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GUERRE STELLARI regia di George Lucas

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Dom Cobb     10 / 10  09/09/2016 19:19:36Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
La galassia è lacerata da una furiosa lotta fra il malvagio Impero Galattico e le forze della Ribellione, guidate dalla Principessa Leila (Leia); quando quest'ultima viene catturata, essa affida i piani dell'arma ultima dell'Impero, la Morte Nera, capace di distruggere un intero pianeta, a una coppia di droidi, che capitano nelle mani di un giovane contadino di nome Luke Skywalker...
Nel corso degli anni dalla sua uscita, Star Wars è stato tante cose e altrettante ne ha rappresentate: partito dal sogno di un giovane talento visionario di nome George Lucas, si è evoluto gradualmente in un prodotto nel quale nessuno a parte il regista stesso credeva, per poi esplodere nel fenomeno culturale per antonomasia che ha finito per influenzare ogni cosa a livello di industria cinematografica e di società; è l'apripista dell'arte degli effetti speciali al cinema, il capostipite della narrazione seriale e continuativa sul grande schermo, l'introduzione a un mondo, una galassia e un universo diventati oggi uno dei più complessi e intricati di sempre grazie all'espansione a tutti i media (videogiochi, libri e serie tv animate). In breve, un fenomeno in voga ancora oggi e, con tutta probabilità, immortale. In effetti, ha cambiato così tanto così tante cose che è difficile visionarlo come film in sé, lasciando da parte tutte le conseguenze relative alla sua esistenza, ma da fan della saga e buon appassionato di film cercherò di farlo lo stesso.
In altre parole, cercherò di non rendere noiosa quella che sarà, bene o male, una lunga serie di elogi; perché, a distanza di quarant'anni, è innegabile che il film sia ancora di una qualità invidiabile su tutti i fronti. Quello che balza immediatamente all'occhio è il lato tecnico, che non a caso rende Guerre Stellari, insieme a 2001 Odissea nello Spazio di Kubrick, uno dei grandi pionieri negli effetti speciali della storia del cinema: fin dalla prima ripresa, dove un incrociatore imperiale slitta sopra la telecamera sparando laser verdastri a tutto spiano, ci si rende conto di trovarsi davanti a un impiego di fondali, modelli in scala e blue screen ancora oggi rimasto imbattuto. Ed è quella stessa ripresa a catapultarci in una vicenda e un'ambientazione che, nonostante il setting galattico su un insieme di pianeti del tutto diverso dal nostro, risultano stranamente familiari e semplici da comprendere: questo perché, al di là di tutti i nomi strani delle persone, delle razze e dei pianeti, la storia che viene raccontata trae ispirazione prima di tutto dagli elementi base della mitologia classica come viene enunciata da Joseph Campbell e che ruota su figure subito riconoscibili come il giovane eroe, il saggio maestro, la bella principessa e così via.
Questo focalizzarsi sui temi mitologici e sulla loro riconoscibilità, unito al carisma degli attori scelti e ad alcune scelte registiche davvero azzeccate,


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aiuta a farci simpatizzare con personaggi del calibro di Luke Skywalker, Ian Solo (Han Solo) e Obi-Wan Kenobi e anche di Dart Fener (Darth Vader), cattivo che si ama odiare. Personaggi ai quali, almeno per il momento, la sceneggiatura non da molto spessore, oltre l'introduzione delle loro caratteristiche più basilari.


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Non me la sento, però, di fargliene una colpa: è vero che Lucas, piuttosto che accorciare la sua sceneggiatura originale, ha preferito dividerla in tre parti e concentrarsi solo sulla prima, lasciando volutamente ogni sviluppo psicologico ai seguiti, ma anche guardando al film in maniera indipendente, questa mancanza non pesa, perché la storia è raccontata con una tale passione e convinzione, e soprattutto con un tale senso dell'umorismo (memorabile lo scambio di battute fra Luke e Ian su quanti soldi ci si può immaginare), che è impossibile non affezionarsi ai personaggi, pur nella loro obiettiva semplicità. Che poi, semplicità non sempre significa automaticamente superficialità: se a queste figure mancasse ogni caratteristica oltre quelle qui presentate, qualsiasi traccia di personalità che li renda umani, allora sì, ma non è questo il caso. La bravura degli attori, come ho già detto, salva la baracca.
L'unico difetto che, oggettivamente, di tanto in tanto si fa sentire è il ritmo: non perché è troppo lento o veloce, ma perché è, a conti fatti, piuttosto sbilanciato. Se la prima parte si prende il suo tempo per mettere in moto la vicenda (forse anche troppo, con la partenza dei nostri dal pianeta desertico Tatooine a quasi metà film), presentando la storia e i personaggi, non appena si atterra nella Morte Nera ha inizio una serie praticamente ininterrotta di scene d'azione inserite l'una dopo l'altra un po' troppo velocemente; certo, questo ha il vantaggio di rendere il climax un capolavoro di tensione, con l'epica battaglia finale tra flottiglie di navi da guerra e i pirotecnici trucchi della crew tecnica a farla da padrone, ma viene un po' a mancare l'importanza data ai personaggi fino a quel momento. Per fortuna, essa torna ad affiorare con un colpo di coda negli ultimi minuti.


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E che dire, poi dell'iconica colonna sonora, diventata fin da subito un cult a sé stante, istantaneamente riconoscibile? Si era infatti nell'epoca in cui John Williams stava emergendo come il re delle musiche cinematografiche, creando un capolavoro sinfonico dietro l'altro, e la sua opera qui è l'ennesima testimonianza del suo genio, che da circa un decennio sembra essersi alquanto offuscato (senza offesa s'intende, tutti invecchiano).
In definitiva, torno a ribadire il concetto con cui ho aperto la recensione: Star Wars è e sarà sempre tante cose, un capolavoro indiscusso per molti, un sano intrattenimento per altri. Personalmente, per le ragioni sopra elencate ritengo di poterlo chiamare, senza mezzi termini, un grande film.