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GIORDANO BRUNO regia di Giuliano Montaldo

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Terry Malloy     9 / 10  04/02/2008 14:46:13Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Con grande personalità e padronanza nonchè passione e soggettività, Montaldo racconta le ultime, scottanti fasi della vita del grande filosofo cinquecentesco Giordano Bruno.
Incominciando il commento ho usato quattro fondamentali aggettivi e li spiegherò, ma premessa importante: io non analizzo il personaggio, ma il suo narratore perchè pur adorando i film biografici, spesso vedo registi che incappano nell'errore di essere prevaricati dall'esasperata individualità del protagonista coll'orrendo risultato di generare un film documentario, privo di spessore cinematografico e limitato a una serie di evenemenzialità noiose.
PERSONALITà: ovvero polso, irruenza, punto di vista, sperimentazione, doti che individuano chi sta dietro la macchina e soprattutto sottolineano l'interesse per cui questo stia girando il film; come non rimanere estasiati dal trio Storaro-Morricone-Montaldo con il supporto artistico del geniale Volontè?
PADRONANZA: ovvero contenuti, studio, lavoro filologico sui documenti, capacità di trasmettere i punti salienti della filosofia di Bruno e i rapporti complicati ante e durante il processo. Una summa intelligente di una filosofia brillante e meravigliosa che sta alla base del pensiero moderno; interessante vedere come in verità l'intellighentia ecclesiale avesse compreso le superbe capacità intellettuali di Bruno (vedi Clemente VIII) e ne avesse in fondo riconosciuto l'innocenza, ma rimanesse legata in fin dei conti ad un'immagine ancora altomedioevale del Sapere: superstizione e sovrannaturalità, pur non credendoci (qui Montaldo è stato molto corretto nonchè cattivissimo).
PASSIONE: ovvero la passione cronachistica, la comprensione di quanto la morte di questo personaggio abbia influito sulla storia successiva. tutto ciò coniugato in forma e poetica con fotografia e musiche da capogiro.
SOGGETTIVITà: Parola che potrebbe riassumere tutte le altre e anche la premessa, ma aggiungo anche la coerenza con cui Montaldo ha cercato di ricostruire il delicato processo e la terribile condanna (meravigliosa scena finale).