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LA MOSCA regia di David Cronenberg

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elio91     8½ / 10  17/03/2012 12:45:27Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
è un grande paese, il nostro, dove un critico cinematografico come Irene Bignardi può permettersi di distruggere sistematicamente e con costanza l'opera di David Cronenberg per problemi personali repressi. E con motivazioni da asilo nido.
Tutto questo per partire da un semplice concetto: Cronenberg è un regista radicale, non per tutti e fin qui siamo d'accordo. E credo che solo un disonesto non possa non considerarlo un autore fondamentale degli ultimi quarant'anni, uno che da sempre è uscito dal circuito mainstream hollywoodiano per perseguire un'idea di cinema autoriale basata sulla mutazione della Carne, il sesso, il potere del video e dei media, il confine realtà/immaginazione (salvo il cambiamento del'ultimo Cronenberg)

Succede anche che a vedere Brood dopo tempo ti accorgi che si trattava di un piccolo gioiello mentre la prima volta, come con tante altre opere del canadese, ti sembrava imperfetta. Succede che solo in Italia (sempre e solo qui) un critico si permette di criticare il film per un semplice motivo tanto assurdo da sembrare comico: essere in gravidanza e vedere un film su una covata malefica può causare problemi al tuo bambino. Da quel momento il critico se la lega al dito non si sa come e soprattutto perché e ogni volta che esce un'opera di Cronenberg l'occasione è propizia per attaccarla con toni pesanti da vecchia frustrata che il suo mestiere proprio non lo sa fare.
Scrivo questo e molti si chiederanno perché: il problema è che mai mi ero reso conto di una situazione del genere. Se Cronenberg è cosi visceralmente respinto da alcuni ignoranti, altri più intelligenti e l'industria Hollywood tutta a me piace andare a fondo del problema e chiedermi il perché.
Risposte non credo di averne trovate. Forse è questo: i suoi film sono piaghe nauseabonde che ci costringono a perturbarci con gli sconquassi della carne, l'ossessione di quest'ultima ormai mitica per il vecchio Crony.
Per Cronenberg non siamo ancora pronti, mi pare. Lo saremo mai?

Però i suoi film non sono poi tanto ostici da vedere; basta prendere come esempio proprio La Mosca, forse uno degli ultimi film del buon canadese in cui tratta la sua materia preferita di quegli anni con lo stile da body horror: la Carne e le sue mutazioni, sempre e solo lei.
L'idea è quella di un sequel di un vecchio horror lontanissimo nel tempo e nei temi, quindi filtrato attraverso lo sguardo perturbante (mai definizione si adatterà meglio al suo cinema) del regista canadese: la mutazione di un uomo, uno scienziato che non si pone limiti, in un essere ripugnante, stomachevole, inumano a causa di un errore del caso (ma siamo sicuri che non bisogni imputare anche questo sbaglio al suo essere troppo ambizioso?).
Il cambiamento è lento e progressivo e comincia con un'alterazione piacevole dei connotati umani, diventati più forti e anzi superumani, per poi mutarsi in qualcosa di INUMANO: una Mosca, gigante.
Cronenberg, come un voyeur perverso e sadico, mostra il cambiamento senza lasciare nulla all'immaginazione e passo per passo.
Gli effettacci schifosi che tanto fanno imbestialire la signora Bignardi e i suoi detrattori sono tantissimi e funzionano nello scioccare lo spettatore.

Questo accade quando l'uomo vuole superare i propri limiti: non un superamento dell'essere umano, ma una regressione animale. Anzi forse neanche sarebbe giusto chiamarla regressione, qui si tratta di qualcosa d'altro, di un essere che non ha connotati umani o animali ma ibridi. Qualcosa di mai visto. Come non fare andare il pensiero alla Metamorfosi di Kafka a questo punto? è in effetti l'associazione è fin troppo semplicistica.

Che Cronenberg sia riuscito a girare in pratica uno dei suoi film più mainstream mantenendo inalterato l'orrore che deriva dai suoi temi prediletti è una conferma, l'ennesima, della sua genialità. Per non parlare del lato romantico, una storia d'amore portata all'eccesso (come dice Kowalsky nel suo commento come sempre perfetto lei non lo lascia neanche quando dovrebbe e fino alla fine). Oltre la Carne.

Se ci si ferma al lato degradante e dello schifo nei suoi lavori è logico non capirlo. Bisogna andare anche noi oltre la Carne, riflettere su di essa, sempre. Altrimenti ne restiamo imbrigliati, ne siamo vittime inconsapevoli.

"è la Carne che ci fa impazzire"