caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

KILL BILL - VOLUME 2 regia di Quentin Tarantino

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
gerardo     10 / 10  05/05/2004 18:11:05Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
“Girl, you’ll be a woman soon”

Questo secondo volume di Kill Bill è sicuramente meno adrenalinico e spettacolare del primo, ma l’ampliamento dello spazio concettuale ed estetico operato da Tarantino, attraverso la consueta incursione nei generi, questa volta rende più rarefatto e “intimistico” il discorso della vendetta. È pressochè scontato che Kill Bill si debba definire come un unico film, da vedere possibilmente come un tutt’uno, per comprenderne l’effettiva portata e il disegno complessivo della storia ideata da Q & U. (Anche se un dubbio sorge a proposito nel prologo del Volume 2, allorchè La Sposa ci racconta in b/n, a bordo di un’auto, il suo programma per l’immediato futuro, dopo averci fatto un po’ il riassunto delle puntate precedenti…).
Nel complesso, quindi, Kill Bill diventa un film epico, che si sviluppa su un percorso vario e imprevedibile, nonostante le intenzioni della protagonista siano ben chiare sin dall’inizio. Il vol. 2, riprendendo altri generi, come il noir e il thriller hollywoodiani degli anni ‘40/’50 (Tay Garnett) o il polar francese, oltre quelli già praticati da Tarantino, sfuma la frenesia compiaciuta del primo volume e assume caratteristiche più autoriali.
“Tutte le tonalità del vivido
bagliori nuovi tendenti al fluorescente” (CSI)
La fotografia un po’ sgranata dell’episodio con Pai Mei da una parte ricorda la qualità delle pellicole dei film anni ’70 sul kung-fu, invecchiate coi passaggi televisivi sulle emittenti locali, dall’altra, invece, sembra ammiccare a un certo tipo di cinema europeo d’autore. Di fatto, poi, sgranando le immagini di Beatrix prima della sua vendetta, viene resa ruvida e grezza la plasticità della donna, ancora tutta da formare e plasmare: è il risvolto umano di questa macchina di morte, o di questo supereroe da fumetto, come ricorda filosofeggiando Bill (in una lezione di semiotica degna di Umberto Eco o Renato Nicolini).
La ricerca stessa di Bill, che Beatrix compie vagando per l’America, ci consegna un personaggio più reale e più solido di quello visto nel primo volume. In effetti, questa seconda parte è un colossale saggio di bravura di Uma Thurman, la cui interpretazione diventa mero pilastro del film.
Kill Bill vol. 2, riprendendo il cinema classico hollywoodiano (l’espressamente citato “Postino suona sempre due volte” di Tay Garnett), si fa esso stesso più classico, mediando con lo stile tipico (post-moderno) di Tarantino della sconnessione narrativa, per una maggiore fluidità temporale della storia. Tarantino, la cui sapienza estetico-formale è sempre più pregevole, dimostra di saper scandagliare a fondo anche le sensazioni e i sentimenti dei suoi protagonisti, dando loro una pienezza che il citazionismo ironico dei suoi film sembra, in superficie, adombrare. Il pianto liberatorio di Beatrix nel bagno è un po’ il segno etico di Kill Bill.

“Matrilineare
dote primordiale
distanza siderale, potere
potenza nucleare
Matrilineare
Matrilineare”

