caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

BIG BANG LOVE, JUVENILE A regia di Takashi Miike

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     9 / 10  23/11/2007 14:43:18Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
La voglia di sperimentazione di Takashi Miike si rinnova in un altro gioiello da aggiungersi alla sua gia’ notevole filmografia,”Big Bang…” è un film di non facile comprensione,criptico in piu’ punti ma al tempo stesso molto riuscito,intrigante e pregno di significati.
La narrazione, mai lineare e divisa in capitoli,racconta le vicissitudini di due giovani carcerati,l’apatico e femmineo Jun(l’ottimo Ryiuhei Matsuoda, già visto in un ruolo ambiguo in “Gohatto” di Oshima) e l’impulsivo e violento Shiro(l’altrettanto bravo Masanobu Ando) i quali, giunti lo stesso giorno in un claustrofobico carcere, vedranno i loro destini incrociarsi fatalmente fino ad un evento criminoso che li coinvolgerà in maniera diretta.
La pellicola non parla di un amore omosessuale come ritiene erroneamente qualcuno,ma di un' attrazione che si sviluppa tra i due ragazzi in maniera crescente con l’andare della prigionia, sino alla consapevolezza di riuscire a trovare giovamento e conforto l’uno con l’altro,senza necessariamente che questo sfoci in un rapporto sessuale.
Miike ambienta la sua opera in un luogo non definito,sicuramente una prigione ma lontana da come siamo abituati ad immaginarla,piu’ vicina alle scenografie di “Dogville” e “Manderlay” di Von Trier(pellicole che Miike omaggia con un’immagine), quindi molto minimale negli arredi e ammantata perennemente da inquietanti chiaroscuri e da una predominanza del colore giallo.
Questo non luogo appare come un involucro protettivo ma allo stresso tempo costrittivo per i due protagonisti, prigionieri di un’esistenza priva di vie d’uscita, simbolicamente rapportabile alla condizione dell’essere umano incatenato al suo mondo terreno ed ormai privo di ogni immaginazione,facolta' invece riscontrabile nei protagonisti che permetterà loro di valicare oniricamente le mura del carcere e di avvicinarsi ai due misteriosi oggetti che in precedenza avevano ammirato attraverso dei fori aperti nelle mura della loro cella.
Gli oggetti in questione,una piramide tipo uno ziqqurat mesopotamico ed un missile spaziale, riassumono l’ideale di vita di Jun e Shiro,il primo indeciso sulla via da intraprendere, ma orientato verso un futuro faticoso da raggiungere,non troppo lontano dalle proprie sicurezze e che permetta un ritorno,il secondo deciso ad allontanarsi il piu’ possibile e a distaccarsi in maniera netta da cio’ che lo lega alla sua attuale condizione.
Il regista sfrutta un racconto a spirale,che avanza ,indietreggia nel tempo,torna su esperienze già vissute senza seguire un apparente filo logico,a tal proposito si noti la presenza in alcune scene di una scala a chiocciola,percorsa dai due detective rimuginanti ed ovviamente da Jun e Shiro avviluppati da un destino apparentemente segnato.
Sogno e realta’ si fondono in un lavoro perfetto che pur lasciando la facolta’ interpretativa di alcuni avvenimenti allo spettatore,spiega in maniera esauriente le dinamiche e le motivazioni del delitto che si consumera’ nel carcere.
Miike si allontana totalmente dai canoni del cinema commerciale senza scadere nel mero esercizio di stile,dimostra ancora una volta la sua capacita’ di fare film secondo i parametri che piu’ gli garbano,riuscendo a trasmettere un messaggio a tratti limpido,quindi caotico o inquietante,apparentemente ancorato su solide basi ma al tempo stesso indecifrabile e misterioso, simile quindi alla vita umana,indubitabile nel nostro vivere quotidiano ma al tempo stesso estremante priva di certezze e ricca di interrogativi.
quadruplo  30/11/2007 22:02:13Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ebbravo tyler!che perla di film, eh?