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DUELLO AL SOLE regia di King Vidor

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Dom Cobb     6 / 10  08/02/2019 14:39:34Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
La meticcia perla viene mandata a vivere nella residenza di alcuni parenti, dopo aver visto il padre condannato all'impiccagione per aver ucciso la moglie insieme all'amante. Una volta giunta a destinazione, si ritroverà tormentata dall'attrazione per i due figli della padrona di casa, il galantuomo Jackie e la canaglia Lewis...
Raramente mi viene da paragonare un film a un altro mentre lo guardo, tanto più se il paragone è con un altro lungometraggio che non mi è neppure piaciuto più di tanto; eppure, durante la visione di questo "Duello al sole", non ho potuto fare a meno di identificarlo più volte come una specie di "Via col vento" per i poveri. Certo, il periodo in cui è stato prodotto, in piena età d'oro del cinema hollywoodiano, ha contribuito a darmi quest'impressione, e senz'altro l'uso del Technicolor e l'attenzione data a una tragica storia d'amore sullo sfondo di un periodo storico ben preciso hanno fatto il resto. A darmi la conferma è stato proprio l'andare a vedermi i dietro le quinte della produzione, che effettivamente sperava in un secondo "Via col vento", almeno in termini di incassi.
Ma tutto ciò non toglie che gli unici pregi che questo film ha li contiene tutti sul lato puramente tecnico e che qualsiasi paragone all'opera magna di Victor Fleming è quanto meno impietoso. "Duello al sole", che tra l'altro è più assimilabile a un dramma storico che non a un western, è una summa di tutti i cliché stilistici e narrativi vigenti all'epoca,


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che non si risparmia in fatto di sospiri, piagnistei ed interpretazioni enfatiche che sono totalmente figlie del loro tempo; allora potrebbero esser state d'impatto, ma oggi fanno sorridere o sghignazzare, a seconda delle circostanze. Comunque è impossibile prenderle sul serio, anche se, oggettivamente, nessuno fa un lavoro disprezzabile. Il cast fa quello che può ed è graziato dalla presenza di una Jennifer Jones stupenda e straordinariamente sensuale, oltre che da Gregory Peck nei panni del "cattivo". L'unico a stonare un po' è il caratterista Lionel Barrymore, nel ruolo del senatore, così sopra le righe in certi atteggiamenti da diventare una macchietta.
In effetti, tralasciando gli stilemi tipici di quel modo di fare cinema, a livello narrativo il film ha due ovvie pecche: la prima è la mancanza totale di sottigliezza. Ogni aspetto della storia non ci viene solo presentato, ma sbattuto in faccia con forza, senza lasciar adito a dubbi, teorie e interpretazioni; anche se per l'epoca era una scelta coraggiosa, visto il contenuto pregno di materiale scabroso,


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oggi appare un approccio narrativo superato e obsoleto. L'altro difetto è un ritmo stranamente veloce, con varie scene che si susseguono a una velocità fin troppo elevata e altre su cui si glissa con troppa superficialità. L'impressione è che la storia avrebbe beneficiato di una ventina di minuti in più, sebbene già così si superino le due ore. I rapporti fra i personaggi sanno molto di manicheo e mancano della profondità necessaria per renderli completamente credibili. Inoltre, la natura stessa della storia, oltre alla sua esecuzione, è in fin dei conti roba che al giorno d'oggi si vedrebbe soltanto in soap opera del calibro di "Tempesta d'amore", per cui non è che si tratti proprio di materiale valido in partenza.
A salvare la baracca, almeno in termini di fargli raggiungere la sufficienza, sono la regia asciutta di Vidor, almeno quando non cede alle tentazioni farsi tediosamente teatrale,


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e uno straordinario uso del Technicolor, davvero ammaliante e di grande impatto, soprattutto nei suoi usi dei colori caldi come il rosso. Certo, da nessuna parte si sfiora lontanamente la spettacolarità di "Via col vento", ma molte immagini fanno ancora la loro figura. Bella anche la colonna sonora di Dimitri Tiomkin, anche se davvero troppo invasiva, al punto che in alcuni punti a momenti neanche si capiscono i dialoghi.
In definitiva, riconosco l'impegno che c'è dietro, ma il risultato finale non va oltre un prodotto da consumo usa e getta; sia nel suo genere che altrove, c'è molto di meglio (e più leggero) in giro.