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INDIANA JONES E IL TEMPIO MALEDETTO regia di Steven Spielberg

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Invia una mail all'autore del commento Alan Wake     8 / 10  23/12/2013 11:54:02Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Se col primo episodio della saga Spielberg aveva inventato il genere avventuristico moderno, con "Indiana Jones e il tempio maledetto" si giunge ad un ampliamento e ad un rivestimento del modello prestabilito, i cui fini trascurano inevitabilmente il raggiungimento delle stesse potenzialità innovative del primo capitolo.
In fuga dalla malavita cinese, Indiana Jones (sempre Harrison Ford), il suo piccolo aiutante "Shorty" e la famosa cantante Willie Scott, abbandonano il loro aereo rimasto a secco, ritrovandosi nell'India settentrionale. Trovato rifugio presso una antica tribù, quest'ultima chiede disperatamente aiuto al famoso archeologo per ritrovare una preziosa ed antica pietra, derubata dal villaggio dagli adepti di una setta praticante il culto della dea Kalì: il furto non solo ha portato distruzione e carestia nel villaggio, ma possiede scopi malefici e nefasti.
Sin dal suo incipit, ad imporsi nella pellicola è un ritmo tumultuoso, che alterna azione ed avventura colme di una funambolesca spettacolarizzazione. In gran parte presente è una comicità (nuova nella saga stessa), funzionale in tempi e dimensioni nel film nonostante il controverso utilizzo, e calata principalmente in abito sentimentale, arricchendo l'interazione e, di conseguenza, il rapporto tra i personaggi, creando momenti intermedi che deframmentano la trama principale e l'azione che ne contiene.
L'atmosfera, pur ritrovando diverse analogie di base col suo predecessore, sfocia in scenari e panorami assai più tetri e macabri che appaiono quasi distanti da quest'ultimo, evocando oscure mitologie e mistiche mostruosità che riescono ad assegnare tratti horror al film, placati, però, da una comicità "dark" e un azione frenetica e divertente.
Proseguendo sulla stessa linea, il soggetto di George Lucas e la sceneggiatura di Willard Huyck e Gloria Katz, attraverso un antagonista evolutivamente più crudele dei Nazisti de "I Predatori dell'Arca Perduta", citano un tema attuale come lo sfruttamento minorile, anche se proiettato per fini narrativi, che conferma il saldo incremento di crudezza che accompagna questo secondo atto della saga.

I vari cambiamenti apportati riuscirono a rafforzare un secondo capitolo, obbligatorio per la produzione, e tuttavia sminuito di fronte all'importanza filmica del capostipite della quadrilogia di Indiana Jones. Nonostante ciò, i cliché utilizzati, assolutamente nuovi e suggestivi, sono riusciti a dimostrarsi di forte impatto nel cinema mainstream dell'epoca: in particolar modo la pimpante comicità, impiegata in modo funzionale nei momenti di minor interesse, e la sensazionale avventura, più coraggiosa ed epica di quanto potesse essere quella del primo film della saga.
Mezzo essenziale di questo aspetto evidentemente riuscito, senza nulla togliere alle idee visionarie dei creatori del film (Spielberg in primis), sono gli effetti speciali, splendidi ed effettivamente rivoluzionari.

Forse temendo di essere avvolto dall'ombra del suo progenitore, "Indiana Jones e il tempio maledetto" si allontana da quest'ultimo per brillare di luce propria, e riuscendoci effettivamente diventando uno dei più bei film d'avventura di sempre.