caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

BIG BANG LOVE, JUVENILE A regia di Takashi Miike

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
quadruplo     9 / 10  09/11/2007 16:23:54Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il Miike degli ultimi anni è molto diverso da quello conosciuto ai più per i suoi capolavori del triennio 1999-2001: la sperimentazione nei suoi film è stata sempre presente ma basta vedere cose come "Izo" e questo "Big bang love:Juvenile" (il titolo originale era molto più suggestivo: "4.6 Billion Years of Love") per capire come il regista di Osaka stia battendo nuove vie e nuove tematiche molto più filosofiche in un contesto quasi teatrale del suo cinema.

Se con Izo l'esperimento era, a mio parere, riuscito parzialmente, qui Miike mi convince in toto nella sua nuova direzione cinematografica.
Big bang love non è un film convenzionale ed è molto difficile da descrivere, in quanto il regista lascia ben pochi punti di riferimento allo spettatore: dove sia ambientato, in che periodo storico, la sua sequenza cronologica e perfino il soggetto dell'intero film non sono ben definiti.
Quello che dovrebbe essere chiaro è che ci si trova in una prigione (sinceramente ho i miei dubbi anche sul fatto che Miike voglia realmente rappresentare una prigione nel senso fisico del termine), dove due detenuti si ritrovano per diverse colpe che hanno commesso.

Da molti descritto come un film sull'omosessualità (non a caso il film ha partecipato anche ad un festival di cinema gay e lesbico), trovo errato e riduttivo presentarlo in questo modo: principalmente perchè l'intento del regista a mio parere era un'altro; oltretutto, ci sarebbe anche da discutere sul fatto che entrambi i protagonisti siano gay.

Ma cosa vuole raccontarci Miike veramente?Io trovo che il film sia una riflessione sull'umanità.
Ma mentre in Izo si dava risalto quasi esclusivamente agli aspetti negativi di essa, qui il discorso è a 360°: nascita, crescita,iniziazione alla vita adulta, libero arbitrio, sbagli, redenzione e ancora rinascita, come in una spirale che si ripete.
Emblematica la sequenza iniziale, ispirata alla teoria della relatività: la stessa cosa (nel monologo si fa riferimento al pianeta terra) appare in stati diversi a secondo del momento e della distanza in cui la si osserva.
E Miike cerca di mostrarci questi stati attraverso degli input visivi e sonori, spesso sfasati fra loro e a volte ricorsivi.

Complicato, forse, ma perfettamente coerente con il suo scopo: nel film il concetto di tempo e spazio è annullato, lo spettatore è all'esterno della spirale degli eventi, si avvicina e si allontana da essa osservando come mutano le situazioni.

Con questi presupposti narrativi, è chiaro che un film del genere deve basarsi soprattutto sulla potenza e sulla suggestione delle immagini: Miike si dimostra maniacale in questo con delle inquadrature, una fotografia e una
messa in scena (termine forse teatrale ma vista la struttura dell'opera credo si possa fare un parallelismo) straordinaria, forse ai suoi massimi livelli.

Ci sarebbero altri pregi da elencare ed elogiare (descritti anche nell'ottimo commento di Phemt): ad ogni modo, per apprezzare un film cosi, bisogna solo vederlo.
Tom24  09/11/2007 23:11:27Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
yeah
quadruplo  11/11/2007 12:51:46Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
:)..miike a livelli altissimi!
Tom24  12/11/2007 14:44:11Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ja! pazzesco...
Tom24  09/11/2007 23:11:27Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
yeah