caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

MESSAGGERO D'AMORE regia di Joseph Losey

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
amterme63     8½ / 10  14/06/2009 15:17:32Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ha un fascino particolare questo film che è difficile da definire. E’ una sensazione di piacere estetico che scatta fin dalle prime immagini e dai primi suoni del film. Immagini/suoni sono la colonna portante stilistica e entrambi sono curatissimi. Qui Losey ha veramente dato il meglio di se stesso. Si comincia con una bellissima sonata per pianoforte sullo sfondo di una splendida campagna inglese estiva. Per tutto il film domina questo sguardo estetico, un misto di piacere e nostalgia, trasmesso molto bene anche allo spettatore che rimane come incantato.
E’ anche l’approccio giusto alla storia, visto che il protagonista è un tredicenne di famiglia modesta (Leo) ospitato in una grande casa nobiliare di campagna durante le vacanze estive, agli inizi del ‘900. Alla fine si capirà che si tratta di un flashback di una persona anziana e questo spiega anche il carattere nostalgico e quasi doloroso che pervade lo svolgersi della storia.
Il film tratta sia di argomenti specifici che universali. La storia si inserisce nella tradizione letteraria inglese fra le due guerre (Lawrence e Forster) e tratta del declino della nobiltà e dell’etica vittoriana a favore delle classi sociali più modeste e di un modo di comportarsi più libero dal punto di vista sentimentale e sessuale. I personaggi nobili sono visti in maniera distaccata (con gli occhi del non ricco Leo) come molto (anche troppo) raffinati, un po’ fatui nel loro manierismo e economicamente parassiti (non fanno attività manuali se non artistiche). A loro si contrappone il personaggio di Burgess, un contadino prestante, bello, molto attivo, per nulla bifolco anche se lavora direttamente la sua terra. Da lui emana un forte fascino di prestanza fisica, caratteriale e erotica che affascina, cattura e sconvolge Marian, la giovane figlia della famiglia nobile (un po’ come Lady Chatterley). Il film indugia molto sul contrasto fra questi due ambienti. Una lentezza ripagata dalla grande bellezza che irradia dalle immagini e dalle sensazioni espresse.
L’altro lato (quello universale) riguarda invece il difficile trapasso da infanzia ad adolescenza, con cui deve fare i conti il non innocente Leo. Viene ingaggiato da Marian come messaggero fra lei e Burgess. Lei lo tratta a tutti gli effetti come un bambino, mentre Leo invece si innamora letteralmente di lei, quasi s’ingelosisce e gli pesa enormemente essere parte neutra in causa. Tanto più che è curiosissimo di sapere cos’è quella cosa che lega così a fondo un uomo e una donna. Per questo in qualche maniera ammira e si lega anche lui a Burgess, rimanendo però deluso perché pure Burgess, anche se esitante, non lo vuole considerare come una persona già adulta.
Il finale quindi s’intristisce di rammarichi, di occasioni sprecate, del dolore del malinteso e del non espresso. Il non espresso diventa così la chiave di volta per capire il dolore e un ammonimento a non ripetere gli stessi errori. Le ultime immagini vedono Leo adulto che cerca di riparare all’errore del non espresso che rovina i rapporti fra le persone ieri oggi e domani.