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NON E' UN PAESE PER VECCHI regia di Joel Coen, Ethan Coen

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kafka62     8 / 10  06/04/2018 15:52:04Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
I fratelli Coen sono rimasti abbastanza fedeli al testo letterario di partenza (lo stupendo romanzo di Cormac McCarthy), in quanto il film sembra quasi soggiogato dal materiale narrativo, meno personale di quanto per esempio possano essere stati "Crocevia della morte" o "Fargo". Essendo il genere naturale di appartenenza, il thriller e la detective story, già stato rivoluzionato da McCarthy, i Coen non possono intervenire più di tanto nella loro proverbiale attività dissacratoria, frenando la loro indole grottesca e lavorando se mai su qualche carattere secondario. Lo spirito del romanzo è rimasto comunque intatto, e ciò basta per fare di "Non è un paese per vecchi" un buon film, che prende alla gola lo spettatore come un thriller (quante volte abbiamo assistito al cinema ai guai provocati dal casuale ritrovamento di una valigia piena di soldi?), lo avvince con fughe e sparatorie, per poi dimenticarsi inopinatamente del "macguffin" e lasciare alle riflessioni dello sceriffo Bell, fino ad allora rimasto ai margini della storia, la conclusione e la morale della pellicola. La quale è soprattutto una pessimistica (ma non disperata) riflessione sulla lotta tra il Male e il Bene, destinata a una incontrastata vittoria del primo (dilagante e pervasivo come la malvagità psicopatica del killer Chigurh) sul secondo (arroccato nella strenua difesa di antichi valori, ma mai domo, come dimostra il dignitoso personaggio della moglie di Moss, la quale si rifiuta di affidare la propria vita al caso capriccioso, si rifiuta cioè di assegnare a Chigurh il ruolo del destino nella vita degli altri, inchiodandolo – per quello che può servire – alle proprie responsabilità morali). L'etica (non l'etica beffarda e grottesca proclamata dal boss italiano di "Crocevia della morte", ma una questione tremendamente seria) è, in un mondo che apparentemente ne è privo, il vero centro del film, incarnandosi in gesti a prima vista inutili (portare l'acqua a un moribondo, regalare la propria camicia alla vittima di un incidente automobilistico) ma che fanno ben sperare (come testimonia anche il sogno finale dello sceriffo appena andato in pensione, umile portatore della luce della giustizia nelle mani di chi viene dopo di lui e non a caso fiero discendente di una famiglia di sceriffi) per una continuazione dall'esito non scontato della lotta tra il Bene e il Male. E i fratelli Coen, abbandonando per una volta il loro sfrontato e divertito cinismo, si fanno convinti assertori di questa visione del mondo, conferendo alla loro opera una valenza quasi religiosa.