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L'INCIDENTE regia di Joseph Losey

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amterme63     7½ / 10  27/04/2009 17:53:30Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Questo film di Losey non è facile da guardare, soprattutto per chi è abituato ad un tipo di cinema in cui succede qualcosa, in cui c'è una storia o avvenimenti che catturano l'attenzione dello spettatore e lo guidano nella visione. Qui invece è lo spettatore stesso che deve essere attivo e prendere l'iniziativa, deve lui cercare il significato dietro il lento fluire delle immagini, dietro le espressioni, i pensieri e le emozioni solo suggerite o accennate.
Un cinema sinceramente difficile e avaro di emozioni, ricco però di spunti di riflessione sul modo di vivere borghese degli anni '60, che più o meno è anche quello della persona media di oggi. Il tema anima del film è quello classico delle opere artistiche del XX secolo, cioè il contrasto fra istituzioni sociali (ruoli consolidati come quelli di marito, padre, professore ... con le loro regole condizionanti) e gli istinti interiori, fra tutti quello sessuale.
Losey è bravissimo a inquadrare la situazione sociale del protagonista Steven (un bravo Dick Bogarde), un professore di filosofia di Cambridge (?). Si tratta di una persona tollerante, illuminata, che conduce una vita apparentemente tranquilla ed equilibrata con una bella moglie liberale che ama, con due bei bambini, sullo sfondo di una splendida casa e di una bellissima campagna. Cosa si vuole di più dalla vita? ci si potrebbe domandare.
Invece come succede in molti film di Losey interviene ad un certo punto un personaggio (per lo più femminile) ammaliante, perturbatore, distruttivo, che rivela l'instabilità e la saldezza illusoria di questo modo di vivere, che si era creduto soddisfacente e idilliaco.
Steven in qualche maniera cerca di resistere al fascino ammaliatore e ninfomane dell'austriaca Anna. Non così l'altro professore Charles (Stanley Baker nei suoi normali standard) e il giovane aristocratico William, i quali cedono e vengono usati e distrutti dall'apparentemente innocente e innocua Anna. Il finale riserva diverse sorprese, con Steven che riesce a sopravvivere ma solo accettando la maschera dell'ipocrisia, l'unica che riesce a rendere formalmente duratura l'istituzione della "famiglia".
Il film appartiene quindi al genere esistenzialista, con tempi dilatati, frequenti silenzi, descrizione minuziosa, lentezza dell'azione, tutto per spingere lo spettatore a vivere, a sentire la mente e i sentimenti dei personaggi in profondità. Losey però non facilita molto questo compito allo spettatore, perché in genere imposta nei suoi film una recitazione piuttosto fredda e distaccata. Nei film di Michelangelo Antonioni, ad esempio, si esprime molto più pathos ed è più facile cogliere i contrasti interiori dei personaggi. Qui ci si meraviglia a volte di come scoppino all'improvviso queste passioni devastanti e come possano condizionare così tanto i personaggi. Può darsi che questo effetto sia voluto da Losey/Pinter, i quali intenderebbero semplicemente suggerire il dominio completo dell'instinto e del caso nei destini umani, con l'autodistruzione come fine ultimo per chi decide di vivere liberamente i propri istinti.
LoSpaccone  27/04/2009 18:01:52Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Se t'interessa ho fatto mettere in database altri 2 film di Losey: "La scogliera dei desideri" e "Cerimonia segreta", dei quali ho visto solo il secondo anche se un pò di tempo fa.
Questo "L'incidente" non l'ho ancora visto ma cercherò di procurarmelo.
amterme63  27/04/2009 20:54:32Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Io l'ho un po' criticato, mettendomi nei panni dello spettatore medio. Visivamente è comunque un film molto bello.