Cagliostro 9 / 10 01/08/2008 05:43:56 » Rispondi Forse pochi o addirittura nessuno fra quelli che hanno commentato questo film prima di me ha letto un libro assai interessante intitolato in italiano "Per il Gusto di Uccidere" ("Just Killing Time", 1992) di Derek Van Arman. Se qualcuno, invece, lo avesse fatto dovrebbe avere un'idea piuttosto chiara su che cosa sia un disaffettivo e sulla personalità di un serial killer affetto da questa patologia. Poi abbiamo un altro libro, in vero assai meno interessante, intitolato "Stati di Dissociazione" ("Dissociated States", 1993) di Lenoard Simon. E poi abbiamo il film "Doppia Personalità" ("Raising Cain", 1992) di Brian De Palma. "Mr. Brooks" è la felice sintesi di tutto ciò. Ci troviamo di fronte ad una pellicola dal fascino sottile e seducente. Lo scontro dialettico fra Brooks e il suo alter-ego è intelligente, stimolante e sviluppato in modo ineccepibile. Il duetto fra Costner e Hurt è eccellente e costruito a regola d'arte, regalando al pubblico sequenze e dialoghi memorabili. La trama è solida e compatta, con uno sviluppo narrativo quasi impeccabile e in costante crescendo. Alcuni hanno criticato le <<sottotrame inutili>> come ad esempio
l'assassino psicopatico che bracca Demi Moore o tutta la vicenda relativa al suo divorzio
ma queste sottotrame sono tutt'altro che inutili e danno agilità allo svolgimento dell'azione e consentono un approfondimento psicologico dei personaggi.
sarebbe stato infatti assai deprecabile, insulso e stupido, se davvero - come mi è capitato di leggere in alcuni commenti - Brooks e Smith avessero ammazzato il tizio del Pick-up piuttosto che l'ex marito della Moore. Il tutto si sarebbe ridotto ad un déja-vù gratuito, povero e miserabile. Non un omicidio che può far davvero "battere il cuore" ad un disaffettivo.
Ma soprattutto, dette sottotrame, consento agli autori l'introduzione dell'elemento dominante di tutte le vicende umane: il caso. Ci potremmo soffermare a lungo sull'analisi della caratterizzazione del protagonista e del suo alter-ego, ma questa non sembra essere la sede più appropriata. Ho letto anche svariate critiche sul finale e vari distinguo fra il cosiddetto prefinale ed il finale vero e proprio. Oltre a non condividerle, si tratta anche di argomentazioni che in un certo senso mi sfuggono e ne spiego il perché:
Innanzitutto "Mr. Brooks" è un film che non finisce. Non mi meraviglierebbe infatti che esso abbia un seguito. Se per prefinale si intende la sequenza onirica in cui Brooks viene assassinato dalla figlia, devo dire che non si tratta di un prefinale. Si potrebbe ipotizzare una sorta di finale alternativo e, come qualcuno ha scritto, l'incapacità di scegliere fra due finali differenti. Questo avrebbe senso se, come ho detto sopra, "Mr. Brooks", non fosse un film che in realtà non finisce. Inoltre, la sequenza onirica, per quanto sia girata benissimo e presenti un certo fascino, è forse la sola cosa che davvero mi è piaciuta poco di questa pellicola. Essa è indubbiamente la proiezione della paura enunciata a Brooks dal proprio alter-ego, ma è anche l'espiazione, la liberazione dai tormenti che affliggono la psiche del protagonista. Se il film si fosse cocluso effettivamente con l'assassionio di Brooks da parte della figlia, ci saremmo trovati davvero di fronte ad un imbarazzante Happy-Ending moralista, bigotto e retorico. Fortunatamente tale sequenza si rivela appunto onirica. Indubbiamente, a mio parere, non avrebbe neppure dovuto essere introdotta. Passando ora alla conclusione vera e prorpia del film, che è ben lungi dall'essere una fine, possiamo dire che essa è giusta e poco hollywoddiana. Il Serial Killer non viene catturato. Il Serial Killer continuerà ad uccidere. Il Serial Killer ha utilizzato tanto i poliziotti quanto tutti gli altri individui che gli ruotavano intorno come stupidi pupazzi, sciocche marionette al suo servizio. Il Serial Killer non è infalibile, come dimostra efficacemente il principio del film, ma alla fine riesce a cancellare l'errore commesso e a conservare intatta la propria immagine e il proprio ruolo. Questo non è un classico happy ending, ma è la continuità del male.
Questo film è stato una piacevole sorpresa. Una buona sceneggiatura al servizio di un soggetto quasi eccellente. Una bella regia e una buona fotografia. Ottimi gli interpreti principali, ma anche quelli secondari, fra cui includo la Moore.
P.S.: Non è vero che questa è la prima regia di Bruce A. Evans, già noto sceneggiatore di pellicole di successo come Starman, Stand By Me, Accadde in Paradiso, Corsari. Evans era già stato regista del film "Kuffs" (1992) in italiano intitolato "Un Poliziotto in Blue Jeans" (come l'omonima pellicola intepretata da Peter Weller e datata 1988) un filmetto leggero con Christian Slater e Milla Jovovich.