Jake Sully vive con la sua nuova famiglia sul pianeta Pandora. Ma quando una vecchia, familiare minaccia torna ad affacciarsi per terminare quel che era stato iniziato un tempo, Jake dovrà nuovamente collaborare con Meytiri e l'esercito dei Na'vi per proteggere il loro incredibile pianeta. Jake e Naytiri saranno pertanto costretti a lasciare la loro casa ed esplorare varie regioni di Pandora.
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Visto per puro caso e non ricordando completamente il primo film, in generale è un film che aggiunge relativamente poco alle vicende di questo universo narrativo, pur rimanendo molto bello da vedere (anche se chiaramente qui dipende da dove lo si è visto: cinema, tv 4k, etc.) per via delle immagini e ambientazioni che già oltre 10 anni fa avevano fatto tanto parlare.
Trama che come anticipato aggiunge ben poco: abbiamo nuovamente il confronto tra Na'vi ed esseri umani, stavolta in un ambiente marittimo che per Cameron rappresenta un ritorno al passato ("The Abyss"), anche se chiaramente qui lo stile e i colori sono in linea con il mondo di Avatar. Quindi da un punto di vista meramente di storia, diciamo più che sufficiente dato che le 3 ore dopo un po' iniziano a pesare.
Purtroppo ho anche letto che sono in programma altri capitoli della saga di Avatar, con Cameron sempre coinvolto in tale progetto. Personalmente contrario a questo tipo di operazioni che raschiano il fondo del barile, tuttavia queste rappresentano ormai da un decennio come minimo una grossa fetta delle produzioni hollywoodiane, nonostante sia evidente la difficoltà creativa di tirare fuori grandi novità dal mondo di Avatar se già questo secondo capitolo ha mostrato segni di cedimento. Per dirla in altre parole, non sono più i tempi dove potevi aspettarti che "Terminator 2" o un "Aliens" potessero pareggiare o fare addirittura meglio dei loro predecessori.
Oltre la narrazione, oltre lo sviluppo narrativo, oltre il discorso verboso, "The Way of the Water" è il ritorno alle origini stesse del cinema nell'era della tecnologia cinematografica oltre ogni limite: un incredibile, straordinario, ineguagliabile, mastodontico, epico, emozionante trionfo di immagini. Contrariamente a chi dice che nel film non c'è nulla a livello tematico (e invece è un potentissimo film-metafora sul continente africano, un racconto di resistenza antimperialista, un saggio etnografico, un film che tocca temi come diversità, inclusione, elaborazione del lutto, separazione sentimentale, costruzione della propria identità, riflessione metatestuale e meta-cinematografica, un film che indaga costantemente il rapporto padre-figlio [con la sequenza finale di chi perde un figlio e di chi tenta di ritrovarlo]), questa seconda opera di Cameron su Pandora è un film che nella ricerca sulle immagini ridefinisce il cinema come aveva fatto il suo predecessore 15 anni fa. Non si potrà non passare da qui, volenti o nolenti.
Un viaggio! un qualcosa di incredibile visivamente parlando...Cameron alza inevitabilmente l'asticella e vederlo in sala offre un esperienza immersiva e sicuramente un valore aggiunto. Tutto il comparto tecnico è quanto di meglio ha il cinema da offrire ora, audio, regia ed effetti speciali sono pazzeschi e per 3/4 del film si resta a bocca aperta sopratutto quando si passa al mondo acquatico , la storia purtroppo è la parte meno forte del film ciononostante 3ore scorrono lisce senza annoiare. Insomma Cinema puro, che almeno una volta chi ne amante dovrebbe vedere
Film che risente della degenerazione reazionaria culturale del cinema commerciale americano degli ultimi anni, non mi sarei aspettato che anche James Cameron soccombesse all'ossessione per la "sacra famiglia americana", pare quasi una delle ultime produzioni Disney rivolte ad un pubblico di ragazzini e non più anche per adulti; i dialoghi il più delle volte sono a dir poco penosi, fortunatamente James Cameron sa ancora il fatto suo quando si alza il ritmo e si aprono seriamente le danze.
