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L'AVVOCATO DEL DIAVOLO regia di Taylor Hackford

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JOKER1926     6½ / 10  14/10/2011 03:27:28Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il disegno della regia americana di Taylor Hackford ne "L'avvocato del diavolo" è tutto un programma, si vive insomma sempre sopra le righe.

L'enfasi è sempre dietro l'angolo, la regia per rendere illustre ed irresistibile il film del 1997 si procura le gesta interpretative di grandi attori come Keanu Reeves e del mitico Al Pacino.
Il lavoro tecnico è all'altezza della situazione e il film in modo consequenziale inizia ad acquisire tutte le buone aspettative che può e dovrebbe offrire.
Ma il film resta sempre, costantemente, accartocciato in un contesto fin troppo "irrealistico" ed estremamente (e forse inutilmente) forzato e pompato.
Esempio di questa esposizione sicuramente l'icona del grandioso Al Pacino nel frangente drasticamente sopra gli schemi, da segnalare, ad esempio, le roboanti risate a trentadue denti dell'attore che donano imbarazzo concettuale e a tratti poca serietà alla pellicola.
Se nella prima parte il film riesce a mantenersi in piedi nella seconda inizia a proporre spunti fantastici e di pseudo horror che quasi giocano a discapito dell'egemonia dello stesso.

"L'avvocato del diavolo" si perde costantemente nelle aule di freddi tribunali attraverso l'azione di un brillante ma cinico avvocato interpretato da uno sfavillante Reeves senza dubbio superiore ad Al Pacino la cui prova è compromessa dalle scelte (inopportune ed esaltate) della regia di Hackford.
La pellicola ha comunque un proprio spessore che la protegge da esplicite critiche e la porta sempre ad esser veloce e mai lenta a livello di ritmo.
Ciò che nuoce alla salute di questo prodotto è il finale troppo stravagante con richiami (addirittura) a "Scarface", regia se non spocchiosa perlomeno inopportuna; su queste battute finali il film si appallottola e a furia di forzare con i colpi di scena diventa pure "incongruo".
Termine "incongruo" che si può riciclare brillantemente per evidenziare le varie incongruenze nell'impianto della sceneggiatura tutto altro che eccezionale e pragmatica, insomma si tende ad abbandonare la logica per trascinare il quadro de "L'avvocato del diavolo" in fiumi di apoteosi visiva un po' (troppo) fine a se stessa.

Se veramente vogliamo fungere da avvocati all'"Avvocato del diavolo" (si scusi il gioco di parole) possiamo affermare che la regia ha optato per lo spettacolo e nonostante tutto, in senso generico, ha segnalato e messo in piedi metafore di diffamazione circa il sistema giudiziario che se non corrotto, risulta esser troppo meccanico e poco umano, l'anima si vende e il denaro gira nelle tasche di assassini e pedofili, svanisce la moralità...

"L'avvocato del diavolo" resta un film godibile e meritevole, dopotutto, di visione, non scarseggiano sequenze di impatto, scene dedicate agli apprezzamenti di un pubblico vasto quantitativamente ma modesto a livello di gusto qualitativo.