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IDIOTI regia di Lars Von Trier

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kafka62     6½ / 10  06/04/2018 18:51:14Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ai tempi di "Europa", Von Trier era un regista barocco e artificioso e infarciva i suoi film di trovate espressionistiche, di bianchi e neri antinaturalistici e altre cose del genere. Poi, con "Le onde del destino", egli è stato folgorato sulla via di Damasco di un cinema-verité che ripudiava musica, illuminazione artificiale, carrelli e steady-cam in nome di una rinnovata e verginale purezza dello sguardo, e convertendo a questa filosofia (espressa nel "Dogma 95") anche un altro importante regista danese, Tomas Vinterberg. La mia impressione è che Von Trier e Vinterberg abbiano fatto un po' come gli idioti fasulli del film: lungi dal credere veramente ciò che professano e al di là di qualsiasi convinzione estetica, essi hanno voluto essenzialmente provocare il cinema borghese degli effetti speciali, delle dissolvenze incrociate, dei ralenti e delle scenografie ricostruite in studio, sbeffeggiandone le regole con finta e furbesca seriosità. Se così fosse, nulla da dire, per carità. Dopo le tante nouvelles vagues del passato, siamo diventati tutti ormai troppo smaliziati per offenderci di qualche nuova, magari più radicale trasgressione linguistica. Passando sopra alle sfocature, al montaggio spezzato, alle inquadrature sghembe e ai sobbalzi della camera a mano, è possibile perfino trovare coraggioso e condivisibile il tentativo di approfondire il tema dell'handicap e dell'emarginazione in forme finalmente non patetiche o consolatorie, anzi profondamente sgradevoli e quasi oscene (non parlo certo delle immagini di nudo e di sesso, ma della dubbia liceità di simulare delle malattie mentali gravi per smascherare capziosamente l'ipocrisia e la falsa coscienza della società civile, come quando lo stratagemma viene usato per dissuadere una coppia dall'acquisto della casa).
Per fortuna, sono domande che si pongono gli stessi personaggi, i quali non perseguono tutti gli stessi fini. Al loro leader, Staffort, che vuole fondamentalmente provocare, con cinica cattiveria, i borghesi fascisti e farisei, si contrappone l'ultima arrivata, Karen, la quale impara gradualmente a tirare fuori "l'idiota che è in lei", riuscendo per qualche tempo a essere perfino felice. L'armonia di questa bizzarra e utopistica comunità è comunque illusoria. Non appena i suoi membri tentano di riaffacciarsi, per convinzione o per sfida, alla realtà, questa si vendica gettando loro addosso tutti i drammi ed i problemi, questa volta autentici, che nel chiuso di quattro mura o nella finzione dei loro goliardici scherzi essi in fondo rifuggivano. Questa considerazione, che prende amaramente forma nel finale, rende "Idioti" un film meno liberatorio e dissacrante e molto più tragico di quanto inizialmente si potesse presumere, nobilitando in extremis un'operazione registica per molti versi contraddittoria e non sempre riuscita.