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NON E' UN PAESE PER VECCHI regia di Joel Coen, Ethan Coen

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     8½ / 10  23/02/2008 23:22:03Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"Certe cose succedono, non posso farle tornare indietro" (cit.)

I Coen, quando lavorano nel modo giusto e con una sceneggiatura di tale caratura, sono sempre i migliori: un thriller puro nel senso più nobile del termine, con atmosfere e ambientazioni che mi hanno ricordato non poco Sam Peckinpah (soprattutto Getaway e Voglio la testa di Garcia) ma che è anche e soprattutto (mi meraviglia che nessuno ci abbia fatto caso) un omaggio "umano" (umano???) al Duel di Spielberg, cominciando dal tributo spettacolare sancito all'inizio di un camion che insegue nella notte Llewelyn braccato e costretto alla prima di tante fughe.
Solo apparentemente la vetriolicità e il sarcasmo dei Coen (à la Fargo per intenderci) viene meno: non è così, e la guardia che fa passare il protagonista alla frontiera solo perchè "ha fatto il Vietnam" la dice lunga sulla capacità dei fratelli di mettere alla berlina l'estabilishment e la fragilità di una nazione.

Action movie, dunque, di altissimo livello, ma anche vero spettacolo di intrattenimento capace di spiazzare con una forte componente di ferocia (l'anestesia self-made di Barden alla gamba in cancrena) o di diffondere una liberatoria vena ironica nei personaggi minori e comprimari (su tutti, la buffa suocera di Llewelyn, o l'ineffabile texano cafone alias Wells/Harrelson).
Fotografato splendidamente, con un non comune dosaggio di feticismo (stivali texani calze bianche camicie) il film riesce efficamente a tratteggiare i temi dominanti della scrittura di McCarthy e al tempo stesso diventare un'invettiva amarissima sulla strumentalizzazione individuale del denaro (in questo caso il protagonista non è meno colpevole) al di là della vita e della morte.

Ennesima grande prova per Tommy Lee Jones, ma letteralmente superlativo Barden, che tratteggia un'amorale killer destinato a restare probabilmente nella memoria di molti (o diventare magari protagonista ideale dei nostri incubi notturni).

Un film formidabile che ritrova i Coen in stato di grazia (dopo un paio di prove non proprio entusiasmanti) come ai bei tempi di "Crocevia della morte" e conferma che se il western è morto, il mito urbano (contemporaneo) del bene e del male come "calcolo" e condanna morale è quanto di più cool possa esistere: una perfetta fiction cinematografica di questi anni oscuri
Invia una mail all'autore del commento Gualty  08/01/2010 04:17:27Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
su una cosa in parte sbagli (forse):

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beppe2  29/12/2011 01:01:52Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Come ha fatto notare qualcuno quella di portare l'acqua al messicano assetato è forse la motivazione APPARENTE, quella vera è il "senso di colpa" per essersi appropriato del denaro...
Invia una mail all'autore del commento Gualty  31/08/2012 18:31:39Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Nessun senso di colpa sul denaro, altrimenti se ne sarebbe sbarazzato durante il corso del film. Il senso di colpa è per aver abbandonato un uomo morente e assetato. Quantomeno questa è la mia interpretazione