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IL TEMPO SI E' FERMATO regia di Ermanno Olmi

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amterme63     8 / 10  01/06/2013 15:55:23Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Miglior titolo non poteva avere questo film. In qualche maniera "ferma" il tempo alla fine degli anni '50 e con il suo stile pacato, descrittivo, quasi documentaristico, ci trasmette intatta e pura una rappresentazione di vita e sentimento dell'epoca della costruzione dello stato repubblicano italiano. Gli elementi etici, su cui si era cercato di costruire la nuova nazione italiana sorta dal disastro del fascismo e della guerra, erano la laboriosità (vedi art.1 della Costituzione), la sobrietà, la tolleranza, la collaborazione e la solidarietà; niente retorica, niente fronzoli, niente eroismi: solamente il nudo e crudo lavoro e una forte impronta etica e spirituale basata su una lettura valoriale della religione cattolica. Questo film ce ne dà una vivida testimonianza.
La sceneggiatura e la scenografia sono ridotti all'osso. Ci sono solo tre personaggi (anzi due e mezzo, visto che il compagno di Natale recita per i primi 10 minuti e poi sparisce dal film), di cui si raccontano due giornate di vita normalissima, nello spazio isolato e innevato di una diga in costruzione sull'Adamello, durante la fredda stagione invernale. All'adulto guardiano Natale, veterano ed esperto, abituato alla vita solitaria, spartana, dura e difficile d'alta quota, si affianca come sostituto del suo compagno abituale, il giovanissimo Roberto, mite e gentile ma inesperto e non abituato ai sacrifici.
Il contrasto fra i due è ben visibile: mentre Natale parla (poco) quasi sempre in dialetto bergamasco (e il film ce lo propone senza sottotitoli), Roberto parla (molto) solo in italiano. Natale beve vino e grappa, Roberto è astemio. Roberto infine si è portato dietro fin sulle vette solitarie un giridischi e una canzone rock in inglese di Adriano Celentano, che fa suonare a tutto volume.
La convivenza forzata all'inizio è piuttosto imbarazzata, poi alla fine le difficoltà (una valanga e una tempesta di neve) portano a una comprensione e a un aiuto reciproco, basato sul rispetto e sull'apprezzamento dei propri differenti caratteri. Il merito è soprattutto di Natale, della sua pazienza e della sua tolleranza. Le sue considerazioni sconsolate sul variare e sul "peggiorare" dei tempi, non gli impediscono di prendersi cura del giovane e di invidiargli un po' il suo entusiasmo e la sua gioia di vivere. Roberto, dal canto suo, si rende conto con questa esperienza delle difficoltà e delle sfide che si devono affrontare per portare avanti in autonomia la propria vita.
Negli 80 minuti del film la mdp indugia lenta sui personaggi e ce ne riporta ogni minimo gesto, ogni minimo atto, anche quello più banale. Le riprese sono quasi sempre in campo medio per portare l'attenzione dello spettatore sull'ambiente in cui i personaggi vivono. Ed è questa forse la parte più visivamente interessante per lo spettatore d'oggi. Per noi è un tuffo "vintage" negli anni Cinquanta (le cucine economiche, la povertà degli interni, la scarsità di suppellettili, la nudità delle pareti, la vecchia radio, ecc.). Alcuni rari ma intensi primi piani ci consegnano delle facce di gente assolutamente normale; magra, ossuta e rugosa (ma fiera e dignitosa) quella di Natale (Natale Rossi, un vero operaio, non un attore professionista), sorridente, vivace e luminosa quella di Roberto.
Infine al tipico sguardo documentario dato dal campo medio, fanno da contraltare alcune panoramiche e campi lunghi su una suggestiva natura di picchi montani, su cui s'incastra il mastodontico muro della diga. In quegli anni non era ancora successa la disgrazia del Vajont, né la cementificazione e l'urbanizzazione aveva raggiunto i livelli parossistici di ora. Le costruzioni (anche in ambienti delicati come l'alta montagna) venivano viste come un progresso positivo, un'espandersi utile alla società, al miglioramento delle condizioni collettive di vita. Olmi infatti si era formato come operatore dell'Edisonvolta, cioè una ditta che si occupava di centrali idroelettriche. Tutte le sue prime opere testimoniano di questa aspirazione, di quest'ideale collettivo del fine sociale e collettivo che deve avere l'impresa privata (vedi l'articolo 41 della costituzione).
A me il film è piaciuto molto, non ha affatto annoiato. Molto bello.