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LA SFIDA regia di Francesco Rosi

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amterme63     7 / 10  16/02/2014 22:15:49Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Francesco Rosi si caratterizza fin dal primo film come un regista impegnato nel rappresentare la realtà nei suoi risvolti socialmente e politicamente più scomodi e nascosti. Tutto questo restando il più possibile fedele ai fatti e alla realtà. Non dimentica però di essere anche un cineasta e sullo sfondo del realtà scomoda inserisce personaggi che oltre ad essere esemplari sono in qualche maniera "interessanti" e romanzati. Introduce poi le classiche storie di lotta e amore, che sono il pegno da pagare al botteghino e ai gusti all'epoca. Rappresenta oggi la parte più debole dei suoi film.
"La sfida" è ambientata in una Napoli molto realistica (Francesco Rosi tra l'altro è nato e cresciuto proprio a Napoli) e nella ridente e fertile campagna campana (la futura Terra dei Fuochi). Molto interessante vedere gli interni e gli esterni delle case degli anni '50. Uno splendido documento di come eravamo.
La particolarità di "La sfida" è la mancanza di moralismo. Il protagonista è un malavitoso a tutti gli effetti, il quale agisce senza scrupoli. "La sfida" esemplifica in maniera scoperta e senza infingimenti come funziona(va) la camorra a Napoli e in Campania negli anni '50. Il mercato ortofrutticolo era in mano a gruppi che decidevano il prezzo da fare e tenevano in pugno con la forza e la violenza i produttori. Denaro facile e sopraffazione erano la regola e i gruppi camorristici spadroneggiavano già allora.
La cosa che però più salta all'occhio è la sostanziale connivenza e accettazione da parte della gente comune. Ci si comporta come se questo sistema fosse la "regola". Vito stesso, il protagonista, se ne fa un vanto di essere diventato ricco, di avere avuto successo, fregandosene dei mezzi che ha usato. E tutti lo ammirano per questo. Sanno ma fanno finta di non saperlo.
L' "ammonizione" che viene dal film non è tanto di ordine morale o politico, ma piuttosto esistenziale. Questa scelta di vita porta alla (auto)distruzione. Quel poco di buono, di generoso, di amoroso che una persona ha, viene irrimediabilmente perso.
Un po' discutibile è la rappresentazione dell'universo femminile in questo film: sempre dietro le quinte, a traino dei maschi, ignorano o si astengono dall'agire o mettere bocca. La figura di Assunta che dovrebbe rappresentare il "positivo", l'onesto, la ribellione al malaffare, rimane invece una figura superficiale, poco sviluppata, decisamente poco realistica.
Nonostante che "La sfida" soffra dei difetti dei film dell'epoca (didascalismo, lunghi dialoghi) rimane un film molto piacevole e interessante pure oggi.
Dick  02/09/2016 16:04:49Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"decisamente poco realistica."

Beh, qualcuno all' epoca così c' era e c' è oggi.