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TUTTI I NUMERI DEL SESSO regia di Daniel Waters

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ErickCataclysm     7½ / 10  17/03/2008 15:14:16Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Commentare un film come questo è un'impresa ardua. Onestamente avrei anche evitato di farlo, proprio perchè il film fugge a qualsiasi classificazione. Bello, brutto, sensato, assurdo?! Una volta terminato il film, non avevo la minima idea di cosa ne pensassi. Avevo solo una sensazione, un senso di 'ben fatto' che valeva più di qualcunque classificazione. Il film comincia come una classica commedia all'americana, con tette, culi e ragazze perfette. E in fondo, è quello che ci aspettiamo di vedere, calcolando il titolo italiano, alquanto grossolano e fuorviante. Ben presto ci ritroviamo sconcertati. Il film prende nuove strade, strade improbabili, a cui no nsappiamo come reagire. Cose a caso gettate qua e là, un insensata miscela di elementi. Una macchina in grado di predire il futuro, un trio di 'non so cosa' che hanno 'un non so cosa' di incarico che ha a che vedere con la macchina. Si passa da una classica commedia americana a uno pseudo-matrix mal fatto. Il film si fonde con gli elementi del thriller, con una Ryder vendicativa che uccide tutti gli uomini, senza che questa venga mai presa, arrestata e condannata. Un finale dapprima drammatico, poi a lieto fine. Scompaiono le tracce della commedia. Il mixaggio della fantascienza e dell'assurdo volge al termine. Alcune sequenze sono improponibili, tutto accade in modo assurdo, imprevedibilmente assurdo, troppo assurdo. Non mi avrebbe sorpreso se ad un tratto fossero usciti Topolino o Jessica Rabbit a dare spalla alla insulsa e goffa trama. Ma allora, perchè un buon voto a questo film? E perchè vale la pena vederlo? Perchè dà tanto. Non scherzo. Non è la trama il senso del film. Sono i concetti espressi attraverso la demenziale sceneggiatura. Non c'è nulla di comico. Il protagonista si trova a percorrere le strade della città tra donne, quesiti e paure come l'Ulisse di Joyce si trascina tra gli odori, i colori, le vetrine e i pensieri della città. I temi sono forti. Conoscere il futuro diventa la lista da seguire per far sì che il destino si compia. L'uomo è padrone del proprio destino. Ma diventa schiavo di un pezzo di carta. E diviene l'artefice di un futuro già scritto, consapevole di dover portare a termine la propria missione. Missione che termina con la morte, il più oscuro dei significati. E proprio quando l'uomo è pronto ad accettare il suo destino (che si traduce con la scelta di Baker di prendere la pillola e morire) allora la morte diviene qualcosa di più alto e sublime. Viene raggiunta la felicità, con l'amore, il pericolo di morte è stato scongiurato. E un ultimo nome, il 101 della lista, può avere più interpretazioni in un futuro che non è ancora stato scritto e offre molte possibilità. Tutto il film, al di là della trama, è un'ascesa... il protagonista attraversa l'istinto primordiale dell'accoppiamento per giungere a qualcosa di ben più alto, il viaggio termina nel migliore dei modi. Belle le inquadrature (stupenda sottolineatura per la DISTANZA nella conversazione finale con la ragazza di cui Baker si innamora, prima che questa vada all'altro mondo, con un sapiente gioco di telecamere), ottime alcune considerazioni socio-culturali e psicologiche, addotte dal protagonista. Il tema del sacro, che si mescola al profano. La fede che arriva come una condanna e porta alla morte, velocemente e inesorabilmente. Il tema del Religioso spolpato e smidollato della sua carica positiva, tutto tradotto nell'affermazione del piacere dei sensi contro una morale fasulla e ipocrita. Molti omaggi si offrono durante il film, bravi gli attori. Al di là della trama, del film in senso stretto, a farla da padrone è il SENSO ed è con questa consapevolezza che si va a vedere il film, che potrebbe far schifo se visto senza cognizione di causa. Un sette più che meritato, per la tematica trattata e la bravura nell'argomentarla.