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A.I. INTELLIGENZA ARTIFICIALE regia di Steven Spielberg

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elio91     7 / 10  11/01/2013 20:27:37Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Tendo sempre a vedere dell'onestà in molti lavori spielberghiani. Diventa difficile, me ne rendo conto, quando forza la mano sulle emozioni quasi violentando lo spettatore a provare un determinato stato d'animo.
In definitiva A.I. è la summa perfetta dei pregi e difetti totali del suo cinema: film esteticamente ricco e perfetto, con effetti speciali sbalorditivi, una fotografia meravigliosa, recitazione del protagonista bambino Osment strabiliante e musica di Williams convincente (a me non piace moltissimo, ma la sua deriva intimista qui l'ho apprezzata molto). Però l'altro lato della medaglia è anche un film incredibilmente poco omogeneo, che oscilla tra rapimento ed emozioni forti ma anche una noia altrettanto potente, nonché tematiche davvero molto molto difficili e complesse.
Peraltro la sceneggiatura a quanto pare l'ha scritta Spielberg stesso, era naturale che ne venisse fuori una creatura piena di contraddizioni.
Altra contraddizione? Questo doveva essere un film di Stanley Kubrick, lo sanno pure le pietre. Se morte non l'avesse colto probabilmente lo avrebbe girato. Spielberg ne onora la memoria, diciamo cosi, cogliendo i semi delle sue idee ma non imitandolo, anzi mettendoci dentro tutto il suo cinema da baraccone ora interessante e pieno di spunti, ora mortalmente preconfezionato.
Analizzandolo meglio è conclamato da molti che i primi 40 minuti siano la cosa migliore di A.I., forse perché la disillusione è palpabile e le emozioni sono contrastanti. Guarda caso sono anche la cosa più "kubrickiana" dell'intero progetto. Dopo succede che la favola diventa troppo favola: capitomboli in un mondo caotico con personaggi grotteschi e poco approfonditi (Jude Law e William Hurt bravissimi a recitare, ma i personaggi sono pieni di lacune), inoltre si insiste fin troppo sul parallelo col Pinocchio dei tempi futuri che solamente a tratti riesce a cogliere nel segno come dovrebbe (mi riferisco alla scena in fondo al mare, bellissima).
Un pò troppo allungato poi il finale che tenta in ogni modo di emozionare lo spettatore ricorrendo al patetismo forzato: non ce n'era bisogno. Qualche brivido credo sia umanamente difficile non provarlo nell'ultima scena, d'altronde non è un lieto fine in senso lato.
Altro lato apprezzabilissimo della pellicola è questa umanità poco mostrata nei gesti del bambino protagonista, oppure esagerata dalle sue parole in quanto un giocattolo pieno d'amore che cerca amore: ancora, qui c'è la grande capacità recitativa del bambino stesso, davvero stupefacente, oltre che Spielberg a dirigerlo...
A conti fatti un film riuscito male viste le potenzialità, con spunti ottimi. Ma di Kubrick c'è pochissimo, questo è Spielberg in tutta la sua bravura e indecenza.