Io credo che se con Titanic siamo arrivati alla perfezione visiva di effetti speciali artigianali con "Avatar 2" siamo alla perfezione della computer Graphic. Questo è il punto di arrivo, posso esserci altri film perfetti come questo ma non superiori, non è possibile. Il caso è che in entrambi i casi il regista è lo stesso, il James Camerom perfezionista che mostra un talento registico eccezionale, ci porta dentro un mondo reale ma che di reale non ha neanche un capello.
Peccato pero' che tutto il resto vada fuori controllo...una sceneggiatura senza senso che riporta il cattivo del primo film sotto forma di Avatar, quindi piu' forte, l'iniziale missione di conquista si trasforma nella classica vendetta personale tra il defunto generale e il colonnello.
Pensi al film e ti rimane impressa la battaglia finale con le balene, una cosa incredibile. Tutto il resto non giustifica un film di oltre 3 ore. Gia si parla del terzo dilm della serie...non credo perderanno molto tempo a scrivere la sceneggiatura...
Il senso dello spettacolo a Cameron non è mai mancato. Se non fa le cose in grande non è contento. Ogni buon blockbuster deve avere tematiche forti trattate in maniera semplice e coincisa e dalì parte la storia. Le riprese subacque soprattutto sono una delizia per gli occhi e visivamente nel suo complesso è straordinario. I personaggi sono semplici: ci sono i buoni ed i cattivi ben distinti fra di loro, con le giuste sfumature tsnto basta. Certamente qualche personaggio secondario non è definitio al meglio (i due fratelli quando sono insieme sono quasi indistinguibili) ma tutto sommato il film fila abbastanza liscio. Non è indimenticabile, altrettanto vero, ma la visione vale.
Spero che il prossimo capitolo di AVATAR duri molto meno di tre ore, poichè troppe lungaggini inutili rendono la visione davvero difficile da sopportare. Per il resto, nulla da dire: ottimo impianto visivo e realizzativo, più che buono il comparto delle emozioni ricreate, tutte molto forti e sentite. Buon film, vale la pena vederlo, ma un'ora in meno di durata avrebbe giovato a tutti.
Il film è tutto ciò che ci si aspetta entrando al cinema,uno spettacolo per gli occhi e orecchie.A livello tecnico è il top. Purtroppo la durata è veramente troppo eccessiva cosa che durante la visione crea momenti di noia e sonnolenza se visto la sera tardi. Ovviamente da vedere assolutamente.
Sequel del primo ben realizzato, la trama non è certamente memorabile ne troppo originale ma si lascia guardare nonostante una parte introduttiva prolissa e una durata decisamente ampia. Effetti e scenari mozzafiato valorizzati da un 3D che arricchisce la visione. Nel complesso un degno successore del precedente ma che non posso dire aver avuto lo stesso impatto, era impresa ardua. La colonna sonora non mi ha colpito particolarmente. Nel complesso consiglio la visione decisamente.
Sì c'è una trama ma si parla più che altro di natura e tutti temi oggi fondamentali E che ricerca grafica La parte odiata da tutti, ovvero quella centrale di "esplorazione" è stata quella che ho preferito perchè mi sono sentito immerso completamente in Pandora Aspettando i prossimi capitoli
Svanito l'effetto shock del primo: nel 2009, all'uscita dal cinema, letteralmente andavo alla ricerca di una pianta, un albero da toccare e abbracciare! Detto questo, il plot è elementare quanto quello del primo film: scritto con il manuale di sceneggiatura a fianco, ricalca tonnellate di storie già raccontate. Se nel primo il protagonista affronta la ricerca di un'identità personale, in questo c'è la difesa della famiglia. Molta retorica americana inevitabile, l'impianto scenografico è da brividi anche se, dopo una mezzoretta, ho percepito il 3D come un 2D con buona profondità di campo. Insomma dopo la parte inziale entri nel film penalizzato un poò dalla lente scura degli occhiali che abbassa fortemente la brillantezza e la luminosità dell'immagine. La lungaggine del film è ripagata dallo splendore degli habitat e delle creature dell'aqua. C'è una punta di erotismo in più, forse associato al gruppo teenager che, secondo me, nel terzo episodio regalerà le, finora inesistenti, naturali scene di amore, amplesso. Ma dico io, natura natura e poi non si batte chiodo?
