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SHINING regia di Stanley Kubrick

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PignaSystem     9½ / 10  30/07/2011 19:20:40Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Come ogni capolavoro che si rispetti, è questa un'opera di notevole complessità e dalla struttura stratificata, che coglie – principalmente, ma non solo – dall'horror e dall'analisi, dalle ansie e dalle fobie più comuni (il nemico nei panni dell'amico, la claustrofobia) e dagli stereotipi del genere 'di paura' (la casa maledetta, le presenze occulte). A fare la differenza, però, con la solita storia di case infestate e spiriti senza pace è innanzitutto Kubrick: semplicemente mostruoso nelle scelte di posizione e di movimento della macchina da presa, sa come creare suggestioni ad ogni inquadratura, firmando anche grazie ad un ottimo cast tecnico un prodotto assolutamente impeccabile dal punto di vista delle luci, della fotografia (John Alcott è ormai un fedele collaboratore del regista americano naturalizzato inglese, avendo già lavorato in 2001: Odissea nello spazio, Arancia meccanica e Barry Lyndon), delle scene (Roy Walker arreda un Overlook hotel con grande cura dei particolari, sulla falsariga di una lunga serie di hotel visitati appositamente in fase di preparazione del film). Ed è doveroso citare anche il soggetto, un romanzo best seller del maestro del brivido Stephen King, e l'esperta mano di Diane Johnson, scrittrice satirica e di costume prestatasi per l'occasione alla sceneggiatura, a fianco del regista stesso. Jack Nicholson fa parte della storia del cinema anche grazie a questo ruolo, uno di quelli più memorabili da lui interpretati, al pari con quelli sostenuti in Easy rider o Qualcuno volò sul nido del cuculo: qui Nicholson si (e ci) carica di un angoscia montante, esponenziale, incontenibile fino all'esplosione. La sua figura è lontana anni luce da quella del perfetto padre di famiglia: anzi, fin da subito si intuisce la solitudine che l'uomo patisce, una nevrotica chiusura verso il mondo esterno che fa sì che egli sia in realtà una sorta di vittima della propria ispirazione, sua unica compagna e sua carnefice. Non sono affatto da meno, comunque, la Duvall – di lei rimane senz'altro quell'emblematico sguardo sopraffatto dal panico – ed il piccolo Danny Lloyd, impressionante in certe espressioni che, proprio poichè di un bambino si tratta, rendono l'idea di quanto Kubrick sia un magistrale direttore degli attori. Il finale, con la fotografia datata 1921, si può considerare l'ultimo 'scherzetto' tirato dal regista allo spettatore.
giraldiro  21/08/2011 06:16:02Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Perché sarebbe uno scherzetto?
PignaSystem  21/08/2011 10:23:42Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
La fotografia è un'enigma che molti ancora si domandano cosa vuol significare, Kubrik ha voluto lasciare allo spettatore l'interpretazione.
giraldiro  21/08/2011 14:37:16Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Io però non ho ancora capito una cosa...

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carsit  08/10/2013 10:04:26Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Quello che hai elencato, semplicemente, indica che non sono soltanto allucinazioni.
L'albergo è realmente impregnato dal male, dalle presenze che lo riempirono quando erano ancora in vita.
Ed ancora da morte trovano alloggio e riescono a perpetuare il male.
Infatti la porta viene aperta " materialmente" per dare una seconda chance a Torrance, ma anche lo stesso bambino viene realmente strangolato nella scena della camera 237...
giraldiro  16/03/2014 15:03:57Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Allora avevo capito bene... infatti mi sembrava strano che fosse solo una cosa psicologica.