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LA FOLLA regia di King Vidor

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adrmb     9½ / 10  09/12/2019 17:48:27Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
L'ultimo film del muto hollywoodiano prima dell'avvento del sonoro è un capolavoro, sorprendentemente realista per essere stato partorito a Hollywood, decisamente cupo e tragico (cosa che ho apprezzato moltissimo).

Qua come non mai la storia ricopre un'importanza infima limitandosi a raccontare la storia della vita di una coppia che poi diventa famiglia: è la messiscena, estremam,ente sincera, estremamente appassionata e coinvolgente a fare assolutamente la differenza qui. Personalmente non riuscirei proprio a toglierlo dalla sua "cornice" di film muto: i primi piani dei due giovani protagonisti sono di una spontaneità e espressività tali da togliere il fiato e commuovere, impossibile non empatizzare con loro. Soprattutto nelle scene in cui sono felici e innamorati, con una traccia musicale - credo originale - semplicemente perfetta e melliflua al punto giusto nel valorizzare questi momenti.
E poi c'è tutta la parte tematica, scottantissima: il continuo tentativo da parte del protagonista, a causa di un'aspettativa inculacatagli dall'infanzia, di emanciparsi dalla folla - vera coprotagonista del film; "La folla piange con te per un giorno e ride per tutti gli altri" - al quale inevitabilmente fare ritorno, e l'amarissima disilussione del sogno americano andato in frantumi (il protagonista ritrova la serenità oltre che dalle parole del figlio attraverso un lavoro umile).
Il lavoro della macchina da presa è encomiabile poi, movimenti di macchina e sovrimpressioni ardite che imprimono benissimo il concetto (l'inquadratura presente nel post, pienamente rappresentativa dell'uniformità dell'uomo americano medio, il dettaglio della targa numerata di ogni impiegato che finisce per essere uniformato e spersonalizzato). Anche il finale, per quanto lieto, con l'ultima "carrellata" dall'alto diventa decisamente poco rassicurante: il nucleo familiare del protagonista diventa sempre più piccolo, fino a confondersi tra le tante persone del teatro, la definitiva accettazione della assoluta mediocretà di questo stile vita.

Oh io comunque qua ci vedo tutti i semi dello stile Neorealista italiano: il protagonista di classe umile inglobato dalla massa di persone, le scene in cui cammina disperato - disperazione mostrata senza filtri - col figlio non possono non farmi pensare a 'Ladri di biciclette'. E il frame del post mi ricorda tantissimo l'incipit di quell'altro capolavoro sessantiano che è 'L'appartamento' di Billy Wilder.