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IL RITORNO DELLO JEDI regia di Richard Marquand

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Dom Cobb     10 / 10  19/09/2016 18:38:10Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Mentre Luke Skywalker organizza la liberazione del suo amico Ian Solo (Han Solo) dalle grinfie del viscido bandito alieno Jabba the Hutt, il malvagio Impero Galattico sta mettendo a punto una nuova arma di distruzione, ancora più potente della Morte Nera; nel frattempo, l'Imperatore e il temibile Dart Fener (Darth Vader) intendono attirare Luke ad ogni costo verso il lato oscuro della Forza...
Ogni grande saga che si rispetti, letteraria o cinematografica, prima o poi deve finire, portando a termine tutte le sottotrame e gli archi narrativi dei singoli personaggi a una conclusione soddisfacente; forse non era nulla di così eclatante per Lucas nei primi anni '70, quando l'intera trilogia era un'unica sceneggiatura di quasi duecento pagine, ma di certo lo è diventato in seguito alla realizzazione di due film dal successo mostruoso e divenuti i pionieri di una nuova era di effetti speciali e di narrazione seriale. In un'epoca dove l'home video era ancora agli albori e tutt'altro che diffuso, il pubblico nutriva alte aspettative verso la fine di una storia che aveva occasione di vedere solo una volta ogni tre anni, senza la possibilità di rivisitarla nel frattempo.
Ancora una volta, posso dire che la saga mantiene alti gli standard raggiunti in precedenza, pur con qualche minuscola riserva. Lucas si limita nuovamente al ruolo duplice di produttore e co-sceneggiatore (insieme a Lawrence Kasdan) e lascia di nuovo che sia un altro regista a occuparsi di dirigere le danze sul set, stavolta il gallese Richard Marquand, che con il precedessore Kershner condivide la quasi assoluta mancanza di notorietà. Similmente al film precedente, anche qui si distingue la mancanza di uno stile riconoscibile o di un talento perito nell'uso e la gestione degli effetti speciali, tutti aspetti di cui si è occupato Lucas stesso e la sua ILM; registicamente parlando, è un film fatto con competenza, ma non si va oltre, tanto che il cambio di posto neanche si nota.
E proprio come L'impero colpisce ancora, anche questo Ritorno dello Jedi denota solide interpretazioni da parte del cast, sebbene la ricchezza di sfumature non sia ugualmente ben distribuita fra tutti i membri: dei protagonisti, solo Luke viene dotato di un percorso da seguire, mentre gli altri si limitano a fargli da spalla, e la risoluzione del dilemma amoroso pesa così poco che l'intera faccenda potrebbe essere anche inesistente. Per fortuna, gli attori sono tutti in palla e continuano a rendere queste figure secondarie impossibili da odiare. I villain se la cavano decisamente meglio, con il tormento interiore di Dart Fener portato in primo piano e, con lui, la tenebrosa figura dell'Imperatore: deforme, caratterizzato da una bruttezza inquietante che riflette la sua natura cattiva fino all'osso e doppiato così bene da far sfigurare perfino la performance originaria, il sinistro leader dell'Impero ruba la scena, ma mai al punto da spostare l'attenzione solo su di lui. Una nota a parte merita poi il verminoso Jabba, massa aliena viscida e disgustosa di impressionante presenza scenica che domina la prima mezz'ora di pellicola, odioso e bastardo al punto giusto.
La situazione dello sviluppo dei personaggi serve anche come un riassunto della situazione, a livello narrativo, di tutto il film: trattandosi del capitolo finale, ci si concentra giustamente sui villain e sul confronto finale fra le forze del bene e quelle del male. E infatti, il tono del film abbandona le atmosfere fosche del precedente e concedendosi degli exploit nel territorio del bizzarro, ritornando verso la space adventure del capostipite. Forse anche troppo, come sottolineato da alcuni: molti storcono il naso di fronte alla lunghezza della sequenza iniziale su Tatooine, così come non fanno mistero del loro scetticismo per il ruolo fondamentale degli Ewoks, buffi orsacchiotti di peluche che finiscono per sbaragliare un'intera legione imperiale a fianco dei nostri. Lamentele legittime, ma personalmente non sono mai state un problema per me: al netto di qualche scena che spinge il limite del bizzarro quasi fino al trash,