L'apprezzare o meno questo film non è una semplice questione di gusti personali ma è l'emblema del proprio modo di intendere il Cinema. E' più importante il cosa si racconta o il come? E' giusto che avanguardia tecnologia e qualità artistica (intesa come scrittura) debbano per forza svilupparsi sempre in maniera inversamente proporzionale? La meraviglia per gli occhi può redimere lo strazio per le orecchie (e per quell'organo che ci sta in mezzo)? Queste sono alcune delle domande che dovete porvi per capire qual è il vostro tipo di Cinema, dopodiché il voto potrà essere 2 come 10, e in questo caso ha un'importanza del tutto relativa. Io non voglio scendere sotto la sufficienza perché sarebbe oggettivamente ingiusto per un evento di questa portata, che sotto alcuni aspetti sa rendere concreta e regalare quella che viene comunemente definita "la magia del Cinema"…ma che fatica reggere 3 ore e passa di banalità e scrittura pedestre.
Ho deciso di dare una chance ad Avatar 2, pur essendo uno dei delusi dal primo film drammaticamente povero di sceneggiatura e troppo concentrato sull'estetica.
Lo spirito con cui sono andato a vedere questo sequel era senza grosse aspettative al livello narrativo ma con l'idea di gustarmi le immagini.
Se ci si va con questa filosofia è un film che riesce con le sole immagini a riempire 3 pesantissime ore, e non è poco. Sulla storia, diciamo che siamo a dei livelli di sviluppo molto infantili, però i colori, l'impatto visivo, gli effetti speciali, al servizio di un racconto di questa Terra primordiale e magica sono in alcuni momenti quasi commoventi. Si vede il profondo amore di Cameron per il mare, in alcuni momenti tocca quasi livelli di documentarismo.
Sul 3D mi viene da dire che non è stato risolto un problema originario, ovvero che se da un lato il 3D dona profondità e spessore ai dettagli in primo piano, gli sfondi danno l'effetto di "sfocato" e in un film in cui si ricostruisce un'ambientazione magica, mi viene quasi da pensare che forse semplicemente un ultra HD poteva essere superiore, quindi viene da chiedersi se sia così necessaria la presunta terza dimensione (infatti erano 10 anni che era stata cestinata).
In conclusione, c'è molta indulgenza su questo film perché è pur sempre Cameron, però Avatar si conferma un filone di storytelling desolantamente sempliciotto. Le immagini salvano il carrozzone, ma 3.10 ore risultano comunque pensatissime anche per i più sognatori e per coloro che riescono a farsi sorprendere e trasportare dalle bellissime visioni con gli occhi del bambino dentro di noi.
L'effetto novità del primo non c'è,quindi parto dal presupposto che e inferiore;la trama non esiste,e questo è un punto debole..il punto forte e che comunque e un film da vedere al cinema con tre ore di puro intrattenimento ed effetti speciali unici,da stropicciarsi gli occhi,un museo oceanografico,un sogno il mondo creato da Cameron perfettamente!speriamo solo che gli altri sequel si inventa qualcosa perché il rischio di repititivita' c'è e chissà che ci regalerà questa volta
Secondo capitolo che si presenta come intermedio e lascia presagire che ci sarà un terzo episodio. Ho apprezzato che siano riusciti a "ripartire da zero" con un nuovo mondo, acquatico questa volta, da scoprire, conoscere e al quale affezionarsi. Personalmente non io capito la genesi dei 2 figli (della dottoressa e del colonnello) ma forse mi è sfuggito qualche passaggio. Comunque vale la pena vederlo. Non ci si annoia e le ambientazioni sono spettacolari
Si presenta come un prodotto di puro intrattenimento, anche perlopiù visivo, e riesce in miglior modo nel suo intento rispetto al primo e noioso capitolo.
La tematica ambientalista, come nel primo, è evidentemente messa in primo piano con riferimenti sia alla situazione futura della Terra sia con rimandi all'insensibilità dell'uomo nei confronti del creato. Visivamente è imponente, il più grande spettacolo per gli occhi mai visto in un cinema. Le scene in acqua sono bellissime e coinvolgenti. Il 3D non può che giovare a questa affascinante rappresentazione, anche se, a onor del vero, nelle oltre tre ore di durata, la tecnologia appesantisce un po' la visione. Il canovaccio passa un po' in secondo piano davanti a tanta bellezza visiva ma regge comunque abbastanza bene, con un finale tripartito e solido.
