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PAGINE DAL LIBRO DI SATANA regia di Carl Theodor Dreyer

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Marco Iafrate     10 / 10  14/11/2007 18:35:52Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Quando l'arte attraverso le immagini diventa un complemento dell'anima. Non sono, di fatto, sorpreso se finito di vedere un'opera di questa statura rimango cosi' affascinato e colpito nel profondo, ormai il regista danese mi ci ha abituato, semmai rimane il rammarico che non si possa godere maggiormente di questi capolavori, in 45 anni di carriera, tanti ne sono trascorsi tra il primo lavoro "Il Presidente" del 1919, e l'ultimo, il bellissimo "Gertrud" del 1964, per motivi che vanno dalla mancanza di fondi necessari, alla sfiducia causata dall'insuccesso di alcune pellicole come "Vampyr", Dreyer ha passato parecchi anni lontano dall'attività di regista impoverendo numericamente la sua filmografia.
Il film, diviso in quattro atti è tratto dal racconto di Edgar Hoyer, ogni episodio è collocato in un contesto storico-sociale completamente differente uno dall'altro, ma tutti hanno un unico denominatore: La tentazione del maligno. Un epigrafe, infatti, ci informa subito che il Signore, deluso da colui che era il suo Angelo prediletto avendo peccato per aver tentato gli uomini, lo costringe ad abitar tra loro facendogli prendere le sembianze umane e far cedere questi ad ogni tipo di tentazione. Il primo atto si svolge nella Gerusalemme dell'anno 30 D. C., qui Satana ha le sembianze di un Fariseo che induce Giuda a tradire Gesù, bellissima l'inquadratura dell'ultima cena che ci riporta alle opere sacre del Rinascimento, sembra di assistere indisturbati ( il film è muto, senza colonna sonora, 2 ore e 17 minuti di assoluto silenzio ) al famoso quadro di Leonardo. Nel secondo atto Dreyer opera un salto di 1600 anni e ci introduce nella Siviglia dell'inquisizione Spagnola, dove a fare da servo a Satana è un monaco ( Don Fernandez ) che vive un'attrazione verso la figlia del nobile Don gomez De Castro, Isabella, l'uomo per espiare il peccato si infligge puntualmente delle pene corporali, ma sarà Satana, con le sembianze di un inquisitore a fargli giurare fedeltà alla santa Inquisizione..... . Splendide, quanto inquietanti le immagini delle camere della tortura. Nel terzo atto siamo nella Parigi dell'appena ghigliottinato Luigi XVI, è il 1793 e la Regina Maria Antonietta è condotta nella conciergerie: la prigione dei dannati, anche qui Satana assume sembianze umane servendosi di Joseph per "Proseguire la sua opera malvagia",ed anche qui è da sottolineare un'immagine straordinaria: la ghigliottina in quei tempi, in Francia, aveva un'influenza verso il popolo talmente grande che Dreyer sfrutta la telecamera per farci vedere dei bambini che giocano con questo orribile strumento di morte improvvisando un'aula di tribunale, con tanto di pubblico ministero, giudice, ed un povero gatto, accusato di essere bianco, da giustiziare. Il film si conclude con il quarto atto ambientato ad Hirola, un piccolo villaggio della Finlandia nel 1918 durante la Rivoluzione Russa, il diavolo tentatore qui è il monaco "rosso" Ivan. Tutti e quattro gli episodi hanno storie di tradimenti, disperazione e morte, soltanto quest'ultimo però ha un epilogo diverso. Gli interni delle "Isbe" finlandesi sono fantastici ed alcune inquadrature in esterni sembrano dei quadri naif in movimento, grande film. Se vi capita di vederlo non dimenticate che siamo nel 1920, un inchino davanti a cotanta bravura.