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SHINING regia di Stanley Kubrick

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Invia una mail all'autore del commento Aletheprince     10 / 10  24/03/2008 22:20:16 » Rispondi
All'interno di un inquietante ed angoscioso contesto d'ansia, fobia ed oppressione, catapultati in magnetico e solitario isolamento fisico e psichico, i tre protagonisti concentrano su di sè l'intero sviluppo narrativo, interiorizzando la cupa indifferenza e l’ambiente arido ed asfittico dell’albergo montano.
Là, dove le maligne influenze di presagi demoniaci e di ambigue figure spettrali, fanno da contorno ad un dramma tutto umano e psicanalitico, il Maestro reinterpreta con genialità l’ordito del romanzo primigenio, trasportando ed in parte reinterpretando le idee di Stephen King, fra i gangli inestricabili di un labirinto di malessere sociale e di intima e personale sofferenza.
Nata dalle linee narrative mirabilmente tratteggiate nel capolavoro oggi divenuto classico letterario, la pellicola di Kubrick si pone in chiave dialettica rispetto alle scelte originarie, allorquando, in un crescendo paranoico ed alienante di inquadrature ossessive ed affannosi piani sequenza, prorompe l’immensa caratterizzazione dell’ambiguo Jack Nicholson, il cui sguardo e le cui terrificanti espressioni sceniche toccano inarrivabili vertici di perfezione interpretativa, forzando prepotentemente la psiche dello spettatore verso l’acme del dramma.
Ecco allora che gli angusti confini del genere dell’orrore non reggono dinanzi alla genuina qualità ed alla portata, spiazzante ed acuta, di una regia superlativa, di una recitazione - quella di Nicholson - imponente e scioccante per la sua innaturale “naturalità”, di un’ambientazione claustrofobica e raccapricciante, di incursioni paranormali - quelle affidate per lo più alle intuizioni metafisiche del piccolo Danny - dai contorni tormentati ed oscuri, ma mai fini a se stesse, nella loro portata tragica e nel loro esplicito intento di assecondare Jack, esortandolo a compiere un maligno progetto di scempio dei corpi.