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BIG FISH - LE STORIE DI UNA VITA INCREDIBILE regia di Tim Burton

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amterme63     8 / 10  30/11/2009 22:51:47Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Questo film mi ha fatto venire in mente Forrest Gump. Ci sono diverse analogie formali. Ad esempio c'è il protagonista a cui piace tantissimo discorrere con gli altri raccontando le proprie imprese passate, quasi tutte avventurose, magari eroiche, senz'altro speciali e fuori dal comune. Sono storie affascinanti, significative, con un bel messaggio e che spesso toccano l'animo. Se in Forest Gump il tema era la storia, la memoria collettiva nel suo svolgersi storico e sociale, qui si privilegia il lato fantastico e interpersonale.
Il tentativo di "ingraziarsi" lo spettatore e i mezzi impiegati sono però più o meno gli stessi.
I temi trattati in Big Fish sono quattro:
1) il rapporto fra padre e figlio e il tipo di modello che un padre può rappresentare per il figlio.
2) l'aiuto che dà la fantasia, l'elaborazione attiva e positiva del reale per avere una vita più piacevole, più piena e in fondo più vissuta.
3) l'ottimismo di Burton che vede possibile vivere una vita felice e soddisfatta a livello individuale, grazie all'amore e all'amicizia. Inoltre si può anche immaginare e sperare nell'esistenza di una continuazione della vita dopo la morte (Big Fish è forse una metafora dell'anima, di un qualcosa che prosegue, che rimane presente anche "dopo").
4) una specie di rivendicazione artistica da parte di Burton. Il padre che racconta storie e fantasie non è altro che una trasfigurazione di Burton stesso, mentre il figlio è il pubblico destinatario delle sue storie (ringrazio Carlotta di Faenza per avermi suggerito questo tema).
C'è evidentissima quindi l'intenzione di "illudere" lo spettatore, conquistarlo con una storia esemplare in cui sostanzialmente tutto riesce con successo, anche se con il paravento della fantasia. Il mondo decadente e l'approccio pessimista tipico di molti film di Burton stavolta è lasciato da parte o meglio stavolta in scena c'è il rovescio della stessa medaglia, la stilizzazione inversa, la speranza, l'idealità, il desiderio al posto della triste contemplazione di uno stato di fatto negativo.
Questo è ovviamente solo l'aspetto "razionale" del film; importante sì come considerazione a freddo, ma che rappresenta solo una piccola parte del film. I suoi pregi stanno nella grande suggestione visiva delle immagini, marchio di fabbrica dei film di Burton. Si rimane letteralmente incantati dalla festa di colori, immagini e sensazioni.
Poi l'altra preziosa perla del film è il grande coinvolgimento emotivo che riesce a provocare. Davvero, è difficile restare indifferenti e freddi. Almeno un affetto nella vita tutti lo abbiamo avuto e quindi è naturale immesimarsi e commuoversi. Anch'io mi sono commosso nel finale, qualcosa di emotivamente straordinario. Bello anche il messaggio che se ne ricava. Non importa se la persona cara non ci ha dato i mezzi giusti per sopravvivere, l'importante è che ci abbia amato e che ci abbia insegnato ad amare.
Invia una mail all'autore del commento kowalsky  08/12/2009 14:41:49Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
A me ha invece ricordato parecchio Le invasioni barbariche, guarda un pò
amterme63  08/12/2009 22:32:45Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il fatto è che non ho visto Le invasioni barbariche ... :-(
Comunque anche il parallelo con Forrest Gump non è poi così campato per aria, mi sembra.