ultima risposta 10/05/2010 15.08.13
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Invia una mail all'autore del commento dr.slump  @  01/05/2010 00:11:10
   5 / 10
Ingredienti per un pasticcio mediocre:
- 1 porzione di storiella d'amore;
- 1 cucchiaino di riferimenti storici con una confusione senza pari (già il fatto di far passare la lupa con romolo e remo quale simbolo della Roma imperiale nel 367 d.c. fa abbastanza ridere);
- 1 dose di inasprimento;
- 1/2 porzione di scassamento e regia lenta;
-1/4 di google earth;
mischiare il tutto, versare in una casseruola e infornare a 180°, cuocere per più di 2h!!!
Cosa si ottiene? ...........AGORA' che la storia ti spiegherà!

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Ultima risposta 20/05/2010 09.18.49
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  01/05/2010 00:00:45
   5½ / 10
Provo da sempre una costante allergia verso i peplum, trionfi di cartapesta dove l'estetica il più delle volte prevale sull'emozione, e anche se me lo raccomanda Amenabar la diffidenza permane. E francamente a me non sembra logico che Agora meriti tutta questo grande clamore, anzi condivido pienamente i dubbi di una certa critica riguardo un'operazione come questa. Siamo davvero di fronte a un peplum diverso dagli altri o le componenti "false" alla fine sono le stesse della ruggine che infesta Ben Hur e affini?
Perchè alla fine, in questo "delirio armigero" del regista cileno, mi resta soprattutto la fastidiosa sensazione - involontaria, spero - della rievocazione didattica utile alle discussioni e ai compìti in classe dei licei scientifici.
Amenabar ha indubbiamente un notevole senso dell'estetica, ma non mi basta la metafora del "cerchio" che guarda il mondo - bellissima immagine, fra l'altro - sovrastato da rivolte cristiano-pagane e dalla profonda abnegazione culturale della ricerca scientifica di Ipazia.
Perchè alla fine tutta questa invettiva è completamente priva di riflessioni, troppo persa nei combattimenti e nelle ragioni (a volte incomprensibili e romanzesche, come la "cristianità adottata" dallo schiavo D./Minghella per amore della sua padrona) e non di rado vicinissima proprio all'estetica del kolossal classico che tanto mi indispone.
Tanto per citare un esempio, il ferimento di Oreste è assurdo come ennesimo manifesto delle origini del cristianesimo come l'inizio di tutti i mali della civiltà di ieri e di oggi.
Temo purtroppo che questo C'era una volta per la gioia dei professori di scienze storia e filosofia finisca per cadere nel novero dei grandi progetti non riuscìti, incapace com'è persino di rendere credibile il sacrificio umano e culturale di Ipazia (un'ottima Rachel Weisz).
Alla fine lo splendido scenario si sbaracca e restano i cocci di una civiltà prefabbricata negli studios

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Ultima risposta 19/10/2010 14.38.04
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Gruppo REDAZIONE maremare  @  27/04/2010 01:57:09
   8 / 10
Amenabar analizza un periodo storico lontano e dimenticato per parlare d'altro, di qualcosa che riguarda tutti da vicino.
Una ricostruzione storica accuratissima per un film profondamente laico, dove la repressione ideologica non uccide la forza delle idee.
Le religioni prima o poi si sgonfiano, i regimi totalitari prima o poi crollano, ciò che resta immortale è l'atto creativo: l'unico vero di0 nell'uomo.

