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IL VENTO E IL LEONE regia di John Milius

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Boromir     8 / 10  17/01/2024 23:54:38Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
L'opera seconda di John Milius coincide pure con il suo film più post-moderno, probabilmente il migliore o quantomeno il più profondo sul piano intellettuale. Si tratta di un rimasticamento personale e neo-classico di immaginari altrui che vengono tradotti in avventurosa epopea d'altri tempi, la cui chiave di lettura è quella del romanticismo devoto ai grandi del passato: ci sono il gusto per la trasfigurazione del paesaggio esotico in personaggio, caratteristico di David Lean e John Ford; gli echi di epica machista e decostruita di Peckinpah; la caratterizzazione kurosawiana di antieroi solitari e indomabili. Milius si distacca dalla veridicità dei quadri storici che mette in scena, puntando molto di più sul sense-of-wonder e sull'estetizzazione di archetipi epici, ma riesce comunque a restituire le ambiguità politiche e morali (emblematica la scena in cui Teddy Roosevelt si allena al tiro al bersaglio con i ritratti degli alleati) di un mondo sull'orlo della Prima Guerra Mondiale.
Più di tutto, ciò che davvero è esaltante del film, è il racconto di una duplice collisione culturale: 1) il confronto tra il feroce e guascone Sean Connery e tanto nobile quanto caparbia Candice Bergen (rapporto di chimica strepitosa che mai scivola nella romance melensa o, peggio, nella sindrome di Stoccolma); 2) il duello a distanza, in odore di partita a scacchi anticipatore di Ridley Scott, con un Roosevelt che Brian Keith tratteggia come simbolo assoluto (e vagamente western) dell'imperialismo a stelle e strisce più sanguigno e aggressivo. L'esaltante aridità desertica fotografata da Billy Williams e le sonorità marziali di Jerry Goldsmith esprimono al meglio il senso d'avventura del tutto, supportando con robustezza una perfetta alternanza quasi spielberghiana di registro ironico, violenza e lirismo.