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entrambe queste sequenze vengono realizzate con così tanta creatività e passione e voglia di arricchire il mondo mitologico nel quale tutto è ambientato che mi è impossibile dare loro un giudizio negativo. Inoltre, vorrei puntualizzare come la parentesi iniziale con Jabba riesca a reintrodurre tutti i personaggi principali, le loro caratteristiche e i loro cambiamenti rispetto al capitolo scorso; inoltre, questo troncone di trama, dopo un'intera mezz'ora passata in sale buie, circondati da creature ostili e mostri assetati di sangue, dopo che uno dopo l'altro tutti sono stati catturati, imprigionati e condannati a morte e vessati e annoiati dalla presenza di questo gigantesco verme schifoso che è Jabba, si risolve in uno scontro energico, esaltante e semplicemente liberatorio, che da sfogo a tutta la soddisfazione nel vedere il nemico del momento finalmente distrutto.


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Già, liberatorio. E' questa la parola chiave per descrivere l'intero film nel modo più sintetico possibile. Perché nel gran finale, quando ha luogo l'epica battaglia decisiva, il film si scrolla di dosso il ritmo lento e le (secondo alcuni) incertezze narrative dei primi due terzi e si lancia a capofitto in un serratissimo montaggio alternato, in cui si passa di continuo fra tre vicende diverse (la battaglia spaziale, la luna boscosa e il duello fra Luke e Fener), secondo il classico schema degli eventi che peggiorano gradualmente per poi risollevarsi all'improvviso. E il grado di coinvolgimento emotivo e di adrenalina evocati da questi ultimi tre quarti d'ora è semplicemente perfetto, il miglior modo per far venire tutti i nodi al pettine e mettere la parola fine a questo conflitto, soprattutto perché culmina in un climax ancora più liberatorio di quello iniziale, ancora più soddisfacente e incisivo.


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Per quanto riguarda gli Ewoks, la mia unica scusante è quella di averli trovati simpatici fin da bambino, ed è quasi impossibile cambiare opinione su una cosa alla quale sei abituato fin dall'infanzia. Sono consapevole che rappresentano una metafora, non proprio sottile e per questo non così efficace, sul conflitto natura vs tecnologia, per cui non posso neanche condannare veramente le intenzioni, dato che sono buone in fin dei conti.
Il comparto tecnico, invece, è ancora più straordinario: passano gli anni e, con l'acquisizione di sempre maggior esperienza da parte dei tecnici, diminuiscono le restrizioni e ci si può permettere virtuosismi impensabili ai tempi del primo film. La battaglia finale intorno la Morte Nera è una gioia per gli occhi, sprizzante energia, dinamismo e soprattutto enorme impegno da ogni singolo fotogramma, anche se pure l'inseguimento nei boschi ad alta velocità si fa ricordare.
E infine ci sono le musiche del sempreverde John Williams, che da il meglio di sé, un po' come il film stesso, nelle scene riservate al protagonista Luke Skywalker e al suo conflitto, pur senza sfigurare nei momenti più classici e fracassoni; in effetti, buona parte del senso liberatorio è causato proprio dalla colonna sonora utilizzata.
Spesso, quando si segue una storia per molti anni, c'è il rischio di rimanere delusi dal finale, trovandolo inadeguato alle aspettative; di certo, il rimpianto per la consapevolezza di essere giunti alla fine di un lungo viaggio e di non rivedere più dei personaggi cui si è affezionati gioca un ruolo importante in questo. Il Ritorno dello Jedi lascia sicuramente il rimpianto, ma è una delle poche saghe che lascia anche la soddisfazione, l'assoluta sicurezza che il materiale narrativo è stato trattato al meglio delle possibilità e ha sortito il miglior risultato immaginabile. Perché è difficile per me pensare a un finale che sia migliore di questo. Una degna conclusione di una storia semplice e complessa, lineare e ricca allo stesso tempo.
Grazie, Lucas.