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NON E' UN PAESE PER VECCHI regia di Joel Coen, Ethan Coen

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Invia una mail all'autore del commento matteo200486     10 / 10  02/03/2008 12:05:00 » Rispondi
"L'hai visto? E non sei morto?"

I fratelli Coen ritornano e lo fanno in grande stile, anzi con grandissimo stile.
Prendono l'ottimo romanzo omonimo di Cormac McCarthy; Josh Brolin, Tommy Lee Jones e Bardem in uno stato di grazia e poi il loro genio, nero come la pece. Miscelano il tutto con una quantità notevole di genialate, humor nerissimo e molta tensione, tirando fuori un capolavoro, forse il capolavoro dell'anno (anche se rimango estremamente legato a Eastern Promise ma questo è indubbiamente superiore) e non solo, forse della loro carriera (già costellata di vere e proprie gemme da Crocevia della Morte a Fargo, da Barton Fink a Il grande Lebowski fino allo splendido L'uomo che non c'era).
No country for Old men è un vero capolaroro, un film che scorre splendidamente con una storia affascinante e con un personaggio che rimarrà nella storia del cinema come Anton Chigurh, un assassino assolutamente spietato che va in giro con “un aggeggio tipo bombola di ossigeno per i malati di enfisema o qualcosa del genere”, interpretato magnificamente da Bardem.
La regia dei Coen è stupenda e fa rivivere lo stile asciutto che si respira nel libro di Cormac McCarthy e soprattutto va dato merito a questi due grandi artisti di esser riusciti a trasporre su pellicola un ottimo libro rimande piuttosto fedele ad esso. I fratelli Coen gestiscono senza apparente problema la macchina della tensione, riuscendo a creare stati di tensione ogni qual volta appare sullo schermo lo psicopatico Anton, ovvero il Male puro “La gente che fa la sua conoscenza tende ad avere un futuro molto breve. Anzi, inesistente”.
Un film amaro, un film che lancia molti messaggi come nel caso delle riflessioni dello sceriffo Bell (Tommy Lee Jones). Pensieri cupi sulla società, sul degrado di questa e sulla sua deriva morale. Anzi una società assolutamente senza morale (come la rappresenta il buon vecchio Chigurh). Il disinteresse verso il prossimo la fa da padrone. Tutto lo si fa per denaro, anche l'aiutare un ferito. Ma lo sceriffo Bell riflette anche su significato dell'esistenza, sulla possibilità di un disegno superiore che sembra operare in modo assolutamente aleatorio e sulla effimeralità della vita. Essa corre sul filo del caso (la vita che è giocata a testa e croce mi ha momentaneamente ricordato la roulette russa nel Il Cacciatore). Un incontro inadatto, una svista in auto, il cancro che imperterrito e casualmente ci coglie e ci induce alla morte come vittime assolutamente casuali della selezione naturale ("Mamma vedrai ce la caveremo" "Ma che dici o il cancro").
Un film straordinario, che diviene un vero e proprio Cult e che, a differenza di molti altri grandi film passati, è stato immediatamente innalzato a capolavoro evidenziando con ciò la sua immensa grandezza.