cash  06/05/2004 12:14:21Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Che bello, finalmente qualcuno cita Eco. pensavo di essere l'ultimo semiologo rimasto.
Raistlin  06/05/2004 11:12:20Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ah, il buon vecchio Gerardo...
Vi3tNaM  07/05/2004 01:18:22Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
...buon vecchio fresco caro inimitabile sincero e chi piu ne ha piu ne metta gerardo...
Vi3tNaM  07/05/2004 01:18:21Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
...buon vecchio fresco caro inimitabile sincero e chi piu ne ha piu ne metta gerardo...
MiaWallace  08/05/2004 17:43:28Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
bella la citazione iniziale, girl, you'll be a woman soon, che fa di Uma in Pulp Fiction e Uma in Kill Bill un unico, splendido personaggio. Complimenti!
gerardo  10/05/2004 11:29:15Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
grazie MW!
MiaWallace  08/05/2004 18:05:59Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ciao gerardo, apprezzo molto i tuoi commenti sui film e volevo proporti la recensione (che ho trovato su un giornale) di Paolo Mereghetti a Kill Bill 2, recensione parecchio negativa, perchè mi interesserebbe molto sapere cosa ne pensi. Te la scrivo:
"Una volta era la pubblicità che interrompeva un'emozione, adesso sono il marketing e le strategie della distribuzione. Dubitiamo che sia una conquista positiva per il cinema, sicuramente non lo è per il film di Tarantino, che conferma anche in questo secondo volume una pericolosa tendenza all'ipertrofia e alla prolissità. Il senso dell'intera operazione sembra quello di unire in un unico opus i 2 (3 o forse 4) filoni piu amati dal regista-cinefilo: il genre kung fu, di cui recupera l'attore feticcio negli USA (Carradine, il carismatico Bill), poi il genere chambara, cioè i film giapponesi di spada (anche se l'episodio di Pai Mei ironizza molto sulla rivalità cino-giapponese) e naturalmente il western all'italiana (si sprecano le inquadrature alla Leone) con un po di horror-splatter sempre di tipo italico(gli zombi alla Fulci su tutti). Non ci sembra che la fusione di questo materiale alla fine porti ad un'opera davvero controllata, dove le ragioni di un tal citazionismo trovino una reale necessità, perlomeno narrativa. Certo il vol 2 è più coeso del primo, ma le (gratuite) tirate di Carradine danno l'impressione di sfuggire a qualsiasi idea di regia. Resta ovviamente l'ostentata esibizione di cinefilia, per quel che può significare. Ma se uno spettatore avesse la pazienza di vedersi i 10 minuti dei titoli di coda, dopo gli autisti messicani e il catering di Pechino, troverebbe i ringraziamenti a Corbucci, Fulci e Leone ma non a Joseph L.Mankiewicz e al suo Uomini e Cobra, da cui viene dritta dritta la scena del serpente mortale nascosto tra i dollari. E allora sorge il dubbio che il furbo Tarantino usi la cinefilia con la furbizia dell'esperto di marketing, che mette in bella vista quel che si vende (il cosiddetto cinema di serie B) mentre è pronto a copiare le idee ai registi che non sono più di moda. Non è un bel comportamento!"
(Paolo Mereghetti)
Cosa ne pensi?
Ciao
gerardo  12/05/2004 14:09:40Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ciao MiaW,
ti ringrazio innanzi tutto per i complimenti. È la 3^ volta che scrivo questa mia risposta: le altre due volte s’è persa con le connessioni…
Cosa penso della recensione di Mereghetti? Penso, innanzi tutto, che se un critico come si deve si mette a contare le citazioni e le similitudini di un film – manco stesse a un gioco-quiz del tardo pomeriggio – invece di guardare il film medesimo e di comprendere il significato di quelle citazioni, il modo in cui sono fatte, i tempi narrativi nei quali esse vengono inserite e l’”ideologia” con la quale esse compaiono, allora è meglio che cambi mestiere. Questa che mi hai fatto leggere, piuttosto che una recensione a un film, è una sardonica e veloce derubricazione liquidatoria da parte di uno che ha visto il film con superficialità presuntuosa e demente pregiudizio. E Mereghetti non è nuovo a str.onzate del genere… Anzi, diciamo che quello della superficialità pregiudiziale è un vezzo piuttosto diffuso tra i critici, soprattutto i meno capaci. Enrico Ghezzi, i film che sa già di non poter gradire, non se li vede nemmeno, così evita di dire stro.nzate.
Tarantino è forse l’unico regista al mondo e della storia del cinema ad avere dei fans come una rock star (nemmeno Kubrick ne aveva, o ne ha, in quel modo). Il motivo per cui egli abbia dei fans da stadio credo sia dovuto (questa è una mia impressione) al fatto che il suo cinema recupera – e reimposta - dei generi e sottogeneri considerati da sempre di serie B, o Z che si preferisca. Questo recupero in grande stile probabilmente ha dato libero sfogo alle frustrazioni di coloro i quali sono sempre stati segretamente appassionati della “monnezza”, ora elevata ad arte da Tarantino, passione che un tempo non hanno potuto liberamente esternare per timore del giudizio sferzante della critica alta e ufficiale. Critica alta e ufficiale di cui farebbe parte anche Mereghetti, il quale probabilmente non riesce a mandar giù il fatto che si possa fare cinema ad altissimi livelli mettendo insieme diverse tipologie “linguistiche” (i generi) a servizio di una storia, soprattutto se quei generi non sono sdoganati come “alti”. Sono posizioni, come quella di Mereghetti e di tanti altri critici, legate ad una “vecchia” (classica?) concezione del cinema, visto come un blocco monolitico che può attingere dalle arti “riconosciute”, ma non certo dal fumetto, dal cartone animato o dal genere basso cinematografico. Naturalmente questa critica fossile e spocchiosa non cerca nemmeno di osservare ed esaminare più a fondo quella superficie che disprezza: gli basta restare altezzosamente arroccati sui propri presunti piedistalli ad osservare con distacco la materia con la quale non vorrebbero mai macchiarsi, forse per non contaminarsi con quei fans da stadio che osannano Tarantino il “liberatore”…
Diceva splendidamente Pasolini: “Non contesto il diritto dei critici a criticare. Contesto il loro diritto a non capire”.