Potrei prendere la recensione e del film del 2010 e riproporla pari pari oggi. Avatar può essere sintetizzato come un bellissimo esercizio di stile di cui il cinema, inteso come luogo fisico,aveva davvero bisogno
Avatar è un film che ci ricorda, semmai ci fosse bisogno, che l esperienza in sala è ancora qualcosa di imprescindibile e che sebbene tristemente non più unica, non può ancora essere definitivamente accantonata. Cameron crea un modo ricchissimo di dettagli ed attraverso un uso impeccabile della computer grafica ricrea un mondo unico, credibile, ricco di fascino.
È inutile indugiare su quanto sia dannatamente bello e spettacolare quello che si vede perché dopo l'effetto WOW meno accentuato di quello del 2010 rimane un film narrativamente debole sebbene più avvincente del primo.
Sugli attori non mi esprimo perché potrebbero essere chiunque e certi nomi altisonanti del cast sono più un richiamo da locandina che un valore aggiunto ,essendo totalmente irriconoscibili, così come la loro recitazione.
Vale la pena vedere i seguiti? Decisamente si di certo non siamo in presenza di niente di memorabile ma nel complesso di una esperienza godibile di grande livello.
Spettacolo visivo assolutamente unico, ed è impressionante come James Cameron a 70 anni non abbia perso un'unghia del suo talento nel dirigere le scene action. Avatar - la via dell'acqua è un'esperienza visiva totale, immersiva, che per metà sembra un documentario su un mondo nuovo (in cui le parti in CGI sono assolutamente indistinguibili dalle parti girate dal vero) e per metà un film action dal ritmo forsennato, con tutti gli ingredienti del caso (eroi intrepidi e marine cattivi su tutti).
E quindi tutto perfetto? No, perché la sceneggiatura sembra scritta da un bambino di 10 anni, è addirittura peggio di quella del primo Avatar:
Allora, la terra manda una seconda spedizione su Pandora dopo 15 anni più o meno, si presuppone per cercare lo stesso minerale del primo film - motivo per cui atterrano esattamente nello stesso punto in cui i Na'vi delle foreste gli avevano fatto il cul0 15 anni prima. E invece no, perché i militari durante un dialogo dicono che in realtà devono colonizzare Pandora perché la terra sta morendo. Ma allora perché di un intero pianeta tornate proprio nell'unico angolo in cui c'è un ex umano che vi conosce alla perfezione e vi ha già sconfitto? E perché dopo appena un anno ci sono già scienziati e timonieri che vanno a caccia di balene per estrarre l'elisir di lunga vita, dicendo che è quello che finanzia la missione? Che c'entra?
Ma pure ammettendo che possano esserci diversi motivi, che senso ha che poi il fulcro della missione diventi il desiderio di vendetta personale del clone del generale cattivo? Possibile che lui, da solo, abbia il potere di imporre a tutti gli altri (inclusi quelli che cacciavano le similbalene per prenderne il liquido preziossimo) di andarsene in giro per il pianeta a cercare Sully? Quale utilità ha ai fini della spedizione? La spedizione sarebbe dovuta essere anzi contenta che il leader dei Na'vi della foresta avesse abbandonato il suo popolo (scelta peraltro del tutto assurda alla luce di quello che sapevamo degli umani, ossia che volevano sterminare il popolo delle foreste per prendere il minerale prezioso), così da poter fare i propri porci comodi.
Insomma, tutte le motivazioni alla base dei personaggi, sia buoni che cattivi, sono assolutamente incomprensibili.
Per non parlare dell'espediente narrativo per cui i ragazzini fanno qualcosa di sbagliato, gli adulti si incazz.ano, i ragazzini dicono "non lo facciamo più" e poi lo rifanno, usato una caterva di volte.
Unica scelta narrativa in controtendenza è quella di Spider, che sin dalla sua prima apparizione credevo avrebbe innescato il classico meccanismo per cui si sarebbe avvicinato agli umani perché come loro salvo pentirsi alla fine (un po' in stile Theon Grayjoy in GoT) e invece no, ha mantenuto la propria coerenza anche di fronte all'aggressività di Naytiri.
