Ciumi 8½ / 10 11/06/2010 10:01:02 » Rispondi Osservavo un vecchio quartiere, dopo tanti anni dall'ultima volta, immutato; e pensavo a come tutto, anche ciò che non è demolito e ricostruito, si trasforma, e diviene altro. A come ovunque, pur quando non si veda, vi sia un cantiere aperto; e sempre la malinconia di anziani fermi ai lati a guardare. Vecchi… di cosa parlavamo? Ah sì, del ‘Padrino'. No, non stavamo parlando per niente del ‘Padrino'. Sì invece, parlavo di quello. E pensavo a tutte le volte che l'ho visto. Pensavo: pensa se l'avessero fatto in Italia, un monumento così, a Cosa Nostra. Pensavo a quell'altro film, come si chiamava? 'Il camorrista', non m'è proprio piaciuto - ma ora che c'entra? E' vero, non c'entra, pensavo.
Tutto sommato, si parlava d'imperi caduti. E dei loro imperatori – Brando: com'era già bravo nelle vecchie pellicole di Kazan! 'Il padrino' ritrae un'epoca, da una nuova prospettiva politica e malavitosa, più che in 'Scarface' di Hawks. Il film è centrale nel senso che inizia quando sta già terminando – e si chiude con un battesimo. Servirà il secondo capitolo, poi, a definirne i contorni. S'apre con un matrimonio. Sembra, come in quell'altro di Abel Ferrara, quasi un funerale. Famiglie, ovunque, e cerimonie. Ma tutte le volte che lo rivedo, anch'esso, immutabile muta, e diviene altro. Pensavo che, comunque, ci siano film più belli de ‘Il padrino' - Ma che dici, a che pensi ancora? Nulla, pensavo a quei vecchi, eterni attorno ai cantieri; loro invece non cambiano mai.