pier91 9 / 10 10/12/2012 22:00:29 » Rispondi "Una persona cui ho mostrato di recente il mio alveare di vetro, il movimento di quel meccanismo, come l'ingranaggio di un orologio…quella persona ha percepito l' incessante attività dei pannelli, l' onnipresente ronzio, misterioso e impazzito, dei fuchi sopra i nidi, i ponti e le scalinate formati dalle celle di cera, il pervasivo spiraleggiare…"
Infanzia fotografata con colori caldi, toni che ricordano la consistenza della terra. Poi brezza che smuove le piccole vesti, improvvise sferzate di gelo. Il mostro di M. Shelley sul grande schermo, la scoperta del pericolo insito nella natura, l' immobilità spaventosa di chi finge di non respirare più. La morte, in breve, che fa capolino nella tana di Ana. D' un tratto la fantasia appare insopportabilmente impalpabile. Cosa manca ad uno spirito? Cuore, polmoni, stomaco, occhi: un corpo. Può essere, perché no, quello del giovane che si è nascosto nel casolare disabitato. Un repubblicano che lì troverà la morte. Morte che stavolta lascia sangue raggrumato sulla pietra. La realtà tattile e il suo congegno indecifrabile, come quello di un alveare, crollano su Ana come macigni. Meglio ritornare alle cose che non hanno peso, alle creature magiche, a quei "mostri" che ora non fanno più così paura. Frankestein scappa dal suo mondo di celluloide, solo per una notte, l' ultima dell' innocenza.