Quindi alla fine facendo una media tra il 5 per la sceneggiatura e il 9 per la tecnica abbiamo un bel 7 che mi pare il voto più equo.
Avevo sentito diverse voci negative da persone in giro, ma devo dire che invece il film che ho appena visto in 3d al cinema mi ha tenuto l'attenzione sempre rivolta allo schermo senza mai annoiarmi per tutte le tre ore della sua durata. Sicuramente non al livello del primo film, come capita più o meno in tutte le saghe, ma sicuramente mi sento molto soddisfatto dopo la visione . Voto 7 e mezzo più mezzo voto in più per il montaggio grafico .
Tre ore e passa di puro impatto visivo: ci si trova letteralmente immersi in un mondo alieno (come in Unreal, il videogioco del 1998), tecnologicamente è strepitoso... ma non c'è null'altro. Nel modo più assoluto, neanche le musiche, un po' anonime come il primo, colpiscono più di tanto. Caratterizzazione e sviluppo dei personaggi pari a zero.
la trama è praticamente uguale al primo con due (2 di numero) differenze: - Jake ha 4 figli; - nella parte centrale è ambientato soprattutto nell'acqua, occasione per sfoderare effetti speciali a rotta di collo
Troppo poco dopo 13 anni: l'effetto novità è completamente sfumato, può colpire giusto chi è troppo giovane per aver visto il primo Avatar. Incasserà tantissimo? Ovvio: furbamente è uscito a Natale (unico periodo dell'anno in cui le famiglie vanno al cinema: per la stragrande maggioranza di loro un film vale l'altro, sicuramente meglio questo del solito cinepanettone), il costo del biglietto di una proiezione 3D è 10€ (contro i 7€ di una proiezione normale), è un film per tutti, last but not least, come il primo, è un film concepito per rendere solo al cinema e in 3D.
Inevitabilmente, per un film che è destinato ad entrare nel guinness dei primati per incassi al botteghino, il primo doveva essere riconoscibile, commerciabile e chiaro. Per questo la sua storia sapeva di già visto: la nascita e il cammino dell'eroe è un modello di storia prefabbricata e usata innumerevoli volte. Simile è la sorte di AVATAR: THE WAY OF WATER, che però non usa un modello unico e classico per calcare al carbone l'intero film, bensì usa un po' di stratagemmi, schemi narrativi e canovacci per singoli personaggi o singoli momenti: vediamo quindi una catena di situazioni chiave tipici dei film anni 80-90 (storie di ragazzi che vanno in una nuova città, storie di genitori a cui rapiscono i figli, eccetera) che vanno riempendo un film di tre ore, con una decina di personaggi ed una una varietà sconfinata di situazioni. Il risultato è notevolmente diverso e decisamente meno fastidioso rispetto al primo. Superato il primo, grande ostacolo, i pregi sono infiniti e legati in primis allo spettro tecnico. Innanzitutto l'ottenimento dei solidi, dalle complesse superfici e messi in situazioni fisicamente estreme (sott'acqua, sotto la pioggia, eccetera) è a dir poco strabiliante e decreta un punto di arrivo non superabile in termini di realismo. Il confine tra il digitale e il materiale è ormai del tutto inesistente. Scendendo più a fondo è mirabile come tutto questo sia messo a disposizione della meraviglia e dello stupore dello spettatore, ritornando agli arbori del cinema, ai suoi primi obbiettivi e alle sue prime volontà artistiche. Anche la colorimetria del primo, fosforescente, naturalistica e particolarmente legata alla notte e all'assenza di luce, è ovviamente esaltata. Anche se, in verità, è tutto migliore rispetto al primo, svetta altissima una qualità nella scrittura delle scene d'azione che arriva al minimo dettaglio e non abbassa la sua qualità per mezzo secondo all'interno di sequenze talmente enormi che rimarranno nella storia del cinema sicuramente. E' qui che si può vedere il meglio di James Cameron, la sua potenza nell'esaltare il contrasto tra l'uomo e la natura, quindi l'utilizzo di armi e mezzi sovradimensionati e una rappresentazione dell'uomo come espressione fascista del progresso tecnologico. Il taglio action è militaresco, muscolare e sotto steroidi, un tipo di action che ha certamente nel regista uno dei suoi fautori/inventori ma è altresì oggi una versione vecchio stampo e old-gen del genere. Ne beneficiano tutti i personaggi, villain soprattutto.