A questo punto aggiungerei un’impressione in merito ad alcuni commenti letti su questo forum. Mi riferisco, in particolare, a quei commenti di spettatori delusi dal Vol.2 (film più rarefatto, ma non per questo meno valido del precedente). Al di là del giudizio personale e dei gusti soggettivi, da quei commenti si può ben capire come Tarantino sia paragonabile a una famosa rock star che si confronta coi suoi fans e che il suo cinema crei delle aspettative ben precise in essi. I quali, se le aspettative vengono “tradite”, non riconoscono più il loro idolo. È un’idolatria ambigua, quella che lo avvolge, che gli torna utile sicuramente quando si tratta di “vendere” il film, ma può facilmente ritorceglisi contro se sgarra di una virgola e fa qualcosa di diverso dal suo solito stile. Lo si legge in questi commenti a KB vol.2 e ai vari riferimenti sparsi a proposito di Jackie Brown, un film molto diverso dallo stile pulp tarantiniano, perché d’impianto più “classico” (in realtà JB ha per protagonista Pam Grier, la regina della “blaxploitation”, cioè del cinema di infima serie anni ’70; ma in JB Pam Grier è trasformata in una donna di grande fascino e sensualità, in un contesto stilistico veramente raffinato, e il film è splendido).
Non ha tutti i torti, a mio modesto parere, Mereghetti quando scrive che Tarantino è furbo: deve pur vendere il suo prodotto… Ma dubito, però, che Fulci e Corbucci (quale dei due: Sergio o Bruno?) siano di moda tra le nuove generazioni, anche se il loro cinema è di “serie B”.
C’è da dire semmai che bisognerebbe augurare a Tarantino di non farsi mai intrappolare dalla sua stessa fama.

Bang bang!
ger

MiaWallace  14/05/2004 19:31:44Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Caro gerardo, innanzitutto ho notato con rammarico che bisogna svolgere delle procedure di login per rispondere..come mai questa novità? Io ho avuto non pochi problemi...cmq, per tornare al nostro Tarantino, io non condivido per niente il parere di Mereghetti, anche se non si può dire, secondo me, che in generale non sia un buon critico. Questo lo dico perchè ho letto altre sue recensioni e perchè ad ogni modo non mi posso permettere di giudicare in maniera troppo negativa chi ne sa SICURAMENTE molto più di me a proposito di cinema...detto questo, resta il fatto che la sua critica non è appropriata e mi ha tremendamente deluso. Come giustamente tu ossevi, Tarantino è quasi una rock star per i giovani, e per tenere alte le aspettative dei fans mi sembra più che giusto che si ingegni a mescolare citazioni, vecchi generi di serie B e quant'altro, per colpire, per piacere, e perchè senza dubbio è geniale. Trovo che l'essere furbo di Tarantino, come denota Mereghetti, sia qualcosa di assolutamente positivo: apprezzo anche questi accorgimenti nei suoi film. Da quando in qua un po' di machiavellica furbizia e di abilità "retorica" (nel senso di attenta a quello che piace alla gente) è condannabile? E'anzi segno di grande intelligenza, secondo me. Inoltre come osservi il cinema di serie B è tutt'altro che commerciale, perciò Kill Bill non può assolutamente rientrare in quel tipo di film lanciati sul mercato per far soldi e basta. Certo, Tarantino sapeva cosa i suoi fans chiedevano e cosa poteva dar loro per accontentarli, ma questo mi pare assolutamente lecito. Se avesse fatto altrimenti, ne saremmo rimasti tutti delusi. Infine, per dirla "alla Bill", mi piace pensare che Tarantino sia un po'come i suoi personaggi, anzi SIA i suoi personaggi; e dunque lui è nato Superman, è nato genio...è per adattarsi alla gente comune che è costretto ad indossare la maschera di Clark Kent..:)
Un saluto
maremare  06/05/2004 00:53:58Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Grande gerardo,
anche se sul giudizio di alcuni film non ci troviamo daccordo, dimostri sempre un acume notevole e una cultura cinematografica che esprimi in maniera lucida, brillante e non saccente.
Cosa rara di questi tempi.
Sottoscrivo il tuo giudizio su questo film.
gerardo  06/05/2004 15:38:19Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
merci à tout le mond!...
maremare  08/05/2004 18:01:54Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
basta che ringrazi il... mare