La prima mezz'ora è ben realizzata, scandita da un'ottima progressione narrativa e da una sensazione palpabile di mistero e drammaticità. Ottimo cinema.
Il seguito è tutt'altra pasta, un totale disfacimento della verosimiglianza e di contenuti. Va premesso che "Le fate ignoranti" è solamente in apparenza un film sulla realtà omosessuale. Si tratta piuttosto di un pretestuoso incontro/scontro tra il mondo dei cosiddetti "diversi" (rappresentato in modo macchiettistico e superficiale) e il mondo normale o delle cosiddette "convenzioni sociali". Va considerato che è sempre più diffusa, soprattutto tra gli omosessuali (non tutti per fortuna), l'idea che la famiglia naturale e l'amore coniugale tra uomo e donna, siano delle mere convenzioni sociali e questo Ozpetek non perde occasione di ricordarlo attraverso il percorso narrativo e il profilo psicologico disegnato per la protagonista femminile (una donna forzatamente ingenua e predestinata alla rottura del proprio sistema valoriale).
Il fatto che la Buy sappia conquistare lo spettatore con il suo indiscutibile talento e i suoi occhioni, non può distogliere l'attenzione da quanto inverosimili siano il comportamento e le reazioni a certe situazioni del suo personaggio. Prendiamo ad esempio la figura materna, da sempre connotata da una marcata identità sessuale col suo ruolo biologico e relazionale primario. Agli occhi del regista, tale figura appare un evidente ostacolo per la "conversione" di Antonia e infatti Veronica è glaciale e cinica da fare spavento (quale madre parlerebbe così ad una figlia appena violentata nell'anima?). E' chiara la ragione per cui Ozpetek decide di caratterizzare in questo modo il personaggio interpretato da Erika Blanc. Nel sottotesto di quel dialogo fra madre e figlia, perfettamente collocato all'ombra del manifesto omosessuale e anticonformista del regista, Antonia viene umiliata e fatta passare per un'emerita cretina, vissuta nella convinzione e nella convenzione del suo ottuso concetto di famiglia e del suo perbenismo (eccoci alle immancabili formulette ideologiche: perbenismo = ipocrisia, anticonformismo = onestà). Questa grandissima cretina di Antonia non immagina nemmeno quanto sia dura la vita dell'amante (???). Ciò è quanto gli viene sardonicamente fatto notare dalla madre in questo dialogo raccapricciante. E sì che Ozpetek ha sempre ammesso l'importanza delle donne nel suo cinema, dichiarando che esse sono state fondamentali nella sua formazione e che se tutti dessero più retta al lato femminile che c'è in ognuno, ad un approccio più positivo verso la vita, le cose andrebbero meglio. A parte il fatto che non si capisce la correlazione tra il lato femminile e l'approccio positivo verso la vita, ma Ozpetek dimentica che le donne sono anche e soprattutto mogli e madri, ruoli che evidentemente gli procurano qualche turbamento, visto che li distorce sia sul piano etico che sociale. In questo caso la sceneggiatura fa terra bruciata attorno ad Antonia, a cominciare dalla persona a lei più vicina. Antonia deve uscire dal suo guscio limitato e limitante, emanciparsi e capire che l'infedeltà non è poi tutto questo dramma, se non per gli amanti che tanto soffrono e tanto si sacrificano, poverini.
Una volta declassata la figura materna a cinico mostro postmoderno con tanto di pernacchia narrativa alla famiglia tradizionale, la deviazione sessuale del defunto marito diventa strumento per l'avvicinamento di Antonia ad un mondo dove finalmente vigono regole di vera unione, vera solidarietà, vero amore, vera libertà (ohh finalmente!). Con un debole escamotage, Antonia entrerà a far parte della "famiglia" allargata di Michele (un carosello di buffe macchiette), approcciandovi in modo tanto automatico quanto superficiale. Al dolore per la perdita del proprio marito e allo shock per la scoperta della vita parallela dell'uomo, segue l'umiliazione dell'assistenza psicologica e materiale offerta dagli amici di Michele, della quale Antonia ringrazia. Ora, passi pure la commovente solidarietà domestica con annesso taglio delle cipolle, ma qui bisognerebbe domandarsi quale donna, in quello stato psicologico, sarebbe disposta a perdere dignità fino a quel punto! Ma non è finita. Michele, sconvolto e addoloratissimo per la recente scomparsa dell'amato compagno, si lancia allegramente in un'orgia notturna (scena schifosa quanto inutile). Antonia lo sgrida forte, anzi fortissimo e vorrebbe fargli le tottò (scena davvero strong), ma poi come d'incanto finirà
per esserne attratta (il finale fa ridere i polli, ma quanto fa fìgo).
Il film è ben confezionato e fotografato. Oltre alla conferma della brava Buy, che mette in buona luce anche lo starnazzante Accorsi, va notata la prova della turca Serra Yilmaz, un misto di simpatia e malinconia in versione soft, trasmesse in modo autentico. Si chiude con i titoli di coda sulle immagini del Gay Pride di Roma. C'era da aspettarselo.
andreapau 11/07/2013 14:17:12 » Rispondi Credo che Le fate ignoranti si possa guardare come un film e non necessariamente come un manifesto di distruzione della famiglia tradizionale. Piu' che messaggi aggressivi nel film io leggo ammissioni di debolezza nel tuo commento. Troppo livore, troppa paura..mi domando perchè
Torok_Troll 22/08/2013 14:12:43 » Rispondi Ha detto semplicemente la verità! Muccino non è un regista ma un ruffiano, questo non è un film ma sterco! E i froci nei film dovrebbero rimanersene solo nel ruolo di macchiette buone solo per ridere od essere prese in giro!
Kater 22/08/2013 15:08:15 » Rispondi Vediamo di smetterla con questa terminologia tipo froci, negracci et similia. Grazie.
paride_86 12/05/2014 03:13:11 » Rispondi L'omosessualità è un'inclinazione sessuale e non una deviazione. Nessun manuale medico la riconosce come malattia. Sei offensivo e ignorante.
Niko.g 28/05/2014 17:09:04 » Rispondi Calma. Non sono affatto offensivo. Gli organi genitali sono due: il pene e la vagina. Il pene è fatto per entrare nella vagina e la vagina per accogliere il pene. Altre "soluzioni" deviano da questa funzionalità naturale (così ho inteso la parola deviazione), ma non ho affatto usato il termine malattia, anche se sull'aspetto psicologico il dibattito è tuttora acceso. Se poi vogliamo addentrarci nelle terminologie, si usa pure "orientamento sessuale" e c'è perfino chi parla di "gusto sessuale", come fossimo in gelateria. E' pieno di ignoranti, in effetti.