Su questo film non c'è molto da dire. E' un capitolo forse inizialmente "non necessario", seppur l'attesa lo abbia reso innocuamente come un tassello che al cinema contemporaneo mancasse a molti, un po come se fosse un "Half Life 3" della sua specie. Quindi, lo si aspetta, ma quando esce fuori non sai nemmeno tu cosa fartene, a quel punto forse dopo troppa attesa te ne fai una ragione e ne perdi persino interesse. Ecco, credo che questo discorso sia quello che molti abbiano subito dopo aver saputo della sua uscita. In troppi lo attendevano, ma essendo passato troppo tempo, le aspettative si sono alzate, rendendo la visione di questo capitolo come "sbagliata" e non per quello per cui dovrebbe essere visto, un seguito quasi diretto del primo film. Un seguito che non vuole essere più innovativo, più impressionante, più "al di la", ma semplicemente una pellicola che approfondisce gli aspetti della lore, che aggiunge personaggi, che fa esattamente quello che un seguito dovrebbe fare: espandere la dannata storia. Chiusa questa parentesi, ora passiamo al resto.
Qui siamo su lidi molto differenti, Cameron ha intelligentemente fatto la cosa più efficace che si potesse fare, prendere la base del capostipite e riporla in maniera più costruita, con più elementi e ben più sostanza. Abbiamo una storia che pian piano prende vita, sintomo che il franchise si stia sollevando. Bisogna di conseguenza prendere il tutto come una mega serie televisiva che episodio dopo episodio ne approfondisce aspetti, personaggi e storia. Di certo il suo tempo se lo prende molto in libertà, infatti questo ne risulta un capitolo molto di transizione che ha troppo, ma che immagino verrà ben approfondito nei capitoli futuri.
Tecnicamente incredibile. Peccato per la scrittura e la caratterizzazione dei personaggi, uniche vere pecche del film. Il primo film era complessivamente più riuscito.
Si può rimanere fedeli a se stessi dopo 12 anni? Si può fare un sequel che non solo visivamente ma che a livello narrativo amplifichi quello che è stato fatto nel primo film e non ne ripeta completamente la genesi narrativa? Si può far durare il film di più e renderlo comunque nonostante la lunghezza più drammatico? Ma soprattutto si può rimanere il regista più visivamente straordinario e innovativo della fantascienza assieme ad un altro canadese del Quebec? Io credo che si possa, Cameron è tornato e ancora una volta fa la differenza, quella continuità che non è riuscita a nessuno, tranne il suo conterraneo Denis Villeneuve. Non è riuscita a Spielberg, oramai avvitato su se stesso in una deriva favolistica raccogliticcia ed autocelebratoria, non è riuscito a Jackson, che si è involuto, sia visivamente che narrativamente è diventato schiavo del TRASH da cui proveniva senza soluzioni apparenti. Non è riuscito a Lucas che ha fatto tenere in vita un aggrovigliato, contraddittorio e scopiazzato universo di fantascienza che non ha sviluppato PER NIENTE la galassia lontana lontana. Insomma Cameron non è solo rimasto fedele a se stesso, ma si è EVOLUTO e alla soglia dei 70 anni oramai rappresenta il cinema di fantascienza come qualcosa non certo di innovativo a tutti i costi dato che le trame sono una trentina ma CREA un mondo DIVERSO. Dove la continuità c'è, e gli esseri umani SCOMPAIONO. Ecco la cosa più importante, sarà anche Balla con i Lupi, piccolo grande uomo, il mucchio selvaggio, Platoon, moby dick, lo squalo, abyss, Aliens,Mowgli eccetera ma reinventa non poco. Cameron costruisce una storia corale questa volta, dove la famiglia aliena è centrale mentre gli esseri umani beh, facciamo veramente schifo... siamo spietati, vendicativi,vigliacchi,avidi,stupidi e soprattutto senza empatia. Abbiamo distrutto il nostro pianeta, e ora vogliamo fare lo stesso con Pandora, sterminandone animali e popoli indigeni. Ovviamente non sarà così facile, non con gli alieni blu, non con le tribu del mare. Questo è uno dei punti di forza del film, quando Cameron ci immerge nel mare è come tornare a 12 anni fa, al capostipite AVATAR. Potrei restare per due ore a guardare l'immensità degli oceani di Pandora, i pesci, le balene aliene, gli squali alieni, piante e organismi a colonia, come in un documentario. La storia pecca di lunghezza ma ci sono almeno due sequenze che fanno dimenticare tutto questo, la caccia alle balene aliene che colpisce al cuore e lo scontro tra gli umani Acab e Moby Dick verso la fine, qualcosa di stupefacente, non solo per inventiva, ma per narrazione, ritmo e stile, qualcosa che nessun altro regista credo sia attualmente in grado di eguagliare. Tutto per un finale aperto che ci porta verso Avatar 3 la seconda parte di questa via dell'acqua che uscirà nel 2024. Il cinema d'intrattenimento è tornato alla grande, e questo non era scontato dopo tanti film mediocri. "finiamola qui".
