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SICKO regia di Michael Moore

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     7½ / 10  11/09/2007 01:12:29Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ok, Moore finalmente mi ha convinto quasi completamente, anche se devo dire che mi era comunque piaciuto "Bowling for Columbine", nemico giurato dell'"Elephant" di Van Sant.
Il "quasi" è d'obbligo: mi sembra pretestuoso quando si raccomanda di non incontrare del vero (e diciamolo pure liberatorio) antiamericanismo, perchè ci tiene a far sapere che adora la coca-cola e il baseball, oppure quando strabuzza gli occhi come se davvero non sapesse che esiste una sanità pubblica gratis in Canada o nei paesi europei: insomma, chi vuoi prendere in giro?
Ma se pure nessuno manda finalmente a.f.f.a.n.c.u.l.o. gli States, come facevano i Clash dei bei tempi, e il ciccione non spegnerà così il suo monitor, adirato e offeso, "Sicko" è un buon film.
A dire il vero la crociata dei malati verso l'Eldorado Cubano sembra la gita turistica di un gruppo di stagionati boy-scout, ma l'invettiva è davvero forte ed efficace.
Per quanto i documentari di Moore siano tecnicamente irrilevanti, la presa di coscienza fornisce un'adeguato compenso al sonno letargico delle nostre menti.
Bisogna ammettere che il suo "cinema" è assai maturato: notevoli proprio le immagini di repertorio, dall'happy family del Sogno Americano ai frammenti di un'America ossessionata dal terrore "comunista", tutte metafore che si sovrappongono allo stile polemico ma bonario di Moore e della sua confusione ideologica.
Sorprende e annichilisce quando guarda la statua di Karl Marx: l'Icona gli suggerisce una sorta di rimozione, mentre i cittadini cubani quasi una bramata via di fuga.

Il film regge comunque bene le due ore di accuse, quasi una requisitoria verso una Nazione che ha dimenticato l'imperante dovere di assistere e curare le persone che ne hanno bisogno (con la terribile consapevolezza dei Medici responsabili della morte dei loro pazienti).

Un'americano che si chiede come mai siamo arrivati a questo, e sancire così la delusione per una Forza Democratica venuta meno, è già qualcosa.

Stavolta poi, si permette qualcosa di più eloquente il discorso sui Mali della Democrazia (per bocca di un'inglese, mi sembra) che sembra a tutti gli effetti uscito dal Capitale di Marx-Engels.
Quella per cui "è vantaggioso per il sistema che il Popolo venga demoralizzato" che in un linguaggio algebrico significa collocare debito=lavoratore accanito=assicurazione per gli infortuni=farmaci anti-stress=malattia.

Anche se devono tutti spiegargli cos'hanno contro gli americani (e difficilmente lo fanno) la denuncia delle Compagnie di Assicurazione e l'oasi sorprendente dell'Assistenza all'Havana toccano profondamente lo spettatore comune.

E se poi Moore si trasforma in benefattore e Pasionario dei diritti umani, poco male: l'agghiacciante storia di degenti ignobilmente scaricati dalle ambulanze per mancanza di lucro giustifica abbondantemente la visione di questo film