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Ultima risposta 27/04/2010 19.01.33
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yonkers86  @  27/04/2010 01:24:02
   8 / 10
Penso che il messaggio di Amenàbar sia sotto gli occhi di tutti, lui non critica aspramente la religione cattolica, ebraica o pagana, tantomeno il fatto di essere credenti di una delle sopracitate religioni. La critica che il regista spagnolo fa riguarda l'uso strumentale che si fa della religione per mobilitare le masse e legittimare un potere politico, cosa che è incredibilmente d'attualità.
Lo scontro tra Cirillo e Oreste è solamente sfiorato da questioni personali, quando entrambi utilizzano la religione per cercare di sovrastare l'altro, arrivando addirittura a sacrificare quello in cui hanno sempre creduto (esempio lampante è appunto Oreste).
Chiaramente anche il contrasto tra religione e scienza, altro tema attualissimo tra l'altro, è sicuramente importante ma non quanto il rapporto con la politica, o almeno questo è quello che mi è parso guardando il film.
La figura di Ipazia è ben delineata, ho avuto modo di documentarmi sulla sua vita circa un anno fa e devo dire che il suo genio non è assolutamente esaltato nella pellicola, essendo lei una delle menti più geniali della storia dell'umanità e non solo dell'Alessandria del 400.
Alla fine dei conti penso sia un film assolutamente valido, che và preso per quello che è ossia una cronaca storica atta a far riflettere lo spettatore su quanto la storia sia ciclica e beffarda, senza star lì a cercare significati incredibili con annessi voli pindarici. La dietrologia e l'esasperata ricerca dell'attacco alla religione son inutili, perchè non rispecchiano esattamente quello che il regista vuole raccontare.
Fermiamoci all'analisi storica e cerchiamo di trarre delle conclusioni, pensiamo a quanto siamo progrediti in alcuni campi e quanto siamo rimasti fossilizzati in altri.
Registicamente il film non è nulla di eccezzionale, ma alla fine la cosa non mi stupisce dato che Amenàbar è sempre stato un superbo narratore piuttosto che un abile uomo da cinepresa.
Ho particolarmente apprezzato la ricostruzione del periodo storico e della città di Alessandria, che in quel periodo era realmente un calderone tra antica cultura egizia, ellenismo e civiltà romana, proponendosi come il vero ombelico del mondo culturale dell'epoca.

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Ultima risposta 28/04/2010 17.01.27
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Gruppo STAFF, Moderatore Jellybelly  @  26/04/2010 09:59:28
   8 / 10
Intensa e cruda rievocazione di una pagina di storia (volutamente) dimenticata, che pone Alessandria d'Egitto al centro di un crogiolo di religioni in completa collisione, con il cattolicesimo che, passando da minoranza a maggioranza (politica prima ancora che religiosa) decide di spazzare via tutte le altre perché "di0 lo vuole". Nell'occhio del ciclone c'è Ipazia, anomalia del sistema anzitutto perché donna libera, scienziata e filosofa, ed in quanto tale agnostica. "Io devo sempre mettere in dubbio quello in cui credo, voi non potete", dice ai cattolici.
Le presta il volto una bellissima ed intensa Rachel Weisz, perfetta per il ruolo che Amenabar le cuce addosso.
Strepitosa, poi, la ricostruzione storica e scenografica dell'Alessandria del IV secolo, con una CG accurata e mai fuori posto.
Unica pecca, le intuizioni scientifiche di Ipazia, trattate in modo decisamente superficiale e tutto sommato inutili ai fini della storia, la cui potenza non aveva bisogno di orpelli.
Isherwood (sintetizzando) diceva che nessuna minoranza viene mai perseguitata senza una ragione: la ragione delle persecuzioni è che le maggioranze hanno paura di come si comporterebbero quelle minoranze una volta diventate maggioranza. Direi che la storia non smette di dargli ragione.