Avatar è una parola della lingua Sanscrita che significa letteralmente "coLui che è disceso" in altre parole Dio che si incarna in un profeta, anche se incarnare non è la parola giusta in quanto Dio discende al termine di ogni era per riportare l'ordine e la giustizia ma mantenendo la propria natura Spirituale, non di carne ed ossa... con un po' di fantasia il titolo del primo Avatar ci poteva stare perchè gli umani comandavano a distanza i Na'vi ma in questo capitolo tutto ciò non accade, la coscienza individuale è già dentro i personaggi quindi questo film avrebbe dovuto intitolarsi "Il pianeta delle scimmie acquaiole" e magari in altri sistemi solari che vedono nascostamente i nostri film il titolo è proprio questo!
Ok scherzi a parte, eterna lotta tra bene e male, tra chi vive in armonia con la natura e chi invece vuole solo dominarla e depredarla, il messaggio ecologista ed anche quello della supremazia etnica con riferimento a indiani d'America o indios in particolare, è abbastanza evidente ma non di certo il centro del film che invece si basa su effetti speciali di fortissimo impatto ed i buoni sentimenti che legano la famiglia, cosa si può volere di più a Natale?
La lingua indigena si parla solo nel primo minuto poi il film scorre via anche meglio del primo, la trama è lineare ma non così banale tutto sommato, 3 ore sono tante ma ne vale la pena perchè è un lavoro tecnicamente mastodontico che merita di certo una visione, anche al cinema ed in 3D!
A distanza di 13 anni, il buon James Cameron raddoppia l'azzardo e mette sul tavolo delle carte innovative che stupiscono ancora più del primo film. Da vedere assolutamente. Pandora è proprio un altro mondo, forse il più originale e vivo degli ultimi cinquant'anni di cinema contemporaneo.
Preso atto del mio infelice rapporto con l'Avatar del 2009, debbo riconoscere che questo sequel ne rappresenta in tutto e per tutto il potenziamento-miglioramento. Per imbattersi in blockbuster così ambiziosi, dalla forma perfetta e gravidi di emozione e contenuto come questo, bisognerebbe risalire a quel King Kong di Peter Jackson che proprio oggi taglia il traguardo del diciasettesimo anniversario. The Way of Water è una fiabesca odissea di tre ore tra gli arcipelaghi di Pandora, una miscela senza giunture di epopea western e documentario naturalistico, nonché una suggestiva introduzione al culto Na'vi dell'acqua come contenitore di memorie e principio attivo dell'interazione spirituale. Pur continuando a ragionare sul futuro digitale delle immagini, James Cameron rivolge uno sguardo al suo passato di raffinato storyteller e dà forma a una massiccia storia di legami che si creano, consolidano e logorano. I personaggi non sono più le cavie di una colossale ricerca formale, e il loro sentire autentico fa finalmente traspirare la loro connessione con l'habitat. Pur con qualche passaggio forzato o rivedibile, il climax viene orchestrato per confluire in un terzo atto davvero epico, che ripropone con sguardo innovativo immagini che lo stesso Cameron ha contribuito a fissare nelle nostre retine (gli esoscheletri di Aliens, affondamenti degni di Titanic, le bioluminescenze di The Abyss), a riprova del suo genio nel tenersi sempre al passo con i tempi. Il resto lo fa il maestoso word-building di creature marine e fondali, miracolo digitale mescolato alla carne in perfetta armonia.