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IL PADRINO PARTE II regia di Francis Ford Coppola

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Luca95     10 / 10  27/10/2016 23:39:21Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Pochi film entrano dentro, pochi film ti sanno dire qualcosa di nuovo quasi ogni volta che li guardi di nuovo. E questo è uno di quelli.
Probabilmente potrei essere tacciato per uno che conosce poco la storia del cinema, uno che quando pensa al cinema pensa al Padrino perché è molto famoso e rappresentativo; sicuramente ci sono decine, forse centinaia, di film più empatici, più comunicativi, più filosoficamente alti. Sicuramente. E senz'altro il film ha un ritmo strano, da cinema d'autore. E senz'altro questo ritmo può essere un problema. Per me non lo è. Perché l'epica ha bisogno di tempo, ha bisogno di tempi rilassati. Perché un mondo intero ha bisogno di lentezza, quasi come se fosse un lungo romanzo che si sfoglia pian piano, per essere trasmesso. Ed è quello che succede. Il Padrino Parte II regala un mondo. Anzi due mondi paralleli, in due epoche differenti.
Meno film classico e più film drammatico autoriale, il secondo episodio da vita ad un mosaico di scene lunghe e immersive, seguendo le orme del primo episodio senza scimmiottarlo né imitarlo e cercando probabilmente meno la "scena da antologia". Le scene da antologia ci sono comunque: sono più complesse, più sussurrate, più intimistiche dell'episodio precedente, ma sono ben presenti.
La sceneggiatura si prende i propri spazi e fa immergere completamente in un altro mondo, gli attori sono in stato di grazia, ovviamente Al Pacino, John Cazale e Robert De Niro su tutti, la fotografia lugubre è sublime, la regia è superba.
Al Pacino sparisce dietro il misuratissimo personaggio di Michael Corleone, caratterizzato da un malessere interiore che lo porta a somatizzare (evidenti i continui e lancinanti mal di testa da cui è afflitto, per esempio) tutto ciò che crolla attorno a lui, quasi sempre inespressivo. Una maschera di odio, sospetto, diffidenza, cinismo, riflessività è accesa da due occhi che dicono tutto e che bastano e avanzano: il personaggio sarebbe potuto essere anche muto. Quel che rimane è una presenza scena da vendere.
Semplicemente incredibile.
John Cazale è magnifico nel rendere la ribollente insoddisfazione di Fredo, che esplode in una delle cinque scene più belle del film, e regala una interpretazione piena di sottesi, di un uomo incapace di reagire e che ha perennemente paura, un pesciolino inserito in un mare pieno di pesce cani.
Robert De Niro fa un lavoro magistrale in lingua italiana e riesce a interiorizzare il personaggio di Marlon Brando senza scimmiottarlo e dandogli un proprio tocco, sparendo dietro di esso. Nella scena dell'uccisione di Don Ciccio la trasformazione in Vito Corleone è sublimata da una particolare inquadratura in cui De Niro ripropone in modo evidente la mascella a bulldog di Marlon Brando.
Come postilla aggiungo che Pacino e De Niro sono appena all'inizio della propria carriera ed è curioso e anche triste confrontarli con ciò che sono diventati di sicuro negli ultimi dieci anni. Al Pacino è progressivamente entrato nelle sue movenze caratteristiche, tuttavia impegnandosi a recitare i propri ruoli, ma non riuscendo mai (negli ultimi anni, ribadisco) a far sparire "se stesso" come ha fatto con Michael Corleone. Probabilmente la sua ultima interpretazione degna di nota è Insomnia, poi inspiegabilmente quasi il nulla, tra produzioni scadenti, personaggi privi di mordente e film di nicchia.
Per Robert De Niro il tracollo è stato nettamente peggiore. Consumato dalle proprie moine ben più del suo collega, ha deciso di "divertirsi" e si è incredibilmente svenduto a una serie di film di dubbia comicità. Il che potrebbe anche essere carino (se fossero film di qualità), ma secondo me il problema vero è questo suo essere pieno di sé che lo porta ad avere sempre la stessa faccia in qualsiasi ruolo: mafioso, padre, nonno. Si potrebbe obiettare che è da almeno 25 anni, forse 30, che quelle moine sono entrare nella sua recitazione. Certamente, ma nel frattempo, fino a vent'anni fa, ci sono stati personaggi misurati, studiati e memorabili (anche se spesso non privi delle "moine" di cui sopra).
In ogni caso, un film raro e semplicemente mastodontico.