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Ultima risposta 02/05/2010 21.58.37
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forzalube  @  24/04/2010 05:16:50
   7½ / 10
Come da programma questo film è un inno alla libertà di pensiero ed alla pacifica convivenza tra diversi credi; due concetti che potremmo riassumere nel termine di laicità. Allo stesso tempo è ovviamente fortissima la denuncia dei pericoli che derivano dal fanatismo religioso (che purtroppo ai giorni nostri sta riprendendo piede anche in Italia).
Visto che poco si sa sulla figura di Ipazia (a parte la sua barbarica uccisione), il film si prende alcune licenze (comunque dichiarate tali e non ingannevoli) e romanza un po' la vicenda, in termini che comunque ho trovato piuttosto accattivanti.
A livello tecnico alcune cose non mi hanno soddisfatto del tutto: mi sembra che si sia ecceduto un po' con le vedute aeree; la colonna sonora non mi è sembrata granché coinvolgente; la ricostruzione scenografica nel suo complesso dà un po' l'impressione di essere troppo costruita.
Nonostante gli sviluppi a tratti prevedibili (del resto in un film del genere non è che ci si possano attendere molte sorprese) ho apprezzato maggiormente la sceneggiatura e la caratterizzazione dei personaggi. In particolare ho trovato riuscita la figura di Sinesio

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Un altro piccolo difetto è che il film manca di pathos, ritmo e coinvolgimento emotivo nei minuti iniziali, ma poi prende quota strada facendo.

Il risultato nel complesso è più che soddisfacente quindi andate a vederlo per non dimenticare Ipazia.

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Ultima risposta 25/04/2010 04.36.01
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Xavier666  @  22/02/2010 00:35:16
   9 / 10
« Quando ti vedo mi prostro davanti a te e alle tue parole,
vedendo la casa astrale della Vergine,
infatti verso il cielo è rivolto ogni tuo atto
Ipazia sacra, bellezza delle parole,
astro incontaminato della sapiente cultura. »

Favoloso ritratto di Ipazia, non ne avevo mai sentito parlare ma dopo la visione mi sono messo alla ricerca di informazioni, una della più grandi menti illuminate della storia dell'umanità, siamo nel terzo secolo DC e nella culla della civiltà europea (nonchè in tutta Europa) comincia a farsi strada il Cristianesimo con irruenza inaudita (infatti il regista sembra quasi calcare molto su questo aspetto, sulla ferocia e prepotenza della novella Chiesa Cristiana decisa nei suoi primi secoli di vita a farsi strada nella storia con il sangue dei nemici, dei pagani prima per poi continuare con i primi pogrom di giudei)
Ipazia fa parte di una civiltà che non vuole rinunciare ai propri ideali, non tanto all'adorazione dei propri idola e divinità quanto a quella che considera la propria religione. la filosofia , la ricerca della verità, mentre di fuori i cristiani incombono preoccupati soprattutto a distruggere quel sapere per innondare il mondo con la parola del Signore- Ho visto molte analogie con i talebani, altro indizio del profondo anticristianismo di Amenabar.
E così mentre questa eroina e martire della divina e somma Sapienza era preoccupata a continuare e a superare il modello tolemaico della rotazione dei pianeti, per trovare nell'ordine astrale l'intelletto che avrebbe dovuto reggere l'umanità arrivando a grandissimi risultati il cattivissimo Cirillo cominciò a vedere in questa eretica un ostacolo alla sua ascesa di patriarca della Chiesa Cristiana.
L'unica pecca del film è l'improbabile e secondo il mio umile parere inutile figura dello schiavo Davo, non si sa dove va a parare, cosa vuole e poteva anche non esserci se non per dare al film un tocco pop mezzo romantico.
La figura di Ipazia basta da sola per trovare la chiave di lettura di questo film abbastanza fedele alle cronache dell'epoca e ci lascia la riflessione che avrà fatto anche Amenabar quando iniziò a lavorare a questo film: Ma... Se non fosse stato per l'ascesa del Cristianesimo (ma forse è anche una riflessione sulla religione in generale) che di fatto ci riportò alle tenebre del Medioevo e se la somma sapienza e cultura della civiltà europea non avesse subito quel drammatico freno durato secoli ( Ipazia intuì la natura delle curve elittiche intorno al sole scoperte nel Rinascimento!!).. . Noi in quanto razza umana... Dove saremmo oggi?

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Ultima risposta 26/04/2010 00.58.00
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